Buis-Les-Baronnies

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Buis-Les-Baronnies: Rocher de St. Julien

“Le Gastronome”: 5c+ 130m

Valerio Bozza con gli Amis Montagnards, 23 marzo 2003.

Le campagne della Drôme Provençale sono ricoperte da vigne e ulivi su simpatiche collinette. Tra queste, ce n’è una un po’ speciale, perché ricoperta da una lunghissima cresta rocciosa, come il dorso di un immane dinosauro. Questa cresta, alta 130m, lunga un kilometro e spessa forse 20 metri, prende il nome di Rocher de St.Julien ed è il vanto del villaggio di Buis-Les Baronnies.

Qui approdo con l’associazione ginevrina degli Amis Montagnards. Dopo un primo giorno passato a prendere confidenza con dei 6a spittati lunghissimi su un calcare a gocce eccezionale, il secondo giorno mi appresto a salire una “grande voie” con Sandrine e Sandra. “Le Gastronome” attacca il pilastro che sale verticale o leggermente strapiombante verso la sommità della cresta.

Alle 11h30 parto per il primo tiro di 5c. 30m con 5 spit e alcuni passaggi di placca non banali. Recupero le ragazze e parto per il secondo tiro. Passo su un pilastro (5c+) e poi risalgo un facile diedrino a sinistra fino ad una grotta, incontrando in tutto 3 spit. Si ride e si scherza. Siamo a metà e tutto va bene. Ora comincia il terzo tiro...

Passaggio aereo e espostissimo per prendere il pilastro a sinistra della grotta (5c+). Sono protetto da due vecchi chiodi e non c’è problema. Poi? il nulla...

La logica mi dice di seguire il pilastro, ma non vedo chiodi. Ne scorgo uno in alto a destra a 15 metri di distanza. Mi ci dirigo convinto che ci sarà qualcos’altro. Invece niente... e per raggiungere il chiodo devo fare una precaria traversata (6a). Arrivo al chiodo, ma non ho idea di essere già fuori via. Continuo, aggirando a destra il pilastro superando un bombamento. Mi infilo in un diedrino facile (5b) ma friabilissimo. Dopo venti metri sprotetti delicatissimi (non avevo nuts con me), arrivo ad un alberello. Da qui, facilmente raggiungo un altro albero 10m in alto dove un cordino e lo spit successivo mi rassicurano che ho ripreso la via giusta. Meno male...

Faccio salire le ragazze, che procedono molto lentamente. Sul diedrino friabile fanno partire un grosso masso che precipita direttamente alla base della parete. Un po’ scosse, mi raggiungono e mi chiamano “eroe”. (Bell’eroe-penso io-a sbagliar via).

 L’ultimo muretto di 5c di 6m porta ad una sosta su un albero in cresta. È fatta (14h15)! La cresta è spettacolare per quanto è sottile, vista dalla sua cima. Con due doppie da 60m per un’altra via siamo giù.

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