Cima Grande

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Cima Grande di Lavaredo (2999m)

Via normale: III, disl. 450m, svil. 700m

 

Valerio Bozza e Siro Liberatore, 7 agosto 2002.

Torniamo alla Cima Grande, dopo un tentativo in cui ci siamo malamente persi, irretiti dal labirinto della tortuosa “via normale”. Un giorno di pioggia ci ha costretti ad andare a spasso per Cortina, ma adesso un vento fortissimo preannuncia il bel tempo e siamo decisi ad arrivare in cima.

Alle 7, quando usciamo dal rifugio Auronzo, è ancora nuvoloso e fa un freddo cane. Sembra quasi di fare una scalata invernale, con la cima forse anchespruzzata di neve. In 40 minuti siamo all’attacco della via, nella gola tra la Cima Grande e la Piccola. Alle 8 siamo pronti per partire. Velocemente risaliamo di conserva il canalone che separa la Cima Grande dall’Avancorpo e raggiungiamo la forcella. Qui due giorni prima ci siamo trovati chissà come a scalare uno spigolo strapiombante e marcio da cui si staccava di tutto, per poi ritirarci in doppia.

Superata la forcella e scesi di dieci metri, attacchiamo la paretina sempre di conserva mettendo qualche protezione ogni tanto. In un’ora siamo già alla base del caminone che rappresenta il tratto centrale della via normale. Lo risaliamo prima al centro e poi sulla destra, fino ad un salto verticale. Una freccia scolorita indica il camino a destra. Per superarlo, preferiamo passare alla progressione di cordata. Lo scalo un po’ faticosamente con le mani congelate dal gran freddo.

Superato il passaggio chiave, scaliamo velocemente la crestina fino ad un crepaccio largo un metro e profondo sei, che ci divide dal prosieguo della cresta. Lo saltiamo ed arriviamo alla terrazza anulare. Da qui la Cima Piccola sembra un castello incantato. Seguendo gli ometti verso sinistra, imbocchiamo i caminetti giusti, facendo attenzione ai detriti instabili. Decidiamo di far cadere due massi particolarmente pericolosi e poco dopo, alle 11, siamo in cima, dopo 3 ore di scalata.

Le nuvole scorrono veloci su di noi e ci godiamo il panorama su tutte le Dolomiti. Dopo mezz’ora cominciamo a scendere. Due doppie nei camini e siamo di nuovo alla terrazza. Torniamo sul caminone e facciamo 4 doppie da 60 metri, dando indicazioni alle cordate che si apprestano a scalare il camino chiave. La discesa è altrettanto lunga della salita e piuttosto snervante. Scalando in discesa e con altre 4 doppie mettiamo piede sul ghiaione e dopo poco siamo al rifugio.

 La via normale alla Cima Grande è un’arrampicata facile e varia, da fare di conserva. Il pericolo maggiore è quello di perdere la strada. Nei giorni successivi abbiamo visto gente che scalava l’avancorpo convinta di essere sulla normale. Ci hanno raccontato di cordate che hanno scalato la parete nord e che in discesa per la via normale hanno dovuto chiamare il soccorso, dopo aver smarrito la strada!

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