Tour Ronde

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Tour Ronde (3798m)

Via normale: PD, disl. 300m

Discesa per la cresta SE: AD, svil. 700m

Valerio Bozza e Siro Liberatore, 13 agosto 2002.

Non ci aspettavamo certo una battaglia cosi’ dura per scendere da una cima che doveva servire solo all’acclimatazione. Partiamo alle 6 dal Rif. Torino, godendoci un’alba splendida e fotografando a più non posso. In tutta la giornata non scorgiamo nemmeno una nuvola: mai visto niente di simile!

Attraversiamo il Col des Flambeaux, scendiamo a destra dell’Aig. de Toule e poi becchiamo la traccia che va verso la Tour Ronde. Sul ghiacciaiao ci sono dei crepacci giganteschi che però aggiriamo seguendo sempre la traccia. Alle 7h30 accorciamo la cordata e risaliamo il canalone della via normale. La neve è consistente fino alla fine, dove, raggiunta dal primo sole, comincia a rammollirsi. Il pendio è sui 50 gradi ed è alto 130m circa. Sbuchiamo sulla bella cresta nevosa e proseguiamo alla cima, a cui si accede da facili rocce (9h20). Da qui assistiamo a due colossali valanghe che si abbattono sul ghiacciaio della Brenva, uno spettacolo impressionante!

Fin qui tutto bene e tutto facile. Per la discesa optiamo per la cresta Sud-Est, poichè tutti ci hanno messo in guardia dai pericoli oggettivi che incombono sul canalone della normale quando il sole rammollisce la neve. Altre cordate scendono tranquillamente per il canalone fregandosene degli avvertimenti, mentre solo noi ed una cordata belga procediamo per la cresta.

La cresta di misto presenta subito diverse difficoltà e siamo costretti a fare una prima doppia. Proseguiamo sulle roccette, ma poi dobbiamo fare una lunga doppia sul versante della Brenva. Ritirare la corda richiede un bel po’ di sforzi. Poi cominciamo a traversare verso destra  sui ripidi pendii di neve, con molta delicatezza e dopo 100m  ritorniamo in cresta.

Facendo attenzione a qualche cornice di neve, il tratto che segue, è facile e divertente. Arrivati ai gendarmi, li aggiriamo sulla destra con successo due volte, ma la terza volta bisogna superarli direttamente. Siro va in testa su quello splendido granito. Facciamo passare la cordata belga con dei prusik sulla corda tesa e poi scendo io, a cavalcioni sulla cresta di granito (meno male che era arrotondata).

Facciamo un altro tiro con la stessa sequenza in discesa. Siamo vicini alla fine di questa interminabile cresta e, da una selletta nevosa, tentiamo una doppia verso il ghiacciaio. Ma la crepaccia terminale è troppo aperta e dobbiamo traversare a sinistra, su un tratto di ghiaccio molto duro. Ripresa ancora la cresta, facciamo un’altra doppia e, scalando in discesa il pendio rimanente, rimettiamo i piedi sul ghiacciaio alle 18h20 dopo una discesa di 9 ore!

Festeggiamo insieme ai belgi, ci leghiamo di nuovo e torniamo al rifugio alle 19h50. Non mi aspettavo che questa cresta Sud-Est fosse cosi’ incasinata, ma tutto sommato è stata un’esperienza divertente.

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