1912 - Morte di Giovanni Pascoli

                Era nato a San Mauro di Romagna nel 1855. Muore a Bologna nel 1912. Nello scritto teorico Il fanciullino aveva enunciato i principi della sua poesia. Il poeta deve identificarsi in un fanciullo e come tale deve essere capace di stupirsi. Chi non è poeta non sa stupirsi di fronte ai misteri e fenomeni della natura. E' perciò compito del poeta rivelare a chi non lo è, le sensazioni dell'ignoto, il mistero che circonda la vita delle creature e del cosmo. Non è però necessario, come fa D'Annunzio, rivolgere l'attenzione alle cose insolite e grandiose: a volte proprio nelle cose semplici, nei più umili aspetti della vita quotidiana si possono cogliere le somiglianze, le analogie, le sensazioni tanto care a tutti i poeti del decadentismo. Il poeta è poeta e basta, non è predicatore, moralista, maestro, ma solo uno capace di sentire la sofferenza, la solitudine, la semplicità, il dolore, l'amore, il lavoro, i fenomeni naturali: uno capace di trasmettere emozioni.

Opere poetiche: Raccolte di poesia: Myricae (tamerici) ,  Primi e nuovi poemetti,  Canti di Castelvecchio (il paese dove era andato a vivere con la sorella)  Poemi conviviali.   Scrisse molte poesie in latino raccolte sotto il titolo latino "Carmina" (carmi, poesie).

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