Primati ai Giuochi Olimpici, 

Erano ricorrenze di carattere panellenico, in cui puntualmente si manifestava l’eccellenza degli atleti della Magna Grecia, che hanno conseguito importanti primati sia nelle gare ginniche che nelle competizioni culturali , alle quali essi partecipavano anche per affermare il sentimento della propria nazionalità.

Sotto questo riguardo sono ricordate quelle  del 388 A.C. quando Dionigi, all’apice del suo fulgore politico,  partecipa con squadre  attrezzate  alle gare di velocità, nonché con  massiccia presenza  anche alle gare  culturali, schierando diversi eccellenti rapsodi, incaricati di recitare  in pubblico alcune suoi componimenti poetici. Questa esibizione di megalomania offrì l’occasione  per sollevare un’ondata di sdegno  contro Dionigi , che era tiranno e nemico della popolazione della Magna Grecia.

Fu proprio la scadente qualità del suo verso,  che il pubblico  giudicò di pessima  fattura , per cui DIONIGI venne sbeffeggiato  ed il popolo  in segno di disprezzo  assaltò  e distrusse i palchi  lussuosamente addobbati dai quali i retori si esercitavano nella esposizione  dei versi di Dionigi. Fu in quella circostanza che il famoso oratore, Lisa di Reggio, prese lo spunto da un fatto culturale , che a quei tempi era molto sentito,per eccitare il popolo contro il tiranno.

La bronzistica .

L’eccellenza della bronzistica calabrese, che è storicamente documentata, trova sorprendente riscontro nel rinvenimento dei Bronzi di Riace.

Esisto le prove che a Reggio, fin dal sesto secolo A.C.  era fiorente e rinomata una scuola di belle arti, presso le cui botteghe  venivano commissionate  opere di grande impegno artistico,  quando, anche presso le altre repubbliche,  si era addivenuti  alla decisione di elevare  monumenti di grande prestigio.

Per ogni città rinomata di quell’epoca era considerato titolo  particolarmente ambito il poter annoverare fra le sue mura, sia pure una sola scultura uscita dalla Scuola di Reggio.

Fu questa una stagione molto favorevole per la repubblica di Reggio,  proprio per merito della sua scuola  di scultura , la cui fama si diffuse anche nei paesi d’oltremare.

Insieme al maestro si fanno i nomi di altri grandi scultori  che hanno seguito le orme del capo  scuola, perfezionandone i metodi  ed in alcuni casi  superando le sue stesse realizzazioni artistiche.

Un nome famoso lasciarono  nell’arte dello scalpello, fra gli altri  artisti, Pitagora  reggino, Clearco,eLearco.
Pausania, che ha compilato un campionario di tutte le opere d’arte dell’antichità a suo tempo esistenti, segnala tra le pregevoli qualità di questi artisti quella di saper perfettamente riprodurre nel marmo o nel bronzo i capelli, fino ai minimi particolari al punto da  mostrare la tensione dei nervi e dei muscoli ed una impercettibile pulsazione delle vene.
I simulacri , opera del loro scalpello, egli dice, spiravano tanta naturalezza e nobiltà di atteggiamento, vivezza di pupille , leggiadria di membra che sembravano fossero vivi.

IN particolare la fama di Piotagora reggino era tale  che le sue opere  stavano per dignità artistica alla pari  di quelle di Fidia e Policleto.

Anche Plinio rammenta questo scultore elogiando una statua di  Bacco ed altri simulacri in bronzo attribuiti  sicuramente allo steso artista; di cui uno, rappresentante un uomo zoppicante che camminava con fatica , fatto con tanta naturalezza che suscitava compassione  e dolore  in coloro che lo ammiravano.

La Pittura. 

Come era naturale lo sviluppo delle arti non poteva essere concepita come limitata alla scultura, ma investire anche le altre attività sorelle.

Nessuna sorpresa quindi che insieme alla scultura  venga segnalata una scuola di pittura, alla quale diede sommo prestigio il successo ottenuto dal suo più prestigioso discepolo, Zeusi.

Egli, considerato meraviglia nella classica scuola di belle arti, e sommo genio della pittura, nacque nel 473 A.C. ad Eraclea, città della Magna Grecia e fu educato  nella scuola pittorica  di Silasio di Reggio.

Egli è considerato il vero pittore del bello, annotando a suo merito il fatto che per primo diede alla pittura  lumi ed ombre.

 

Dipinse gli Dei e gli Eroi in atteggiamento sereno,sempre pienamente beati  e tranquilli con se stessi. Uno stile che allora faceva scuola se vediamo che agli stessi canoni sono ispirati i Bronzi di Riace.

Secondo la valutazione fatta da Plinio la pittura a quel tempo era  ancora nell’infanzia  del suo sviluppo, ed egli per primo seppe  elevarla , trovando, come dice Quintiliano, l’arte di distribuire  con bella armonia  gli effetti della luce  e delle ombre.

E’ notorio il fatto che lo stesso dipinse a Crotone  un quadro di Elena, prendendo a modello  cinque leggiadre fanciulle di quella città, e combinando insieme le migliori qualità di ciascuna è riuscito ad esprimere nell’immagine rappresentata un ideale di celestiale bellezza.

Rendendosi conto del valore dell’opera, I Crotiniati esposero il quadro  nel tempio di Giunone  Lacinia , suscitando la generale ammirazione  tanto che venivano anche dall’estero a vederlo.

Si racconta che ,per sfruttare l’attrattiva suscitata,  i sacerdoti del tempio avevano escogitato un sistema di visita a pagamento , onde fu detto il quadro di Elena meretrice.

L’Urbanistica 

La pratica di costruire le città secondo le regola dell’urbanistica è un primato riconosciuto alla società della Magna Grecia e, per questo, dagli storici viene decantato il senso dell’ordine, dell’armonia e della razionalità, che Si osservava visitando le città di quella nazione. Basterebbe fare il confronto tra l’impianto urbanistico di due città antiche rimaste ancora visibili, come  Pompei , di concezione romana e  Paestum, colonia di Sibari, costruita secondo i dettami dell’urbanistica della Magna Grecia, per avvertire  la netta sensazione  di superiorità della seconda.

IN questo settore si annovera l’eccellenza di un grande urbanista, Ippodamo. Egli, dicono gli storici antichi, fabbricò Thurio , città di quella nazione,  con tanto ordine geometrico da apparire come la realizzazione di un tipo perfetto di abitato.

E’ risaputo,infatti, che gli architetti greci  erano in grado di costruire un anfiteatro, un portico,un tempio, un teatro, in altri termini  un singolo edificio; ma nella costruzione di una intera città  gli antichi italici andavano molto innanzi  ai loro colleghi greci. In verità, secondo le antiche testimonianze, la città di Atene si presentava come un aggregato di borgate..

Lo stesso si faceva notare per Argo e le altre città greche, che fabbricate  con poco studio geometrico , presentavano strade anguste , tortuose, senza alcuna cura della comodità e dell’estetica, di maniera che Aristotile , per stigmatizzare il disordine che si rinveniva,  disse come il trovarsi in una città greca fosse lo stesso che incontrarsi in un bosco.

Ippodamo,invece, possedeva la scienza di costruire in bell’ordine le città  ed  aveva appreso questo metodo dagli Italici , imitAndo l’ordine ed il tipo  delle più belle città della Magna Grecia, quali erano Taranto, Sibari,Locri, e Crotone

Egli, seguendo criteri geometrici,  portava nelle città da lui fabbricate  comodità  di ordine e splendore di bellezza.