Cesare Ottaviano Augusto non ha disdegnato la sua origine calabrese. 

 L’origine calabrese di Cesare Ottaviano Augusto si ricava dalla genealogia richiamata da Antonio, suo avversario politico al tempo del triunvirato, il quali segnalando la sua discendenza, ha inteso dire che non poteva accampare alcuna origine senatoria: Avus, funarius, pater argentarius, ipse thurinus.

( Il nonno artigiano di funi, il padre banchiere, egli stesso turino )

Ovviamente a questione venne messa in evidenza , a scopo denigratori, quando  ebbe il sopravvento la parte di Antonio, avversaria politica di quella di Ottaviano. 

Il triunvirato si era formato come mezzo  per far convivere pacificamente  le tre fazioni  facenti capo ad Antonio, Ottaviano e Grasso. Come è noto, questo armistizio subì  un travisamento durante   la presa di potere  di Antonio, che per  non esporsi a future minacce , approfittando della congiuntura favorevole, decise  di allontanare  da Roma quelli della parte avversa e lo steso Ottaviano venne proscritto  con decreto del Senato, dove in quel momento prevalevano i sostenitori di Antonio. 

Secondo la legge di proscrizione l’imputato veniva allontanato dalla città , confiscati i suoi beni , cancellata la sua memoria dagli atti pubblici,una pena chiamata “damnatio nominis” che, come misura accessoria, comportava l’abbattimento delle statue  a lui eventualmente dedicate, la distruzione delle lepidi .

Nel caso di Ottaviano si addivenne ad una eccezione, nel seno che si tollerava la presenza di una sua statua nel foro, non senza però aver provveduto  a  modificarne l’epigrafe , che nell’intenzione del suo rivale doveva essere di contenuto infamante .

Per questo sul piedistallo  della statua  apparve questa dicitura: Avus funarius ,pater argentarius, ipse thurinus. Con riferimento al fatto che  era di umile origine  e non poteva vantare discendenza senatoria. Il nonno, dice l’epigrafe, era costruttore di funi, il padre banchiere, egli stesso era  thurino, nativo di una città quasi sconosciuta  di nome Thuri, nei pressi di Sibari, quindi un meridionale.

Augusto non si adontò per questa  epigrafe e quando rientrò a Roma, dopo aver sconfitto Antonio,  suo irriducibile avversario Antonio, lasciò che quella scrittura campeggiasse ancora ai piedi della sua statua.

Pontefici calabresi

L’annuario pontificio comprende diverse personalità calabresi assurte in più tempi al soglio di Pietro,

La frequenza dei Papi di origine calabrese segnalate dallo scadenzario romano  del primo Millennio, dimostra che in quel periodo la Calabria rappresentava una parte considerevole del mondo Cattolico.

Se poi si considera che tale frequenza si registra sopratutto durante i primi secoli della Chiesa, si deve dedurre che in quegli antichi tempi la Calabria esercitava un ruolo importante e costituiva un serbatoio notevole di energie umane a cui la Chiesa soleva attingere: segno evidente che il passaggio per queste contrade dei due Apostoli , aveva lasciato tracce profonde .

A conferma di ciò si nota che tale considerazione emerge in occasione della   celebrazione dei primi Concili, nelle cui assise puntualmente notiamo  l’arcivescovo di Reggio  assumere un posto di grande prestigio, dopo quello ovviamente riservato  al Romano Pontefice  o al Legato Pontificio, a riprova che la sede calabrese aveva avuto origine direttamente dalla predicazione di Paolo ed era tenuta in grande considerazione nel mondo cristiano.
Scorrendo l’elenco dei primi Papi, notiamo che già nel 127  S, Thelesphoro , nativo di Thuri, città della Magma Grecia, nei pressi di Sibari,  viene proclamato  Pontefice.

Nel 235 un altro calabrese, S.Antero, indicato come proveniente dalla Magna Grecia  e precisamente da Petilia  risulta occupare il 20° posto  nell’ordine di successione dei Pontefici.

Nel 259 viene eletto Sommo Pontefice  S.Dionigi  Thurino, anch’esso nato a Thuri, città della Magna Grecia, che già aveva dato i natali ad un suo predecessore.
Nel  311 viene assunto al soglio pontificio S.Eusebio, nativo di Cassano. Sotto il suo pontificato S.Elena Imperatrice  rinviene la vera Croce.
Nel 417  San Zosimus,  Abrami filuius, qualificato come graecus per la sua origine meridionale sale al Soglio Pontificio. ( immagine  p. 112)

La sua identificazione si ricava da una iscrizione che comincia “ Zosimus  Abrami filius , Rossanen Magnae Graeciae ortus  , un  cenobita  dell’ordine de Basiliani,  poi divenuto Papa , si afferma essere nativo di Rossano.
Nell’Anno 679 il Pontefice Romano, ottantesimo nell’ordine di successione,è Santo Agato ,nato ad Aquilano, che l’annuario pontificio  qualifica come nobile castello di Calabria.

Nel 705 un altro ecclesiastico calabrese, nativo di Rossano, sale al soglio di Pietro, assumendo il nome  di  Giovanni VII.
Nel 741 sale al soglio di Pietro  il novantesimo successore,  col nome di Zaccaria I, nativo di Siberina , indicata come città della Magna Grecia.Il suo pontificato ha lasciato tracce profonde nella chiesa del primo millennio.

Nell’anno 1000 sale al soglio di Pietro il 144° pontefice, nella persona di un calabrese che  assume il nome di Giovanni XVII, e risulta nativo di Cariati , città della MAGNA Grecia, sotto la cui guida si conclude felicemente il primo millennio di vita cristiana.
Badando alla loro genealogia si ricava che sono tutti pontefici di umile origine, e di  estrazione popolare che con la loro mentalità hanno caratterizzato questo primo millennio, prima del prevalere dei papi rinascimentali, di estrazione  nobiliare , che solevano esporre sotto le chiavi di San Pietro le insegne del loro casato principesco.

Antichità della devozione a San Nicola

Secondo fonti non sospette, perché provenienti da narrazioni diffuse negli ambienti del popolo invasore , un certo vandalo , che ricopriva nel suo esercito  una grado molto elevato,durante una  delle sue frequenti incursioni , da lui steso comandata,sottrasse da una casa calabrese l’immagine di S Nicola che gli sembrava di squisita fattura .

Questa invasione avviene nel 457 quando i Vandali, partiti dall’Africa  invadono alcune zone della Calabria. 

Avendo trasportata la refurtiva in Africa, come trofeo delle sue conquiste, la consegnò in custodia ad una famiglia fidata per il tempo in cui era assente  per il compimento di altre operazioni militari.

Ma avvenne che in questo frangente l’immagine venne sottratta dal luogo dov’era stata Riposta che si riteneva abbastanza sicuro.
Il vandalo, al suo ritorno, accortosi del furto montò su tutte le furie  e minacciò gravi rappresaglie , non escluso di provocare un incendio  se i ladroni non si fossero decisi a restituire la sacra tela.

FU allora che San Nicola , compiendo alcuni prodigi, ordinò ai ladroni di restituire la sua immagine :
Scosso da tale  straordinario avvenimento , il Vandalo insieme alla sua famiglia si convertì alla fede cristiana.