Calabria Dimenticata
di Nicola Gerardo  Marchese

 

Introduzione

 Queste pagine di storia, che cortese il lettore si accinge a leggere, sono scritte con convinzione ed emozione. Egli avrà modo di notare che il racconto, steso dall’autore, non è una narrazione fredda ed arida, quasi distaccata; ciò non vuol dire che si tratti di una esposizione romanzata, ma più semplicemente di una narrazione partecipata, perché l’autore ha cercato di rivivere mentalmente in prima persona la vicenda narrata, in modo che essa sia poi, a sua volta, vissuta dal lettore.

Quando manca, infatti, quest’intima partecipazione, un sottile diaframma si frappone all’immediatezza del racconto che impedisce di provare viva sensazione delle cose narrate. la storia si riduce così a pura narrazione, davanti alla quale il lettore rimane in una posizione distaccata, come osservatore neutrale ed estraneo, senza provare alcuna sensazione di viva partecipazione.

 La storia, così raccontata, rimane una narrazione morta e non si mostra viva e palpitante, come invece deve essere. .

L’effetto magico di quel fenomeno, che rende presente la storia passata, è dato appunto dalla emozione nella quale il lettore viene coinvolto.

 Un canone fondamentale di ogni attività artistica è quello, secondo cui, quando si vuole trasmettere al lettore una certa emozione, questa deve essere prima vissuta dall’autore in prima persona.

Si tratta infatti di una sensazione che nasce da un profondo coinvolgimento del sentimento, resa possibile quando la vicenda storica si segue non solo con la mente e s’interpreta con l’intelligenza, ma si legge anche col cuore.

Un fenomeno complesso in ordine al quale occorre distinguere una diversa graduazione di sensazioni, perché immediata è la sensazione di fascino che prova lo scrittore nel momento in cui consulta ed interpreta  il documento antico , rispetto a quella che sente poi colui che legge la relazione,

 Bisogna riconoscere che nonostante l’intensità del primo contatto, avvenuto col ricercatore, questa di per sé non basta a produrre quella sensazione poetica che il racconto riferito deve provocare  sull’animo del lettore.

Nel primo caso si tratta della esperienza tipica del normale ricercatore, che può essere definita come una sensazione di prima mano, e che rappresenta la fase iniziale, il primo stadio della costruzione storica.

Essa è necessaria a produrre un coinvolgimento personale dell’autore, ma non sufficiente a trasmettere la stessa piacevole sensazione sull’animo del lettore, che, in definitiva, è poi quello che più conta

Per ottenere un tale risultato la sensazione del primo momento non basta, essa deve essere adeguatamente trasmessa nella narrazione ed opportunamente arricchita da altri elementi di completamento, che diano convincenti risposte alle tante domande che si pongono nell’animo del lettore.

Si ha così la viva sensazione di un discorso che cresce, si arricchisce e diventa sempre più affascinante a mano mano che ad esso si raccordano nuovi orizzonti.

I fatti narrati, infatti, acquistano il loro pieno significato dai riverberi, che su di essi proiettano gli altri avvenimenti della storia , di cui quelli molto spesso non sono che dirette od indirette conseguenze , semplici parti integranti di una catena di avvenimenti che si snodano nel tempo secondo una  logica di più vasta portata.

Fuori di questo contesto il fatto narrato perde significato e risonanza, rimanendo muto ed incomprensibile, come una voce soffocata in gola. Per questo si rendono utili, anzi necessarie, nel corso del racconto, apportare adeguate digressioni, che risultano ragionevoli nella misura in cui esse concorrono ad una migliore comprensione degli avvenimenti narrati.

Possiamo anzi aggiungere che per un’adeguata comprensione delle vicende storiche non è sufficiente raccogliere notizie, ma bisogna essere in grado di riassumere i dati raccolti, senza alterazione, sotto una visuale più ampia, coordinata dalla luce dell’intelligenza , dalle ragioni della filosofia,e dalle grandi intuizioni della poesia, che, di concerto tra loro,consentono  di entrare nella logica nascosta e più profonda dell’avvenimento narrato.

Se viene a mancare una di queste dimensioni, la conoscenza si arresta ad uno stadio intermedio in cui la comprensione rimane imperfetta e parziale.

 

 

Questa progressione nella comprensione della storia è data dal fatto che la storia è un’aferamzione  effettiva e continua del grande affrancarsi della persona umana nei vari ordini  economici , giuridici, politici, religiosi. L’interpretazione degli avvenimenti accaduti è tanto più completa , quanto maggiore è il grado di maturazione nel frattempo raggiunto in questi ordini di fattori. Lo stesso fatto visto in un determinato tempo si offre ad una determinata lettura, e mostrare quindi un significato parziale; esaminato,invece, in un altro contesto storico si offre sotto altre chiavi di lettura. La conoscenza della storia quindi si arricchisce nel tempo alla luce di nuove sensibilità.

Per questo i grandi mutamenti avvenuti nei giudizii storici sono non tanto effetto della scoperta di nuovi documenti , quanto della nuova luce che in quelli  si deriva dal concetto più chiaro che intanto si è formato in noi della persona morale che intanto è cresciuta per effetto di una più larga conoscenza e da una più evoluta concezione dei suoi rapporti  colle istituzioni giuridiche e religiose. Mano mano che cresce questa maturazione intellettiva e morale si è in grado di percepire nella stesso fatto risvolti di significato sempre nuovi e più profondi. L’ordine storico non è una semplice esposizioni di fatti, ma il risultato del modo come ha agito nel tempo la legge morale. Esso per essere adeguatamente comprensibile ha bisogno di sempre nuove sensibilità di ordine conoscitivo e morale.

Nel compilare la storia di questo paese noi oggi ci troviamo in una condizione privilegiata nel senso che possiamo usufruire dei risultati di tanti lavori di ricerca che nel frattempo si sono maturarti. Non è d’adesso che ci occupiamo di questo argomento, ma sono decenni che ci vedono impegnati in questo lavoro di ricerca storica. Oggi possiamo avvalerci dei dati conoscitivi nel frattempo acquisiti e della maggiore sensibilità maturata.

Seguendo questo lavoro ci siamo accorti che man mano che si eccedeva a nuove conoscenze, si aprivano nuove prospettive che davano la sensazione di un lavoro che col tempo, quando questo è proficuamente impiegato, cresceva fra le mani del ricercatore, offrendo alla sua intelligenza sempre nuove prospettive ed aprendo nuovi traguardi.

Questi dati nuovi che si riusciva acquisire non sono da considerare come margini estremi di un discorso concluso, ma ponti ideali che ti proiettano sui altri problemi, e ti spingono ad andare avanti col richiamo e la suggestione di nuove scoperte.  

LO storico attestato su quelle posizioni non riesce a stare fermo, non si ritiene pago dei risultati raggiunti, ma è continuamente tentato di andare avanti, sospinto da una forza interiore che tende a seguire il richiamo profondo della storia.

 

 

 

In linea di principio, la narrazione storica, oltre che assolvere alla funzione tipica d’ogni rimembranza storica, che è quella di fornire notizie d’avvenimenti accaduti nel tempo passato, deve, non solo illuminare la mente del lettore, ma anche scuoterne il cuore: senza però ricorrere ad espedienti artificiosi, ma facendolo partecipe di quel supplemento di poesia, che, in misura più o meno grande, è presente in ogni avvenimento umano.

L’elemento poetico, qui preso in considerazione, è quello autentico e si ha quando esso, seguendo una genesi interna nasce dal fatto e non si presenta come un semplice orpello, sia pure ingegnoso, aggiunto alla narrazione degli avvenimenti alla maniera di una valutazione estrinseca.

Nel nostro caso sono gli stessi avvenimenti narrati che appaiono, a distanza di tempo, soffusi di un alone di viva suggestione.

 Una storia di tal fatta avrà l’effetto di ridestare i morti, e far intravedere negli scenari presenti le ombre degli antichi personaggi: così, per effetto di una strana magia, le strade e la piazze di questo paese si affolleranno di antichi fantasmi e nella penombra degli oscuri vicoli, lastricati di pietre consunte dal tempo e dalle intemperie, si potrà percepire l’eco delle  voci di gente , che in queste contrade ha avuto il suo da fare, lasciando i segni del suo operato, per consentire a quelli che sarebbero sopravvenuti, di avvalersi di un piedistallo al loro cammino e capire il senso di marcia dell’impegno futuro.

Chiudete gli occhi un momento e pensate! vi accorgerete che non ci vuole un grande sforzo per sentire con l’immaginazione le voci, i suoni, i rumori di quelle epoche, così lontane nel tempo, ma sentimentalmente così vicine alle soglie del nostro cuore.

Basta un piccolo passo per introdurti in questo mondo di sogni, dove la scena è diversa, ma le passioni degli uomini presentano i caratteri di un modo di agire a noi familiare.

Se interroghi alcuni di questi personaggi, ti accorgi che parlano la tua stessa lingua, la pensano alla stessa maniera, coltivano gli stessi sentimenti e le loro facce si presentano come il risvolto sbiadito della nostra stessa medaglia.

In presenza di queste condizioni ti rendi conto che avviare un dialogo con questo mondo scomparso è possibile, anzi si presenta facile perchè trovi interlocutori già predisposti a dialogare sulla tua stessa lunghezza d’onda.

Quanta neve è caduta sopra questi antichi avvenimenti, quanta erba è cresciuta al soffio delle tante primavere, che sotto lo stesso cielo si sono succedute ! che cosa è rimasto di tutto questo mondo scomparso se non qualche pagina ingiallita, e appena qualche traccia a livello di vaga sensazione, che ti accade di avvertire quando, in determinare circostanze, ti capita di osservare il riverbero della fioca luce di una lampada, posta ai margini di una strada che illumina le pietre consunte dal tempo e dalle intemperie, segnando l’ombra dei gradini che scandisce lo sforzo di chi sale e l’incertezza di chi scende. E’ come se improvvisamente si apra al tuo animo uno scenario di sogno, che avverti venire dalla profondità del tempo con tutta la suggestione delle cose desiderate, e non conosciute.

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La storia ovviamente si distingue dalla poesia, in senso proprio, per il fatto che essa racconta quello che realmente è accaduto ( res gesta); quella, invece, evade nel campo del possibile, del fittizio dell’immaginario e del fantastico; mentre l’oggetto della storia, al contrario,  è più concreto e più positivo. 

Di conseguenza il primo scopo dello storico non è quello del fascino momentaneo di un bello scritto;  esso invece deve tendere a produrre  una opera di utilità prolungata.

La posterità è il suo pubblico, davanti ad essa in definitiva egli ambisce presentarsi con le sue recite ed i suoi discorsi  per essere giudicato dalla posterità, come davanti al suo ultimo giudice.

 In vista di ciò non bisogna farsi suggestionare dalle mode correnti, ma rimanere costantemente fedeli al precetto della verità. Si tratta dell’unico atteggiamento che si addice allo storico e che Luciano riassume dicendo che l’unico dovere dello storico, è quello di non sacrificarsi che alla verità, rammentando che la prima regola dello storico è quella di non tralasciare niente di dire dei fatti e la seconda è  di dire scrupolosamente tutto quello che è la verità

La realtà è troppo complessa perché si possa inviluppare sempre in un solo sguardo o in un unica recita, per quanto  giusta e  completa essa sia.

In questo senso lo scrupolo dello storico deve essere massimo, in modo da curare anche i particolari più minuti del racconto, perché può accadere che come “Una sola goccia è sufficiente per conoscere il contenuto di un vaso”.( Proverbio greco riportato a questo proposito da Polibio), così due o tre errori malauguratamente capitati in qualche particolare,possono compromettere tutto il resto e circondare definitivamente un’opera di discredito generale.

Così, uno scrittore, che presume di essere storico e però non in grado di garantire la verità delle sue asserzioni ai suoi lettori, ha perduto completamente la sua identità. Egli, da questo punto di vista, è perfettamente inutile

Condividendo lo stesso criterio, Giuseppe Flavio ha avanzato non poche riserve circa il valore di alcuni storici greci, ai quali ha rimproverato, tra le altre cose, di voler ricercare nei loro lavori piuttosto l’effetto del bello, che lo scrupolo di riferire il  vero.

Anche Polibio mette in dubbio l’autenticità dell’ideale coltivato da certi storici del suo tempo e più in generale alcuni difetti che inficiano l’integrità delle altre  branche del sapere : “ Nella storia,egli dice, come in tutte le arti ed in tutte le scienze io vedo sempre sacrificato la verità e l’utile;

Proprio per rimediare alla incongruenza di tale situazione  Luiciano consiglia agli storici, come uno dei più efficaci espedienti pratici per salvaguardare la verità avverso le preoccupazioni più accattivanti del  momento ,  immaginare di trovarsi immediatamente in presenza della posterità,  trascurando così il pubblico contemporAneo, che di solito è cattivo giudice in ciò che lo riguarda. E’ consigliabile, quindi, non scrivere in vista del successo del momento , per essere, cioè, lodato ed onorato dai contemporanei; al contrario il vero storico deve proiettare la sua attenzione al secolo avvenire; in altri termini occorre scrivere per la posterità ed aspettarsi unicamente da questa futura platea la ricompensa alla proprie fatiche.

Sotto il profilo dei requisiti che si richiedono perché uno scritto di storia possa ritenersi di contenuto autentico e quindi risultare di pratica utilità, la condizione di fondo è descritta da Luciano, secondo il suo stile, con una espressione lapidaria che dice: Un’opera storica essere  utile nella misura in cui essa risulta veritiera.

Volendo, con ciò, indicare che al requisito della veridicità, si accompagna sempre, come suo necessario corollario, quello della utilità, in conseguenza della spinta alla emulazione che i fatti storici riescono a suscitare, non solo nell’intimo della coscienza individuale, ma anche a livello collettivo, atteso che, come è risaputo, ogni comunità vive in virtù di una serie di fattori  tra cui la componente storica  assume un ruolo importante.

In pratica, bisogna riconoscere che la consapevolezza della propria storia è un fattore di crescita ed un forte incentivo al miglioramento della società perché, ricordando l’andamento della vicenda passata, essa segnala i passi falsi compiuti nel passato ed allo stesso tempo insegna il modo di evitare quegli ostacoli che si sono frapposti al costante desiderio di miglioramento.

Per questo gli storici più accreditati dell’antichità , come Polibio, Sallustio e Tacito erano fermamente convinti di assolvere ad una missione nel momento in cui erano impegnati a scrivere la storia della loro epoca, conforme all’antica sentenza: “ Historia magistra vitae.”

Secondo il loro punto di vista, gli storici sarebbero effettivamente i veri precettori dell’umanità vivente, e Polibio, in particolare, vede nella storia una educatrice  possente dei popoli.

In effetti, la storia aiuta a conoscere le genti, le loro opinioni, i loro sentimenti, le loro azioni: dell’andamento di una società ci fa conoscere il suo passato, i lati nascosti ed i successi conseguiti, che, rispetto alla faccia che appare all’ odierna  osservazione, si mostrano come il rovescio della stessa medaglia.

Per questo si dice che la conoscenza storica dona più orizzonte alle intraprese pubbliche.

Essi aiutano a prevenire le battaglie, a calcolare per l’avvenire.

E siccome la vicenda storica dei popoli tende a riproporsi secondo scadenze di cicli temporali, prima che essa effettivamente si ripeta, lo storico, rimembrando la fase precedente, assolve ad una funzione civile, diventando così il vero profeta della sua nazione.

A questo fine, condizione indispensabile è quella della scrupolosa osservanza della verità storica dei fatti narrati. Lo storico, infatti, è in grado di prevedere  l’avvenire nella misura in cui lui stesso rimane fedele alla verità del passato.

Di conseguenza grazie alla sua scienza storica l’uomo di stato può prevedere con anticipo la trama degli avvenimenti  che stanno per avvenire.

Tenendo presente l’ importanza di questa  funzione, secondo Sallustio, vi sono in generale  due modi per servire il proprio paese: per mezzo delle armi assolvendo al servizio militare o per mezzo della penna impegnandosi nella storiografia.

Lo stesso ritiene che la storia debba essere considerata come uno dei più utili esercizi dello spirito umano, perché è riconosciuta come uno dei mezzi, il più efficace, per favorire la rettitudine morale delle persone.

Dello stesso parere è Tito Livio, secondo cui sono gli esempi istruttivi di tutte le epoche, rammentate dalla storia, che servono al presente per illuminare il comportamento degli uomini.. A questo fine, egli dice, un popolo riflettendo sulla sua storia ” può trovare per il suo bene e per quello del suo paese dei modelli degni di essere seguiti; o rinvenire delle azioni vergognose, tanto per le loro cause, che  per le loro conseguenze, che è giocoforza evitare.

I racconti fatti dagli storici sono come dei ritratti: essi inducono a fare meglio quelli che si avvicinano, per ammirarli.

Insomma tra tutti coloro che si dedicano a prevedere il futuro, sono gli storici quelli che sempre hanno visto il più giusto,e mostrato maggiore chiaroveggenza. Pertanto la compilazione delle loro opere si è rivelata come funzione la più efficace ,la più sicura e la più diretta per aiutare ad orientare il comportamento personale, al servizio del bene comune. 

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  Un altro fattore importante per ottenere una fedele ricostruzione.della vicenda storica è dato dalla componente personale .

 E’ piuttosto raro e difficile che essa si possa in concreto verificare, ma in tesi generale il metodo più efficace di scrivere storia è quello che suppone l’esperienza personale diretta dei fatti, che cioè lo storico abbia visto e verificato da se stesso quello che si accinge a raccontare.

Si distingue infatti tra chi scrive per conoscenza diretta dei fatti e chi invece scrive per sentito dire.

Avendo a disposizione una biblioteca , assai fornita,si è molto agevolati nello scrivere dei grossi e ponderosi libri di storia; si possono moltiplicare gli accostamenti   , avvalersi anche di critiche di altri storici ;

in pratica, stando in queste condizioni, è sufficiente copiare , d’adattare e di trasportare nel proprio scritto quello che trova nei volumi consultati.presenti in quella raccolta . E’ facile ,attingendo alle pagine di altri scritti, comporre dei libri con bei racconti.

   ( Selon Polybio , T 23, nel suo “De Tranquillitate animae”, IX,7 )

Certo è una funzione ben comoda e agevole quella di scrivere appoggiandosi semplicemente alla tradizione scritta.

Meno facile, invece, è entrare in contatto con le fonti primarie di tutte le verità storiche, visitare i luoghi, conoscere i testimoni, rinvenire prove materiali e in qualche caso prendere parte agli avvenimenti; tutto ciò non è cosa facile, però, in mancanza di questi sussidi non si avrà storia vera.

In effetti,tutte le storie sminuiscono di valore a misura che il loro racconto si allontana nel tempo dalla realtà concreta a cui si riferisce.

Per questo l’UTILITà di un libro nel campo storiografico è, sovente, molto relativa ed in definitiva può risultare anche compromettente.

Quelli che scrivono attingendo informazioni esclusivamente dalle biblioteche rassomigliano, al dire di Polibio, a quei tipi di medici sfornati dalla medicina speculativa.Non si può contare su di essi per guarire un caso pratico, servono solo per la teoria.

( Libro XII delle “ Historie “ di Polybio ) 

Invece alla storiografia niente è più utile che la certezza acquistata attraverso la visione diretta delle cose

.“Anche la più piccola indicazione data da una testimonianza oculare conduce lo storico fino al cuore degli avvenimenti. ( p. 226) ( Polybio T 24)

Di conseguenza la storia che si avvale di una esperienza visiva piuttosto che di racconti intesi, ha la caratteristica di essere più veritiera. Polybio nel fare queste fondamentali affermazioni si appoggia al parere di Herodoto e Tucidide. 

Questa conoscenza diretta dei fatti, in pratica, è pressoché impossibile e quindi sarebbe stato inutile riferire il parere di Polibyo, che per ciò in questo caso avrebbe descritto una condizione assurda, difficilmente riscontrabile nella realtà.

Ma , approfondendo l’argomento si vede che il suo discorso non era soltanto ipotetico,ben sapendo egli  che accanto ad una conoscenza diretta “ de visu  et de audito” sopravvive, anche a distanza di tanti anni, una forma di conoscenza indiretta, attraverso  le sensazioni avvertite nel profondo della psiche umana. Queste, pur appartenendo al mondo profondo della psiche, non sono immaginarie, ma reali, tali cioè che ognuno può sentirle senza vederle ed osservarle senza toccarle.

La scala di questi valori immateriali è varia e di diversa ponderazione, a seconda della sensibilità delle persone e della portata degli avvenimenti storici, che lasciano però sempre e comunque uno strascico dei loro accadimenti lungo l’arco di intere generazioni.

Su questo tema ogni elenco che si è tentati di fare risulta alla fine non del tutto esauriente, a fronte delle varie sfaccettature che si possono in concreto verificare.

Solo a titolo d’esempio si possono indicarne alcune, come ad esempio, la naturale attitudine che uno possiede per essere nato nello stesso paese, aver maturato una esperienza diretta della vita e tradizione di quella gente, che ti porta l’eco di eventi passati i cui effetti si  conservano per sempre nel profondo del cuore. Di questi lontanissimi avvenimenti ti accade di avvertire il tumulto, senza renderti conto di quanto succede. Esse nonostante siano delle realtà sommerse delle volte appaiono alla superficie della tua coscienza col chiarore  di tante albe ed il crepuscolo di tante tramonti che nel variare delle  loro tonalità  ripetono lo scenario degli avvenimenti che in quel luogo si sono maturati e di cui tu avevi perso memoria. Questo requisito personale è ritenuto essere  una condizione di vantaggio, un dato positivo che ti aiuta a vedere più profondamente le cose narrate, relativamente a quella popolazione.

In effetti, chi è del luogo nel momento in cui si dedica a tale attività si avvale di tanti pronunciamenti, che inconsciamente reca nel suo animo e che ad ogni piè sospinto gli pongono sempre nuovi interrogativi.

Di queste sensazioni io, personalmente, ho avuto modo di sperimentarne abbastanza da poter dire che in questo paese esiste una realtà nascosta, che con piccolo sforzo ti è dato scoprire se cercherai di mettere la tua mente sulla stessa lunghezza d’onda proveniente dal passato . Il soffio dei venti impetuosi, lo scroscio struggente dei nostri torrenti, il silenzio profondo delle notti stellate, il garrulo risveglio delle rondini al mattino di primavera, sono sensazioni che se tendi l’orecchio dell’anima ti appaiono come le voci di una natura parlante, che bussano con dolcezza alle porte del tuo cuore perchè recano l’eco di un linguaggio  che sa di storie antiche... 

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In presenza di una realtà così complessa ti è dato vedere che, accanto alla ricostruzione della storia materiale di questo singolare paese, si potrebbe comporre un ragionamento molto simile ad una vera e propria dottrina sociale del luogo, partendo appunto dai dati desunti dalla situazione di quella comunità , sulla base dei quali pervenire ad individuare  una mistica , rapportata alla situazione di quei luoghi : una specie di  dottrina sociologica, intesa come esposizione dei motivi di fondo presenti in quella comunità in grado di riprendere le fila di un discorso di civiltà , che allo stato attuale risulta interrotto . Quest’analisi comporta lo stimolo a trovare soluzioni adatte alle particolari caratteristiche mentali di quella popolazione.

Di queste sensazioni noi, nativi del luogo, sia pure inconsapevolmente, abbiamo fatto una certa esperienza, che negli anni giovanili ci ha fatto sognare ad occhi aperti, facendoci vivere le nostre giornate, che per altro scorrevano sempre monotone e sempre uguali, ma con l’ansia di chi attende da un momento all’altro il verificarsi di qualche  evento straordinario. 

Dobbiamo quindi ammettere che sotto questo riguardo chiunque, nativo del luogo, si accinge a scrivere di storia patria è agevolato nella sua ricerca, potendo godere di una posizione di osservazione privilegiata.

A questo proposito Giordano Bruno aveva detto: “ Noi siamo più vecchi e abbiamo più lunga età che i nostri predecessori. E’ attraverso il tempo che il giudizio si matura, a meno che non si rinunzi a vivere negli anni propri e si viva da morti” (Cena delle Ceneri. I. 31-32).

E’ una esortazione a vivere con la consapevolezza della propria storia, in assenza della quale si vive  come se nulla fosse accaduto e pertanto si rinuncia a vivere negli anni propri, che come tali sono segnati  dalla esperienza del passato; trascorrono  così anni vuoti e pertanto si vive da morto . Si denuncia così una situazione negativa perché chi sta in questo atteggiamento, ignorando cioè il proprio passato, non consente al passato di vivere nel presente e quindi seppellisce l’esperienza già maturata.

La nostra età è più ricca e complessa di tutte le età del passato,appunto perché può utilizzare tutte le esperienze già fatte ”.

.Apriamo quindi con fiducia le pagine di questo libro  che attraverso i vari capitoli ci conduce a  ritroso lungo una via  segnata dalla fatica, dalla speranza e dalla passione dei nostri antenati.