La storia dell'insediamento di
Campagna è inquadrabile nello sviluppo
delle province dellItalia meridionale. Le sue origini risalgono al periodo delle grandi migrazioni dei popoli indoeuropei (Opici e
Oschi) che si stanziarono in quella parte della Campania che più tardi prenderà
il nome di Principato Citra. L'origine del suo nome deriverebbe dalla dicitura
"finibus Campaniae" e tracce certe dei primi insediamenti si hanno, a
partire dal IV sec. a.C., di popolazioni autoctone con chiari influssi greci (Turii - Sibariti) in seguito al ritrovamento di numerose tombe alla località
Piantito e nelle zone dell'alto Sele (Tuori e Saginara). Il
momento di maggiore espansione fu raggiunto in età romana quando una
colonia di Picentini, con a capo Tito Sempronio Longo, si stanziò nell'area.
Successivamente Campagna figura come Municipio, al tempo di Silla (197 a.C.).
Quando venne concessa, con la "Lex Iulia", la cittadinanza romana alle
Province, Campagna non doveva essere un centro compatto ma composto da una serie
di nuclei abitati sparsi sul fertile territorio pedemontano, nei pressi della
Strada Consolare "Regio-Capuam", e dotati di numerose infrastrutture
pubbliche, delle quali però non sopravvivono che poche lapidi e frammenti
architettonici reimpiegati, oltre alle citazioni di Marco Varrone, Tito Livio e
Strabone. Nelle antiche iscrizioni di Campagna si parla, inoltre, di due
tracciati, la Strada Ariana a destra del Tenza
e quella Forana a sinistra; i nomi di queste due strade sarebbero dovuti
alla presenza di altrettanti templi (l'ara Iani ed il forum Iani) dedicati a
Giano, dei quali però non ci sono pervenute tracce. Dal V secolo la Campania e
la Lucania sono soggette alle incursioni barbariche di Totila, Alarico e Teja
che provocano danni e sconvolgimenti, e finiscono per distruggere gli
insediamenti già fiorenti in età
romana dei quali per molto tempo si perderanno le tracce; le popolazioni si
spostano quindi dalla pianura alle zone montane e più interne. Prosperano a
quel tempo i casali di S. Bartolomeo, la Trinità, S. Salvatore e S. Maria della
Giudeca. Scarsissime sono le notizie che ci sono
pervenute sugli insediamenti sparsi che costituivano l'entità amministrativa di
Campagna nel periodo longobardo e normanno. Dalla fine del X secolo e per tutto
il secolo seguente aumentano, invece, le testimonianze scritte nelle quali sono
documentati i passaggi di proprietà di territori a vigneti ed oliveti e nel
1082 c'è la prima notizia dell'esistenza di un mulino sul Tenza in località
Madonna del Ponte. In quest'epoca si
definiscono i confini del territorio di Campagna. I Longobardi avevano diviso il
loro regno in 36 ducati ed uno dei più cospicui fu quello di Benevento nel
quale ricaddero anche Salerno e Campagna. Durante il regno di Federico II di
Svevia si ha la svolta nell'assetto del territorio, allorquando i campagnesi,
per scampare alla repressione dello stesso Imperatore, si rifugiarono nella gola
dell'attuale centro storico continuandone così lo sviluppo. Venne però
abbandonata la pianura dell'alto Sele, che rimarrà per molti secoli
improduttiva ed infestata dalla malaria. Dal XII al XIV secolo Campagna fu feudo
angioino e, nel 1437, fu concesso alla Famiglia Orsini di Gravina (da quell'anno
in poi la città attraverserà il periodo di maggior splendore fino al 1700). Da
allora, dal punto di vista dell'assetto urbanistico, la città non ha cambiato
aspetto, almeno fino all'inizio del '900. Gli stemmi gentilizi sui palazzi più
antichi, le iscrizioni nei muri, le chiese, i complessi conventuali ed il
castello Gerione sono la testimonianza di quella civiltà ricca ed intensa. Nel
1518 Papa Leone X, rispondendo alle richieste di Ferdinando Orsini e Melchiorre
Guerriero, concesse al nucleo abitato il titolo di "città" e
l'assenso alla fondazione di uno "Studio Generale". Nel 1525 con
Clemente VII viene costituita la diocesi di Campagna ed in seguito sorgono
ovunque edifici religiosi e monumenti. |