Come nasce una campana    

La campana è uno strumento, generalmente di bronzo, a forma di vaso rovesciato, tenuto sospeso e fatto suonare mediante colpi alle pareti: o dall’interno con un battaglio, o dall’esterno con un martello. Il martello si preferisce per i colpi numerati (per esempio, negli orologi da torre) il battaglio invece è indispensabile nei suoni a distesa (ottenuti, cioè, con il dondolio della campana). Il suo nome deriva da Campania, la regione italiana nella quale venivano fuse in origine. Non si sa dove sia stata “inventata” la campana. Si può affermare che il suo uso, intuitivo, sia antichissimo e contemporaneo presso diversi popoli. In Cina erano sicuramente note molti secoli prima di Cristo. Secondo la tradizione, l’uso religioso delle campane risalirebbe al vescovo Paolino di Noia. La campana però prescinde, come origine, dall’uso religioso, anche se questo utilizzo, con il tempo, è divenuto predominante. Connessa con quella delle campane è la storia dei campanili: torri smilze (perché destinate a ospitare le sole campane) ma robuste (perché le campane lanciate a distesa imprimono un notevole scuotimento alla struttura). I campanili sono generalmente molto alti, per facilitare la propagazione del “messaggio” che, con appropriato suono, le campane comunicano. La fabbricazione delle campane, a dispetto della forma apparentemente stereotipata, è opera assai delicata. Tutte le fasi della lavorazione devono essere curate nei minimi particolari, se non si vuole compromettere la purezza del suono. L’ottanta per cento di rame e il venti per cento di stagno forniscono un bronzo ideale. Tracce di altri metalli (specialmente argento) conferiscono alla lega timbri e sonorità particolari. (Secondo una antica credenza, per dare alle campane un suono più puro bisognava versare nella fusione il sangue di una vergine!). Per costruire una campana, maestranze altamente specializ­zate procedono nel seguente modo. Preparano una sagoma rudimentale in legno, con caratteristiche peculiari, a seconda del timbro sonoro richiesto. Questa sagoma, rifinita con mattoni e creta, è detta “maschio” o “nocciolo” e è imperniata su un asse di ferro, che ruotando permette di disporre argilla sulle pareti e tornirla. La facciata di questo “maschio” sagomerà la parete interna della campana vera e propria. Infatti, sul “maschio”, sempre mediante tornitura, si costruisce una campana in creta, in tutto e per tutto identica a quella definitiva, ma destinata unicamente a fornire lo stampo per il bronzo fuso. E’ detta perciò “finta campana”. Su di essa, in cera, vengono realizzate iscrizioni e figure. Quindi il tutto viene racchiuso da una nuova struttura in creta, detta “camicia”, le cui pareti interne saranno determinate dalla “finta campana” contro cui aderisce e recheranno le forme incavate degli ornamenti in cera, che sono a rilievo. Per impedire che le due masse di creta si attacchino, il “maschio” viene cosparso di sego. Si procede quindi alla cottura della creta (che provoca anche lo sciogli­mento della cera). A questo punto gli operai rompono la finta campana. Si ottiene così una camera d’aria tra il “maschio” e la “camicia”. Dentro di essa verrà colato il bronzo fuso, che riempirà tutti gli interstizi: quindi anche gli incavi dei fregi sulla parete della camicia, assumendone le forme in rilievo, come erano quelle della cera. Raffreddato il metallo, si procede alla “prova” del suono. Piccole correzioni sono possibili riducendo lo spessore delle pareti o limando il bordo inferiore della campana. Se la campana non è destinata a un uso solitario, non basta che abbia un suono gradevole per se stesso, ma deve accordarsi (concerto) con le altre. Un concerto minimo è formato di tre campane, chiamate generalmente con il criterio della grandezza: la Grande, o  Campanone, la Media o Mezzana e la Piccola o Campanella.

  I suoi elementi

La campana ha alla sommità un gruppo di anelli, detto corona, mediante i quali viene tenuta sospesa e solidale con un asse orizzontale oscillante detto cicogna, a sua volta sospeso a un castello di legno o ferro, che è ospitato nel piano superiore del campanile, detto cella campanaria. La parte immediatamente sotto la corona, cioè la calotta superiore o fondo del vaso, è detta testata. Ospita, all’interno, un anello, chiamato ansola, al quale è appeso il battaglio. La parete della campana, dalla testata all’orlo inferiore, forma il ventre, delimitato in genere da fregi a fasce, superiori e inferiori. Sulla parete esterna del ventre si hanno figure e motivi ornamentali. Le fasce superiori e inferiori sono i luoghi ideali per ospitare scritte. Le scritte, sempre parlando in generale, ci danno queste notizie: a quale santo o mistero di religione è dedicata la campana; chi ne sostenne le spese (offerente); l’anno della fusione con l’indicazione del papa e del vescovo; come del fonditore. Del tutto corrispondenti a quanto detto sono le figure. Oltre all’immagine del santo cui la campana è dedicata, si hanno quelle più venerate nella chiesa locale; stemmi del papa regnante e del vescovo diocesano; stemmi araldici del donatore eccetera.  

 Link alle pagine di altri siti che trattano lo stesso argomento:

www.capanni.it/BellsFrame.html

utenti.tripod.it/fano/prima.htm

www.comune.agnone.is.it/campane.htm#Nascita

www.comin.it/fuscampane2.htm

 

 

 

www.oes-scarselli.it/campanemain.htm

 

 

 

digilander.iol.it/smsrecco/artig/07campan.htm

 

 

 

www.aeiperego.com/Home.asp?Lang=IT&Mac=Storia