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La
Boxe Francese a Milano dal 1869
ovvero
"Storia di un plagio"
Il recente articolo
apparso nell'allegato del mese di Marzo della rivista Samurai Banzai
ha destato, oltre che un grande interesse negli sport da combattimento
occidentali, anche diversi interrogativi di varia natura.
Uno per esempio riguarda proprio l'affermazione fatta sul presunto plagio
da parte del Maestro Luigi Carmine del testo di Louis Leboucher
de Rouen, il primo pubblicato nel 1869 e il secondo nel 1844.
Approfittiamo della rete per dimostrare finalmente pubblicamente l'ipotesi
che da diversi anni viene portata avanti da diversi storici tra cui Sylvain
Salvini, Arrigo Manusardi, il figlio Italo Manusardi e il
nipote Lorenzo.
Premesso che la dimostrazione della tesi è stata raggiunta dopo
diversi approfonditi studi, proprio dalla collaborazione tra Sylvain,
Italo e Lorenzo.
Ma andiamo con ordine e procediamo nell'esposizione di questa interessante
scoperta iniziando con qualche cenno storico riguardo gli autori.
Louis
Leboucher nasce a Rouen il 14 Settembre 1807 ; è uno dei maestri
più importanti del XIX secolo in Francia, se non il più importante;
difatti già nel 1843 pubblica il primo Trattato di Canne in 25
lezioni e successivamente nel 1844 il primo trattato di Boxe Française et
Anglaise (che chiameremo d'ora in avanti L44) che verrà poi ristampato a Bruxelles nel 1845
(L45) con tavole
rifatte e con l'aggiunta di due nuove (vedrà luce differenziandosi
solo nei caratteri di stampa anche a Parigi nel 1853).
In realtà il vero creatore della Boxe Française sembra non essere
stato lui ma Charles Lecour che, allievo di Michel dit Pisseux, imparò
prima la Savate poi la Boxe inglese e le fuse insieme dando vita appunto
alla Boxe Française; le origini di questo sport sono comunque ancora oggi
abbastanza oscure e vista la mancanza di un qualsiasi scritto di Lecour il
lavoro di Leboucher, sia per la Canne che per la Boxe francese, risulta
essere il più importante di tutti e sicuramente l'ispiratore di tutti
quelli a venire.
Devost, che fu il successore di Leboucher, pubblicherà difatti il suo
trattato nel 1882 (D82) ricalcando per intero L44 illustrazioni
comprese ed
aggiungendo solamente una parte finale nella conclusione sulla Boxe
inglese.
Luigi Carmine pubblica il suo Trattato di Box libera ossia difesa
personale... (che chiameremo da adesso C69) nel 1869 a Milano; il trattato si compone di cinque parti
suddivise per argomenti e termina con venti tavole fuori testo
(nell'edizione originale è presente anche un ritratto dell'autore e una
sua breve introduzione).
E' molto importante perché è uno tra i primi che nomina la Boxe in
Italia, sport che in quel periodo era ancora in via di espansione e non
universalmente presente come oggi.
In più tocca da vicino il discorso della difesa personale, anticipando di
diversi anni il filone del Jiu-Jitsu che prenderà molto piede a cavallo
dei secoli XIX e XX.
Alla luce delle nostre scoperte possiamo tranquillamente affermare oggi
che il Carmine scrisse un trattato di Boxe Française e Lotta, l'insieme
delle quali unitamente alla scherma col bastone da passeggio sembra
venisse chiamato ai tempi Lutte Parisienne (purtroppo sia di
questa che dello Chausson non è mai arrivato nulla di
scritto, ma solamente citazioni romanzesche o piccoli accenni in alcuni
trattati).
Ma passiamo ora al
confronto diretto, iniziando proprio con le immagini dei due testi che
hanno per prime destato sospetti!
L44 contiene 16 illustrazioni fuori testo a differenza di L45 che ne
contiene 18 per l'aggiunta di due tavole nuove; nella prima edizione i
personaggi calzano guantoni da pugilato e vestono camicia bianca e
pantaloni scuri mentre nella seconda edizione non hanno un abbigliamento
sempre uguale anche se le posizioni e i colpi rappresentati sono
esattamente identici.
Obbiettivamente le figure di L45 sono migliori e più rifinite, persino
nelle espressioni dei personaggi e nella ricchezza di particolari.
C69 contiene invece 20 illustrazioni (più il ritratto) e i personaggi non
indossano guantoni da pugilato; indossano però lo stesso abbigliamento e
spesso hanno le stesse sembianze di quelli di L44.
Ad una prima osservazione sembrerebbero tutte le stesse ma guardando più
attentamente si possono notare alcune differenze e aggiunte per concludere
in definitiva che "solamente" 11 sono identiche ma non inserite
nello stesso ordine; una curiosità: la coincidenza vuole che proprio le
uniche due coppie di tavole posizionate nello stesso modo (fig. 1 e fig.1,
fig. 14 e fig. 14) sono quelle che differiscono di pochissimo l'una dalle
altre, quasi cambiate ad arte per camuffare fino in fondo
"l'ispirazione"...
Di seguito potete fare da soli il confronto:
Come si può
effettivamente notare la somiglianza è a dir poco eccezionale, tranne nel
caso delle due coppie sopra già discusse (e che sono state appositamente
evidenziate in rosso).
Lasciamo al lettore ogni personale considerazione, se non la precisazione
che nel Carmine ci sono ancora 8 immagini che al momento sono ancora in
fase di studio e confronto con altri autori (secondo il parere del Salvini
anche la lotta sarebbe farina di Leboucher visto che se ne intendeva molto
e che fu proprio lui a lanciare il grande lottatore francese Arpin!).
Se il confronto tra le immagini colpisce, quello dei due testi non è
sicuramente da meno!
E' lecito chiedersi se anche per
i testi il Carmine abbia fatto medesima opera di copiatura: effettivamente
si, nel senso che ha spudoratamente tradotto senza citare la fonte i testi
di tutti i capitoli!
A
lui il “merito” però di averli in qualche caso riassunti e riordinati
in cinque parti distinte riguardanti: della guardia e della marcia, dei
colpi di pugno, dei colpi di gambe, del gambetto, della lotta complicata.
Non potendo trascrivere e confrontare qui tutti i capitoli facciamo
solamente qualche esempio e rimandiamo il lettore alla sua curiosità
personale.
Iniziamo subito con i primi capitoli dei trattati riguardanti la guardia e
la marcia (spostamenti):
Guardia
Carmine
Guardia Leboucher
Marcia Carmine
Marcia Leboucher
Come
si può confrontare da soli anche la somiglianza tra i testi è veramente
impressionante; entro le vacanze estive dovremo riuscire a rendere
disponibili anche altri capitoli esemplificativi.
Possiamo
quindi affermare che il trattato di Luigi Carmine può essere considerato
il primo trattato di Savate e difesa personale italiano.
Tutto ciò prova una ipotesi importantissima per la Savate italiana,
quella cioè che sia entrata in Italia molto prima di quanto noi
pensassimo e cioè nel 1869, circa 30 anni prima di quello che fino ad
oggi si pensava; ed è arrivata prima a Milano e successivamente a Genova.
Ora non resta che scoprire se effettivamente è poi morta con Carmine e
“riscoperta” in seguito a Genova verso la fine del secolo, oppure non
sia stata proprio appresa a Milano e poi tramandata lì da qualche suo
allievo.
Peccato che Luigi Carmine non abbia voluto lasciare ai lettori una nota
(come nel caso di Devost) riguardante il metodo d’insegnamento; avrebbe
sicuramente predisposto i savateurs nostrani diversamente e con meno
soggezione rispetto ai cugini d’oltralpe.
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