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IL RITORNO DEGLI ANGUILLARINI
IN PAESE DOPO LA CACCIATA

Onde che Anguillara, perché malcontenta degli Orsini aveva aperta, amica e plaudente porta ai papalini, dové ritornare sotto il dominio degli Orsini. Né si scordò della defezione Paolo Giordano, che fu alla morte di Virginio signore [Signore del luogo], e volle dichiarare rei di ribellione tutti i cittadini, confiscando loro tutti i beni, compresa la tenuta di Martignano e un corpo di prati cacciando in esilio la maggior parte, costituita dai più compromessi politici. Ciò avveniva verso il marzo 1497. Gli Anguillarini, come sopra ho
detto rifugiatisi nelle capanne e nelle grotte della campagna Romana, e parte nei paesi vicini, ove avevano parente, non tardarono a riconoscere il loro torto e a chiedere perdono di questa loro presunta debolezza commessa. Furono mandati parlamentari e Commissioni all'Orsini perché li avesse perdonati, e queste trattative durarono dai primi giorni della quaresima al giorno di Pentecoste di quell'anno; finalmente in quel giorno ricevettero il generoso perdono e poterono rimpatriare il giorno 15 maggio 1497, giulivi e
festanti come lo dice lo storico. Ma il generoso perdono venne soltanto limitato alle persone, rimanendo tutti i beni confiscati in potere di Paolo Giordano, che in [tal] modo accrebbe notevolmente la sua possedenza. Nonostante che gli Anguillarini venissero a perdere i loro beni e quelli della Comunità, pur tuttavia grati a Dio per l'alta grazia ottenuta di ritornare in paese, si votarono ad un'immagine di Maria SS. ma esistente ancora nella Chiesa Collegiata, e il giorno di lunedì dopo la Pentecoste fu stabilito, per
legge Municipale, festa popolare e di precetto. In ogni anno si doveva solennizzare questa festa votiva nella Cappella dedicata alla Madonna detta di Rocca Maggiore, e nell'altra Chiesetta rurale posta sulla riva del Lago. Per si lieto evento lo racconta il Bondi, nelle memorie di Trevignano, il magistrato, Clero e popolo, stabilirono come legge Municipale che in ogni anno, si dovesse solennizzare detta festa nella Chiesa Collegiata, e precisamente all'altare dedicato alla Madonna di Rocca Maggiore e quindi alla Chiesa
della Rena, recandosi il Clero con il popolo processionalmente. E perché un tale giorno riuscisse più gaio, furono decretate sette corse di cavalli, in onore dei sette doni dello Spirito Santo, oltre un lauto banchetto che veniva imbandito sotto un olmo, di straordinaria grandezza che sorgeva, ove adesso è la piazza del Lavatoio, in riva al lago avanti a quel magnifico spettacolo di acqua e celo. Per tale festa erigevano baracche sul luogo, concorrendovi, altre il Clero e la Magistratura, anche le
più distinte persone del paese. Ma il più delle volte, la religiosa gozzoviglia, per abuso di vino, che agli Anguillarini piace assai e per incontinenza di vitto, dava cagione a litigi, talvolta anche a ferimenti, onde coll'andar dei tempi, fu soppresso il pranzo e venne sostituito il dono di un coscio d'agnello per ciascun sacerdote, ed altrettanto al Magistrato, con di più una mortadella; a tutti i salariati del Comune una spalletta,
parimenti di agnello e al balivo [nel medioevo alto magistrato con poteri locali] le interiora, le teste e gli zampetti. Ora coll'entrata del governo Italiano, tale usanza che sapeva di medioevo è stata del tutto soppressa e viene soltanto solennizzata con funzioni religiose.
da "Notizie Storiche su Anguillara Riproduzione dell'originale e integrazione delle conferenze del
Cavaliere Antonio Annesi"


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