LETTERA 8: riportiamo ampi stralci della lunga lettera scritta da P. Ireneo Cataldi, religioso passionista e padre spirituale di Pasqualino, alla madre del seminarista, dopo aver appreso della sua morte.

San Gabriele dell'Addolorata 31-1-30

Mia Cara Semira,
Il vostro annunzio inatteso e subitaneo è stato per me uno schianto al cuore. Ritenevo il vostro Pasqualino, come un mio figliuolo spirituale, quindi il dispiacere che ho sentito per la sua fine in questo mondo, non riesco ad esprimerlo in parole. Egli dunque non è più in questo mondo con noi mortali, ed a questo pensiero le lacrime mi bagnano il ciglio, il cuore mi strazia di vivissimo dolore, e lo spirito mi viene meno della pena.
Io lo vidi a Penne nel giorno 4 del mese corrente, e mi rallegrai quando mi disse di trovarsi bene in salute, più lieto e felice per la Carriera Santa intrapresa., ed altre cose consolanti. Ora quaggiù non lo rivedrò più. Ritengo però che egli è già in Cielo, e spero di rivederlo colà, e non per pochi momenti, ma sibbene per sempre. Con questa speranza mi conforto nella dura pena che sento nella sua dipartita.
Lo stesso dovete fare anche voi. Certamente il vostro cordoglio è inesprimibile; e voi nella lettera che mi avete diretta dite di dovermelo immaginare. Sì, lo immagino purtroppo; lo comprendo purtroppo: arrivo purtroppo all'intensità del vostro dolore, ed allo schianto ricevuto nella perdita di quel tesoro di figlio. Ma mentre vi significo che io ho compreso tutto, nel medesimo tempo vi annuncio che questa perdita, non è eterna, ma sibbene momentanea. Quando potrà essere? Di venti o trant'anni? Comunque, potrà essere di un periodo di anni, che passeranno subito. E poi? Poi potrete voi rivedere il vostro figlio, riabbracciarlo, e stringerlo con gioia al vostro seno. Ecco dunque la fede che dovete avere: credere che il vostro figlio non è morto, ma vive in Cielo, insieme agli Angeli e coi Santi, e Colà aspetta voi per essere uniti a voi per tutta l'Eternità. Voi mi dite che avete perduta la fede, una simile disgrazia toccata a voi, gliela farebbe acquistare, perché solo la fede potrebbe confortarlo. I pagani che non hanno fede a tali sventure, vanno nella disperazione e finiscono nella più crudele desolazione, senza conforto e senza linimento al dolore che si soffre. Se non fossi povero religioso, io verrei in persona da voi per dirvi tante belle verità, riguardo alla Fede, e quindi confortarvi nella grande sciagura che vi è incolta. Ma con grande dispiacere non posso venite per questa opera buona verso di voi, cui tanto stimo e amo. Mi debbo limitare a dirvi qualche cosa per mezzo di lettera (…).
Vede dunque mia cara Semira. Vostro figlio era un figlio maturo pel cielo; ed il Signore se lo ha preso, per collocarselo dinanzi al Suo Trono. Se quegli restava sulla Terra, correva pericolo di perdere candore e flagranza, e poi non più adatto pel Cielo.
Ripeto fede, perché Dio fa tutte le cose per bene. Voi forse dite: non me lo meritavo questa disgrazia, perché sono una donna buona.
Perché siete buona, era necessario che foste provata. Sarete veramente buona, se vi rassegnate a questa sciagura. - Ma il mio figlio poteva essere un buon sacerdote. - è meglio che sia in Cielo, conservando l'Innocenza che non un viatore di questo mondo in mezzo a tanti pericoli, nell'occasione di perdere l'innocenza e le virtù.
Mi rallegro della notizia che un buon sacerdote di Penne, voglia scrivere una breve vita del santo figliuolo. Sarà un conforto per voi, pel padre e nonno d'America.
Egli visse da santo giovinetto, da ottimo seminarista, perciò una biografia sarebbe una cosa che richiederebbe del gran bene a tanti di sua età.
Ho pregato per lui, nella Messa, proseguirò a pregare, e coraggio rimettendovi alla volontò del Signore. Vi saluto.

Dev.mo

P. Ireneo Passionista