IN SEMINARIO

PASQUALINO IN SEMINARIO

 

Pasqualino fa sul serio. Non si tratta di entusiasmo passeggero tipico degli adolescenti, ma è convinto che Dio lo chiama a lasciare tutto per Lui. Il 14 ottobre 1926 entra nel seminario diocesano di Penne (PE). Veste l'abito talare e inizia la sua nuova vita abbracciata con grande entusiasmo. Attira subito su di sé l'attenzione di tutti per il suo aspetto delicato e gentile e per lo sguardo ingenuo e dolce.

Non ha difficoltà a rispettare l'orario e il nuovo ritmo di vita del seminario. Non rimpiange nulla di ciò che ha lasciato ed è sempre pronto ad ubbidire ai suoi superiori; è convinto che la volontà dei superiori rispecchia quella di Dio. Un giorno, interrogato con tono sprezzante da un tale sul perché avesse scelto la vita ecclesiastica, risponde: "Perché, quando sarò ordinato sacerdote potrò salvare molte anime e avrò assicurato la mia. Lo vuole il Signore, ed io ubbidisco. Benedico mille volte il Signore che mi ha chiamato a conoscerlo e amarlo".

Anche in seminario presto tutti si accorgono che è il migliore. Nonostante il suo gracile stato di salute, Pasqualino compie tutti i suoi doveri con impegno e convinzione. Desidera solo fare ciò che Dio vuole. "Signore, farà scrupolosamente tutto quello che mi sarà comandato; adempirò con tutte le forze del mio povero cuore tutti i doveri del mio stato", scrive nei suoi propositi.

Non si accontenta di osservare i momenti di preghiera comunitaria, ma coglie ogni occasione per stare vicino a Dio, con preghiere personali e mortificazioni. Ad un suo compagno invidioso che gli chiede dove trovi tanta pace e tranquillità risponde: "Nella fede in Dio: ecco tutto". Il segreto è tutto qui: vivere solo per il Signore, desideroso di fare "tutto per Iddio"; niente senza Dio; tutto per la sua maggiore gloria". Non si contenta mai del minimo, capisce che Dio chiama sempre alla perfezione ogni suo Discepolo.

Pasqualino non si monta mai la testa, neppure di fronte ai ripetuti elogi dei superiori e dei suoi compagni in seminario. Rimane sempre un semplice ragazzo. Una profonda e sincera umiltà è il fondamento della sua vita interiore. "Gesù, voglio essere sempre umile, come voi volete", ripete spesso. Il suo contegno in Cattedrale, in Cappella, a scuola, durante lo studio è sempre corretto e raccolto. I compagni e i suoi superiori notano presto in lui una non comune religiosità. In testa ha una sola idea fissa: la santità. Tra i suoi propositi ce n'è uno ricorrente: "Gesù voglio farmi santo, presto e grande".

Il suo primo biografo, Mons. Luigi Di Francesco, racconterà di averlo visto andare due volte con gli altri seminaristi al Santuario di San Gabriele per l'annuale visita al santo dei giovani: "Pregato da Mons. Vescovo a rivolgere una paterna parola ai seminaristi, notai fra essi uno in atteggiamento da santino, che sembrava irradiato da luce divina. Il Canzii mi sembrò il vero modello del seminarista, secondo le intenzioni di nostra Madre Chiesa".