DI CORSA VERSO LA SANTITÀ

L'INTERNO DELLA CHIESA SS MARIA DEGLI ANGELI - BISENTI

 

    Fin dal primo giorno della sua entrata in seminario Pasqualino promette a Gesù di non perdere un solo minuto del tempo assegnato allo studio e alla preghiera. Si dedica allo studio con grande impegno e allo stesso tempo fa grandi progessi nella vita spirituale tanto che sia in seminario che a Bisenti è portato come modello. 

    La sua vicenda con Dio lo rende allegro e affabile con tutti. Si vede da lontano che il suo cuore trabocca di felicità. "Che soddisfazione, esclama, quando si sa di aver fatto fedelmente ed esattamente compiuto i propri doveri per amore di Dio". Sui suoi compagni di seminario esercita un'attrattiva speciale: tutti cercano la sua compagnia sempre piacevole e molto desiderata e lui si mostra affabile e generoso con tutti. Un suo compagno, diventato poi passionista, lo ricorderà come uno "sempre facile al riso, semplice, buono, come un bambino". E confermerà anche che "Canzii nel cuore ardeva di vivo amore per Gesù e aveva inoltre una tenere devozione verso la Madonna". 

    Il suo amore per Gesù e sua madre Maria è talmente grande che quando parla delle cose del Cielo il suo viso diventa luminoso. Conserva sempre puro il suo cuore, il suo animo è di una limpidezza cristallina. Pasqualino evita ogni sguardo, ogni sesto, ogni parola che possa anche minimamente offuscare la purezza del suo animo. Sua madre affermerà che mai udì dalla bocca del figlio parole indecenti, mai vide in lui gesti scomposti o sconvenienti. Il suo portamento riservato, ma sempre cortese e caritatevole, è indice della limpidezza del suo animo e della sua santità. Nei luoghi più frequentati della sua casa mette una targa: "Dio mi vede; Dio vede tutte le mie azioni". 

    La sua vita di preghiera si nutre della parola di Dio o dell'esempio dei suoi santi protettori S. Gabriele dell'Addolorata, S. Luigi Gonzaga, S. Giovanni Berckmans. É sempre più convinto che Dio lo chiama ad essere come loro: "Se S. Luigi Gonzaga, S. Gabriele dell'Addolorata, S. Giovanni Berckmans sono santi in carne ed ossa come me, perché io non debbo farmi santo? Sì, o Gesù, io voglio farmi santo, e gran santo, assolutamente". 

    Quando deve prendere qualche decisione importante, Pasqualino ricorre subito alla Vergine Maria e a S. Gabriele, a cui deve la sua vocazione: "Vergine benedetta, voi che mirabilmente mostraste a S. Gabriele la via da intraprendere, esauditemi e mostrate anche a me la via che conduce al Cielo. Voi, Madre di Misericordia e di Bontà, abbiate compassione del vostro misero figliuolo ed aiutatelo sempre in tutte le traversie della vita terrena, perché sotto la sapiente vostra guida giunga infine al sospirato porto di salvezza". 

 

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    Pasqualino non manca di inculcare anche nei suoi famigliari la sua grande devozione alla Madonna. Nell'ultima lettera al papà lontano, scritta il 26 dicembre 1929, lo invita a rassegnarsi alla volontà di Dio e a pregare sempre Maria: "Sì, fate bene a rimettervi alla S. Volontà di Dio, il quale sempre dispone le cose a nostro bene. Non fa niente se abbiamo da soffrire in questa vita, perché se abbiamo offerto a Dio i nostri dolori in isconto dei nostri ed altrui peccati, acquisteremo meriti per quella Patria Celeste dove tutti aneliamo. Coraggio, caro papà, facciamoci forza, per pervenire al Paradiso, la cui porta sicura è Maria la Madre di Gesù e di tutti noi Cristiani. Non tralasciate di recitare almeno un'Ave Maria in onore di questa Vergine Santa. Vorrei un santo qualsiasi che vi parli della Madonna, ma neanche questo potrebbe dir bene e precisamente tutti i privilegi e l'amore che ci porta Ella". 

    Dai santi impara anche a condurre una vita mortificata. Non si lamenta mai del vitto che definisce sempre ottimo e di pieno gradimento. Una volta la madre, vedendolo indebolito, gli porta un cestino di uova fresche, ma Pasqualino l'accetta solo dopo aver ottenuto il permesso del rettore. Le testimonianze di parenti, superiori e amici sono concordi nel ritenere nel Canzii modello di Cristiana Mortificazione. 

    Quando torna a casa in vacanza dà sempre prova di grande distacco delle cose terrene. É parco nel cibo e veste in maniera molto semplice. Un giorno confida alla mamma: "Mamma, il Signore mi ha chiamato e sempre più viva mi fa sentire la sua voce. Se per sua grazia un dì sarò ordinato sacerdote e sarò chiamato alla cura delle anime, io darò tutto ai poveri, figli prediletti del suo amabilissimo Cuore". E continua: "Mamma mia, che giova guadagnare tutto l'oro del mondo se si perde l'anima? Per la salute spirituale, nulla è più pericoloso del denaro. Abbracciare la legge della mortificazione non è perdita ma guadagno, poiché si vince il mondo e si guadagna il Cielo".

   Il fratello Pietro, che vive oggi negli Usa, a Baltimora, ricorda che "questo Pasqualino tornava dal seminario durante le vancanze passava il tempo in casa ed in Chiesa e leggeva tanto, questo era il suo più grande passatempo ed era tanto felice di vedersi vestito da seminarista. Ogni mattina andava in Chiesa a servire la Santa Messa al caro parroco Don Filippo De Flaviis".