STORIA DELL'OSPEDALE SS.TRINITA'

 


 

L'inizio dell'attività dell'ospedale "S.S. Trinità" può essere fatto coincidere con la conclusione della seconda guerra mondiale.

Tra la fine del 1945 e l'inizio del 1946 le "casermette", che sino ad allora avevano ospitato il Genio militare e l'Artiglieria, vennero occupate da alcuni Reparti Ospedalieri.

La decisione di usare tali edifici dismessi dalle forze armate, fu del Prof. Antonio Spanedda e del Prof. Giuseppe Brotzu, allora Sovraintendente Amministrativo dell'ospedale Civile.

Pare certo che le motivazioni che spinsero i due illustri studiosi, all'uso delle "casermette", fosse l'esigenza di trovare degli spazi per malati infettivi altamente contagiosi.

Infatti molti soldati sardi facevano rientro dalla guerra portando con sé evidenti problemi di ordine igienico-sanitario e si temette,  addirittura, che qualcuno dei reduci provenienti da Taranto, dove c'era stata un'epidemia di peste, potesse importare tale terribile male in Sardegna.

I'esigenza di creare un reparto "contumaciale" era quanto mai pressante, anche perché il vecchio Lazzaretto ubicato nella zona di S. Elia non era più agibile.

La peste, di manzoniana memoria, non giunse comunque a Cagliari.                                 .

Rimase invece il "reparto contumaciale" che, sotto la direzione del Dott. Angelo Dessì, fu utilizzato per alcuni casi di vaiolo e di rab­bia, e successivamente (nel 1946) per i malati di tubercolosi che allora molto numerosi, sovraffollavano l'ospedale Civile, diretto dal Dott. Paolo (noto Lullo) Loi, nato a Cagliari il 17.3.1900; Direttore amministrativo era, invece, il Comm. Alfieri, funzionario della Pre­fettura.

Arrivarono in quegli anni del dopoguerra, ad Is Mirrionis anche i malati infettivi provenienti dall'ospedale Binaghi nonché i pz. dislo­cati in una casa privata sita in viale Diaz, di fronte all'attuale fiera campionaria.

Negli anni tra il 1946 e il 1950 il complesso militare, che iniziava da quel momento ad esser chiamato Ospedale, risultava così costi­tuito:

un caseggiato all'ingresso per gli uffici; una palazzina in fondo al viale di ingresso; sei padiglioni per l'alloggiaento(cd casermette;un caseggiato per cucina e magazzeno.

Per meglio identificarli indicheremo i sei padiglioni con le lettere maiuscole da A ad F.

Molto utile, per la ricostruzione degli avvenimenti di questo periodo è stata la collaborazione di alcuni medici, veri pionieri dell'ospedale di Is Mirrionis, cioè Enea Puddu, Carlo Enrico Zanda, Pippo Piga e Sebastiano Luridiana ai quali va il nostro ringraziamen­to.

Tra i caseggiati, dove oggi sono i boschetti dei pini e il prato ver­de, venivano cotivati ortaggi e cereali.

In particolare, come aneddoto, voglio riportare che il Dott. Puddu ricorda che il Sig. Savasta, un siciliano trapiantato in Sardegna continuò a coltivare carciofi e cavoli sino al 1951, quando cioé in ospedale erano ricoverati oltre trecento malati.

Tutto il complesso era recintato da un alto muro, che in gran par­te esiste ancora e che escludeva i quattro padiglioni di sinistra,che, solo successivamente, vennero inglo­bati nell'ospedale.

In realtà solo due padiglioni furono occupati dai soldati durante la guerra, precisamente il primo a destra e il reparto Hanseniani. Sull'ingresso di quest'ultimo repar­to si poteva leggere, sino alla fine del 1989, la scritta "XXIII Reggi­mento cannoni", scomparsa dopo l'opera di ristrutturazione della divisione.

Il caseggiato, che ancora oggi esiste nella parte alta, verso il colle di Tuvixeddu, divenne la sede di "Radio Sardegna", una delle prime emittenti dell'Italia libera, grazie all'iniziativa di alcuni militari in servizio a Cagliari, tra i quali voglio citare personaggi divenuti cele­bri come Jader Jacobelli, Amerigo Gomez e Fred Buscaglione. Nello stesso padiglione, insonorizzato con coperte militari inchiodate ai muri, Glenn Miller, in toúrnée nell'isola con la sua grande orchestra, a conforto delle truppe americane, eseguì per la prima volta in Europa, "Sun Valley Serenade".

Tutt'intorno a questi edifici era aperta campagna: frutteti, vigne, campi seminati a grno ed ortaggi, rare anche le case coloniche, verso il colle di S. Michele.

Non esistevano strade percorribili e raggiungere le casermette via via adibite a reparti ospedalieri era una vera e propria avventura. Un unico sentiero di campagna le collegava alla più vicina fermata filo­tramviaria praticamente irraggiungibile dopo le piogge! Nei primi periodi di attività dell'ospedale, era dunque indispensabile arrivare a piedi o in bicicletta, visto che solo pochi si potevano permettere il lusso di un'auto, una "Topolino"(Dott. Uccheddu, Dott. Marchi), di una "giardinetta" (Prof. Angioni).

Stante la difficile viabilità, era molto problematico il rifornimen­to di tutte le merci, tanto che i medicinali venivano portati dall'ospe­dale Civile, con un carretto... a mano!

Nel dettaglio, possiamo, con buona approssimazione, stabilire che l'attivazione dei reparti si avvenuta nel seguente ordine crono­logico:

1) Reparto Infettivi (fine del 1945);

2) Reparto TBC (Aprile del 1946);

3) Reparto Hanseniani (Estate del 1946);

4) Reparto Cronici (fine del 1946).

Appare chiaramente che i sopraelencati reparti avevano la pecu­liarità di reparti di isolamento, per pazienti con patologie infettive importanti che, negli anni subito dopo la guerra, andavano via via aumentando a causa della dilagante carestia, delle carenze idriche, alimentari e igieniche.

Infuriavano epidemie di tifo, paratifo, salmonella, epatite, meningite e alcuni casi di rabbia e vaiolo.

Lavorarono nel reparto "Infettivi" alcuni medici:    

Dott. Angelo Dessì (nato a Cagliari il 4.3.1917); Dott. Gino Chessa (nato a Cagliari il 6.3.1917); Dott. Enrico (Chicco) Piso (nato a Cagliari il 19.5.1918); Dott. Nino Portigliotti, medico torinese che dopo qualche tempo ritornò nella sua regione d'origine.

Direttore del reparto fu inizialmente il Dott. Flavio Sanna, aiuto del Prof. Setzu, al quale successe il Prof. Goffredo Angioni, aiuto del Prof. M. Aresu, tra la fine del 1946 e gli inizi del 1947.

Nel 1963, abbattuto e spostato il muro di cinta, vennero ingloba­te, a sinistra, altre quattro "casermette", fino ad allora abitate dai sen­zatetto, ex sfollati, sbandati, trasferiti in alloggi comunali di nuova costruzione, a S. Elia ed in via Emilia.

Il reparto Infettivi occupò il primo padiglione che in seguito ven­ne sopraelevato, dove sino a poco trmpo fa si ricoveravano malati affetti da patologia infettiva e da AIDS.

I padiglioni più esterni, vennero invece adibiti al ricovero dei pazienti affetti da TBC.

Tale esigenza scaturiva dall'enorme numero di ammalati che non trovavano più possibilità di ricovero presso l'ospedale Sanatoriale di Monte Urpino (ospedale Forlanini, in seguito chiamato ospedale Binaghi in ricordo del Prof. Roberto Binaghi, per molti anni Diretto­re della Clinica Chirurgica e Rettore dell'Università).

Dopo aver utilizzato i locali della attuale Scuola convitto presso l'Ospedale San Giovanni di Dio si migrò alle casermette di Is Mirrio­nis.

Divisi in I Padiglione TBC uomini e Padiglione TBC donne (o Reparto Santa Teresina, da una statua raffigurante questa Santa).

Ma ben presto questi spazi risultarono insufficienti, per la grande quantità di ammalati, ben 250 in pochi anni. Fu pertanto necessario utilizzare anche il padiglione B. Il Pad. TBC uomini. Nel pad. C si costituì un reparto di TBC pediatrico e di Chirurgia Toracica.

Unica arma atta a combattere la Tubercolosi era la Streptomicina, scoperta da Waksman nel 1944, ma estremamente difficile da trovare sul mercato. In città la sua distribuzione veniva fatta dal medico Pro­vinciale Prof. Aresu che riuscì ad ottenere un dosaggio medio gior­naliero di 30-50 gr./die.

Fu creato un repartino, a gestione universitaria, che si chiamò proprio "Reparto Streptomicina" dotato di circa 25 letti.

Occupava la parte più interna del padiglione A, attualmente dismesso e sino ai primi mesi del '1989 utilizzato dal servizio di Ana­tomia Patologica:

Ci lavorarono per alcuni anni il Prof. Pietro Leo e,successiva­mente il Prof. Mario Congiu, assistenti del Prof. M. Aresu in Clinica Medica.

Agli inizi degli anni `50, tali spazi vennero abbandonati dagli universitari e divennero il II TBC donne, reparto utilizzato per l'assistenza di anziane tisiche, alla cura delle quali vennero incaricati il Dott. Zanda ed il Dott. Marchi.

Primario dei reparti TBC era il Dott. Antonio Uccheddu (nato ad Alghero il 10.1.1906) con i seguenti collaboratori:

I - II TBC uomini

Enea Puddu (nato a Cagliari il 17.5.1919); Giuseppe (Pippo) Piga (nato a Cagliari 1'1.10.1917); Paolo Cossu (nato a Cagliari il 16.6.1921);

Gino (Gigione) Setzu (nato a Cagliari il 12.11.1918); Natale Argiolas (nato a Savona il 25.12.1920).

I - II donne

Francesco Marchi (nato a Sassari 1'11.3.1911); C. Enrico Zanda (nato a Cagliari il 28.1.1923); Sebastiano Luridiana (nato a Sassari il 24.2.1925).

Come già accennato, nel padiglione C, trovarono spazio la Chi­rurgia toracica e il reparto per i bambini affetti da Tubercolosi.

Fu primario della Chirurgia toracica il Prof. Antonio Cardia (nato a Serri il 13.8.1907), proprietario della casa di cura S. Benedet­to, che in seguito divenne anche Direttore Sanitario dello stesso ospedale S.S. Trinità. In quegli anni furono numerosi gli interventi di toracoplastica, di fenicoexeresi e di Jacobeus, eseguiti sia dal prima­rio del reparto, ma ancor più dal suo Aiuto, Dott. Antonio (Tonino) Sias (nato a Sorgono il 4.8.1915). Con questa équipe iniziò la sua carriera di chirurgo il Dott. Gianni Floris (nato a Cagliari il 2.5.1924).

Si lavorava tra mille difficoltà, i locali e le attrezzature disponibi­li erano poco idonei e non esistevano serrande alle finestre (furono montate solo nel 1952), la sala operatoria veniva riscaldata con stu­fette elettriche; quando mancava la corrente l'infermiera di sala ope­ratoria era costretta a mettere in moto un gruppo elettrogeno con motore a scoppio. Non esisteva l'anestesista!

Accanto alla chirurgia toracica, il padiglione C, ospitava il repar­to di TBC pediatrico, che da sezione per pochi bambini ammalati di Tubercolosi divenne, successivamente, un vero e proprio reparto di pediatria. Il merito dello sviluppo e della crescita di questo reparto fu del suo Primario, Prof. Domenico Corda (nato a Bonnannaro il 17.8.1903). Suoi collaboratori furono:

Paolo Pala (nato a Cagliari il 25.2.1924); Angela Mostallino

moglie del Prof. Corda; C. Emilio Zanda, giunto da Roma nel 1950. Prestò la sua opera in questo reparto, sino al 1982,

quando fu trasferito il reparto all'ospedale S. Michele;

Luigi (Gigi) Collu, nato a Senorbì 1'8.7.1932, deceduto prematu­ramente per epatite virale.

Alla Pediatria furono assegnati anche i PL., del reparto Poliomie­lite aperto nel 1959, che ospitava i bambini affetti da questa terribile malattia. In Sardegna si registravano circa 80 casi di malati ogni anno.

Per questo motivo, in attesa della costruzione dell'Istituto di Cli­nica Pediatrica, fu necessario trasferire le pazienti ricoverate nel II TBC donne a Jerzu e i bambini colpiti da Polio virus, trovarono miglior sistemazione e spazi più ampi in quegli ambienti.

Erano affidati alla cura del Dott. Zanda e del Dott. Argiolas, e nel 1960 tutto il reparto fu denominato, tramite atto deliberativo forma­le, "Divisione di Pediatria con annessa Sezione TBC".

Negli anni `60, la diffusione della TBC aveva assunto un tale incremento che quattro padiglioni su sei, erano stati occupati da questi ammalati. Solo con l'introduzione di due nuovi farmaci, l'Isa­riazide e il PAS, si determinò una importante diminuzione del feno­meno epidemiologico e soprattutto subentrò l'esigenza di spostare il problema terapeutico dalla struttura ospedaliera al medico di fami­glia, o a struttura sanatoriale della penisola come Sondalo o Arco.

Molti reparti TBC, cominciarono ad avere le corsie vuote sino che, in pochi anni, da quattro reparti si ebbero due reparti TBC e il padiglione B viene diviso per ospitare il Reparto di Traumatologia e la Divisione di Medicina II.

Appare, da quanto abbiamo esposto sinora, che le "casermette", nate per scopi ben diversi dal ricovero e cura dei pazienti, furono un rifugio per malati "difficili" che trovavano pochi spazi negli "ospe­dali veri" e che, oserei dire, venivano ghettizzati in un luogo distante dal centro abitato e non certo piacevole dal punto di vista alberghiero. Sembrò, dunque, "logico" nel 1946 trasferire i "Lebbrosi" in un padiglione di Is Mirrionis.

La lebbra, in Sardegna, esiste da molti secoli. Le prime notizie sicure sulla sua comparsa, risalgono al 1400. Si tramanda anzi, che nel tredicesimo secolo esisteva a Cagliari nei pressi del borgo S. Elia, un Lebbrosario dedicato al Santo Lorenzo di Bagnara, ubicato quasi sicuramente nella località da tutti indicata come Lazzareto. Scrisse il Martini che, in quegli anni, la malattia infieriva a tal punto da far eri­gere numerosi ospedali per "allontanare "dalla società "quei tremen­di malati quasi bestie che incutevano ribrezzo e terrore".        

Fu importata probabilmente dai Fenici che fondarono la città di Tharros, nei pressi dello stagno di Cabras. Infatti l'epidemia lebbro­sa, diffusasi nei secoli colpiva più frequentemente tale zona e i paesi lungo le sue vie di comunicazione.

In tutta la regione furono edificati diversi ricoveri per lebbrosi detti "Lazzareti", nome derivato dalla resurrezione di Lazzaro, anch'egli lebbroso, e dall'ordine religioso dei Lazzaristi: Questi ulti­mi gestirono a Cagliari, l'ospedale S. Antonio, in via Manno, dove venivano ricoverati-i malati di Lebbra (o "fogu mandigadóri").

Nel 1636 a questi frati Antoniani subentrarono i Fatebenefratelli (Ordine religioso di San Giovanni di Dio) che gestirono l'ospedale S. Antonio sino a quando nel 1850 iniziò a funzionare l'ospedale Civile S. Giovanni di Dio.

Nei giardini di questo ospedale, sorse il primo vero lebbrosario che rimase operante sino al 1932. Fu quindi costruito un nuovo complesso sanitario in muratura, capace di ospitare 30 P.L., nella parte a nord del giardino dell'ospedale Civile, attiguo all'Anfiteatro Romano, noto col nome di Villa Fiorita.

Gli eventi bellici del 1942-43, imposero lo sfollamento dei Leb­brosi e portarono alla parziale distruzione della struttura, che, in seguito ricostruita, venne adibita ad altri usi.

Finita la guerra, i Lebbrosi vennero ospitati in un padiglione (indicato con la lettera E) delle "casermette" di Is Mirrionis, che ave­va ospitato il XXIII Reggimento Cannoni.

Ancora oggi la Divisione di Dermatologia e il reparto Hansenia­ni, occupa quel padiglione completamente ristrutturato.

I casi di lebbra in Sardegna sono stati centinaia, circa duecento in questo ultimo secolo, per la maggior parte nella provincia di Orista­no a Cabras, S. Giusta, Terralba e nell'isola di S. Pietro.

Attualmente la lebbra è circoscritta a pochi focolai e i casi nuovi, in questi ultimi anni, sono limitati a senegalesi e a pochi casi autoc­toni.

In questi ultimi 50 anni da trenta (nel 1948) sono attualmente ridotti a 5 pz. ricoverati nel reparto Hanseniani ad alto isolamento e altri 20 pz. vengono seguiti ambulatorialmente. Ricordiamo i medici che seguirono questi pazienti:

Antonio Pirastu; Antonio Orrù.

Sinora abbiamo parlato di trasferimenti di pazienti, o spostamen­ti di reparti dall'ospedale Civile o da altra struttura cittadina alla nuova realtà sanitaria dì Is Mirrionis, che via via tentava di assurgere al "rango" di ospedale. Ma, nel 1946, è da segnalare un fatto impor­tante nella storia che stiamo ricostruendo: un bando di concorso appare su "L'Unione Sarda" per un posto di Primario di un reparto di nuova istituzione: il reparto Cronici.

Il concorso fu vinto dal Prof. E. Porrazzo (nato a Cagliari il 29.6.1907), aiuto del Prof. M. Aresu presso la Clinica Medica. Aveva inizialmente 10 PL. che in breve tempo divennero 30, poi­ché la richiesta di ricovero era sempre più imponente: cancerosi, cir­rotici, osteomielitici, anziani affetti da malattie croniche.

Dopo alcuni anni, un intero padiglione fu utilizzato per il ricove­ro di tali patologie e rimase unico in tutta la provincia sino ai giorni nostri. Vi operò con il primario, per circa 10 lunghi anni, il Dott. Illario e, per un breve periodo, il Dott. Chessa che dovette abbandonare prematuramente l'ospedale per disturbi uditivi.

Solo nel 1957 si aggiunse l'opera di un altro medico il Dott. Luri­diana che, da più di sei anni, lavorava nel reparto TBC.

Nel 1970 il reparto "Cronici" cambiò nome e divenne reparto Lungodegenti ma un anno dopo fu scisso in Div. Geriatria e Div. Lungodegenti, che, primario, Prof. Pirlo, diventerà la III Div. di Medicina, del disciolto Ente Ospedaliero OO.RR. di Cagliari.

Se fatiscenti erano i locali di cui stiamo raccontando, altrettanto precaria era la situazione delle attrezzature e l'apparato tecnologico. Basti pensare che il primo apparecchio radiologico (Ohio Nuclear) dell'ospedale Is Mirrionis fu una donazione dell'esercito USA che, rientrando in patria, aveva pensato di abbandonare.

Tale strumento a raggi X, venne installato, nel reparto TBC uomini. Era formato da un grosso tubo scoperto e da uno schermo, montato su un cavalletto che veniva spostato a mano.

Con questa "specie" di ortoscopio il Dott. Uccheddu ed i suoi collaboratori guardavano, in scopia, i toraci dei Tubercolotici ricove­rati.

Nonostante emettesse raggi in tutte le direzioni, funzionò per vari anni, sino a quando, per effetto delle norme protezionistiche, il Prof. Ladu, fisico esperto qualificato, lo mise fuori uso per essere completamente privo di protezioni.

TBC donne, aveva una sola diagnostica, una camera scura, una stan­zetta per la refertazione. Il primo radiologo specialista fu il Dott. Nino Vargiu (nato a Cagliari il 16.8.1913), ginecologo oltre che, come si racconta laurea­to in Matematica e Giurisprudenza. Personaggio particolarissimo e ricco di memorie aneddotiche. Colpito da "malattia da raggi" fu allontanato dal servizio insieme con il suo tecnico Giulio Porcu, anch'egli radioleso.

I medici che negli anni hanno prestato la loro opera nella Radio­logia sono:

Dott. Nino Vargiu; Dott. Pinuccio Boi sino al 1970: Dott. Paolo Tanca;

Dott. G. Carlo Chabert; Dott. Aldo Angei; Dott. Franco Pirastu.

Allo stesso modo poteva definirsi ottimale la situazione del Laboratorio Analisi, servizio ubicato, nei primi anni del dopoguerra, nel caseggiato d'ingresso. Suo direttore fu il Dott. Gigi Aru, primario del Laboratorio dell'ospedale Civile. Successivamente la direzione passò al Dott. Piero Zambelli (trasferito dopo alcuni anni all'ospeda­le Psichiatrico), alla Dott.ssa Navona ed infine al Dott. Piu che lo diresse per lunghi anni.

Molti servizi, continuarono, in quel periodo, a dipendere dall'ospedale Civile, costruito 100 anni prima da Gaetano Cima, e sempre più insufficiente a soddisfare le esigenze sanitarie della popolazione di Cagliari e della provincia.

Proprio per queste ragioni 1'attività dell'ospedale di Is Mirrionis andava sempre più aumentando e qualificandosi nelle varie specia­lità ancor oggi presenti.

E' pur vero che rimase sempre un luogo di seconda scelta, tanto che molti medici ed infermieri anziani ricordano di aver sentito l'allora Direttore Sanitario Dott. Lullo Loi urlare nel suo ufficio: "Ti sbatto a Is Mirrionis!".

Nella direzione dell'ospedale, si avvicendarono varie figure mediche che non risiedevano all'interno dell'ospedale, ma vi si reca­vano per brevi Ispezioni, sino ai tempi del Dott. Paolo Cossu, primo vero Direttore Sanitario, già assistente nel reparto TBC prima del 1951.

L'organico dell'ospedale risultava carente anche della figura di Direttore Amministrativo, surrogato dalla presenza del rag. Giusep­pe Grimaldi, che diede un grande contributo alla crescita e al miglio­ramento logistico dell'ospedale. In seguito fu vice-segretario genera­le per questo ospedale (dal 1955 al 1970) il Dott. Edoardo Peretti, mentre era segretario generale degli OO.RR: il dott. V. Chiama.

Nel corso degli anni di cui andiamo descrivendo, questa struttura ospedaliera cresceva e ampliava il n° dei PL., variando la sua tipo­logia di "ospedale per malati infettivi" in "Ospedale Generale".

 


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