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La
casa di cura " Villa
Cappellani"
è una struttura fondata nel 1931, che sempre ha profuso, dai
tempi della sua nascita, un servizio sanitario di alto livello.
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Nei primi anni di attività la disciplina fondamentale era l’Ostetricia
e la Ginecologia, si cominciò a delineare successivamente una
duplice struttura, quella dell’attività chirurgica
polispecialistica e quella del paziente lungodegente. Come
ogni espressione delle attività aziendali e sanitarie ha subito
l’influenza dello sviluppo sociale, riconoscendo che il tipo
di prestazione doveva cambiare, adeguandosi al nostro momento
storico. Nel 1997 La Cappellani
cambia, iniziando un profondo rinnovamento di filosofia
sanitaria,consistente nell’adeguamento della struttura e del
sistema di gestione del paziente. La
finalità di questo cambiamento è la ricerca di una
"QUALITA’ " del servizio, che si deve porre quale
alternativa diversa ed assolutamente ad alti livelli, al tipo di
sanità presente in altre strutture, che se pur valide,
probabilmente non rispondono ai requisiti che, l’utente
del
2000 cerca nella prestazione sanitaria.
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Il
paziente non è più un’entità estrapolabile dal suo contesto,
ove l’avvicendamento degli eventi economici e sociali, pone l’uomo
in una posizione in cui la "persona" deve acquistare
una posizione dominante rispetto all’evento accidentale alla
quale può essere sottoposto. Nella gestione dell’evento
malattia, gli operatori sanitari non possono e non devono non
considerare che la persona continua a vivere ed avere diritto
dico-gestire il problema, mantenendo l’autonomia decisionale e
la compartecipazione al problema. Per potere perseguire questi
scopi tutta la struttura deve obbedire a determinati requisiti
strutturali e procedurali imprescindibili che, attraverso una
attenta gestione, portano ad un miglioramento della qualità. Il
paziente deve avere la percezione che il personale è motivato
nel proprio lavoro e che cerca sempre un senso nella propria
attività. L’operatore non deve mai perdere di vista il
cammino che lo porta a conquistare la qualità che è il fine
ultimo dell’attività di qualunque struttura che offre servizi
ad una utenza. L’utenza
in discussione, cioè il paziente, non può fare a meno di
fruire di una prestazione collettiva fatta da tante prestazioni
individuali, ove ogni tassello è imprescindibile per la
confezione dell’attività finale. Ecco perché ogni
individualità diventa attore in prima
persona e diventa parte integrante di un sistema con un
criterio di valutazione e di comportamento univoco.
Il perseguire congiuntamente questa finalità deve obbedire a
quel criterio, oggi quanto mai complesso, che stabilisce i
termini di una "prestazione di qualità".
Concettualmente perché ogni operatore sia guidato nella propria
attività non deve mai dimenticare di come vorrebbe che si
attuasse in quel momento se lui stesso fosse dalla parte dell’utente,
in questo caso il paziente. Questa entità complessa, che non
bisogna mai violentare più di quanto sia imprescindibilmente
richiesto dalle procedure mediche o chirurgiche da attuare, deve
essere considerato come una entità che conserva i suoi poteri
di persona pensante e che ha diritto a determinate risposte. Il
primo desiderio del paziente è quello di risolvere il suo
problema, che lo limita nella sua integrità fisica e spesso
psico-emotiva, due ambienti il fisico e la psiche, che
difficilmente si possono scindere, specialmente in quei momenti
in cui per risolvere il problema fisico si deve violentare la
sfera psicologica che non vorrebbe cedere alle imposizioni che
spesso gli operatori sanitari sono obbligati ad attuare sia nell’ambito
psicologico e sia puramente corporale, varcando delle soglie di
intimità che l’individuo ha solo condiviso con se stesso o
con persone a lui care.
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In
questi momenti per il paziente il SUO problema diventa il centro
di tutte le sue preoccupazioni e la risoluzione, totale ove
possibile, viene considerato come l’unica motivazione del
comportamento di chi sta vicino a lui. Uno dei motivi di
tranquillità è quello di sentirsi al centro delle attenzioni di
un gruppo di persone che riconoscono in lui il centro delle loro
attività. Per ottenere questo stato d’animo è necessario
ottenere la disponibilità del paziente a trasmettere e comunicare
il suo stato d’animo, preoccupato dalle problematiche, che in
questi momenti lo disturbano. |
In
questo rapporto di intercomunicazione deve essere assolutamente
evitato il circuito unidirezionale e diventa indispensabile la
comunicazione e la compartecipazione delle riflessioni o delle
decisioni che il personale prende nell’attuare le procedure
necessarie per affrontare il problema.
L’informazione del paziente assume un significato
importantissimo nella gestione del problema, non posizionando il
paziente in uno stato di entità che subisce, ma in una
compartecipazione attiva alla risoluzione del SUO problema, fatto
questo che non può porsi in atto se lui stesso non è, almeno in
parte, consapevole di cosa è avvenuto e cosa accadrà.
Il "consenso informato" deve essere quindi interpretato
come atto conclusivo di un lungo dialogo fatto con il paziente all’inizio
di un rapporto sanitario e che deve assolutamente continuare
durante le varie fasi successive.
Lo spirito della legge non deve essere interpretato come la
convenienza o necessità di una firma apposta in calce ad uno
stampato , ma come la ratifica di un sostanziale rapporto
interlocutorio che pone il paziente di fronte alle problematiche
di "sua proprietà" e lo fa partecipe delle possibili
soluzioni applicabili e dei rischi che le stesse possono
comportare.
Se questo processo preventivo e successivo si verifica il paziente
acquista quel valore che è il primo presupposto per una serena
collaborazione, la fiducia.
Il rapporto fiduciario tra paziente e personale sanitario deve
essere inteso diversamente da quanto si potesse intendere in
passato.
Il paziente non finisce di essere una entità pensante, che
elabora le sue riflessioni sui vari momenti e aspetti del rapporto
e non solo sul crudo atto terapeutico chirurgico o medico. La
fiducia del paziente si acquista mostrando una serie di
manifestazioni sia nel campo strettamente professionale e sia
umano, manifestando la propria umiltà e nello stesso tempo
determinazione, deve, tenendo presente gli errori fatti in passato
e di questi far tesoro per non commetterli più, innescare quella
competitività con se stessi e con gli altri che se da un lato
stimola l’orgoglio di avere fatto bene , dall’altro partecipa
alla bontà del prodotto finale nel quale è imprescindibile la
prestazione individuale.Il prodotto sanità non è assimilabile
quindi a similari prodotti aziendali di altro genere. |
Nei
criteri di qualità della prestazione sanitaria devono infatti
essere presi in considerazione i due aspetti sostanziali del
problema, quello legato alla problematica puramente scientifica,
tecnica, procedurale, il tutto legato all’ambiente tecnico, ove
la bontà del risultato è notevolmente influenzata dal corredo di
attrezzature, dalla congruenza e funzionalità degli ambienti,
dagli eventuali strumenti informatici e comunque da strutture che
se razionalmente acquistate, mantenute, gestite ed organicamente
utilizzate, apportano una migliore possibilità di estrinsecare le
capacità personali di ogni operatore e facilitano l’opera del
personale diminuendo quindi i rischi delle varie procedure
attuate. |
Tutto
questo non prescinde però dalla presenza costante da parte di
tutti gli operatori di quel criterio, frutto dell’esperienza
professionale, morale e di vita che è il "buon senso"
nel gestire il paziente anche dal punto di vista umanoNon esistono
per questo secondo aspetto regole o leggi precise, ed è quindi
più difficile standardizzare i criteri che devono essere usati
nel perseguire questa finalità, ma deve essere sempre
considerato imprescindibile al fine di ottenere un risultato di
qualità. Nella attività individuale di ogni operatore deve
essere sempre presente il criterio che se pur deve esistere una
individualità nell’estrinsecare le proprie capacità e
concettualità, queste non devono mai calpestare le altrui. Questo
potrà rappresentare la base di quella attività sinergica che è
il fondamento di un lavoro di gruppo, che, mai come nelle scienze
mediche, trova il massimo dell’effetto produttivo. La
necessaria compartecipazione di settori della stessa struttura
nella manifattura del prodotto implica la organicità delle varie
componenti che possono riguardare sia distretti simili che
diversi. Il paziente infatti durante la permanenza nell’ambiente
sanitario dovrà avere rapporti con personale medico,
infermieristico, tecnico ed amministrativo. La sintonia tra i vari
reparti è indispensabile affinché tutte le procedure da attuare
avvengano nell’armonia che il paziente ricerca per sentire
quella tranquillità indispensabile per affrontare con sicurezza,
determinazione e soprattutto disponibilità il problema per il
quale si trova nella struttura. Il
legame tra i vari reparti deve essere favorito da quelle iter
connessioni procedurali che possono far uso di strumenti cartacei
o informatici, che ogni operatore, nella sua parte, deve
rispettare e onorare pensando che la superficialità da parte di
una sola delle maglie della catena, può interrompere il buon
esito del risultato.
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