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| PESCO Varietà: Pesca bianca di Venezia, Pesca di Verona Sito di coltivazione: Veneto, Emilia Romagna. Rilevanza economica: in Italia la coltivazione del pesco interessa circa 64.000 ettari, con una produzione annua superiore al milione di tonnellate, pari ad un valore complessivo di 440 milioni di Euro (1% della produzione vendibile totale). Il 50% della produzione si ripartisce quasi equamente tra due regioni, Emilia Romagna e Campania, mentre Piemonte e Sicilia concorrono alla produzione totale per quote pari, rispettivamente, all'8% e al 6%. In Veneto, nel 2000, la superficie in produzione era di 3.437 ettari, con una produzione di 64.500 tonnellate (6% sul totale nazionale) pari a 26 milioni di Euro. Nella provincia di Verona gli ettari destinati alla coltivazione del pesco erano 2.800, con una riduzione di circa 1.000 rispetto agli anni '80, con una produzione annua intorno alle 50.000 tonnellate. La superficie coltivata in provincia di Venezia era, invece, di 64 ettari con una produzione annua pari a 1.440 tonnellate di pesche. Principale difetto condizionante la produttività: sensibilità al virus Sharka (Plum Pox Virus) che causa danni ingenti a frutti, foglie e portainnesti di comune impiego per le drupacee. In Italia la malattia è stata segnalata nel 1974 ma la situazione si è aggravata a metà degli anni '90 con la diffusione di un ceppo del virus più virulento del precedente. Il virus si diffonde con l'utilizzo di materiale di propagazione infetto, mentre in campo è trasmesso da diverse specie di afidi; sensibilità a funghi (Traphrina deformans) che causano accartocciamento fogliare: Non si conoscono cultivar immuni ma la suscettibilità varia tra le cultivar e poche sono resistenti; sensibilità a nematodi che danneggiano il portainnesto. Soluzione tradizionale: unici interventi possibili sono l'utilizzo di materiale da impianto certificato virus-esente, l'individuazione tempestiva dei focolai d'infezione e l'eradicazione immediata delle piante infette (qualora la percentuale di piante infette sia uguale o superiore al 10%, l'intero impianto deve essere distrutto); trattamento duplice con fungicidi: il primo al termine della caduta delle foglie e il secondo alla fine dell'inverno, si effettua un ulteriore trattamento se l'anno precedente l'infezione è stata imponente o se l'umidità è elevata; non ci sono soluzioni per l'attacco da nematodi; Soluzione biotecnologica: diverse strategie di trasformazione sono state sperimentate, la resistenza al virus potrebbe essere ottenuta con geni codificanti proteine del capside virale o con geni virali codificanti per proteine non strutturali modificate (ad esempio quelle per la replicazione del virus o per la diffusione nella pianta); l'attacco da funghi potrebbe essere affrontato con l'introduzione di geni che conferiscano resistenza alla pianta; Vantaggi: questi interventi permetterebbero di limitare i trattamenti con insetticidi e fungicidi. |