Movimento studentesco

Movimento di contestazione politica, sociale e culturale nato verso la metà degli anni Sessanta nelle università americane (con epicentro a Berkeley, in California) per diffondersi poi in Germania, Francia, Italia. Negli Stati Uniti il movimento assunse un carattere prevalentemente pacifista e non violento, come reazione alla guerra nel Vietnam dove nel 1964 erano stati inviati i primi contingenti di soldati americani. Un'altra componente fu quella culturale, fortemente caratterizzata in senso trasgressivo e anticonsumista.

In Europa il movimento esplose in università superaffollate, dove l'accesso all'istruzione universitaria, aperto a grandi masse di giovani, si rivelava nella maggior parte dei casi occasione di frustrazione e di scontro con strutture antiquate, con l'autoritarismo accademico, con più sottili meccanismi di esclusione. In Francia il movimento, che ebbe forti elementi di spontaneità e di creatività, fu di breve durata ma così potente da far vacillare il sistema di potere. In Italia, sopravvisse più a lungo che in qualsiasi altro paese, ma subì un'estrema politicizzazione che lo frantumò in piccoli gruppi privi di reale peso politico.

La protesta in Italia

In Italia, con la recente liberalizzazione dell'accesso all'università, la contestazione studentesca si rivolse dapprima contro l'autoritarismo delle istituzioni, la natura elitaria e anacronistica del sapere che vi era impartito o, viceversa, la sua sottomissione agli interessi delle grandi imprese private. Il movimento si annunciò con l'occupazione della sede delle facoltà umanistiche dell'università di Torino verso la fine del 1967. Si estese a macchia d'olio con occupazioni e manifestazioni a Milano, Pisa, Trento e infine a Roma, dove ebbero luogo duri scontri con la polizia (a Valle Giulia, 1° marzo 1968). Dapprima il movimento, ponendo l'accento sulla lotta contro l'autoritarismo e il burocratismo delle istituzioni, rifiutò il meccanismo delle deleghe a favore di una democrazia assembleare, come a Parigi. Ma presto cercò nel collegamento con la classe operaia e con la tradizione del movimento operaio internazionale le forme per razionalizzare le sue proposte e generalizzarle alla società nel suo insieme, con una forte sottolineatura dei diritti sociali e dell'egualitarismo.

Fallito il tentativo di influenzare i partiti di sinistra riportandoli nell'alveo rivoluzionario, il movimento studentesco si frantumò in una moltitudine di piccoli gruppi extraparlamentari, riconducibili a tre tipologie principali, quello marxista-leninista, stalinista o maoista (Partito comunista d'Italia, Unione dei comunisti, Movimento studentesco, poi Movimento lavoratori per il socialismo), quello trotzkista (Avanguardia operaia) e quello operaista-spontaneista, più attento alle esperienze di lotta nel mondo sviluppato (Lotta continua, Potere operaio). La degenerazione nel terrorismo di alcune frange di questo movimento e la repressione che ne seguì segnarono la fine del lungo Sessantotto italiano e il suo riassorbimento nelle istituzioni.