SOMMARIO

 

01-02 prima lezione :      Alfabeto - pronuncia

03-07 seconda lezione :  Costruzione delle parole- articolo – aggettivi – avverbi - verbi

08-09 terza lezione :       Pronomi personali – aggettivi e pronomi possessivi

10-11 quarta lezione :     Numerali - cardinali

12-13 quinta lezione :     Prefissi

14-16 sesta  lezione :      Verbi

17-19 settima lezione :    Preposizioni – suffissi sostantivi

20-22 ottava lezione :     Avverbi

23-25 nona  lezione :      Congiunzioni- interiezioni – correlativi

26-28 decima lezione :    Suffissi aggettivi verbali – preposizioni  come  prefissi -          Commento

 

Prima lezione


L'alfabeto della lingua Esperanto comprende 28 lettere, di cui:

5 vocali:A, E, I, O, U.
Il suono di queste è quello delle corrispondenti italiane facendo attenzione alla E ed alla O che vanno pronunciate con apertura media, né troppo acute, né troppo strette.

2 semivocali: U, J.
Queste si pronunziano come u ed i brevi e formano dittongo colle vocali che stanno loro vicino.
U forma i due dittonghi au ed eu che suonano come i corrispondenti au ed eu italiani:

Fraulino = signorina - Europo = Europa
J forma una sola sillaba colla vocale che precede; quando si trova fra due vocali si unisce a quella che segue:

patr-oj, kra-jo-no, ma-jo, kuire-jo.

(padri, matita, maggio, cucina)
Così essendo l'accento tonico sempre sulla penultima sillaba, le seguenti parole si leggeranno:

pàtroj (padri), pàtraj (paterni), kuirèjo (cucina), monùjo

(portamonete).


A questo punto bisogna fare una importante annotazione::
Purtroppo il codisce ASCII manca di alcuni caratteri che vengono usati nella lingua Esperanto: questi sono la "c", la "g", la "j" e la "s", minuscole o maiuscole, che possono essere scritte con o senza l'accento circonflesso. Si rimedia a questa deficienza associando a queste consonanti la "x" (che in Esperanto non esiste) col valore di accento circonflesso. Mi spiego: la consonante "c" pura e semplice si pronuncia zeta dolce come nell'italiano "pizza", la "cx" (equivalente alla c con l'accento circonflesso), si pronuncia come la c di ciliegia. La "g" si pronuncia dura come in "gara", la "gx" si pronuncia dolce come in "gioia", la "s" si pronuncia aspra come in "seme" mentre la "sx" si pronuncia come in "scena", infine la "j" è una semivocale, come ho detto, mentre "jx"si pronuncia alla francese o diciamo come nella parola "strage" alla maniera toscana.
Le altre consonanti suonano come in italiano, salvo ancora la "k" che suona c duro, come...cappa, la "h" che è debolmente aspirata mentre la "hx" suona come la ch gutturale aspirata tedesca.
Per finire, la "z" suona esse dolce come in rosa.

La pronuncia è tutta qui!


Adesso prova a leggere a voce alta il seguente brano (di cui subito dopo troverai la traduzione), stando bene attento ad applicare le regole sopraddette.
Per facilitarti la lettura ti scrivo in neretto lo sillabe accentate; attento anche alle consonanti accoppiate alla "x"


Esercizio di lettura
La lingvo internacia Esperanto estas facile lernebla ecx de la personoj nemulte instruitaj. Unu horo suficxas gxenerale por lerni la tutan gramatikon; kelkaj tagoj por legi;kelkaj semanoj por scribi; kelkaj monatoj por paroli. Esperanto estas efektive simpla, fleksebla, bonsona kaj internacia en siaj elementoj; kun malgranda kvanto da radikoj oni povas fari tre grandan nombron da vortoj dank'al la praktika sistemo de prefiksoj kaj sufiksoj. Tiu cxi lingvo perfekte taugas por la internaciaj rilatoj, ecx por la literaturo kaj poezio. Esperanto helpos mirinde la sciencojn, la komercon, la vojagxojn.


Traduzione:
La lingua internazionale Esperanto è facilmente imparabile anche dalle persone non molto istruite. Un'ora basta generalmente per imparare tutta la grammatica, alcuni giorni per leggere, alcune settimane per scrivere, alcuni mesi per parlare. L'Esperanto è effettivamente semplice, flessibile, sonoro e internazionale nei suoi elementi; con una piccola quantità di radici si può fare un grandissimo numero di parole grazie al sistema pratico dei prefissi e dei suffissi.
Questa lingua serve perfettamente per le relazioni internazionali e persino per la letteratura e per la poesia. L'Esperanto aiuterà meravigliosamente le scienze, il commercio, i viaggi.


Un altro esercizio potresti farlo leggendo nella zona "Poesie" di questo stesso sito la mia poesia dedicata "Al knabineto" e l'originale italiano "Ad una bimba".
Già in questi esercizi puoi dedurre alcuni elementi di lessico che le seguenti lezioni ti aiuteranno a meglio definire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Seconda lezione

COSTRUZIONE DELLE PAROLE

 

Come in Italiano, così in Esperanto, le parole sono formate da radicali, desinenze e affissi.

Se noi prendiamo le seguenti parole italiane scrivendole una sotto l'altra:

prov-a
prov-are
ap-prov-are
ri-prov-are
dis.ap.prov-are
prov-ando

vediamo che una parte della parola prov, rimane invariata e costituisce la parte fondamentale di tutte.
Prov è la radice o radicale; a, are, ando sono le finali o desinenze che ci dicono se si tratta di un aggettivo, di un sostantivo o di un verbo; le particelle messe innanzi alla radice sono affissi che modificano il significato del radicale.

Nelle lingue naturali la composizione delle parole con radicali, affissi e desinenze non è così semplice; in Esperanto tutto è ridotto alla massima semplicità:

17 sono le<B< b desinenze<> che studieremo in questa lezione e si distinguono in desinenze sostantive, aggettive, avverbiali e verbali.

29 sono gli affissi che si distinguono in suffissi se messi dopo i radicali, prefissi se messi davanti. Alcuni sono comuni alla lingua italiana.

4000 circa i radicali che combinati con le suaccennate desinenze ed affissi, o anche unendosi insieme due o più radicali tra loro, dànno origine ad un vocabolario più ricco di quello di una lingua naturale.

I radicali sono stati scelti per quanto è stato possibile tra quelli che erano comuni a più lingue europee parlate. Da ciò ne è risultato che più del 70 per cento sono di origine latina e quindi noti a noi italiani.

Questi radicali, secondo il loro senso, si dividono in:

1. radicali sostantivi, indicanti entità come: hom, spac, tabl, (uomo, spazio, tavola);

2. radicali aggettivi , indicanti qualità come: bel, bon, grand, (bello, buono, grande);

3. radicali verbali , indicanti azioni o stato come: skrib, am, mangx (scrivere, amare, mangiare).

4. radicali avverbiali, come morgaux, baldaux, (domani, presto).

 

L'ARTICOLO

 

Si ha in Esperanto un solo articolo definito invariabile: la, che significa il, lo, la, i, gli, le.

La patro, il padre
La tablo, la tavola
La patrino, la madre
La patroj, i padri
La arboj, gli alberi
La busxoj, le bocche


Per rendere il nostro articolo indefinito un, uno, una, si usa il nome senza articolo:

Patro kai filo, Un padre e un figlio.
Roso estas floro, Una rosa è un fiore.

 

L'articolo definito non è usato davanti ai nomi propri:

Unigitaj Statoj Amerikaj, Gli Stati Uniti d'America.

SOSTANTIVI

 

Tutti i nomi di persone, cose o animali terminano in o

Patr-o, padre
Frat-o, fratello
Libr-o, libro
Sun-o, sole
Fraulin-o, signorina
Parol-o, parola

 

La terminazione o introduce nel senso della parola l'idea generale di entità;questa entità può essere una persona, un essere vivente, un'entità astratta, materiale, ecc.

Il plurale di forma aggiungendo un j;

Patr-o-j. padri
Parol-o-j, parole
Kat-o-.j, gatti
Fraulin-o-j, signorine.

 

In Esperanto il genere è quello naturale; quindi non vi è un genere grammaticale come in italiano. Gli animali sono maschili o femminili a seconda del loro sesso. Il sesso femminile si indica intercalando il suffisso in fra il radicale e la finale o

.

Patr-o, padre Patr-in-o, madre
Frat-o, fratello, Frat-in-o, sorella
Vir-o, uomo Vir-in-o, donna.

 

I nomi delle cose non hanno genere, quindi restano invariati.

La libr-o , il libro
La ter-o, la terra
La tabl-o, la tavola
La plum-o, la penna.

 

Per chi non è troppo familiarizzato con la grammatica italiana, occorre richiamare l'idea di complemento oggetto.

La patro amas, (il padre ama).


La patro è il soggetto.
Amas è il verbo che indica l'azione che il soggetto fa o riceve:
La patro amas la filon

La filon è il complemento oggetto , cioè l'oggetto che riceve l'azione fatta dal soggetto.

Questo oggetto risponde alla domanda chi? che cosa?

Quando dopo il verbo si risponda alla domanda chi? che cosa? in Esperanto si aggiunge al nome che subisce l'azione (il complemento oggetto), la lettera n, che si dirà il segno dell'oggetto.

A questo modo si evita di dare una regola speciale di sintassi sulla disposizione delle parti del discorso; noi saremo liberi di dire: La patro amas la filon, - La patro la filon amas, - La filon la patro amas, e sempre l'n aggiunta ci farà distinguere l'oggetto dal soggetto.

AGGETTIVI

 

Gli aggettivi (ossia quelle parole che aggiunte al nome qualificano, indicano, mostrano la cosa o la persona o l'animale significato) od i participi usati come aggettivi terminano in a.


Patr-a, paterno
Grand-a, grande
Parol-a, verbale
Fort-a, forte

 

La finale a introduce nel senso della parola l'idea generale di qualità o di relativo a...

L'aggettivo può precedere o seguire il nome a seconda che suona meglio:

La bela suno o la suno bela

 

L'aggettivo concorda in numero e caso, e perciò forma il plurale aggiungendo un j.

Patr-a-j, parol-a-j, grand-a-j

La bonaj patroj, kai la bonaj patrinoj

 

Si declina come il sostantivo e quindi prende l'n al caso oggettivo:

Mi trovis bonan knabon sur la strato.

 

Io trovai un buon ragazzo nella strada

AVVERBI

 

Gli avverbi sono caratterizzati dalla finale e:

patr-e, paternamente
parol-e, verbalmente
grand-e, grandemente
fort-e, fortemente

 

Alcuni avverbi non hanno la finale caratteristica e; essi sono avverbi radicali. Si indicheranno più avanti.

La finale e introduce nel senso della parola l'idea generale di maniera, quindi diremo: radicali che di per sé non siano avverbiali, con la finale e prendono un significato avverbiale.

V E R B I

 

I verbi sono caratterizzati all'infinito dalla finale i


parol-i, parlare
skrib-i, scrivere
mort-i, morire
am-i, amare
leg-i, leggere
fum-i, fumare

 

La finale i insieme con le altre finali o desinenze verbali introducono nel senso della parola l'dea generale di azione e di stato.

Il verbo è invariabile per persona e numero, quindi la sua coniugazione è ridotta alla massima semplicità. L'indicativo ha tre soli tempi semplici: presente, passato e futuro che sono caratterizzati:

il presente dalla finale as
il passato dalla finale is
il futuro dalla finale os
il condizionale dalla finale us
l'imperativo dalla finale u
il congiuntivo alla finale u (ke ...u)

 

La infano estas bona -Il ragazzo è buono

La patrino amas la filon - La madre ama il figlio

La suno brilis - Il sole brillava

Amu la infanojn - Amate i bambini

 

Riepilogando: da una parte della parola chiamata radicale, che resta invariabile, con l'aggiunta delle finali caratteristiche delle singole parti del discorso (desinenze) si può ottemnere tutta una serie di parole.

Di qui la semplicità della lingua e la facilità del suo diziomnario.

Conoscendo il significato della radicale parol (parola, favella) possiamo senz'altro ottenere:
parol-o (parola, favella)
parol-a (verbale)
parol-e (verbalmente)
parol-i (parlare)
parol-as (parlo, parla, parliamo ecc)
parol-is ((parlai)
parolos (parlerò)
parol-us (parlerei)
parol-u (parla!)

E così pure, per quanto si è detto sopra riguardo al plurale degli aggettivi e sostantivi, alla formazione del femminile e degli avverbi, dalla radicale patr (padre) si ottiene:
la patr-o - il padre
la patro-j - la madre
patr-a - paterno- paterna
patr-a-j - paterni-paterne
patr-e - paternamente
la patr-in-o . la madre
la patr-in-o-j - le madri
patr-in-a - materno-materna
patr-in-a-j - materni-materne
patr-in-e - maternamente

Gli affissi, avendo ognuno un proprio significato, vengono a modificare il significato della radicale a cui si aggiungono; quindi da una sola radicale può ottenersi un numero grandissimo di parole. Spiegheremo un po' per volta il significato di queste particelle. Per ora, ogni volta che capiteranno le terremo separate dalla radicale mediante lineette ed il lettore potrà trovare nel vocabolario il significato di ogni singola particella. Così, trovando la parola ge-patroj, vedrà, per quanto quanto detto sopra, che si tratta di un sostantivo plurale, e quanto alla particella ge il dizionario gli dirà: significa i due sessi; quindi , genitori è il significato della parola gepatroj.


ESERCIZI


Lettura:

LA SENSOJ DE L'HOMO

 

La homo havas kvin sensojn. Li auxdas per la oreloj, vidas per la okuloj, flaras per la nazo, gustumas per la busxo kaj palpas per la fingroj de siaj manoj. Ni parolas per la lango, la lipoj, la dentoj kai la laringo. Ni rimarkas ke la homo havas du orelojn por auxskulti kjaj du okulojn por vidi, sed li havas nur unu busxon por paroli. Homo kiu ne vidas esta blinda, kiu ne auxdas estas surda, kiu ne povas paroli estas muta.

Nota Ricordare, durante la lettura, la funzione della "x" (vedi la prima lez.)

DEMANDOJ


Kiom da sensoj havas la homo?
Kiel ni auxdas?
Cxu la homo vidas per la oreloj?
Kiel ni vidas? - Por kio oni vidas?
kiel ni gustumas?
Kion ni faras per la fingroj?
Kiel ni parolas?
Kiom da oreloj havas la homo?
Kiom da busxoj li havas?
Kiu estas blinda?
Kiu estas surda?
Kiu estas muta?

 

NOMENCLATURA


sent = sentire, (udire)
sens = senso, sensazione
kiom = quanto
da = di (dopo le parole che indicano peso, misura, numero)
hav = avere
kiel = come
ni = noi
per = per
kio = che cosa?
orel = orecchio
vid = vedere
gust = gusto
busx = bocca
est = essere
blind = cieco
surd = sordo
mut = muto
fingr = dito
kiu = chi, il quale
parol = parlare

 

 

 

Terza lezione

PRONOMI PERSONALI

I pronomi personali, ossia quelle parole che stanno in vece del nome delle persone, sono i seguenti:
mi = io, me
vi = tu, te, voi, Lei
li = egli, esso , lui
sxi = ella, essa, lei
gxi = esso, essa (neutro)
ni = noi
vi = voi
ili = essi, esse (anche neutro)
si = sé (forma riflessiva)
oni = (persona indefinita)

La forma riflessiva si = sé, corrisponde a li, sxi, gxi, ili.
Es: Sxi lavis sin en sia cxambro = (Essa si lavava nella sua camera)

I pronomi personali, come i sostantivi, formano il caso oggettivo coll'aggiunta di una n:
Min = me, mi;
vin = te, vi;
lin =lui, lo;
sxin = lei, la
gxin = esso, lo;
nin =noi, ci;
vin = voi, vi;
ilin = loro, li.

Mi trovi lin en la gardeno kun mia patro.
Io lo trovai in giardino con mio padre.


Gxi è usato per rappresentare cose ed anche persone od animali il cui nome non rivela il sesso:

La infano ploras cxar gxi estas malsata.
Il bambino piange perché ha fame.

 

Davanti ai verbi impersonali gxi è sottinteso.

Estas necese mangxi
E' necessario mangiare.
Negxas
Nevica.

AGGETTIVI O PRONOMI POSSESSIVI

 

I possessivi si formano dai pronomi personali per l'aggiunta della finale caratteristica degli aggettivi a ; al plurale prendono la j e l'n quando accompagnano il complemento oggetto.

mia =mio;
via = tuo, vostro;
lia = suo, di lui;
sxia = suo, di lei;
gxia = suo e sua (di cose);
nia = nostro
via = vostro;
ilia = di loro.

Sia deriva da si ed è quindi una forma riflessiva che traduce suo, sua, suoi, loro ecc., riferentisi al soggetto; negli altri casi si adopera lia, sxia, gxia, ilia.

Es: La patro estas kun sia filo kaj siaj amikoj. Il padre è con suo figlio ed i suoi (del padre) amici. Invece: La patro estas kun sia filo kaj liaj amikoj (gli amici del figlio). - La patrino skribas al sia (della madre) filino kaj al sxiaj (della figlia) infanoj.

In frasi come la seguente i possessivi possono o no essere preceduti dall'articolo definito la.
Mia fratino estas pli bela ol (la) via. Mia sorella è più bella della vostra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quarta  lezione

 

I nomi dei numeri cardinali sono invariabili:


1 = unu
2 = du
3 = tri
4 = kvar
5 = kvin
6 = ses
7 = sep
8 = ok
9 = naux
10 = dek
11 = dek unu
12 = dek du
20 = du dek
100 = cent
1000 = mil
1.000.000 = miliono

Un numero esatto di decine e centinaia si esprime regolarmente facendo seguire questo numero dalla parola dek, cent, ecc.:

du-dek 20, tri-dek 30, du-cent 200

 

Tutti gli altri numeri si esprimono enunciando successivamente le unità di ordine differente, cominciando dalle più elevate:

dek-unu = 11, dudek-unu=21, tridel kvin=35, mil naucent naudek sep=1997

 

I numeri ordinali od aggettivi ordinali, si formano dai cardinali aggiungendo la terminazione a degli aggettivi:
unu-a = primo
du-a = secondo
dek-tri-a = tredicesimo
tri-dek-a = trentesimo

Se il numero cardinale è composto da differenti numeri, a è aggiunto solamente all'ultimo:

Mil nauxcent dudek kvara = millenovecentoventiquattresimo.

 

I numeri ordinali come aggettivi, seguono le regole degli aggettivi per casi e numero:
Donu al li la unuan, kaj prenu la kvaran.
Date a lui la prima e prendete la quarta.

Sostituendo la terminazione a con la terminazione e si formano gli avverbi corrispondenti: unu-e = primieramente
tri-e = in terzo luogo.

Aggiungendo la terminazione o dei sostantivi, si possono sostantivare i numeri cardinali:
unu-o = l'unità
dek duo = la dozzina.

I numeri moltiplicativi si formano aggiungendo ai cardinali il suffisso obl; il carattere di sostantivo, aggettivo od avverbio, si ottiene aggiungendo la terminazione o, a, e:
du-obl-o = il doppio du-obl-a = doppia; du-obl-e = doppiamente.

I numeri frazionari si formano per mezzo del suffisso <B<ON< b>; le terminazioni o, a, e dànno il carattere di sostantivo, aggettivo ed avverbio:
du-on-o = la metà, kvar-on-o = il quarto.

I numeri collettivi si formano aggiungendo il suffisso op ai cardinali e le finali a ed e a seconda che siano aggettivi o avverbi:
du-op-e = a due a due, kvin-op-e = a cinque a cinque:

I modi iterativi: una volta, dieci volte, si ottengono con la voce foj aggiunta al numerale cardinale:
unufoj-e una volta, dufoj-e = due volte.

I numeri distributivi si esprimono facendo precedere il numero cardinale dalla preposizione po:
po du = due per ciascuno.

Dopo le parole che esprimono misura, numero, quantità, peso, la preposizione di si traduce con da.
Un centinaio di litri = Cento da litroj
Una bottiglia di vino = Botelo da vino
Un chilo di carne = Kilogramo da viando

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quinta lezione

FORMAZIONE DELLE PAROLE

 

Prefissi

----------------------------------------------------------------------------------------
bo - indica parentela dovuta al matrimonio

frato fratello, bofrato cognato
dis - indica dispersione delle parti di un oggetto

doni dare, disdoni distribuire
ek - indica inizio di un'azione

vidi vedere, ekvidi scorgere
eks - indica cessazione di una funzione

ministro ministro, eksministro ex ministro
fi - indica disprezzo

libro libro, filibro libraccio
ge - indica unione dei due sessi

patro padre, gepatroj genitori
mal - indica contrario

bela bello, malbela brutto
mis - indica errore

kompreni comprendere, miskompreni fraintendere
pra - indica lontanaza o distanza nel tempo

avo nonno, praavo antenato
re - indica ripetizione di un'azione

fari fare, refari rifare

Suffissi

----------------------------------------------------------------------------------------
-acx- indica disprezzo, è peggiorativo

vino vino, vinacxo vino cattivo
-ad- indica frequenza, azione prolungata

parolo parola, parolado discorso
-af- indica cosa concreta

pentri dipingere, pentrafo dipinto
-an- indica membro di una comunità, di un insieme

urbo città, urbano cittadino
-ar- indica riunione, gruppo, insieme

sxtupo scalino, stuparo scala
-ebl- indica possibilità

vidi vedere, videbla visibile
-ec- indica un'idea astratta di qualità o stato

amiko amico, amikeco amicizia
-eg- indica accrescimento

bela bella, belega magnifica
-ej- indica locale, luogo

lerni imparare, lernejo scuola
-em- indica tendenza, inclinazione, voglia

paroli parlare, parolema loquace
-end- indica ciò che deve essere fatto

detrui distruggere, detruenda da distruggere
-er- indica elemento, parte, particella

sablo sabbia, sablero granello di sabbia
-estr- indica chi comanda

urbo città, urbestro sindaco
-et- è suffisso diminutivo

domo casa, dometo casetta
-id- indica discnedenza, filiazione

bovo bue, bovido vitello
-ig- indica il rendere, il fare

varma caldo, varmigi scaldare
-igx indica il divenire, il farsi

pala pallido, paligxi impallidire
-il- indica attrezzo, strumento, mezzo

trancxi tagliare, trancxilo coltello
-in- indica il femminile

patro padre, patrino madre
-ind- indica ciò che è degno

lauxdi lodare, lauxdinda lodevole
-ing- indica contenitore parziale

cigaro sigaro, cigaringo bocchino
-ism- indica sistema, dottrina

nacio nazione, naciismo nazionalismo
-ist- indica professione, mestiere

instrui insegnare, instruisto insegnante
-obl- indica moltiplicazione (suffisso numerale)

du due, duoblo doppio
-on- indica frazione (suffisso numerale)

du due, duono metà
-o- indica il collettivo (suffisso numerale)

tri tre, triopo trio
-uj- indica contenitore totale

cigaro sigaro, cigarujo portasigari
-ul- indica individuo

juna giovane (agg.), junulo giovane (sost.)
-um- ha un significato indefinito: viene impiegato

quando manca un suffisso adatto a esprimere relazioni

generali con l'idea espressa dalla radice

akvo acqua, akvumi dare acqua, innaffiare

 

 

 

 

 

Sesta lezione

V E R B I

 

Forma attiva

La coniugazione del verbo è ridotta alla massima semplicità. Ne abbiamo già veduto la parte fondamentale. Per ogni tempo si ha una sola terminazione, uguale per tutte le persone, quindi occorre far precedere il verbo o dal nome di persona o dal pronome.

Si ha una sola coniugazione, uniforme, senza eccezioni ed uguale per tutti i verbi. Si effettua mediante sei terminazioni per i tempi semplici, e cioè.
i per l'infinito
as per il presente indicativo
is per il passato indicativo
os per il futuro indicativo
us per il condizionale
u per l'imperativo e congiuntivo

Inoltre nt caratterizza il participio, e per essere a, i, o caratteristiche del presente, passato e futuro, avremo tre participi:
ant presente
int passato
ont futuro

La coniugazione non usa che un solo verbo ausiliare est-i (essere) che si adopera per formare i tempi secondari e composti sia della forma attiva come della passiva. Il verbo essere è coniugato ugualmente, e cioè, per i tempi composti con se stesso come ausiliare, così:
mi estas estinta io sono stato
mi estis estinta io fui stato
mi estos estinta io sarò stato

E' bene ad ogni modo avvertire che i tempi composti o secondari si devono usare il meno possibile e solo nel caso in cui non si possano sostituire con tempi semplici. Così Io ho mangiato si potrebbe tradurre: Mi estas mangxinta (cioè io sono nello stato di colui che ha mangiato), ma basterà riflettere che è un'azione passata per tradurla subito col tempo semplice: Mi mangxis. Così: Mi estas parolanta (io sono nello stato di colui che parla) è un'azione presente, quindi basterà dire: Mi parolas . Si faccia soprattutto attenzione al verbo avere che quando in italiano compie l'ufficio di ausiliario, si traduce in Esperanto con il verbo essere: perciò: io avevo scritto occorre trasformarlo in: Io ero avente scritto, e cioè: Mi estis skribinta.

Dalla combinazione del verbo essere con i sei participi si ottiene una ricchezza di forme verbali di gran lunga superiore a quella dell'italiano o di altre lingue. Si ha così il modo di esprimere certe sfumature, che nella nostra lingua siamo costretti a tradurre con delle perifrasi. Per ognuna delle cinque forme verbali semplici del verbo essere, si possono formare 6 combinazioni con i 6 participi, ottenendo così 30 combinazioni facili a costruirsi. Il loro significato potrà derivarsi una volta che sia ben chiaro quello di ognuna delle forme di participio.

Per formare i tempi composti dell attivo si usano le 5 forme semplici del verbo combinato col solo participio attivo passato. Così:
mi estas farinta io ho fatto
mi estis farinta io avevo fatto
mi estos farinta io avrò fatto
mi estus farinta io avrei fatto
ke mi estu farinta che io abbia o avessi fatto

Per il congiuntivo si adopera, tanto per i tempi semplici, come per i composti, l'imperativo preceduto da ke.

I participi, come si adoperano nella coniugazione, terminano in a ed hanno il carattere di veri aggettivi. Se ne può perciò formare il plurale: La skribitaj leteroj (le lettere che sono state scritte)

Così pure si possono sostantivare, cioè ridurli a funzionare da nome, sostituendo la desinenza a con o: La parolanto (l'oratore), la instruanto (l'insegnante).

Cambiando la desinenza a in e, i participi acquistano la funzione di avverbi o di espressioni avverbiali, e corrispondono ai nostri gerundi:
respondante rispondendo
parolante parlando
farante facendo
farinteavendo fatto


Forma passiva

Anche in Esperanto abbiamo la forma passiva del verbo, cioè quella forma in cui l'azione non è gfatta, ma è subita dal soggetto: Mi estas amata io sono amato

La forma passiva si rende col verbo essere e col participio passivo.

Il participio passivo ha tre forme come l'attivo:
ata forma del presente; amata amata, skribata scritto
ita forma del passato; amita, stato amato, skribita, stato scritto
ota forma del futuro; amota che sarà amato, skribota, che sarà scritto

Anche questi participi si usano come nomi con la terminazione o, come aggettivi con la terminazione a e come avverbi con la terminazione e.

Generalmente le forme usate nella coniugazione passiva sono la presente e la passata, poiché la forma futura è già resa dal futuro del verbo essere: così invece di dire:
mi estas amota io sarò amato
si può dire:
mi estos amata io sarò amato.

La preposizione da, che in italiano precede il complemento del passivo, è resa mediante de:
Li estas amata de cxiuj egli è amato da tutti.


Forma riflessiva

I verbi riflessivi, cioè quelli in cui l'azione del verbo interessa il soggetto, si rendono in Esperanto:
a) con i pronomi oggettivi min, vin, sin, ecc. quando si tratta di azione che il soggetto fa su se stesso:
mi lavas min, io mi lavo
li kombas sin, egli si pettina
b) con l'aggiunta del suffisso igx quando il soggetto non compie l'azione su se stesso da solo, ma con la partecipazione di altre persone.

Così: fidanzarsi, vuol dire venire a trovarsi nello stato o nella condizione di fidanzato, cioè divenir fidanzato. Quindi:
mi flancxigxis, io mi fidanzai
li edzigxas, egli si ammoglia.

Non tutti i verbi italiani di forma riflessiva corrispondono ad altrettanti verbi riflessivi in Esperanto; molti hanno già in se stessi il significato riflessivo, per cui non ammettono il pronome complemento di cui si disse sopra.

Così rallegrarsi, gioire, si rende in Esperanto con gxoji
mi enuas io mi annoio
mi gxojas io mi rallegro
mi bedauxras mi rincresce; sono dispiaciuto
vi bedauxras vi dispiacerebbe, vi rincrescerebbe


Forma reciproca

Il verbo reciproco è quello che esprime un'azione veramente reciproca o scambievole, ossia che intercede tra due o più soggetti. Questa idea di reciprocità si ottiene con nin, vin, sin reciproke ed anche con nin, vin, sin, unu la alian (o unuj la aliajn):
ni amas nin reciproke, noi ci amiamo reciprocamente.

Si può anche dire:
ni amas nin unu la alian
ili amas sin reciproke
oppure ili amas unuj la aliajn.


Forma interrogativa

Come già si sarà osservato, quando si esprime una interrogazione, se non precede una particella di per sé interrogativa, come kiel, kio, ecc., si premette la particella cxu.
Cxu li legas?, legge egli?
Diru al mi cxu vi fartas bone?, Ditemi se state bene.


Forma negativa

In Esperanto due negative non possono trovarsi insieme nella stessa frase, come avviene sovente in italiano e tassativamente in latino. Una esclude l'altra. La forma negativa si esprime con ne, o con particelle di per sé negative:
Mi nenion vidis, Io non ho visto nulla (come se si dicesse: Io ho visto nulla)
Ili estas nenie, Essi non sono in nessun luogo
Mi havas nenian ideon, Io non ho nessuna idea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Settima lezione

PREPOSIZIONI

 

Le preposizioni in Esperanto reggono sempre il caso nominativo; ossia il sostantivo che segue una preposizione non termina in -n.

Li kuris al ni - egli corse a noi.

La kato estas en la gxardeno - il gatto è in giardino.

Qualche volta una preposizione è seguita dall'accusativo o caso oggettivo, però questo non dipende dalla preposizione, ma invece dal verbo esprimente direzione o moto verso un dato luogo.

Mi iras en la cxambron - io vado nella camera.

Mi metis la manon sur la tablon.

La hirundo flugis trans la riveron.

In Esperanto, a differenza delle lingue naturali, ogni preposizione ha un significato fisso e definito, e ben distinto dalle altre. Si deve quindi aver cura di scegliere la preposizione adatta ad ogni singolo uso, altrimenti si altera il senso della frase. Citiamo il nostro per che in italiano vuol dire a favore, per causa, per mezzo ecc.; in Esperanto abbiamo:

por - per, in favore di.

pro - a causa.

per - per mezzo, con.
Esempi:
Mi faras cxion por vi.

Mi ridas pro lia naiveco.

Mi scribas per la krajono.

Quando per esprimere un rapporto speciale, non si trova la preposizione adatta, si ricorre alla preposizione je, la quale non ha un significato preciso e si applica specialmente nei casi dubbi.

Mi gxojas je tio. - mi rallegro di questo.

Mi venos je la nauxa horo matene. -Verrò alle nove di mattina.

Quando poi non vi sia pericolo di ambiguità o confusione, in luogo della preposizione si può usare l'accusativo.

Si può dire:

obei al la patro od obei la patron.

Si dirà:

pardoni al la malamiko lian kulpon

perdonare all'avversario la sua colpa
e non:

pardoni la malamikon lian kulpon.

Ad ogni modo l'uso corretto delle preposizioni, come di tante altre particelle, più che con regole si impara leggendo attentamente scritti in Esperanto.

Le principali preposizioni sono:

al - a, verso,

anstataux - invece di, in luogo di,

antaux - avanti,

apud - presso di, accanto a,

cxe - presso,

cxirkaux -intorno

da - di (misura, peso, quantità),

de - di, da,

dum - durante, mentre,

ekster - fuori di, all'esterno,

el -di, da, tra,

en - in, dentro,

gxis - fino a, fino a che,

inter - fra, tra,

je - corrisponde a varie preposizioni),

kontraux - contro,

krom - eccetto, oltre,

kun - con,

laux - a seconda,

malgraux - malgrado,

per - per mezzo,

po - in ragione di,

por -per, in favore di,

post - dopo,

preter - oltre,

pri - di, intorno a,

pro - a causa di,

sen - senza,

super - su, al di sopra (senza contatto),

sur - sopra, con contatto,

tra - attraverso,

trans al di là.

SUFFISSI SOSTANTIVI

UL indica un individuo caratterizzato dal radicale al quale il suffisso è unito, quindi:

jun-a, giovane (agg.); jun-ul-o, un giovane,

tim-o, timore; tim-ul-o, un timido,

ricx-a, ricco; ricx-ul-o. un ricco,

sankt-a, santo; sankt-ul-o, un santo.

AN indica l'abitante, il partigiano, il membro, il seguace di, ecc.:

societ-o, società -societ-an-o, membro della società

urb-o, città - urb-an-o, cittadino.

ESTR indica il capo, il principale di...:

sip-o, nave - sip-estr-o, capitano della nave,

urb-o, città - urb-estr-o, sindaco.

ID indica il figlio o discendente dell'essere espresso dalla radice:

bov-o, bove - bov-id-o, vitello

Izrael-o, Israele - Izrael-id-oj, Israeliti.

IN indica il femminile di qualunque nome proprio o comune:

knab-o, fanciullo - knab-in-o, fanciulla,

instruist-o, maestro - instruist-in-o, maestra.

IST indica mestiere, professione, occupazione abituale:

bot-o, stivale - bot-ist-o, calzolaio,

kurac-i, curare - kurac-ist-o, medico.

Si riferiscono a persona anche i due suffissi CXJ e NJ.
CXJ indica il diminutivo vezzeggiativo maschile, corrispondente alle desinenze italiane ino, etto, uccio, e si mette per lo più dopo le due prime lettere di un nome:

patr-o, padre - pa-cxj-o, babbo,

Petr-o, Pietro - Pe-cxj-o, Pierino
NJ indica il vezzeggiativo ed il dimunutivo femminile:

Mari-o, Maria - Ma-nj-o, Mariuccia

            patrin-o, madre - pa-nj-o, mamma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ottava lezione

A V V E R B I

 

Vi sono due specie di avverbi:
a) Avverbi derivati da nomi, aggettivi, verbi o preposizioni;
b) Avverbi radicali costituiti da parole semplici.

Gli avverbi derivati finiiscono sempre in e, così:

bone, bene; rapide, rapidamente.

Questi avverbi ricevono i gradi di comparazione come gli aggettivi.

Sxi kuras tiel rapide kiel Johano.

Essa corre così rapidamente come Giovanni.

Li kantas pli bone ol vi.

Egli canta meglio di voi.

Vi kantas plej cxarme el cxiuj.

Voi cantate più incantevolmente di tutti.

Gli avverbi radicali non hanno una terminazione fissa. Tra questi i più importanti sono:

adiaux, addio,

almenaux, almeno,

ambaux, ambedue,

ankaux, anche,

ankoraux, ancora,

apenaux, appena,

baldaux, quanto prima,

cxie, dovunque,

cxiam, sempre,

cxu...cxu, sia...sia,

ecx, persino,

for, lungi, via,

hieraux, ieri,

hodiaux, oggi,

ial, per qualche motivo,

iam, una volta,

ie, in qualche luogo,

iel, in qualche modo,

iom, un poco,

jam ne, non più,

jen...jen, ora...ora,

ju pli...des pli, quanto più...tanto più,

ju pli...des malpli, quanto più...tanto meno,

ju malpli...des pli, quanto meno...tanto più,

ju malpli...des malpi, quanto meno...tanto meno,

jus, testè, or ora,

kial, perché,

kiam, quando,

kie, dove,

kiom, quanto,

kvazaux, quasi, come se,

mem, medesimo,

morgaux, domani,

ne, no, non,

nek...nek, né...né,

neniam, mai, giammai,

nenie, in nessun luogo,

neniel, in nessun modo,

nun, ora,

nur, soltanto,

plej, il più,

pli, più,

preskaux, quasi,

tial, perciò,

tiam, allora,

tie, là, colà, lì, costì,

tie cxi, qui, qua,

tiel, così,

tiom, tanto,

tre, molto, assai,

tuj, subito.

SUFFISSI SOSTANTIVI


con idea di entità materiale o astratta.

AJx indica una cosa concreta avente la qualità, fatta della materia, che è indicata dalla radice:

malnov-a, vecchio - malnov-ajx-o, un'antichità,

amik-o, amico - amik-ajx-o, atto amichevole.

AR indica un riunione, una collezione di...:

sxtup-o, gradino - sxtup-ar-o, scala,

vort-o, parola - vort-ar-o, dizionario.

EJ indica il luogo specialmente destinato a ciò che 6egrave; indicato dalla radice:

kuir-i, cuocere - kuir-ej-o, cucina,

lern-i, apprendere - lern-ej-o, scuola

ER indica la parte di un tutto, riducendo l'idea contenuta nella radice al suo elemento costitutivo:

sabl-o, sabbia - sabl-er-o, granello di sabbia,

fajr-o, fuoco - fajr-er-o, scintilla.

IL indica il mezzo, lo strumento:

trancx-i, tagliare - trancx-il-o, coltello,

kudr-i, cucire - kudr-il-o, ago.

ING, indica il sostegno , l'oggetto nel quale si introduce la cosa espressa dalla radice:

kandel-o, candela - kandel-ing-o, candeliere,

cigar-o, sigaro - cigar-ing-o, bocchino.

UJ indica oggetto che racchiude una cosa o una collezione di cose o di persone:

cigar-o, sigaro - cigar-uj-o, porta sigari,

ink-o, inchiostro,- ink-uj-o, calamaio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nona lezione

CONGIUNZIONI

Le congiunzioni in Esperanto non hanno nessuna influenza sulle parole che le accompagnano. Servono semplicemente a congiungere parole e frasi fra loro. Quindi i modi verbali sono indipendenti dalle congiunzioni. Esse precedono sempre il verbo.

Le principali congiunzioni sono le seguenti:

alie, altrimenti,

aux, o, oppure,

cxar, perché,

do, dunque, quindi,

dum, mentre,

ecx,anche, persino,

gxis, fino a,

ja, infatti,

ke, che,

plie, di più, inoltre,

por ke, affinché,

se, se,

sed, ma,

sekve, in conseguenza,

tamen, tuttavia,

tial, perciò,

k.t.p. = kaj tiel plu, eccetera,

k.c. = kaj cetere, eccetera,

t.e. = tio estas, cioè.

INTERIEZIONI

 

Principali interiezioni e parole usate come tali:

ha!, ah!

ho!, oh!

nu, ebbene!

ve!, guai!

fi!, ohibò!

haltu!, alt!

brave!, bravo!

dankon!, grazie!

saluton!, saluto!

silenton! silenzio!

KORELATIVAJ VORTOJ

 

Nella formazione delle parole della sua grammatica il Dott. Zamenhof dovette in qualche punto abbandonare la via impostasi di adottare tutte parole internazionali, perché tavolta queste parole erano così differenti nelle varie lingue che non si otteneva lo scopo, adottando quelle di una, di ricordare in qualche modo le altre, per cui tanto valeva creare di sana pianta queste parole e farle con un concetto eguale in modo che imparata una si potesse meccanicamente ricordare l'altra. Fu appunto per le particelle semplici correlative che dovette ricorrere a questo mezzo ingegnoso.

Le korelativaj vortoj sono 45 e capitano così spesso nel discorso che è necessario, volendo parlare e scrivere senza l'uso del dizionario, di impararle bene.

Proponiamo due tabelline di cui una contiene 5 prefissi e l'altra 4 suffissi.

I prefissi sono:

i, che indica : indefinito,

ki che indica relativo o interrogativo,

ti, che indica dimostrativo,

cxi, che indica distributivo, collettivo, universale,

neni che indica negativo.

I suffissi sono:

u, che indica persona o cosa individualizzata,

o, che indica cosa non individualizzata,

a, che indica aggettivo di qualità,

es, che indica pronome possessivo.

Dalla combinazione delle due serie si ha:

iu, alcuno, qualcuno, uno,

io, qualche cosa,

ia, un certo, qualche, alcuno, alcuna,

ies, di qualcuno.

kiu, chi, che quale,

kio, che cosa,

kia, che, quale,

kies, di chi, di quale,

tiu, colui, colei, quello, quella,

tio, ciò

tia, quello, quella,

ties, di colui, di colei,

cxiu,ognuno, ogni,

cxio,ogni cosa, tutto,

cxia, ogni, di ogni specie,

cxies, di ognuno,

neniu, nessuno,

nenio, nulla,

nenia, nessuna,

nenies, di nessuno.

Vale naturalmente la regola della "n" per l'accusativo e della "j" del plurale per le particelle terminanti in u, o ed a.

Una ulteriore tabellina indica le particelle avverbiali: Esse sono:

al, che indica motivo o ragione di,

am, che indica tempo,

el, che indica maniera,

e, che indica posto o luogo,

om, che indica quantità o numero di.

Dalla analoga comibazione con le particelle della prima tabellina avremo:

ial , per qualche motivo,

iam, un giorno alla volta,

ie, in qualche luogo,

iel, in qualche modo,

iom, un poco,

kial, per quale ragione, perchè,

kiam, quando,

kie, dove,

kiel, come, in quel modo,

kiom, quanto,

tial, per tale ragione, perciò,

tiam, in quel tempo, allora,

tie, lì, là,

tiel, in questo modo, così,

tiom, tanto,

cxial, per qualsiasi ragione,

cxiam, sempre,

cxie, dappertutto,

cxiel, in ogni modo,

cxiom, il tutto,

nenial, per nessuna ragione,

neniam, mai,

nenie, in nessun luogo,

neniel, in nessun modo,

neniom, niente affatto.

L'avverbio tie seguito da cxi significa: qui. Si può anche liberamente dire cxi tie, o cxi solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Decima lezione

SUFFISSI AGGETTIVI


EC qualità astratta; è il contrapposto di AJ

bel-a, bello - bel-ec-o, bellezza

amik-o, amico - amik-ec-o, amixizia,

EBL indica la possibilità passiva:

kred-i, kred-ebl-a, credibile,

leg-i, leggere - leg-ebl-a, leggibile,

EG indica ingrandimento; il più alto grado della qualità della cosa o dell'azione indicata dalla radice:

varm-a, caldo - varm-eg-a, caldissima,

pluv-o, pioggia - pluv-eg-o, acquazzone,

pet-i, pregare - pet-eg-i, supplicare,

EM indica tendenza, propensione, abitudine:

kred-i, credere - kred-em-a, credulo,

singard-i, guardarsi - singard-em-a, guardingo,

ET indica il diminutivo:

cxambr-o, camera- cxambr-et-o, cameretta,

knab-o, ragazzo - kanb-et-o, ragazzino,

IND significa degno di..., che merita...:

kred-o, fede - kred-ind-o, degno di fede

memor-o, memoria - memor-ind-a, memorabile.

SUFFISSI VERBALI



AD indica l'azione e nel caso che l'idea di azione sia espressa in altra parte della parola, indica la durata dell'azione; così:

paf-o, fucile - paf-ad-o, fucileria,

parol-i, parlare - parol-ad-o, discorso.

IG vuol dire fare, rendere:

pur-a, pulito - pur-ig-i, render pulito,

sci-i, sapere - sci-ig-i, far sapere,

for, lontano - for-ig-i, allontanare,

mort-i, morire - mort-ig-i, uccidere.

IGX vuol dire farsi, diventare:

maljun-a, vecchio - maljun-igx-i, diventare vecchio,

pal-a, pallido - pal-igx-i, divenir pallido.

UM è un prefisso che non ha un significato definito, ma serve ad indicare un rapporto con la radice non esprimibile con altri suffissi. Un po' come in italiano quando usiamo la parola coso per indicare una cosa di cui ci sfugge momentaneamente il nome, per es: umi = cosare (per indicare il verbo che non ci viene in mente).

PREPOSIZIONI COME PREFISSI



al, a, verso, direzione -al-porti, portare a,
antaux, avanti - antaux-vidi, prevedere,
cxircaux, intorno - cxircaux-preni, abbracciare,
de,da, di - de-veni, derivare,
el, da, uscita - el-iri, uscire,
en, in, dentro - en-iri, entrare,
for, lontano, via - for-preni, togliere,
inter, fra - inter-paroli, conversare,
kontraux, contro - kontraux-stari, contrastare,
kun, con - kun-lernanto, condiscepolo,
preter, oltre - preter-iri, oltrepassare,
pri, intorno a - pri-pensi, riflettere,
sub, sotto - sub-meti, sottomettere,
super, al di sopra, - super-natura, soprannaturale,
supren, in alto - supren-iri, salire,
sur, sopra- sur-meti, indossare,
tra, a traverso di - tra-iri, traversare,
trans, al di là - trans-loki, traslocare

COMMENTO

La lingua Esperanto

 

Ti potrai chiedere: "Perché un commento?"

In effetti, se la lingua Esperanto ti ha interessato, il commento viene da sé.

I linguaggi sono "codici" e la comunicazione è tanto più sicura e chiara quanto più i codici sono inequivocabili. E tutti sappiamo come le incomprensioni nascano talvolta soltanto dalla errata pronuncia di una parola. Si pensi al diverso significato del termine italiano "botte" a seconda che la "o" sia pronunciata aperta o chiusa e così "pesca" se la "e" è aperta o chiusa. Si pensi alla parola "capitano" se si accentua la prima, la terza o l'ultima sillaba. Se il contesto della frase non guida, l'equivoco nasce facilmente.

Il discorso potrebbe continuare accennando al problema dei nomi maschili e femminili che nessuna regola razionale insegna ad individuare. Tavola è femminile perché termina in a? e poeta? Zaino è maschile perché termina in o? E soprano? Sa qualcuno perché in latino gli alberi sono femminili e in italiano sono maschili? Ma la quercia no; e nemmeno la sequoia. E se qualche spiegazione viene data, si tratta in genere di un richiamo ad una lingua più antica, non ad una ragione logica. E' uno spostare il problema, non un risolverlo.

In tedesco è anche peggio. Bisogna col nome imparare a memoria anche il suo genere di appartenenza.

In italiano le cose vanno leggermente meglio, però rimane per l'umorista barzellettiere l'angosciosa domanda se una tavola e un tavolo, in segreto, non generino tavolini.

Ognuno di noi, a qualunque cultura appartenga, ha, fin dall'infanzia, imparato a usare la sua lingua secondo la struttura consacrata dal tempo e la sua bravura a scuola, si misura spesso sulla sua obbedienza a quella struttura. Gravissimo errore in italiano non concordare l'aggettivo col nome, inesistente il problema in inglese.

Si dirà - giustamente - a questo punto: ma l'Esperanto non ha anch'esso le sue regole? Certamente che le ha, ma sono inossidabili, non esistono eccezioni, si attengono, tali regole, alla più ferrea razionalità.

Provare per credere.

Ed è detto tutto.