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Questa condizione patologica é
caratterizzata dall'inserzione parziale o totale della placenta nel
segmento inferiore dell'utero, e viene qui trattata perché deriva da
un'anomalia di annidamento dell'uovo o della placentazione. Infatti, nei
casi in cui 1'uovo si annida non già nella cavità del corpo dell'utero ma
nell'istmo, 1'area di inserzione placentare verrà inevitabilmente a
trovarsi, dal II° trimestre di gestazione, sul segmento inferiore, e darà
luogo così ai disturbi che qui vengono descritti. Le cause della placenta
previa sono perciò molteplici, dipendendo oltre che dall'annidamento
istmico dell'uovo (placenta istmica primitiva) anche da altri fattori.
Numerosi lavori in letteratura hanno messo in correlazione la placenta
previa con anamnesi ostetrica di pregressi tagli cesarei, di aborti
spontanei ed indotti ed età materna > a 35 anni. Si è visto che donne che
avevano avuto una parità
Ê
a 3 e pregresso T.C. hanno maggiore rischio di sviluppare placenta previa.
Tale rischio cresce con l'aumentare del numero dei T.C. perché è
ipotizzabile una inserzione placentare anteriore sulla precedente breccia
uterina, questo è spiegabile poiché si viene a modificare ed alterare la
normale e regolare configurazione della superficie della parete interna
uterina. Le donne con una elevata parità presentano un maggiore rischio di
avere gravidanze complicate da placenta praevia, di circa 1,7 volte
maggiore. ( Range 0,28% - 2%). In queste donne la placenta previa può
presentare anche aree di placenta accreta. Anche la presenza di pregressi
aborti spontanei o provocati hanno un R.R. del 1.6 di placenta praevia.
Nei due tipi di aborto, spontaneo ed indotto, il RR non è uguale ma
presenta una lieve differenza non statisticamente significativa. Riguardo
l'età materna molti studi suggeriscono che è un fattore importante nella
correlazione con placenta praevia, mentre sono solo pochi gli studi che
non reputano importante l'età materna > a 35 anni nelle gravidanze
complicate da placenta previa. Altri fattori minori evidenziati nelle
gravidanze con placenta praevia sono il fumo e l'uso voluttuario di
sostanze stupefacenti. Inoltre quando l'uovo si inserisce nel corpo
dell'utero ma trova una mucosa piuttosto sottile e scarsamente
vascolarizzata a causa di flogosi o di altre alterazioni pregresse, il
corion frondoso, che non può sufficientemente svilupparsi in profondità,
si estende notevolmente in superficie, raggiungendo cosi anche l'istmo
(placenta istmica secondaria). Tale tipo di placenta è sottile ma molto
ampia: prende anche il nome di placenta diffusa. In altri casi, al momento
della differenziazione del corion in frondoso e liscio, i villi del tratto
di decidua capsulare prossima all'istmo non regrediscono; anche tale zona
viene così compresa nella placenta, che prende il nome di placenta
riflessa. Sono annoverati anche, tra i fattori causali della placenta
previa, la gravidanza gemellare e la presenza di nodi fibromiomatosi nel
corpo dell'utero. La placenta previa costituisce un'evenienza abbastanza
frequente, riscontrandosene 1 caso ogni 130 -200 parti
approssimativamente; nel 75% dei casi si tratta di pluripare con anamnesi
di pregressi T.C. ed aborti, tanto più frequente essendo l'inserzione
bassa della placenta quanto maggiore é il numero delle gravidanze. Uno
studio di meta analisi ha selezionato i lavori sulla placenta praevia dal
1950 al 1996 sulla base di una estesa ricerca bibliografica ha confrontato
i dati sull'incidenza di placenta praevia e la sua associazione con
precedenti T.C. ed aborti. L'incidenza riscontrata di placenta praevia
aveva un range tra 0,28% ed il 2% ed approssimativamente 1 su 200 parti.
Le donne con pregressi T.C. erano esposte al rischio di 2,6 volte maggiore
per lo sviluppo di placenta praevia nella successiva gravidanza. Per
questo aspetto i dati mostrano un forte rischio relativo (RR 3.8) negli
studi caso controllo, rispetto ai valori su coorte (RR 2.4). Nello stesso
studio furono valutati l'incidenza del RR rispetto al numero dei T.C.
subiti dalla donna, questo era quantizzabile rispettivamente con un RR di
4,5 per 1 pregresso T.C., di 7,4 per 2 T.C., di 6,5 per 3 T.C.. Fu
valutata, inoltre l'incidenza di placenta praevia associata ad aborti
spontanei od indotti che risultarono rispettivamente RR di 1,6 e di 1,7.
Arrivando alle conclusioni che esiste una stretta associazione tra
precedenti T.C., precedenti aborti spontanei ed indotti ed il successivo
sviluppo di placenta praevia. Il rischio è maggiore per pregressi T.C.
ripetuti (Ananth). In 1/3 dei casi di placenta previa si riscontrano
anomalie di situazione o di presentazione del feto. Demissie ha
evidenziato in uno studio di coorte che esiste una associazione tra la
presenza di placenta praevia e feto di sesso maschile, alla nascita.
L'autore in questo studio riscontra un eccesso del 14% di placenta praevia
nelle donne con un feto maschile vivo e vitale rispetto alle donne con
feti femminili. Il meccanismo di tale associazione rimane ancora da
determinare. La placenta previa può recidivare in due o più gravidanze
nella stessa donna. La sede di inserzione placentare non é la medesima in
ogni caso, e si distinguono diverse varietà di placenta previa o, più
precisamente, diversi gradi di previetà placentare. Così quando il margine
inferiore della placenta non raggiunge il contorno dell'orifizio uterino
interno ma si trova a meno di 5 cm di distanza da esso, per cui
l'inserzione sul segmento inferiore è soltanto parziale, si parla di
placenta previa laterale (vedi fig. 196); quando il margine placentare si
confronta col contorno dell'orifizio interno, si ha la placenta previa
marginale (vedi fig. 197); quando invece l'orificio interno é ricoperto
dalla placenta, si ha la placenta previa centrale. In quest'ultima varietà
poi, in travaglio di parto o allorché esiste un certo grado di dilatazione
del collo, è possibile differenziare la placenta previa parziale, quando
l'orifizio interno è occupato solo parzialmente da un lembo periferico di
placenta (a semiluna) (vedi fig. 198) mentre nel resto dell'area sono
raggiungibili le membrane ovulari, e la placenta previa totale quando
l'orificio interno é completamente occluso dalla placenta (vedi fig. 199).
Nell'80% dei casi di placenta previa si tratta delle varietà laterale e
marginale, mentre nel 20% dei casi si riscontrano le varietà parziale e
totale. Dal punto di vista clinico, la placenta previa si compendia in un
unico sintomo: l’emorragia. Questa compare nella maggior parte dei casi
intorno alla 32a settimana, ma talora anche dalla 20a settimana in poi. In
genere 1'emorragia è più precoce nei casi di placenta previa centrale,
mentre é più tardiva nelle varietà marginale e laterale, nelle quali può
apparire anche solo all'inizio del travaglio di parto. L'emorragia in
gravidanza è caratterizzata dalla comparsa senza causa apprezzabile,
dall'assenza di dolore, dalla cessazione anche spontanea e dalla sua
recidiva a varia distanza di tempo. L'emorragia é stata definita
inevitabile da Rigby fin dal 1776: essa é legata al fatto che nel terzo
trimestre di gestazione la zona istmica dell'utero su cui la placenta é
inserita si sviluppa in superficie, dando luogo al segmento inferiore e
per conseguenza si distende progressivamente. Viceversa la placenta alla
fine del sesto mese ha già completato virtualmente il suo sviluppo e, per
mancanza di muscolatura e di tessuto elastico, è inestensibile. La
distensione dell'area di inserzione placentare e l’inestensibilità della
placenta dà luogo a lacerazione di setti intervillosi, con apertura delle
lacune utero-placentari ed emorragia dal circolo materno. Il sangue si fa
strada tra placenta e parete uterina e fluisce all'esterno; l'emorragia si
arresta allorquando gli spazi intervillosi, che si erano aperti, vengono
occlusi da trombi. Anche nei casi di placenta previa in cui in gravidanza
non si sia verificata emorragia, questa si produce inevitabilmente in
travaglio di parto. Infatti, fin dall'inizio delle contrazioni uterine,
mentre la parete del segmento inferiore viene sottoposta a trazioni verso
l'alto ed in senso radiale, il sacco ovulare viene invece sospinto
gradualmente verso il basso. Per conseguenza, nell'area di inserzione
placentare, la contrazione uterina sollecita lo spostamento in senso
opposto della placenta e del segmento inferiore: si verificano così sempre
maggiori distacchi in corrispondenza dello strato spongioso della decidua,
con conseguente emorragia sempre più copiosa. In tale periodo possono
verificarsi anche lacerazioni del tessuto placentare con fuoriuscita di
sangue del circolo fetale dai vasi coriali e, non raramente, la rottura
del seno marginale della placenta. Pertanto, l'emorragia in travaglio di
parto, si verifica, ed in grado cospicuo, in tutti i casi di placenta
previa senza eccezioni. Nei casi in cui allo scollamento del lembo
inferiore, in rapporto con la bocca uterina, si associa anche il distacco
del resto della placenta inserita nel segmento inferiore, può verificarsi
il prolasso della placenta, con conseguente espulsione di essa prima
ancora del feto; tale evenienza é però eccezionale. La diagnosi clinica di
placenta previa non sempre é agevole in gravidanza, oggi l'utilizzo della
tecnica ecografica viene in notevole aiuto all'ostetrico. allorché il
collo è completamente chiuso, mentre è più facile in travaglio di parto.
In gravidanza il segno obiettivo di maggior valore é la difficoltà di
raggiungere con 1'esplorazione vaginale la parte presentata, a causa
dell'interposizione di una specie di cuscinetto soffice e spugnoso; questo
può essere ben apprezzato con l'esplorazione dei fornici vaginali, dalla
parte in cui la placenta é inserita, Allorché il reperto é evidente da un
solo lato, è significativo il confronto col fornice dal lato opposto che
risulta libero. Ai fini della diagnosi é importante precisare la
localizzazione della placenta. Per raggiungere questo obiettivo vengono
utilizzati gli ultrasuoni. Accanto all'ecografia addominale, oggi ci si
avvale anche dell'ecografia transvaginale ampliata dal color doppler,
utile nel management della gravidanza con placenta praevia. L'uso della
metodica transvaginale a 18-23 settimane di gestazione è da alcuni autori
raccomandato in abbinamento a quella addominale per una più accurata
misurazione della distanza dal margine placentare all'orifizio uterino
interno, ed è altresì raccomandato un ulteriore ricontrollo tra 26 e 30
settimane per una più attenta valutazione (Taipale). Altri autori
suggeriscono che l'uso di color doppler per via transvaginale è in grado
di evidenziare maggiormente la placenta praevia ed il suo grado di
vascolarizzazione. Qualche altro autore ha utilizzato la risonanza
magnetica nella valutazione di placenta praevia percreta nel I° trimestre
di gravidanza. Quest'ultimo caso a noi sembra un po’ eccessivo.
Sicuramente il color doppler per via transvaginale permette un facile
controllo per assicurare minore morbilità per la madre ed il feto. Nella
16a settimana la placenta occupa metà della superficie interna dell'utero
mentre successivamente, per effetto del progressivo sviluppo uterino,
l'area di inserzione placentare viene ad occupare 1/3, ed a termine solo ¼
della superficie cavitaria. Dalla 25a settimana é possibile riconoscere la
sede bassa della placenta, i suoi rapporti col segmento inferiore e la
distanza dall'orifizio uterino interno, orientando così alla diagnosi di
previetà placentare. In travaglio di parto é assai più agevole la diagnosi
non solo generica di placenta previa, ma anche della particolare varietà.
Infatti, se il collo dell'utero presenta una dilatazione di almeno 4 cm, é
possibile apprezzare col dito esploratore sia il lembo placentare previo,
sia l'estensione dell'area della bocca uterina da esso occupata. In caso
di placenta previa laterale, il dito esploratore non ne raggiunge il
margine, ma apprezza però la particolare ruvidezza propria delle membrane
in prossimità del margine placentare. L'accertamento é necessario in
travaglio di parto, poiché da esso dipende l'indirizzo terapeutico da
seguire. La diagnosi differenziale va posta con le altre principali
condizioni patologiche capaci di indurre emorragia nei mesi alti di
gravidanza. E’ necessario anzitutto accertare se la perdita ematica sia di
provenienza uterina o vescicale (ematuria), rettale (emorroidi) o
semplicemente vaginale (colporragia): questa può dipendere da rottura di
nodi varicosi, da lacerazioni da coito, da traumi. Sono ugualmente da
tener distinti i casi di emorragie provenienti dal collo dell'utero e
causate da polipi cervicali o da carcinomi. Tutte queste condizioni
possono essere riconosciute con l'esplorazione vaginale e mediante un
accurato esame speculare. Nei casi in cui il sangue proviene dalla cavità
uterina, é necessario differenziare il distacco intempestivo di placenta
normalmente inserita; in questo caso però l'emorragia é prevalentemente
interna (tra placenta e parete uterina), la palpazione addominale mette in
evidenza aumento di volume e di consistenza dell'utero e dolorabilità
dell'organo. Il battito cardiaco fetale inoltre é assente. La rottura di
grossi vasi del funicolo nell'inserzione velamentosa (vedi alterazioni
della placenta), che pure può entrare in discussione, é un'emorragia di
pertinenza esclusivamente fetale, si verifica di regola solo in travaglio
di parto e malgrado la sua imponenza non determina alcun disturbo nella
madre, il cui polso é normale. La placenta previa costituisce una delle
più temibili complicazioni della gravidanza e del parto. Non di rado la
sintomatologia ha inizio prima della fine del sesto mese, ma in tal caso
si confonde con quella dell'aborto nel quale spesso si risolve; in altri
casi che vengono all'osservazione nel terzo trimestre, figurano
all’anamnesi perdite ematiche anche nei primi mesi, classificate come «
minacce di aborto ». Le perdite ematiche ripetute portano alla progressiva
anemizzazione della donna, con conseguente diminuzione dei suoi poteri di
difesa, dopo un certo tempo dall'inizio della sintomatologia, anche alla
morte intra-uterina del feto, a causa del diminuito apporto di O2 per il
progressivo distacco del lembo previo della placenta, e dell'anemia
materna. Non esiste alcun modo di prevedere quando 1'emorragia si
presenterà. La placenta previa di solito abbrevia la durata della
gravidanza: infatti non di rado inizia spontaneamente il travaglio di
parto pre-termine o se ne rende necessaria la provocazione per il
ripetersi dell'emorragia. Gli interventi ostetrici comportano anch'essi
pericoli, a causa dell'intensa vascolarizzazione del segmento inferiore su
cui la placenta é inserita, e la facile lacerabilità, durante le manualità
operatorie, della sua parete, che é di consistenza assai molle e spugnosa.
Inoltre, i seni venosi dell'area placentare divengono beanti dopo il
distacco della placenta, e può quindi penetrarvi aria che può causare così
embolia gassosa con esito letale. La placenta praevia con la sua intensa
vascolarizzazione, si associa ad una riduzione di ipertensione indotta
dalla gravidanza. Ananth ha dimostrato che il rischio di ipertensione
indotta dalla gravidanza fu ridotto della metà fra le gravide con placenta
praevia. L'analisi del suo studio mostrò rischi ridotti per l'ipertensione
gravidica nelle donne con placenta praevia. Subito dopo il parto, il
segmento inferiore rimane spesso ipotonico, con conseguente emorragia
post-partum. In puerperio poi sono facili le infezioni dato che l'area
dove era inserita la placenta si trova assai vicina al collo dell’utero ed
alla vagina ricchi di germi. I pericoli per il feto sono ugualmente gravi
nella vita intrauterina, sia per lo stato di anemia della madre che ne
compromette 1'ulteriore sviluppo, sia per la possibilità di emorragie
dirette dal circolo fetale in seguito a lacerazioni di villi coriali.
Inoltre, 1'interruzione prematura della gravidanza e gli interventi
operativi aggravano la prognosi fetale, ed anche quando il feto viene alla
luce vivo, corre i pericoli inerenti alla prematuranza. L'indirizzo
terapeutico nella placenta previa è risolto al raggiungimento del
fondamentale obiettivo di risolvere il « conflitto » tra segmento
inferiore e placenta, impedendo cosi ulteriori emorragie. Occorre però
distinguere nettamente la terapia da adottare in gravidanza da quella da
impiegare in travaglio di parto. In gravidanza, la donna portatrice di
placenta previa, anche se abbia avuto perdite ematiche insignificanti o se
esse siano completamente cessate, necessita di immediata ospedalizzazione:
il provvedimento si impone ancor più in caso di emorragia in atto. Il
ricovero va fatto in reparto attrezzato adeguatamente per un intervento
laparotomico di urgenza. La gestante che abbia superato un periodo
emorragico viene tenuta in ininterrotta osservazione, e sottoposta nel
frattempo a tutte le cure mediche atte a migliorare la crasi ematica
(eventualmente anche ad emotrasfusioni) ed a raggiungere almeno il
compimento della 36a settimana, epoca in cui si hanno le maggiori
possibilità di buon esito fetale. Al ripetersi dell'emorragia il
trattamento di attesa non dà più alcuno affidamento per cui dovrà essere
adottata la terapia ostetrica risolutiva sotto indicata. In travaglio di
parto, prematuro o a termine, i provvedimenti terapeutici a disposizione
del medico sono: 1) la rottura delle membrane; 2) il taglio cesareo. L'amnioressi
o rottura delle membrane (metodo di Puzos) è il procedimento di elezione
nei casi di placenta previa laterale o marginale, purché la dilatazione
sia almeno di 4 cm, la presentazione sia normale e non esistano altre
cause di distocia. Le membrane dovranno essere ampiamente squarciate per
tutta 1'area della bocca uterina, e dovrà essere accuratamente controllato
l'impegno della parte presentata. In tal modo, progredendo la testa fetale
nello scavo pelvico, la placenta viene compressa contro la parete uterina,
mentre d'altro canto, a sacco rotto, segmento inferiore e placenta non
sono più sollecitati a dispiegarsi e dislocarsi in direzioni opposte: per
conseguenza, l'emorragia cessa, e si può lasciare che il travaglio evolva
spontaneamente. Sono queste le condizioni nelle quali la prognosi é
favorevole sia per la madre che per il feto. Qualora la durata del periodo
espulsivo si prolunghi eccessivamente con sofferenza fetale ed esistano le
condizioni permettenti, é indicata la rapida estrazione del feto mediante
ventosa o col forcipe. Il taglio cesareo, preconizzato nella terapia della
placenta previa da Sellheim (1908) e da Kronig (1916), e propugnato in
Italia specialmente dal Miranda (1931), trova la sua indicazione assoluta
nei casi di placenta previa centrale tanto con feto vitale quanto in tutti
i casi di emorragia di notevole entità, recidivante in gravidanza a collo
chiuso od a dilatazione insufficiente per qualsiasi manovra per via
vaginale. I progressi ormai conseguiti nella tecnica operativa, nella
tecnica dell'anestesia e nel trattamento pre- e post-operatorio, hanno
ridotto al minimo i pericoli di tale intervento. L'incisione dell'utero
viene praticata sul segmento inferiore; anche se il taglio cade sulla sede
di inserzione placentare (la placenta è inserita nel 50% circa dei casi
sulla parete anteriore), non costituisce un serio inconveniente perché il
campo è facilmente dominabile, con il rapido distacco della placenta e la
sutura della parete sanguinante. E’ sempre necessario eseguire
contemporaneamente, anche dopo 1'intervento, una trasfusione di sangue; la
somministrazione di ossitocina all'inizio dell'operazione riduce la
perdita ematica e rende più pronta la retrazione e contrazione dell'utero
subito dopo lo svuotamento. Nel periodo post-operatorio sono indicate
frequenti fleboclisi glucosate e la copertura antibiotica nei primi tre
giorni, a scopo preventivo delle complicanze infettive. L'assistenza alla
gestante portatrice di placenta previa deve essere pronta e decisa: quanto
più presto si procede alla sua ospedalizzazione, tanto maggiori sono le
probabilità di una favorevole risoluzione. La prognosi della placenta
previa é riservata, sia per la madre che per il feto. Essa è legata
essenzialmente al grado di previetà placentare, alla entità ed al numero
degli episodi emorragici, alla durata di essi, ed in modo particolare al
genere di intervento subito. Le cause di morte materna sono l'anemia, lo
shock, l'embolia gassosa, mentre minore importanza ha l'infezione
secondaria. L'estensione delle indicazioni del taglio cesareo ha prodotto
una sensibile riduzione della mortalità materna la quale oggigiorno
globalmente considerata non supera 1'1%o. La mortalità feto-neonatale è
piuttosto alta (circa il 15%) a causa della prematuranza e dell'anemia:
l'emotrasfusione eseguita attraverso la vena ombelicale subito dopo la
nascita (ml 20 di sangue per ogni chilo di peso del neonato) dà in molti
casi buoni risultati.
La placenta accreta complica con una certa
frequenza (2-39%) la placenta previa. Tale rischio è maggiore nelle donne
con pregressi T.C. per la possibilità della placenta di inserirsi sulla
"cicatrice isterotomica".
Sono stati anche correlati i valori di
aFP
e FbHCG
nelle donne con placenta praevia. Se c'è un aumento di questi valori
maggiore di 2,5 multipli della mediana si è di fronte al rischio di
placenta praevia accreta. Nelle gravidanze con placenta praevia e segni
ecografici di placenta abnormemente aderente, il riscontro di elevati
livelli di creatin-kinasi sierica materna orienta il clinico verso la
possibile presenza di placenta increta o percreta, con conseguernte
maggiore probabilità di morbillità materna.
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