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   Prof. Carlo PIANTONI

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Carlo Piantoni negli anni 60 Carlo Piantoni nasce a Terni il 2 settembre 1925.
Comincia a insegnare nell’immediato dopoguerra tra mille difficoltà in uno sperduto villaggio dell’Umbria, ma il fatto di risiedere sul posto, tra i contadini e i braccianti gli offre la possibilità di effettuare una preziosa esperienza umana.
L’anno successivo passa a Guadamello dove nel ’49 sposa la figlia della maestra. Nel ’50 approda finalmente al posto di ruolo a Grottamurella.
Luigi  Volpicelli, titolare della cattedra di Pedagogia presso l’Università di Roma,  che aveva avuto modo di apprezzare i dipinti e il giornale stampato dagli alunni,  segnala il  maestro a Mario Mazza e a Vittorino Chizzolini, del gruppo pedagogico di Brescia, che lo invitano al Convegno di Pietralba dove viene arruolato nelle file dei maestri sperimentatori.
E allora per Carlo  Piantoni, si apre una strada tutta  in salita , che lo condurrà fino all’insegnamento universitario.
Nel 1954 viene trasferito a  San Vito di Narni, dove già abitava con la famiglia, e nella pluriclasse che gli viene affidata porta avanti il discorso iniziato a Grottamurella. 
Nel 1955 La Fondazione Nazionale Premi al Merito Educativo lo sceglie per un viaggio premio in Austria e Germania; nel 57 Volpicelli lo inserisce tra i soci fondatori dell’ Associazione Nazionale per l’Educazione Artistica .Nel frattempo i disegni degli alunni girano il mondo guadagnando premi  e riconoscimenti.
Nel ’60 tre alunni si piazzano tra i vincitori  all’esposizione mondiale di Tokio e  l’Ambasciatore giapponese, si reca a  San Vito,  per consegnare le  medaglie.   Alla fine dell’anno  il  maestro  si trasferisce a Roma dove terrà settanta lezioni al secondo corso televisivo  Non è mai troppo tardi. Quindi, dopo una breve parentesi di insegnamento in una borgata romana, viene chiamato  al Centro Didattico Nazionale per la scuola Elementare  per curare il settore dell’educazione espressiva.
Ha quindi inizio il periodo dei corsi di aggiornamento e degli interventi nei congressi in Italia e all’estero. Nel ‘ 69 l’UNESCO lo inserisce nel Gruppo di Studio e Ricerca per la promozione dell’educazione artistica in Italia. Poi,  dopo sette anni di permanenza al Centro Didattico, il maestro  si fa distaccare in una scuola speciale dove guida una sperimentazione per il recupero dell’handicappato mediante i linguaggi non verbali. 
Nel 1973 consegue la laurea in pedagogia con il massimo dei voti e  nel 1975 partecipa alla tavola rotonda Tecnologie educative e apprendimento nella Scuola Materna organizzata a Venezia dalla Biennale.
Nel 1976, affronta l’esperienza della direzione  didattica a Narni Scalo, ma  l’Università lo reclama a Roma per coinvolgerlo nella realizzazione dei programmi di ricerca nel campo dell’istruzione primaria. Intanto accetta un incarico di insegnamento presso la Scuola statale  Formazione  Educatori di Comunità, ma,  successivamente, con lo stesso incarico passa  alla LUMSA.
Nel 1977 rappresenta l’Italia a Varsavia al Congresso mondiale dell’OMEP dove  la sua relazione, sul tema della creatività, è una delle tre prescelte per la sessione plenaria. Trova tuttavia il tempo per collaborare con il prof. Laeng  al reperimento del materiale per il Museo Storico della Didattica, istituito presso la III Università di Roma. Nell’83 riceve la nomination per la presidenza dell’INSEA.
Chiamato a far parte della Commissione per i Nuovi programmi per la Scuola Elementare, ha un ruolo determinante nella stesura del testo dedicato all’educazione all’immagine.
Negli anni che seguono gli IRRSAE del Lazio, dell’Abruzzo, della Basilicata, gli commissionano progetti per la formazione dei formatori con l’incarico di renderli esecutivi.
Attualmente, dirige il Centro Segno e immagine per l’Educazione Grafica e Visiva,mentre continua a occuparsi dei   corsi di qualificazione e di aggiornamento.
Collabora, inoltre,  in veste di esperto, a Scuola Italiana Moderna e a Scuola e Didattica.
 
Una didattica con una base culturale.
A Grottamurella,  dove il maestro deve fronteggiare una scuola di cinque classi, le difficoltà agiscono come uno stimolo. Cerca di impegnarsi a fondo rifacendosi alle esperienze di Mezzaselva e di San Gersolè.  Mette sulla linea di partenza la pittura con i colori a colla e poi propone la stampa di un giornale  utilizzando la tipografia scolastica scoperta nello scantinato dell’ispettorato. La lettura dei primi libri sul disegno infantile gli apre nuovi orizzonti. Capisce che facendo ricorso all’immagine può favorire un processo di interazione tra il bambino e l’ambiente.
I ragazzi  vengono coinvolti in una attività che consente di trasformare in una forma di spettacolo la vita di tutti i giorni,  le feste e le ricorrenze.
Grazie al giornale, la lingua scritta esce dal suo isolamento, entra nella vita di relazione e assume un ruolo complementare accanto alle illustrazioni incise su linoleum.
Ma c’è anche da aggiungere che  l’attività tipografica incide positivamente sulla ortografia, sul lessico, sulla grammatica, creando i presupposti per il lavoro di gruppo.
Nel frattempo, tuttavia, il maestro   dilata i campi di esperienza  introducendo  la fiaba, mentre propone agli alunni di tradurre le loro emozioni  in una forma poetica L’incontro con Maria Signorelli provoca  nel maestro il desiderio di introdurre i burattini nella sua scuola.
E i ragazzi, tra i quali i giocattoli sono pressochè sconosciuti, subiscono il contagio di  questa attività interdisciplinare che li impegna  nella stesura dei testi, nella recitazione, nella realizzazione dei burattini, nella scenografia, nella costruzione del teatro. Il maestro tuttavia non dimentica che i programmi del ’55 avvertono  che dovrà essere l’ambiente con le sue molteplici occasioni di interesse storico, geografico, scientifico a offrire all’alunno più ampia e esatta conoscenza del mondo. Giovandosi degli insegnamenti che il prof. Caraci gli ha fornito al Magistero, Piantoni propone una geografia attiva andando al di là di quel che l’occhio può afferrare.
Diventano familiari termini come meandri, puddinghe, ceneri vulcaniche, arenaria, ostriche fossili. Ma entra in gioco anche la storia che ferma l’attenzione sul passato del borgo medioevale e sulle tombe dell’età del bronzo che vengono alla luce durante i lavori agricoli. Con i frammenti recuperati nelle cave di pozzolana nella zona dell’antica Ocricolum  i ragazzi allestiscono un piccolo museo archeologico.
E c’è da dire che quindici anni dopo il direttore dei Musei Vaticani Carlo Pietrangeli, nel suo libro  Otricoli, parlerà proprio di quei reperti. Anche per quel che riguarda le scienze.i fanciulli scoprono il miracoloso processo della germinazione attraverso le loro sequenze disegnate.
Intanto sopraggiungono nuovi impegni per  questi fanciulli pittori. A Grottamurella arriva un invito insolito: quello di andare  a disegnare le Acciaierie di Terni per conto della rivista Civiltà delle macchine  diretta dal poeta Sinisgalli. 
Qualche anno dopo Sinisgalli, arrivato a San Vito, per conoscere  la  scuola , si entusiasma di fronte a un enorme  dipinto collettivo e decide di pubblicarlo su Civiltà delle Macchine insieme a un articolo del maestro.
Negli anni che seguono Sinisgalli mette la scuola di fronte a nuove richieste coinvolgendo i ragazzi nel campo dell’immagine pubblicitaria.
Nel ’60 li invita a Fiumicino e, grazie ai loro disegni, prende il via la campagna promozionale Bambini e jet presentata dalla stampa di tutto il mondo
 
Carlo Piantoni copyright © 2003