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Le puttane hanno buon cuore
tratto do Il mio granello di sabbia di Luciano Bolis , da Lettere di condannati a morte della Resistenza e tanti
altri adattamento e scrittura
scenica di Gino Carosini e Iula Rossetti
L’idea
dello spettacolo
nasce dalla lettura de Il mio granello di sabbia di Luciano Bolis, pubblicato per la prima
volta nel 1946, da Einaudi, “ a caldo” dalla vicenda che narra. Il
libro racconta in prima persona l’arresto, gli interrogatori estenuanti, le
immani torture patite dal suo autore, arrestato dai fascisti, nel pieno della
lotta partigiana, a Genova. La
peculiarità di questo racconto è come l’autore - protagonista scelga,
“lucido e implacabile”, di infierire contro se stesso, tentando il suicidio,
“perché sorella morte non manchi e non tardi”, pur di non tradire i suoi
compagni. Studiando
ed elaborando anche le Lettere di
condannati a morte della Resistenza e tanti altri testi, è stata scelta
questa traccia perché, come scriveva Luigi Santucci nella sua prefazione alla
seconda edizione (1973) de Il mio granello
di sabbia, “quest’opera si ripropone come documento attualissimo di cose
oggi in corso di svolgimento: non disincantata memoria, ma denuncia, lamento e
grido”. Questo spettacolo con la vicenda agghiacciante vissuta da Luciano Bolis attraversa tante altre storie, di tanti altri uomini e donne che hanno subito uguali violenze. tenta di sollevare un piccolissimo granello di sabbia che aiuti a non dimenticare, a non “disabituarsi a inorridire”, perché, purtroppo, ancora oggi, a sessant’anni dalla sudata libertà, molti uomini, molte donne, molti bambini, in tanti paesi del mondo, continuano a subire le stesse violenze, le stesse torture e non si deve smettere di gridare, mai.
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