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 dedicata a Giorgio Baldini

Zovena cö parasô

 

di Plinio Guidoni

 

Chiara Bucci Franca  Giovanni Ansaldi Pino

Maria Teresa De Moro Luigia  Stefania Galuppi Bianca

Gino Carosini Il signore in nero  Mirko Beltrami Filippin

Carlo M. Giuso Giulio Cristina Zinnari Elena

Mafalda Mannu La fidanzata di Filippin

 

Scene e luci Mario Titti Strata

Costumi Anna Maria Scaglione  Trucco Viola Callegari

Arredamenti di scena forniti da Bodrato mobili

Assistenti Enrico Aretusi Piero Papalia

Musiche Fryderyk F. Chopin

Foto Sandro Ariu Ufficio stampa M.G. Tirasso

 

Regia Iula Rossetti

 

L’esistenza di due anziane sorelle, Bianca e Luigia, percorre i sentieri del ricordo  all’interno delle mura domestiche illuminate dalle tinte sfumate di un piccolo quadro che ritrae una giovane donna con l’ombrellino. Le fattezze, invisibili, della giovane, animano e turbano i sentimenti delle due sorelle: fattezze vedute o sognate, comunque immaginariamente dipinte da un giovane pittore francese, oggetto del desiderio di quelle ragazze che, alla fine dell’estate del 1926, travolgevano, con la loro spensierata giovinezza, la spiaggia di Monterosso.  Quella spensierata giovinezza non c’è più, ma i turbamenti sentimentali sono rimasti fermi, inalterati, i battiti del cuore hanno lo stesso ritmo di cinquant’anni prima perché supportati dal ricordo o meglio dal fascino del ricordo. Come scriveva Roland Barthes il ricordo di un gesto, di una scena, legati all’essere amato è caratterizzato dall’intrusione dell’imperfetto, perché l’imperfetto è il tempo della fascinazione. L’imperfetto è il tempo in cui le due sorelle vivono. L’improvvisa sparizione del quadro, simulacro del ricordo, provoca, nelle due anziane sorelle, lo  scompenso: cinquant’anni di certezze vengono annientati dall’ingerenza del dubbio.  Non è facile mettere in scena il fascino del ricordo, ma la scrittura di Guidoni, dettagliata e precisa, ci ha portato a riflettere e a discutere molto sull’importanza delle emozioni, osate e taciute, dei sentimenti sentiti e soffocati, e ci siamo accorti che non c’era nulla da aggiungere, era sufficiente aprire il cuore e lasciare uscire quei sentimenti e quelle emozioni che ognuno di noi porta dentro di sé. Sentire la fascinazione ed esprimere  le battute, con naturalezza e semplicità è tutto ciò che abbiamo fatto per portare anche voi , che questa sera assisterete allo spettacolo,  nel tempo imperfetto.                                                                                                                  La regista

 

 

 

Plinio Guidoni

 Nato a Camogli nel 1922, morì nell’amatissimo borgo di Vernazza nel 1994. Innovò profondamente la poesia in genovese , sull’esempio di maestri stranieri quali Thomas Stearns Eliot o Stephane Mallarmé. La sua è la poesia della parola che, come nel detto eracliteo, non dice e non nasconde, ma accenna  e misteriosamente allude a mondi sconosciuti, al di là delle apparenze. Fu anche autore di testi teatrali Nei suoi originali drammi Plinio Guidoni riprende  cadenze e stilemi del teatro dell’assurdo, da Ionesco, a Beckett, a Pinter, adattandoli a luoghi e personaggi tipicamente liguri, in un impasto straordinariamente riuscito, in cui predominano l’angoscia, il dubbio, e la mistica attesa di qualcosa che verrà.