Frank  Drake  e  il  SETI

Frank Drake, probabilmente influenzato dalla pubblicazione nel 1959 sulla rivista "Nature" di un articolo di Philip Morrison e Giuseppe Cocconi in cui si prospettava l’idea di utilizzare le onde radio quale mezzo per comunicare con civiltà extraterrestri, decise di dare avvio al primo programma (SETI - Search For Extraterrestrial Intelligence) di ricerca di vita intelligente nello spazio. Successivamente l’8-4-1960 alle quattro del mattino Drake, assieme all’astrofisico Otto Struve, puntò il radiotelescopio da 42 metri di Green Bank in Virginia (Usa) verso le stelle "Tau Ceti" e "Epsilon Eridani", distanti circa 11 anni luce da noi. Era il primo tentativo nella storia dell’umanità di cercare di contattare altre civiltà al di fuori della Terra.  

Messages to M13
In 1974, messages were sent from the Arecibo observatory
toward the globular cluster M13 in the constellation Hercules (26.000 l.y.). A series of pulses were sent switching between two frequencies. For example, a pulse of radiation with frequency f(1) would be broadcast and then another pulse of radiation with frequency f(2) would be sent and then another pulse with f (1) or f (2) would be sent and so on.

Frank Drake  e  il SETI o Search For Extraterrestrial Intelligence

Materiale tratto dal sito web del S.E.T.I.  www.seti-italia.cnr.it

Una delle prove più importanti che la vita intelligente esiste nell'Universo è quella che non ha mai provato a contattarci.

Frank Drake, probabilmente influenzato dalla pubblicazione nel 1959 sulla rivista "Nature" di un articolo di Philip Morrison e Giuseppe Cocconi in cui si prospettava l’idea di utilizzare le onde radio quale mezzo per comunicare con civiltà extraterrestri, decise di dare avvio al primo programma (SETI - Search For Extraterrestrial Intelligence) di ricerca di vita intelligente nello spazio.
Successivamente l’8 aprile 1960 alle quattro del mattino Drake, assieme all’astrofisico Otto Struve, puntò il radiotelescopio da 42 metri di Green Bank in Virginia (Usa) verso le stelle "Tau Ceti" e "Epsilon Eridani", distanti circa 11 anni luce da noi.
Era il primo tentativo nella storia dell’umanità di cercare di contattare altre civiltà al di fuori del pianeta Terra.

 

PREMESSA

La probabilità che esistano altre forme di vita nell'Universo si incrementa ogni giorno di più. Sono stati già scoperti un centinaio di pianeti orbitanti intorno ad altre stelle, ed il cosmo abbonda degli stessi elementi chimici che costituiscono le nostre cellule.
Tuttavia la probabilità di incontrarci o ricevere i loro eventuali segnali radio è molto più bassa, a causa delle enormi distanze tra i corpi celesti nello spazio e delle differenze di cultura, tecnologia e quant'altro che ci separano.
Per questo motivo la comunità scientifica italiana si trova nella posizione di non potere dedicare (anche se per periodi limitati) i costosi radiotelescopi di Medicina ad un programma che potrebbe anche non dare risultati concreti.
In compenso, è possibile accostare questo tipo di indagine (SETI) alla ricerca tradizionale senza incidere sui costi. Questo è l'obiettivo centrato dal sistema Serendip IV che cerca segnali radio alieni lavorando in parallelo alle osservazioni in corso al radiotelescopio in cui è installato senza alterarle. Tale apparecchio cerca segnali radio di provenienza extraterrestre alla frequenza e puntamento richiesti in quel momento dal radioastronomo all'interno di un determinato programma osservativo; in questo modo si può lavorare gratuitamente per 24 ore al giorno e per tutto l' anno.
Il SETI-Italia è un programma a fondi "zero" ed è particolarmente utile perché con la stessa acquisizione dati Serendip IV, si possono monitorare le interferenze radio terrestri. Queste ultime, infatti minano continuamente e sempre più l'operatività dei radiotelescopi.
Il SETI, quindi, è ricerca pura volta esclusivamente al fine di avere la certezza di non essere soli! Nulla a che vedere sulla possibilità di instaurare dialoghi interstellari che, al momento, a nostro avviso rimane solo un affascinante tema per la fiction cinematografica.

 

INTRODUZIONE

 

Anche la più intelligente delle ricerche non presenta naturalmente garanzie di successo. Tuttavia, abbiamo una forte e ponderata speranza di successo. Abbiamo passato i confini degli oceani, siamo andati oltre la Luna e Marte nello spazio interstellare. Con il passare degli anni ci porremo, senza desiderio di speculazione ma basandosi su solide e ripetibili investigazioni, la domanda di tutte le domande: "Siamo le sole menti pensanti tra le stelle? Il primo segnale che riveleremo ci darà la risposta!

Philp Morrison, MIT October 12, 1993

La nostra via lattea è una dei 100 miliardi di galassie presenti nell’universo osservabile. Il nostro sole è solo una delle 200 miliardi di stelle che appartengono alla nostra galassia Astronomi e fisici hanno confermato che il nostro sole e la nostra galassia sono corpi non inusuali o differenti dalle altre galassie e stelle.
Nelle ultime decine di anni, l’evoluzione in questi studi hanno anche dimostrato che i pianeti non sono una rara eccezione, ma sono una parte naturale del processo di formazione delle stelle. Tanto è vero che si è stimato che i pianeti potrebbero essere un miliardo solo nella nostra galassia.
Esperimenti biologici, effettuati applicando sorgenti di energia naturale quali elettricità e calore a composti che costituivano l’atmosfera primitiva della terra, hanno generato involontariamente i componenti organici fondamentali che costituiscono la chimica della vita. In aggiunta a ciò, i radioastronomi hanno scoperto che le molecole e atomi base alla vita quali idrogeno, azoto, ossigeno, carbonio, silicio e fosforo, esistono in gran quantità anche nelle profondità dello spazio interstellare. I geologi hanno dimostrato che la terra è rimasta senza vita solo per una piccola parte dei suoi anni, e che i primi organismi unicellulari si siano sviluppati immediatamente dopo la formazione del pianeta. Come risultante di questi studi ci si può sbilanciare dicendo che, passati milioni di anni in condizioni di relativa stabilità, la vita semplice potrebbe tramutarsi in vita intelligente e che, in qualche caso, potrebbe evolvere in una civiltà tecnologicamente avanzata. Da questi ragionamenti é nato il progetto SETI, cercare vita intelligente nelle profondità dello spazio. Ma dove e come cercare la prova di altri esseri viventi?
Un modo diretto per scoprire se esiste vita intelligente nei dintorni del nostro sistema solare, è cercare qualche segnale radio artificiale che provenga dallo spazio interstellare e che, come si sa, risulta il mezzo di comunicazione più efficace e veloce di fino ad ora conosciuto. Come si sa le onde elettromagnetiche a più alta frequenza emanate dalla terra, si espandono alla velocità della luce intorno al nostro pianeta. Anche noi terrestri emettiamo radiazioni elettromagnetiche “involontarie”.
Calcolando che le trasmissioni sono cominciate circa 50 anni fa, queste emissioni radio, radar e televisive riempiono una sfera intorno al nostro pianeta di circa 100 anni luce di diametro. Ciò significa che una civiltà extraterrestre che utilizza la nostra medesima tecnica di comunicazione, che desideri comunicare con altre civiltà e che si trovi ad una distanza inferiore a 100 anni luce, puntando una antenna verso il nostro pianeta e sintonizzando il proprio ricevitore ad una frequenza giusta, potrebbe ricevere le nostre trasmissioni. Tutto questo rimane vero se il rumore di fondo dell’universo non supera la potenza del segnale che si propaga.
Se vuoi chiarirti le idee su cosa vuol dire veramente SETI, in questo sito web troverai una raccolta di articoli scritti dai più autorevoli giornalisti italiani più una serie di documenti veramente esaurienti.
Potrai conoscere i protagonisti internazionali che anno iniziato e proseguono in questa entusiasmante ricerca e potrai soddisfare tutte le tue curiosità leggendo questa corposa raccolta di documentazione e di link.
Ma non è tutto....... in futuro anche tu potrai partecipare attivamente a questa ricerca.
Bastera' avere un computer e un collegamento a internet e tanta buona volonta' per partecipare al SETINET (CRIACESIA Milano) e al SETI HOME ITALIA. Sfortunatamente al momento non abbiamo sufficiente man power per attivare questo programma........la nostra speranza e' trovare giovani laureandi in informatica e ingegneria elettronica disposti a sviluppare la propria tesi su questi particolari argomenti.

 

 

I pianeti extrasolari

Il 25 Ottobre 1995 Mayor e Queloz annunciano ufficialmente la scoperta del primo pianeta extrasolare in orbita attorno alla stella "51 Pegasi". Alla fine del mese di luglio del 2002 sono stati scoperti, in via indiretta, al di fuori del nostro Sistema solare, ben 100 pianeti !
Soltanto nella nostra galassia “Via Lattea”, che nell’Universo è in compagnia con circa altre cento miliardi di galassie, ci sarebbero secondo alcuni scienziati un miliardo di pianeti simili alla Terra e molti di questi sarebbero abitati.
E’ stato calcolato che esistono circa 100 miliardi di galassie con una media di circa 100 miliardi di stelle per galassia: un numero di stelle corrispondente circa al numero di 10 elevato alla potenza 22 (10 con 22 zeri), un numero (da una citazione di Carl Sagan) quasi sicuramente superiore al numero dei granelli di sabbia di tutte le spiagge della Terra!

 

 

Nel cosmo, come è noto, le distanze sono immense! 

Ma quanto è lontana la stella più vicina ? 
In proporzione, se potessimo ridurre il Sole alle dimensioni più o meno di un pallone da gioco,
la nostra Terra disterebbe circa 18 metri dalla nostra stella,
Plutone orbiterebbe a 600 metri ca. dal Sole,
Proxima Centauri, la stella più vicina a noi, disterebbe 5.400 km !
Andromeda (M31), una delle galassie più vicine alla nostra, disterebbe addirittura 2.640.000 km !

 

La scienza e i suoi limiti !
Se rappresentassimo la scienza come una sorta di circonferenza, potremmo talvolta osservare che più il sapere avanza facendo crescere tale circonferenza, più si allargano i confini e gli orizzonti dell'ignoto.  (Pietro Musilli – 1-1-2002)


Piero Musilli:  e
-mail: pietromusilli@tiscali.it  - Sito web: http://web.tiscali.it/pmusilli

 

 

  

Progetto SETI

By:  http://www.pd.astro.it/

Nel campo della ricerca dei segnali radio extraterrestri, la più importante organizzazione esistente, che opera da circa 25 anni, è il SETI (acronimo per Search for  Extra Terrestrial Intelligence, cioè ricerca di vita intelligente extraterrestre). E’un’organizzazione per iniziativa della NASA, ma oggi finanziata da privati, che utilizza per il proprio scopo i maggiori radiotelescopi del mondo…

 

Prime ipotesi

Si può dire che l’attuale ricerca SETI abbia avuto origine nel 1959 quando in quell’anno i fisici Giuseppe Cocconi e Philip Morrison pubblicarono un articolo sulla rivista British Science Journal Nature, in cui sottolineavano che in linea di principio sarebbe stato possibile comunicare con civiltà aliene usando onde radio nel range delle micro-onde.
In questo modo si aprivano due interessanti possibilità:

1) Intercettare segnali inviati nello spazio da altre civiltà;

2) Ricevere segnali inviati appositamente da civiltà aliene desiderose di comunicare.

SETI indica non un progetto ben preciso, ma qualunque esperimento finalizzato alla ricerca dei segnali da parte di civiltà extraterrestri. L’idea è quella di riuscire a “sentire” gli alieni visto che trovandosi molto lontano può risultare molto più difficile “vederli”. I radiotelescopi scandagliano il cielo 24 ore su 24 registrando su diverse frequenze, un “rumore”  proveniente dallo spazio. In seguito  queste registrazioni vengono analizzate sperando di captare qualcosa che non sia il solito “rumore di fondo”, ma un segnale di evidente origine artificiale e non viceversa. Questo programma ha richiesto più di 15 anni di preparazione, per approntare strumenti e modalità, ma è stato cancellato nel 1993. Infatti il senatore del Nevada Richard Bryan, con il pretesto di voler ridurre le spese federali, convinse il Congresso a cancellare i finanziamenti agli esperimenti SETI della NASA  Phoenix e Serendip.
Purtroppo questa cancellazione portò non pochi problemi. Infatti anche se oggi viene gestito e finanziato privatamente, vi è un aumento dei costi in gestione, visto che non potendo più utilizzare i radiotelescopi della NASA si devono affittare i radiotelescopi di Parke.

 

 

Habitat cosmici

Malgrado l’ampiezza degli studi che restano da realizzare, gli astronomi coinvolti in SETI vogliono compierli per precisare meglio quali sono le stelle bersaglio che meritano un’attenzione particolare e prioritaria. La maggior parte dei programmi SETI condotti sino a questo momento, osservano le stelle che “assomigliano di più al nostro Sole”. Il Sole è una stella di tipo G5, la sua temperatura è di seimila gradi, il suo diametro un milione e quattrocentomila chilometri, la sua durata di vita dieci miliardi di anni.
Le stelle F non vivono che un miliardo di anni e, sebbene abbiano ampie zone abitabili, poiché il loro forte irraggiamento arriva lontano, sono poco interessanti per SETI, dal momento che la vita evoluta non ha avuto molto tempo per svilupparsi. In ogni modo esse sono poco numerose.

             

All’incirca nello stesso periodo un giovane radioastronomo americano Frank Drake, era giunto in modo indipendente  alle stesse conclusioni e nella primavera del 1960 iniziò a condurre le prime ricerche di segnali radio artificiali provenienti dalle stelle utilizzando il radiotelescopio da 30 metri di Green Bank, West Virginia,USA. Per due mesi Drake puntò l’antenna di un radiotelescopio di 25 metri verso due stelle simili al sole relativamente vicino a noi. Precisamente  due stelle di questo tipo: Tau Ceti e Ipsilon Eridani, distanti dalla Terra circa 11 anni luce. Egli scelse di ascoltare alla lunghezza d’onda di 21 cm corrispondente alla frequenza di 1,420 MHz (tale frequenza era stata indicata anche da Cocconi e Morrison per la sua rilevanza astronomica: ricordiamo che l’idrogeno è l’elemento più abbondante dell’Universo. Se una civiltà extraterrestre fosse sviluppata tecnologicamente almeno quanto la nostra, sarebbe sicuramente a conoscenza di questo fatto e potrebbe utilizzare questa frequenza per inviarci dei messaggi.

                                                        

 

 

Il famoso"WOW!"   

Il 15 agosto 1977 l'Ohio State University Radio Observatory rilevò un segnale tuttora considerato il più promettente candidato ad essere un "messaggio" di provenienza extraterrestre, il cosiddetto "segnale wow!" (a causa della parola scritta a margine del tabulato del calcolatore di Jerry Ehman). Il segnale superò di 15 dB il rumore medio di fondo in un singolo canale. L'analisi del segnale indicò che la sorgente era dotata di moto siderale (era cioè ferma rispetto alle stelle) e la "firma" doppler confermò che non era stato prodotto da interferenze terrestri. Le coordinate d'antenna indicavano che il segnale era stato emesso da una stella di tipo solare nelle vicinanze. La sola condizione richiesta per un segnale SETI a non essere soddisfatta era la ripetibilità. D'altro canto, poiché Big Ear aveva un'apertura del fascio estremamente ridotta, e poteva osservare in un dato istante solo una parte su un milione dell'intero Cielo, non ci si poteva aspettare che il segnale si ripetesse.

Non si può comunque dimenticare il famoso "WOW signal" ricevuto con il radiotelescopio della Ohio State University nel 1977. La sera del 15 agosto 1977, alle 23 e 16 ora legale della costa orientale degli Stati Uniti, un segnale radio a banda molto stretta e di particolare potenza raggiunse il nostro pianeta e venne registrato dal radiotelescopio Big Hear (il grande orecchio) mentre era in corso una sorveglianza radio nell'ambito del programma SETI dell'Università. Lo strumento operava in modo automatico e non c'era la presenza di alcun operatore. Alcuni giorni dopo Jerry R. Ehman, uno dei ricercatori che aveva realizzato parte del software dell'impianto, passò a raccogliere i dati per analizzarli. Mentre scorreva uno dei tabulati contenenti i valori di intensità radio rilevati dai 50 canali di cui era composto l'analizzatore di spettro, sentì un brivido lungo la schiena. Sul canale numero 2, anzichè la colonna dei soliti numerini "1 o 2" lesse stupefatto la sequenza "6EQUJ5"; era esattamente la sequenza che si sarebbe aspettato di trovare se, un giorno, un segnale molto potente e di banda strettissima avesse raggiunto la terra.
Colto di sorpresa, l'unico commento che gli riuscì spontaneo di scrivere sul tabulato fu la fatidica esclamazione "WOW" e "WOW" fu il nome che rese famoso in tutto il mondo quel segnale.
Questa sequenza, apparentemente incomprensibile, stava ad indicare la presenza per una durata di circa 2-3 minuti, di un segnale con frequenza tipica dell'idrogeno neutro interstellare a 1420 Mhz e con una banda non più larga di 10 Khz la cui intensità, al massimo, raggiungeva e superava di oltre 30 volte il rumore di fondo cosmico.
In quel momento il radiotelescopio puntava verso una zona a circa 18° a sud dell'equatore galattico e a 21° dal centro della Via Lattea, in piena costellazione del Sagittario.
Sono passati 20 anni da quel giorno, gli stessi scopritori ed altri ricercatori stanno ancora oggi dibattendo il caso, purtroppo il WOW signal non si è più ripresentato e non ci sono ulteriori dati che permettano di far luce su questo che qualcuno ancora oggi definisce un segnale misterioso.
In cuor suo però il Dr. Jerry è certo che questo potrebbe essere il primo segnale radio proveniente da una civiltà intelligente situata verso il nucleo della nostra Galassia ricevuto dall'uomo e si augura che altri centri di ascolto captino in futuro "WOW signals" simili o più potenti.

 
 

 

 

Sottofondo musicale:
Pink Floyd
- "Shine On You Crazy Diamond", dal disco
"Wish You Were Here" (1975)

Roma 30-7-2004, Pietro Musilli
Web: 
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