Alcune locuzioni latine

A divinis.
Sospensione dai divini (uffici o misteri). L'autorità ecclesiastica sospende a divinis il sacerdote che sia venuto meno ai suoi doveri, con conseguente proibizione di celebrare la S. Messa.

A fortiori.
Locuzione latina che non ha carattere giuridico ma è usata frequentemente dai giuristi e  significa «a maggior ragione».

A latere.
A fianco… Presso a... Si dice specialmente dei cardinali scelti dal Papa per missioni diplomatiche. Allude alla abitudine dei Romani di segnare i giorni felici (fasti) con un sassolino bianco; i giorni infelici (nefasti) con uno nero.

A posteriori.

A priori.

Aberratio delicti.
E’ insieme alla aberratio ictus, una delle ipotesi cosiddette di errore-inabilità, che si ha quando vi è divergenza tra lo sviluppo dell'avvenimento previsto dal soggetto e quello verificatosi nella realtà.

Ab absurdo.
Che discende da una promessa assurda. Frase usata specialmente in geometria, nella quale si fanno spesso dimostrazioni "ab absurdo", provando le conseguenze false che derivano da ipotesi o premesse erronee.

Ab aeterno.
Fin dall'eternità, da sempre.

Ab assuetis non fit passio.
Le cose comuni (abituali) non fanno impressione. E’ solo l’imprevisto che suscita la meraviglia.

Ab imis (fundamentis).
Dalle più profonde fondamenta. Qualche volta significa: totalmente; in tutte le parti, come nelle frasi: riformare un Istituto, rinnovare un’amministrazione ab imis.

Ab imo pectore.
Dal profondo del cuore.
Si usa per indicare l'erompere improvviso e incontenibile di espressioni di sdegno e di ira oppure di amore e di passione. L'espressione era molto diffusa nei poeti latini.

Ab initio.   Ab origine.

Ab Iove principium.
Cominciamo da Giove.
Virgilio (Egloghe. III, v. 60)

Nel significato corrente vuol dire che bisogna incominciare da Dio. La frase significa anche che prima devono essere trattate le cose di maggior importanza, e successivamente le secondarie.

Ab irato.
Con ira, in preda all'ira. Si usa per indicare qualcosa che viene detto o fatto in un momento d'ira.

Ab ovo.
Dall'uovo, dalle origini. Orazio (Ars poetica, 147)
Nel linguaggio comune si suole citare quando qualcuno incomincia a raccontare una storia molto alla lontana, risalendo magari... ad Adamo ed Eva. Altrove (Satire, 1, 3).

Ab uno disce omnis.
Da uno capisci come sono tutti.
Virgilio (Eneide, III)


Ab urbe condita.
Dalla fondazione di Roma.
Per i Romani l'Urbe per eccellenza era Roma,(caput mundi.). La fondazione di Roma generalmente si fa coincidere con il 21 aprile dell’anno 753 o 754 A.C.

Absit iniuria verbo.
Sia detto senza intenzione di offendere. Tito Livio (Storie)
Si usa per attenuare la portata di una osservazione o di una considerazione che potrebbero suonare offensive per chi le ascolta.

Abusus non tollit usum.
L'abuso non vieta l'uso. Massima del diritto antico.Significa che una cosa si può usare, anche se può essere chi ne faccia abuso. Es. il fatto che alcuni abusino del vino, non significa che il suo uso moderato non sia legittimo.

Accidere ex una scintilla incendia passim.
A volte da una sola scintilla scoppia un incendio.
Lucrezio

Accipiens.
E’ il «ricevente» (dal verbo accipere = ricevere); è colui che riceve una determinata quantità di cose mobili obbligandosi a pagarne il prezzo, ma riservandosi contemporaneamente la facoltà di restituire le cose se non le vende. Controparte dell'«accipiens» è il «tradens»; dal verbo «tradere» («consegnare»), è colui «che consegna» una cosa mobile stimata, ecc. 

Actio in rem.
Azione a difesa dei diritti reali, cioè di quei diritti che assicurano un potere immediato dell'uomo sulla cosa («res»).

Actio in personam.
Azione a difesa dei diritti di obbligazione, cioè di quei diritti che hanno per oggetto un certo contegno (prestazione) di una determinata persona. 

Actio pauliana.
Azione revocatoria ordinaria, che è il rimedio offerto al creditore per far dichiarare inefficaci nei suoi confronti gli atti di disposizione del patrimonio con i quali il debitore ha recato pregiudizio alle sue ragioni.

Actor debet venire instructior quam reus.
L'attore deve andare in giudizio più preparato del convenuto. 

Ad excludendum.
Si usa (od anche ad infringenda iura utriusque competitoris) a proposito di colui che interviene volontariamente in un processo che si sta svolgendo tra altre persone per far valere una propria azione, connessa ma in contrasto con quella per la quale è già stato promosso il processo.

Ad abundantiam.
Locuzione latina usata per rafforzare un argomento, (in più, per giunta, per di più). Propriamente si usa nel linguaggio giuridico per indicare argomenti, prove e simili, addotti per dimostrare un fatto già sufficientemente chiarito e quindi non necessari.

Ad augusta per angusta.
Alle cose eccelse si arriva solo attraverso le difficoltà. La gloria, il successo, costano sacrifici.

Ad calendas graecas.
Alle calende greche, cioè mai, perché i greci non avevano calende nel loro sistema di computo del tempo. Si usa riferito a qualcosa che non avverrà mai.

Ad hoc.
Per questo. Per esempio citare un verso ad hoc, significa riportare un verso appropriato al contesto del discorso.

Ad hominem.
Locuzione latina che significa "per l'uomo". Nella logica, l'argomento ad hominem è quello che viene ritenuto vero o comunque accettato dall'avversario con cui si discute, ma che può non essere valido per tutti.

Ad honorem.
Di carica, titolo accademico conferiti come riconoscimento onorifico - onorario.

Ad impossibilia nemo tenetur.
Nessuno è obbligato a fare ciò che non può.

Ad interim.
Si usa per designare il fenomeno dell'attribuzione provvisoria di un incarico ministeriale, ecc.; indica anche qualunque situazione di conferimento temporaneo di cariche.

Ad libitum.
Espressione latina che significa "a proprio piacere". Designa una scelta del tutto discrezionale o arbitraria.

Ad litteram.
Alla lettera. Si utilizza specialmente parlando di traduzioni o citazioni. Una traduzione può essere fatta ad litteram, oppure ad sensum: a senso.

Ad majora.
A successi più grandi. Formula usata per augurare nuovi successi a chi ne ha già avuti.

Ad multos annos.
Possa tu vivere per molti anni ancora. Propriamente è una formula di augurio che nella liturgia cattolica viene rivolta dal vescovo consacrato al vescovo consacrante. Si usa spesso come forma di augurio generico.

Ad nutum.
Indica una particolare forma di risoluzione del rapporto di lavoro ancor oggi in vigore, sia pur con numerose limitazioni, nel nostro ordinamento giuridico. Letteralmente, essa significa «con un anno del capo» e si riferisce alla facoltà attribuita al datore di lavoro di licenziare i dipendenti senza addurre alcuna motivazione del provvedimento di licenziamento.

Ad personam.
Locuzione latina che significa "alla persona", che riguarda una ben specifica persona.

Ad perpetuam rei memoriam.
A perenne ricordo dell'avvenimento. Si suole incidere sulle medaglie commemorative, su monumenti, lapidi, ecc. Si utilizza ironicamente per fatti di nessuna importanza che ad ogni costo si vuole che vengano ricordati.

Ad substantiam.
Significa ai fini della sostanza dell'atto nella forma dei negozi giuridici. Quando la forma è richiesta «ad substantiam», essa costituisce un elemento essenziale del negozio giuridico, il quale pertanto non è valido se non è fatto con la forma tassativamente stabilita (ad es., per vendere un immobile occorre necessariamente l'atto pubblico e  sarebbe quindi inutile ricorrere a prove testimoniali per dimostrare l'esistenza di una vendita immobiliare fatta oralmente).

Ad probationem.
Diversa è la situazione quando l'osservanza di una forma è stabilita «ad probationem tantum», cioè al fine limitato della prova: in tal caso l'atto compiuto senza l'osservanza della forma prescritta è ugualmente valido e quindi la prova della formazione dell'atto è pienamente ammissibile.

Ad quid?
A quale scopo? Per quale motivo?

Ad unguem.
In modo preciso, alla perfezione. Orazio (Satire, I, 5)
Si usa riferito a cosa rifinita perfettamente, eseguita in modo meticoloso.

Ad usum Delphini.
Ad esclusivo uso del Delfino. Con questa locuzione venivano contrassegnate le edizioni purgate dei classici latini edite ad hoc per il figlio del Re Sole. Si cita ironicamente per qualsiasi cosa che venga falsata a sostegno di qualche tesi.

Adducere inconveniens non est solvere argumentum.
Portare eccezioni non è mai risolvere la questione.

Advocatus diaboli.
Avvocato del diavolo.  Si usa per designare chi, in una discussione, è teso a trovare il maggior numero di obiezioni possibili su ciò che viene dato per scontato o affermato troppo frettolosamente. Propr. Tale espressione deriva dai processi di canonizzazione della Chiesa cattolica e indica l'ecclesiastico che, contrapponendosi dialetticamente al postulator Dei (colui che sostiene le ragioni della beatificazione), cerca tutti i cavilli perché la santificazione sia ponderata.

Aequo pulsat pede.
(La morte) colpisce con piede imparziale. Orazio (Odi, I, 4, 13)
La morte non fa distinzione fra monarchi e sudditi, fra ricchi e poveri, ecc.

Affectio maritalis.
L'affetto che lega i coniugi.

Age quod agis.
Fa bene quanto stai facendo. È un richiamo al presente che solo è in nostro possesso e dal quale dipende l’avvenire.

Agnus Dei.
Agnello di Dio. San Giovanni Apostolo (Nuovo Testamento, I, 29)
L’Apostolo parla di Gesù Cristo raffigurato sotto le forme dell’agnello, per insegnarci la mansuetudine. Queste parole ricorrono nella liturgia della Messa.

Album.
Foglio bianco.

Alcuino
Antico proverbio che stabilisce la verità d’una cosa, quando il popolo è concorde nell’ affermarla. Per questo si attribuisce comunemente il marchio della verità ai proverbi coniati dall’esperienza e dalla logica popolare. Si ripete in adunanze, quando la maggior parte dei convenuti è d’accordo su un dato argomento.

Alea iacta est.
Il dado è tratto. Svetonio, Vita di Cesare (32).
Si usa a commento di un'iniziativa che appare irreversibile. L'espressione, tradotta da un proverbio greco, sarebbe stata pronunciata da Cesare nell'atto di attraversare col suo esercito il fiume Rubicone (in Romagna), atto di ostilità verso il Senato, gravido di conseguenze, che implicava di per se stesso la violazione di una precisa legge di Roma.

Alibi.
Altrove.

Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt.
Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro. Seneca

Alieno more.
Secondo le usanze altrui, come piace agli altri.

Aliquam reperitis rimam. 
Trovate qualche fessura. Plauto

Aliquid dare aliquid retinere.
Concedere qualcosa, qualcosa ritenere per sé.

Aliquid novi.
«Qualcosa di nuovo»: con prevalente riferimento a quello che, accanto all'«animus novandi», costituisce l'elemento essenziale del contratto di novazione.

Aliunde.
Da altro luogo (o da altra cosa o persona).

Alter ego.
Un altro me stesso, «un altro io»; nel gergo giuridico si usa a proposito di colui che fa le veci di un altro con gli stessi poteri.

Amicus diu quaeritur, vix invenitur, difficile servatur.
L'amico si cerca a lungo, si trova a stento, si conserva difficilmente. San Gerolamo

Amicus Plato, sed magis amica veritas.
Sono sì amico di Platone, ma ancora più della verità. Ammonio (Vita di Aristotele)
Sentenza che significa doversi a volte sacrificare anche le amicizie personali, se contrarie alla verità, e alla giustizia.

Amor et dominium non patiuntur socium.
L'amore e la proprietà non tollerano soci. Viene citata a proposito di divisioni.

An.
Se. Ad esempio, l’An e il Quomodo (se e in che modo).

Analogia iuris.
Procedimento mediante il quale il giudice, non trovando la norma da applicare al caso singolo né altra norma analoga alla quale fare richiamo, ricorre ai principi generali del diritto, ossia a certe regole che non risultano scritte in alcuna disposizione precisa, ma che si traggono dal sistema legislativo nel suo complesso.

Analogia legis.
Procedimento mediante il quale il giudice, chiamato a risolvere un caso non regolato da alcuna disposizione legislativa, ricava la norma regolatrice della fattispecie concreta da un'altra disposizione legislativa o da un complesso di disposizioni legislative.

An debeatur.
Indica l'esame che il giudice deve compiere al fine di accertare «se sia dovuta» una certa prestazione.

Angulus ridet.
Quest'angolo di terra mi rende felice. Orazio (Odi, III, 6, 13)
La frase completa é: ”ille terrarum mihi semper praeter omnis angulus ridet” Si dice delle cose piccole e graziose, dei luoghi appartati nei quali, lontano dal caos, si ritrova la felicità.

Animus.
Intenzione che anima il comportamento di una persona; più in particolare, è la ragione soggettiva, l'impulso psicologico che induce un soggetto a compiere un determinato atto giuridico. Ad esempio: Animus confitendi, Animus contrahendi, Animus Decipiendi, Animus derelinquendi, Animus detinendi, Animus donandi, Animus furandi, Animus Lucrandi, Animus Nocendi, Animus novandi, Animus occupandi, Animus possidendi, Animus rem sibi habendi, Animus spoliandi, Animus transigendi, Animus turbandi.

Anno domini.
L'anno del Signore.

Annus horribilis.

Ante litteram. 
Prima che una cosa fosse scritta, che fosse ufficiale, che fosse nota o di moda. 

Apertis verbis.
A chiare lettere.

Arcades ambo.
Due persone molto simili di carattere. Virgilio (Egloghe, VII, 4)
Si usa, per lo più in senso spregiativo, per indicare persone appartenenti alla stessa cerchia ristretta o, più frequentemente, aventi lo stesso carattere. Lett. "entrambi arcadi", espressione derivata dalla settima bucolica di Virgilio (v. 4) dove vengono così definiti i pastori Tirsi e Coridone, che abitavano la mitica regione dell’Arcadia.

Ars longa, vita brevis.
L'arte è lunga, la vita è breve. Sentenza che derivata da un aforisma di Ippocrate. Il senso è questo: in tutte le arti, la vita di un uomo è insufficiente per raggiungere la perfezione, che suppone l’esercizio progressivo di più generazioni.

Auctoritas.
Sentenza della Chiesa che impone una tradizione o una decisione approvata dai concili su determinate questioni, trascurando l'analisi scientifica a favore di una decisione d'autorità. Nell’antica Roma era un prestigio personale fondato sull’appartenenza ad una famiglia illustre, ecc.

Audentes fortuna iuva.
La fortuna aiuta gli audaci. Virgilio (Eneide, X, 284)
Il poeta raccomanda di non lasciarsi abbattere dai colpi avversi di fortuna, ma di andare sempre avanti con coraggio e con maggiore audacia.

Aurea mediocritas.
Mediocrità aurea. Orazio (Odi, II, 10, 5)
Nel contesto oraziano significa che la condizione media, deve essere preferita ad ogni altra.

Auri sacra fames!
Esecrabile desiderio dell'oro. Virgilio (Eneide, III, 57)

Ave Cæsar, morituri te salutant.
Salve, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano. Svetonio (Claudio, 21)
È l’estremo addio dei gladiatori romani prima del combattimento, passando davanti alla tribuna dell' imperatore.

Barba non facit philosophum.
La barba non fa il filosofo.

Barbaque erat promissa.
La barba era lunga. Cornelio Nepote (Dtame, III)
La frase si cita volentieri per discorsi, conferenze o altre cose noiose che hanno fatto crescere la barba.

Beatus ille qui procul negotiis.
Beato colui che sta lontano dagli affari. Orazio (Epodi, ode 2a)
Fa ricordare la frase del Manzoni, (cap. XXXVIII dei Promessi Sposi): "Son quei benedetti affari che imbrogliano gli affetti".

Bella matribus detestata.
Guerre detestate dalle madri. Orazio (Odi, 1, 1, 24)
Frase che sintetizza gli orrori della guerra.

Bis dat qui cito dat.
Dà due volte chi dà presto: es. soccorrere subito un povero raddoppia il beneficio.

Bis repetita placent.
(Le cose utili) ripetute due volte piacciono. Orazio (Ars poetica)
Al "placent" alcuni sostituiscono iuvant (giovano).

Bis vincit qui se vincit in victoria.
Vince due volte chi domina se stesso nella vittoria.

Boni iudicis est lites dirimere.
E' compito del buon giudice di por termine alle liti (decidendole).

Brevi manu.
Da mano a mano.

Brevis esse laboro, obscurus fio.
Cerco di essere breve, ma divento oscuro. Orazio (Ars poetica, 25)
Locuzione che, in altre parole, significa esser spesso la brevità causa di minor chiarezza.

Caesarem vehis.
Porti Cesare. Frase con la quale Cesare,durante una burrasca, esortò il capitano che pilotava la nave sulla quale si trovava. Si usa per incoraggiare quanti lavorano per una causa giusta e nobile.

Captatio benevolentiae.
E’ il «tentativo di guadagnarsi la benevolenza»: locuzione che nel linguaggio giuridico si usa a proposito di colui che, con raggiri, blandizie, simulate dichiarazioni di affetto, tenta di suggestionare a suo favore la volontà del testatore. Diffusa anche nel linguaggio corrente: tentativo di guadagnarsi un atteggiamento benevolo da parte di determinate persone.

Caput orbis / Caput mundi.
Centro del mondo. Appellativo dato da molti autori (Cicerone, Orazio, Ovidio, Virgilio, ecc.) alla Città Eterna.

Carpe diem ( ... quam minimum credula postero).
Cogli il giorno o l'attimo fuggente (e nel domani credi il meno possibile).
 Lett. "afferra il giorno", espressione desunta dalle Odi di Orazio (I, 11, 8) che sintetizza l'ideale della filosofia stoico-epicurea. Orazio (Odi, I, II, 8)

Carpent tua poma nepotes.
I nipoti raccoglieranno i tuoi frutti. Virgilio
Si può intendere nel significato che altri mieteranno dove noi abbiamo seminato, ed anche nel senso meno egoistico che l’uomo non deve lavorare solo per sé stesso, ma anche per le generazioni future.

Castigat ridendo mores.
Scherzando sferza i costumi. Jean de Santeuil
Questa iscrizione, posta sul frontone di vari teatri, è dovuta al poeta latinista francese. La commedia e la satira, spargendo il ridicolo sui vizi e difetti umani, sono un apporto importante per la riforma dei costumi.

Casum sentit debitor.
Principio secondo il quale le conseguenze economiche derivanti da un evento imprevisto, da un caso fortuito che renda impossibile la prestazione di una delle parti di un contratto, ricadono sopra il debitore che doveva eseguire la prestazione stessa; ne consegue che il rispettivo creditore è liberato dall'obbligo della controprestazione.

Casus belli.
Caso (causa) di guerra. Propriamente è un atto grave che provoca la dichiarazione di guerra fra due nazioni.

Casus foederis.
Il fatto che fa scattare un’alleanza.

Causa patrocinio non bona, peior erit.
Una causa cattiva, peggiora se la si difende. Ovidio
Corrisponde all’altro proverbio dialettale veneto: Pezo el tacòn del buso (È peggio il rammendo che lo strappo).

Causa Petendi.  e  Petitum.
La causa petendi: "fonte" del diritto vantato in giudizio; gli elementi obiettivi di identificazione dell’azione sono il petitum (la richiesta) e la causa petendi. Petere: chiedere per ottenere.

Cautio muciana.
Garanzia prevista dal codice civile nell'ipotesi in cui ad una disposizione «mortis causa» (eredità o legato) sia stata apposta una condizione risolutiva (es.: a Tizio viene lasciata per testamento la casa paterna, a condizione che egli vi si trasferisca; la perderà qualora la abbandoni). In questi casi talvolta l'autorità giudiziaria può imporre al beneficiato una idonea garanzia (detta appunto «muciana» dal giureconsulto romano cui si deve questo rimedio di tecnica giuridica) per la restituzione di quanto egli ha conseguito ma che non può conservare per effetto dell'avverarsi della condizione risolutiva.

Caveant consules.
I consoli stiano attenti.  Inizio d’una raccomandazione che il Senato romano faceva ai consoli quando lo Stato era in pericolo, e continuava: ne quid respublica detrimenti capiat (affinché la repubblica non riceva danno); ma generalmente si citano solo le due prime parole, per dire: " Provveda chi è alla testa!"

Cedant arma togae.
Le armi lascino posto alle toghe. Cicerone (De off. I, 22)
Frase pronunciata da Cicerone in memoria del suo consolato. Si cita la frase come auspicio per esprimere il desiderio che il governo militare, simboleggiato nelle armi, faccia posto al governo civile, rappresentato nella toga.

Cerebrum non habet.
Non ha cervello. Fedro
È l’esclamazione della volpe che, avendo trovata una maschera teatrale, la trova molto bella ma... priva di cervello. Corrisponde al nostro proverbio: L’abito non fa il monaco o all’altro: Le apparenze ingannano.

Cessat.
Rimane.

Cessio pro soluto.
Forma particolare di cessione del credito, cioè del contratto con il quale il creditore trasferisce ad un altro il suo diritto. Si ha quando il creditore originario (detto «cedente») si limita a garantire al «cessionario» (cioè a colui al quale il diritto è stato trasferito) soltanto l'esistenza del credito, ma non anche la solvibilità del debitore. In altri termini, il creditore garantisce il «nomen verum» (vale a dire l'esistenza del credito) ma non risponde affatto se il debitore risulta insolvente (art. 1266 c.c.).

Cessio pro solvendo.
Forma particolare di cessione di credito che si ha quando il creditore («cedente») garantisce al «cessionario» non solo l'esistenza del credito («nomen verum»), ma anche la solvenza del debitore («nomen bonum»); ne consegue che il «cessionario», se il debitore non paga, potrà rivolgersi al cedente ed esigere da lui il pagamento.

Civiliter.
Ovvero «civilmente», termine, derivato dal diritto romano, con il quale si fa riferimento al criterio da seguire per l’esercizio del diritto di servitù che va esercitato in modo tale che il bisogno del fondo dominante possa essere soddisfatto con il minor aggravio del fondo servente.

Civis Romanus sum.
Sono cittadino romano. Cicerone (In Verrem, 11, V, 62)
Frase ripetuta con orgoglio da vari personaggi latini, per far valere i privilegi che loro erano concessi dalla cittadinanza Romana. Anche ai prigionieri, se potevano vantare tale prerogativa, veniva riservato un trattamento di favore.

Claudite iam rivos, pueri.
Chiudete i ruscelli o fanciulli, i prati hanno bevuto a sufficienza. Virgilio (Egloghe, III, 111). Si cita per invitare qualcuno a tacere dopo un lungo discorso, o a finire qualche noiosa o laboriosa occupazione.

Clausulae insolitae indicunt suspicionem.
Le clausole insolite sono sospette.

Coactus volui.
Volli, ma costretto.

Coeteris paribus  (o Ceteris paribus)
A parità di tutte le altre circostanze. Tutto il resto rimanendo uguale, parità di condizioni. La frase è d’uso frequente nei paragoni, quando si vuoi stabilire una base comune di uguaglianza fra due oggetti, e far risaltare il punto di divergenza, oppure nelle leggi e nei contratti per fissare le condizioni. Si trova anche nei Promessi Sposi al cap. XXVII.

Cogito ergo sum.
Penso, dunque sono (esisto). Cartesio
È la massima fondamentale del sistema filosofico che da Descartes prese il nome di cartesianismo, sintetizzato in questo principio: "Per raggiungere la verità, bisogna almeno una volta nella vita disfarsi di tutte le opinioni ricevute e ricostruire di nuovo e dalle fondamenta, tutti i sistemi delle proprie conoscenze ".

Compos sui.
Padrone di sé.

Conditio sine qua non.
Condizione indispensabile. Si usa per indicare una condizione necessaria perché una cosa avvenga o perché si raggiunga un determinato scopo. Lett.: "condizione senza la quale non", locuzione usata negli antichi trattati di logica.

Concepturus.
Colui che non è stato ancora concepito ed al quale, tuttavia, la legge attribuisce alcuni diritti subordinati all'evento della nascita.

Condicio facti.
«Condizione di fatto»; è uno degli elementi accidentali del negozio giuridico (Accidentalia negotii) e consiste in un avvenimento futuro ed incerto, al verificarsi del quale le parti subordinano la produzione o l'eliminazione degli effetti di un negozio giuridico. La «condicio facti» differisce dalla «condicio iuris» (v.), che non è un elemento del negozio giuridico, ma un fatto o un elemento esterno ad esso, anche se tale da determinarne l'efficacia (ad es. la morte costituisce una «condicio iuris» rispetto al testamento, il matrimonio rispetto alla dote).

Consuetudo.
Regola di condotta osservata in modo costante ed uniforme dai membri di una collettività con la convinzione di obbedire ad un obbligo giuridico, ancorché tale obbligo non sia previsto da alcuna legge. La consuetudine è quindi una fonte non scritta di produzione di norme giuridiche; essa, però, ha la stessa efficacia della legge solo quando manchi del tutto la legge che disciplina una materia (si parla, in questo caso, di «consuetudo praeter legem»); nelle materie regolate da leggi, la consuetudine ha efficacia soltanto se espressamente richiamata («consuetudo secundum legem»).
La consuetudine (Consuetudo) deve avere sia l’Opinio iuris ac necessitatis , sia la Diuturnitas (Repetitio facti).

Coniunctio re.
Costituisce un presupposto fondamentale per l'esercizio del diritto di accrescimento (artt. 674 e 675 c.c.), ossia del diritto - attribuito agli eredi e ai legatari - di far propria la quota ereditaria a cui abbiano rinunciato altri eredi o legatari.

Consummatum est.
(Tutto) è compiuto!  San Giovanni Apostolo (Nuovo Testamento, XIX, 30)
Sono le ultime parole del Redentore sulla croce. Si citano a proposito di qualche disastro, d’un grande dolore, della morte d’un caro parente, ecc.

Contra legem.
Contro la legge.

Contra potentes nemo est munitus satis.
Nessuno è abbastanza difeso contro i potenti. Fedro (L'Aquila e la Cornacchia)
Sentenza quasi parafrasata dal Manzoni nel cap. VII dei Promessi Sposi: « Le parole dell’iniquo che è forte, penetrano e sfuggono.

Contra spem.
Contro (ogni) speranza.

Contraria contrariis curantur.
Curino i contrari con i contrari. È un principio della così detta medicina allopatica o classica; mentre quello della omeopatica suona: "Similia similibus curantur" (Le malattie si guariscono con rimedi simili).

Conventio ad Excludendum.
Ad esempio, contro un partito politico esisteva una Conventio ad Excludendum. In Italia, ad es. la destra neofascista e la sinistra comunista non erano considerate come forze utilizzabili per la formazione dei Governi ed esisteva perciò una convenzione tacita che escludeva tali partiti dall’area di governo, chiamata Conventio ad excludendum.

Coram populo.
Davanti a tutto il popolo. Orazio (Ars poetica, 185)
In pubblico, alla presenza dì tutti. Lo si usa quando si vuole indicare che una notizia, deve essere proclamata ai quattro venti.

Corpus iuris.
Forma abbreviata di «corpus iuris civilis Iustinianei» e sta ad indicare la raccolta di leggi e giurisprudenza curata nel VI secolo d.C. dall'imperatore d'Oriente Giustiniano.

Correo.

Credere est cum assensione cogitare.
Credere è pensare con libera adesione. Sant'Agostino

Credo quia absurdum.
Credo perchè è assurdo. Tertulliano

Credo ut intelligam, non intelligo ut credam.
Credo per comprendere, non comprendo per credere. Sant'Anselmo

Crescit eundo
Cresce a mano a mano che avanza. Lucrezio
Si usa in senso generico per indicare che qualcosa, un fatto, un movimento o una corrente di pensiero, acquista sempre più forza via via che si diffonde. Deriva da un passo di Lucrezio (6, 340 ss.) riferito alla velocità del fulmine che cresce con l'andare. Virgilio (En. 4, 174) usa la stessa espressione riferendola al propagarsi della fama.

Crimen Iaesae (maiestatis).
Delitto di lesa maestà. Motto giuridico per designare il massimo dei delitti. Spesso si adopera ironicamente per cose da nulla, ingrandite tanto dagli altri da farne un crimen laesae maiestatis.

Crimen silentii.
Delitto di silenzio. Omissione di denunzia.

Cui prodest scelus, is fecit.
A chi giova il fatto avvenuto, egli l'ha compiuto. Seneca

Cuique suum.
A ciascuno il suo. Aforisma della legislatura romana. Concorda con il precetto evangelico: Reddite Caesari quae sunt Caesaris, et quae sunt Dei Deo (Rendete a Cesare quello che è di Cesare, ed a Dio quello che è di Dio).

Cuius regio, eius et religio.
Significa che si adotta la religione della Nazione in cui ci si trova. Può significare anche paese che vai usanze che trovi.

Culpa in contrahendo.
Particolare tipo di responsabilità in cui incorrono le parti di un contratto qualora, durante le trattative dirette alla conclusione del contratto stesso, trasgrediscano l'obbligo di comportarsi secondo buona fede (responsabilità pre-contrattuale).

Culpa in eligendo.
«Colpa nella scelta». Responsabilità del datore di lavoro per i danni arrecati dal fatto illecito dei suoi dipendenti.

Culpa in faciendo.
Particolare tipo di colpa (intesa, in generale, come mancanza della dovuta diligenza) quando - appunto per negligenza o trascuratezza - taluno compie un atto che aveva l'obbligo di non compiere. Si distingue dalla «culpa in omittendo», che si ha quando il soggetto trascura di adempiere un obbligo cui era tenuto.

Culpa in vigilando.
«Colpa nella vigilanza». Quando la responsabilità per il fatto illecito altrui viene attribuita a coloro che sono tenuti alla sorveglianza di determinate persone reputate non in grado di rendersi pienamente conto delle proprie azioni, come ad es. al fatto illecito commesso da una persona incapace d'intendere e di volere

Culpam poena premit comes.
Il castigo segue come compagna la colpa. Orazio (Odi IV, 5)
Cioè, o presto o tardi ogni delitto ha il suo castigo.

Cum grano salis.
Letteralmente l'espressione vuol dire "con un granello di sale". Significa "con un po' di intelligente moderazione", con capacità cioè di scegliere e comportarsi in maniera saggia.

Cum sunt partium iura obscura reo favendum est potius quam actori. 
Quando le ragioni delle parti non sono limpide, bisogna favorire il «convenuto» piuttosto che l'"attore".

Currenti calamo.
A penna veloce, di fretta. Si dice di uno scritto composto in tutta fretta, senza badare alla forma e senza una profonda meditazione.

Curriculum vitæ.
Il corso della vita. Espressione che indica l’insieme dei dati sugli studi, sui lavori precedentemente svolti, sulla cultura generale, necessari a giudicare della idoneità o meno all'assunzione di un candidato. Curricula, al plurale.

Cursus honorum.

Da ubi consistam.
Abbreviazione del motto di Archimede: "Da mihi ubi consistam, terramque movebo" (Datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo), alludendo alla proprietà della leva. Si cita quando si domandano i mezzi necessari a intraprendere qualche grande impresa.

Damnatio memoriae.
Locuzione latina che significa "condanna della memoria". Nell'antica Roma era un provvedimento con il quale si dichiarava un detentore del potere supremo dello stato come nemico pubblico e se ne proscriveva ogni forma di ricordo.

Datio in solutum.
«Dazione in pagamento». È uno dei modi di estinzione delle obbligazioni che si ha quando il creditore accetta di ricevere una prestazione diversa da quella originariamente prevista; si usa anche il termine di «prestazione in luogo dell'adempimento».

Datur omnibus.
Si dà a tutti. Scritta che si legge sulla porta di qualche monastero ad indicare che la carità di Cristo abbraccia indistintamente tutti, ricchi e poveri.

Davus sum, non Oedipus.
Sono Davo, non Edipo. Terenzio (Andria, 2, 24)
"Davo"qui significa un povero schiavo ingenuo; "Edipo", invece, il re di Tebe, persona sublime ed intelligente. Si allega questa sentenza quando si vuol addurre la propria debolezza come scusa per non assumere o compiere incarichi troppo alti o difficili.

De auditu.
Per sentito dire.

De cuius.
La persona che trasmette l'eredità (l’ereditando o «de cuius») ed è titolare di un insieme di rapporti giuridici che, al momento della sua morte, si trasmettono ai suoi successori, dando vita a ciò che viene chiamato patrimonio o massa o asse ereditario o, nel linguaggio comune, eredità. E’ una formula abbreviata che sta per la frase: «is de cuius hereditate agitur» («colui della cui eredità si tratta»).

Deceptor.
Dal verbo latino «decipere» (ingannare), è colui che, mediante artifizi o raggiri, trae in inganno una persona per indurla a stipulare un negozio che, se fosse mancata l'azione ingannatrice, essa non avrebbe posto in essere.

Deceptus.
Soggetto passivo del dolo, la vittima dell'azione ingannatrice posta in essere dal deceptor.

De facto.
Di fatto (contrapposto a 'de iure').

De gustibus non disputandum est.
I gusti non si discutono. Proverbio che si fa risalire agli scolastici del Medioevo.

De iure.
Di diritto.

De jure condito e De Jure condendo.
L’espressione De iure condito è usata in contrapposizione a «de iure condendo», si fa riferimento alle norme di legge in vigore, ossia allo «ius conditum» (al «diritto» già «creato», già prodotto). Invece, con l'espressione «de iure condendo», si fa riferimento allo «ius condendum», cioè al «diritto» ancora «da creare», a norme legislative non ancora approvate ma che si spera possano esserlo al più presto. In sostanza, si ricorre a tale ultima espressione allorché si intende segnalare l'esistenza di gravi lacune o imperfezioni in un determinato testo normativo e, conseguentemente, si sollecita un intervento del legislatore idoneo a colmare il vuoto normativo o a dirimere i dubbi originati dall'imperfezione della norma.

De lana caprina.
Discutere della lana delle capre. Orazio (Epist., I, 18, 15)
La frase si riferisce a questioni di poca o nessuna importanza, ad argomentazioni capziose, quando, come si suol dire, si va cercando il pelo nell’uovo.

Delatio.
E’, insieme con la cosiddetta «vocatio», uno dei termini più frequentemente usati in materia di successioni mortis causa. Mentre la «vocatio» è l'indicazione della persona chiamata a succedere, la «delatio» è la concreta attribuzione del diritto di accettare l'eredità.

De minimis non curat praetor. 
Il pretore non si occupa di cose di nessuna importanza.  Chi ricopre alte cariche, non può tener dietro alle inezie. Il detto però si usa anche per colpire la negligenza di qualche superiore che, oltre le cose piccole, non cura nemmeno le grandi.

De plano.
Facilmente, senza troppa difficoltà. Locuzione del linguaggio giuridico.

De profundis.
Dal profondo (dell'abisso): (Liturgia, Salmo CXXIX)
È l’inizio del noto salmo che si recita nella liturgia dei defunti. Si usa parlando di persona che si crede spacciata: gli si può cantare il De profundis.

De scientia.   De veritate.
Opera una distinzione del giuramento secondo l'oggetto su cui esso cade. Quello «de scientia» è il giuramento che cade appunto sulla conoscenza («scientia») che la parte ha di un fatto altrui. Differisce dal giuramento «de veritate», che è quello che cade sopra un fatto proprio della parte invitata dal giudice a giurare.

Delenda Carthago.
Cartagine deve essere distrutta. Floro (Storia romana, II, 13)
Era il ritornello consueto di Catone che sempre terminava i suoi discorsi, su qualunque argomento li tenesse con la frase: " Quanto al resto, penso che Cartagine debba essere distrutta", ritenendo che i nemici, o bisogna renderseli amici, o bisogna schiacciarli, se le forze lo consentono. La frase si usa per esprimere l’idea fissa di qualcuno che torna insistentemente sul medesimo argomento.

Dente lupus, cornu taurus petit.
Il lupo assale con i denti, il toro con le corna. Orazio (Satire, II, 1, 52)
Ossia, in questo mondo, ciascuno si difende coi propri mezzi, e usa le capacità e le armi fornitegli da natura.

Deo gratias !
Grazie a Dio!  Espressione liturgica divenuta comune nel linguaggio familiare per esprimere la soddisfazione d’un buon successo, della partenza di un rompiscatole, della fine d’una conferenza noiosa.

Desipere in loco.
Dimenticare la saggezza nel tempo opportuno. Orazio (Lodi, 1V, 12, 28)
Il poeta qui consiglia Virgilio a mescolare alla sapienza un grano di pazzia. Vi si trova una qualche analogia con il detto: Semel in anno licet insanire (almeno una volta all’anno è lecito impazzire). Potrebbe intendersi che anche nello studio e nel lavoro sono necessari intervalli di riposo.

Deus ex machina.
Il dio dal meccanismo. Locuzione relativa al teatro greco, nel quale al culmine dell’azione, interveniva la divinità, fatta discendere dal cielo per mezzo di complicati meccanismi, a sciogliere tutti i nodi del dramma. La frase si suoi applicare alle persone che, in affari arruffati, in situazioni quasi disperate, sanno, all’improvviso, trovare una soluzione.

Dictum factum.
Detto fatto. Ennio

Diem perdidi!
Ho perso la giornata. Svetonio
Parole che Svetonio attribuisce all'imperatore Tito il quale, dopo una giornata trascorsa senza aver elargito alcun beneficio, avrebbe pronunciato tale storica frase.

Dies a quo.
Espressione usata in diritto per indicare la data iniziale dalla quale decorrono gli effetti di determinati atti giuridici.

Dies ad quem.
Dies ad quem «giorno fino al quale» si producono gli effetti di un determinato negozio giuridico.

Dies irae.
Giorno dell'ira. Tommaso da Celano (Liturgia, Sequenza dei morti)
Sono le due prime parole della nota Sequenza che la Chiesa Cattolica recita o canta sulle spoglie dei suoi fedeli defunti e nel giorno dei Morti.

Dimidium facti, qui coepit, habet.
Chi comincia è a metà del lavoro. Orazio (Epist., I, 2, 40)
Corrisponde al nostro "Chi ben comincia, è alla metà dell’opera".

Divide et impera.
Dividi se vuoi dominare. Si usa per affermare che ad ogni forma di potere conviene seminare rivalità e discordie, spesso suscitate ad arte, tra i sudditi o tra gli avversari in quanto li rendono meglio domabili. Lett. "dividi e comanda". L'espressione viene attribuita da alcuni a Filippo il Macedone, ma è probabilmente di origine medievale o rinascimentale.

Dixi!
Ho detto!  Motto con il quale si fanno terminare discorsi, ragionamenti, ecc.

Do ut des.
Do perché tu dia. Sottolinea che ciò che si fa non si fa per niente, ma per avere in cambio qualcosa. Si usa anche per indicare un atteggiamento religioso non fondato su una fede sincera e disinteressata, ma manifestato nella speranza di procacciarsi il favore della divinità con preghiere e offerte. Propr. nel diritto romano indicava una forma di contratto relativo al trasferimento di proprietà di una cosa.

Do ut facias.
«Do perché tu faccia»: si usa comunemente per indicare quei contratti di scambio, o a prestazioni corrispettive, dai quali deriva ad uno dei contraenti l'obbligo di dare e all'altro l'obbligo di fare qualcosa; vi rientrano, tra gli altri, il contratto di lavoro, di appalto, di trasporto. Invece, Facio ut des.«Faccio perché tu dia».

Dolus malus.
E’ uno dei vizi del consenso (insieme all'errore e alla violenza) e consiste in un inganno perpetrato da un soggetto ai danni di un altro, allo scopo di indurlo a concludere un negozio giuridico al quale egli non avrebbe altrimenti dato vita. Esso costituisce un vizio della volontà e quindi produce l'annullabilità del negozio giuridico concluso.

Domina omnium et regina ratio. 
La ragione sia padrona e regina di tutti. Cicerone

Donationes ob causam.
Atti di donazione in cui il donante non agisce per puro spirito di liberalità, ma persegue uno scopo particolare, come ad esempio le cosiddette donazioni obnuziali.

Dubium sapientiae initium.
Il dubbio è l’inizio della sapienza. Cartesio

Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.
Il fato accompagna chi acconsente, trascina chi resiste. Seneca (Epist., 107)
In altre parole il destino è irrevocabile e non può mutarsi. E' una visione della vita comune agli scrittori pagani.

Dulce et decorum est pro patria mori.
E' bello e dolce morire per la patria. Orazio (Odi, III, 2, 13)
Con questo celebre verso Orazio stimola i giovani Romani ad imitare le virtù e l’eroismo guerriero dei loro antenati.

Dulcis in fondo.
Il dolce arriva alla fine (o è alla fine).

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Tito Livio (Storie, XXI, 7)
Si suoi citare la prima parte nei confronti di quelli che perdono giornate intere in consultazioni senza prendere una determinazione.

Dura lex, sed lex!
La legge è dura ma è legge; quindi anche se la legge importa gravosi sacrifici, a cui bisogna sottomettersi, poich
é tutte le leggi, essendo un freno, comportano un onere.

Ecce ancilla Dei (o Domini).
Ecco la serva del Signore. San Luca
Sono le note parole di risposta che la Vergine diede all’angelo dell’Annunciazione. Nell’uso comune si cita per dichiararsi sottomessi a qualsiasi ordine dei superiori.

Ecce homo.
Ecco l'uomo. San Giovanni Apostolo
Parole pronunziate da Pilato nel presentare Gesù Cristo, flagellato e coronato di spine, al popolo.

Ecce iterum Crispinus!
Ecco di nuovo Crispino. Giovenale (Satirre, IV, 1)
Ossia, ecco di nuovo l’importuno, il noiosissimo Crispino. La frase si adopera unicamente in cattivo senso, cioè quando si tratta di persona fastidiosa e seccante.

Ego sum qui sum.
Io sono colui che è. (Esodo, III, 14)
Io sono l’Ente a tutti superiore: Dio. Questo è il significato della frase dell’Esodo, in cui Iddio parla a Mosè. Ma nell’uso comune prende il significato: "io sono quello che sono, con i miei difetti e virtù".

Emunctae naris.
Di naso fine (di buon fiuto). Orazio (Satire, I, 4, 8)
Dicesi di uomo che ha, come si suol dire, " un buon naso", cioè intelligenza acuta e pronta, intuizione rapida e sicura, che sa prevedere gli avvenimenti.

Epistula non erubescit.
Lo scritto non arrossisce.

Erga omnes.
Nei confronti di tutti.

Errare humanum est.
E' nella natura dell'uomo sbagliare. Assioma filosofico con il quale si cerca d’attenuare una colpa, un errore, una caduta morale. Livio (Storie, VIII, 35) dice che: "Venia dignus est humanus error" (Ogni errore umano merita perdono).

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Sbagliare è umano, ma perseverare nell'errore è diabolico. Sant'Agostino

Errores in iudicando.
Sono i cosiddetti «vizi di giudizio» e consistono in quegli errori che il giudice commette nel compiere il ragionamento logico. Sono previsti dal nostro codice di procedura civile con la terminologia «violazione o falsa applicazione di legge».

Errores in procedendo.
Detti anche «vizi di attività» e consistono in quegli errori che il giudice può commettere nel corso del giudizio, violando norme di carattere processuale.

Error facti.    Error iuris.
E’ l'«errore di fatto», cioè l'errore che cade su una circostanza di fatto e si distingue dall'errore di diritto («error iuris»), il quale consiste nella falsa conoscenza o ignoranza della norma che ha determinato la volontà del soggetto. L'errore - sia di fatto che di diritto - rappresenta (insieme alla violenza e al dolo) un elemento perturbatore della regolare formazione di una volontà negoziale (esso, infatti, è noto col nome di vizio della volontà). Esso pertanto determina, sempre che sia essenziale e riconoscibile, l'annullabilità del negozio giuridico concluso.

Error in corpore.
Errore che cade sulla natura del bene costituente oggetto del negozio giuridico.

Error in negotio.
Errore sulla natura del negozio giuridico che si è concluso.

Error in substantia.
Errore su una qualità dell'oggetto che, date le circostanze di tempo di luogo d'ambiente in cui s'è avuto il negozio giuridico, o secondo il comune apprezzamento, debba ritenersi sostanziale, determinante del consenso (es.: credo di comprare un bracciale d'oro che invece risulta di platino).

Est modus in rebus.
C'è una misura nelle cose. Orazio (Satire, I, 1, 106)
Esiste una misura in tutte le cose. Sotto altra forma, potrebbe tradursi: Ogni eccesso è vizioso.

Etiam periere ruinae.
Anche le rovine sono andate distrutte. Lucano (Fars., IX)
Si allude alla frase detta da Giulio Cesare visitando le rovine di Troia. Il motto si usa per indicare una distruzione totale, completa.

Eventus docet: stultorum iste magister est.
L'esperienza insegna, essa è la maestra degli stolti. Tito Livio (Storie, XXII, 30)

Ex
Secondo...(ex art.), es. Ex consuetudine secondo il costume, secondo la consuetudine.

Ex lege.
In forza della legge, secondo la legge, legalmente.

Ex libris.
Significa “dai libri (di)...”, ma nel tempo diventa sempre più strumento distintivo, segno forte e caratterizzante del proprietario del volume che a volte arriva a incaricare incisori e artisti perché vi inseriscano raffigurazioni, frasi, ecc.

Ex more.
Secondo il costume, secondo la consuetudine.

Ex novo.
Rifatto, cosa rifatta daccapo.

Excursus.
Una divagazione, una digressione dall'argomento principale. Excursus vitae, Excursus storico, ecc.

Ergo.
Dunque, pertanto.

Errata còrrige.
Trascrizione riportante gli errori di stampa trovati dopo la tiratura dei fogli.

Ex abrupto.
Senza esordio, improvvisamente e si usa spesso a proposito di un oratore che esordisce senza preparazione alcuna, improvvisando lì per lì.

Ex abundantia enim cordis os loquitur.
La bocca parla per l'abbondanza del cuore. Vangelo secondo Matteo

Ex aequo.
Alla pari.

Ex cathedra.
Dalla cattedra. Frase molto frequente nell’uso ecclesiastico, specialmente per ricordare che il Papa, quando parla "ex cathedra" cioè come Dottore universale della Chiesa Cattolica, è infallibile. La frase si usa anche ironicamente per coloro che si danno arie di sapienti.

Ex nìhilo.
"Dal nulla". (il mondo non è stato creato ex nihilo)

Ex nihilo nihil (fit).
Dal nulla non si ricava nulla. Nel significato in cui l’ usavano Lucrezio ed Epicuro, che dal niente non nasce cosa, cioè tutto ciò che esiste è eterno, è falso. Nel significato invece che gli attribuisce la fisica moderna, che cioè tutte le trasformazioni fisiche e chimiche presuppongono un substrato, una materia preesistente, è vero ed indiscutibile.

Ex nunc.
Da ora. Usato nella generalità dei casi, per indicare un atto giuridico che ha efficacia dal momento in cui viene compiuto. Si contrappone a «ex tunc».

Ex tunc.
Da allora. Usato in linea generale, per indicare i casi in cui un determinato atto giuridico ha efficacia non dal momento in cui viene compiuto, ma da un momento anteriore, più o meno lontano nel tempo. Effetto «ex tunc» o retroattivo. Ad esempio nella decadenza dei decreti legge non convertiti in legge. Si contrappone a «ex nunc».

Ex ore parvulorum veritas.
Dalla bocca dei fanciulli (esce) la verità. Vuol dire che il fanciullo non sa ancora mentire, e che le sue parole sono dettate dalla ingenuità e semplicità della sua anima.

Ex ovo omnia.
Tutto dall'uovo.

Ex professo.
Con cognizione di causa; con competenza. Si dice di persona che conosce perfettamente la sua arte o scienza, il proprio soggetto.

Ex tèmpore.
All'improvviso, senza preparazione. (parlare ex tempore)

Extra omnes.
Fuori tutti (nel Conclave).

Ex ungue leonem.
Il leone (si riconosce) dalle unghie. Il prepotente si riconosce dalle sue rapine; oppure, in senso buono, da poche linee si riconosce la mano d’un grande artista.

Excelsior!
Più in alto! E' il titolo di una famosa famosa poesia di Henry Wadsworth Longfellow, poeta americano (1807-1882), che ripete ad ogni strofa tale ritornello

Exceptis excipiendis.
Fatte le debite eccezioni. Frase d’uso corrente nelle comparazioni, nelle enumerazioni, ecc. Si aggiunge alla fine del ragionamento quasi per ricordare, a chi ascolta, che le eccezioni non intaccano, anzi confermano la regola.

Excusatio non petita, accusatio manifesta.
Una giustificazione non richiesta equivale a un'accusa manifesta. San Girolamo
Si usa per stigmatizzare l'atteggiamento di chi rivela la propria responsabilità in qualche misfatto nel momento in cui se ne dichiara estraneo senza che nessuno l'abbia accusato. Adagio di origine medievale.

Experimentum crucis.
Prova cruciale.

Expertus metuit.
Colui che ha esperienza teme. Orazio

Extrema ratio.
Rimedio estremo, ultimo argomento.

Faber est suae quisque fortunae.
Ognuno è artefice del proprio destino. L'espressione è attribuita al poeta latino Appio Claudio Cieco. Si usa per sottolineare che ogni uomo è responsabile delle proprie scelte nel bene e nel male.

Fabula docet.
La favola insegna.

Facere de necessitate virtùtem.
"fare di necessità virtù", famoso proverbio antico.

Facio ut des.
«Faccio perché tu dia»: espressione solitamente usata per designare quei contratti a prestazioni corrispettive che realizzano uno scambio tra un obbligo di fare e un obbligo di dare. Invece, Do ut facias, «Do perché tu faccia».

Facta non verba .
Fatti, non parole!

Facta praeterita.
«Fatti passati», situazioni già maturate.

Factotum.
Letteralmente: fa tutto. Significa che una persona fa molte cose, attività.

Facultas agendi.
Espressione tradizionalmente usata per designare il diritto soggettivo, il quale va inteso come il potere attribuito dall'ordinamento giuridico ad una persona di attuare, nei confronti dei consociati, un suo particolare interesse. Si distingue dalla «norma agendi» con la quale si designa invece il diritto oggettivo, cioè l'insieme delle norme giuridiche che prescrivono agli individui determinati comportamenti.

Fallacia alia aliam trudit.
Un inganno tira l'altro. Terenzio

Falsa demonstratio non nocet.
Latinetto brocardico che sintetizza efficacemente il principio accolto dall'art. 625 c.c.: quello secondo cui la dichiarazione erronea contenuta in una disposizione testamentaria «non nuoce», cioè non è causa di annullamento della disposizione stessa.

Fama volat.
La fama vola. Virgilio (Eneide, III, 121)
E' noto l'espediente usato da Don Abbondio per diffondere qualche notizia senza sembrare di esserne l'autore: raccontarla a Perpetua raccomandandole la massima segretezza.

Favete linguis.
Favorite con le lingue (Fate silenzio!). Orazio (Odi, III, 1, 2)
L'espressione era usata nelle cerimonie di culto presso i Romani, quando si iniziava il sacrificio. È. nell’uso corrente, un eufemismo per domandare ad un’assemblea un silenzio quasi religioso.

Favor.
Complesso di prerogative, quando non di veri e propri privilegi, che attribuisce una posizione di vantaggio ad una determinata persona, vuoi in considerazione delle sue qualità personali, vuoi perché la protezione di interessi individuali è molto spesso il solo mezzo per soddisfare interessi di ordine collettivo. Abbiamo così un «favor debitoris», riconosciuto dal nostro ordinamento al debitore in considerazione della sua qualità di contraente più debole nel rapporto obbligatorio, ed un «favor testamenti», dovuto all'opportunità di attribuire efficacia, il più che sia possibile, agli atti di ultima volontà.
Ed un Favor rei.

Festina lente.
Affrettati lentamente. Svetonio
Chi vuole arrivare ad una meta non deve agire precipitosamente, ma con prudenza e ponderazione.

Fiat lux.
Sia la luce. (Genesi, I, 3)
Frase biblica, pronunciata dal Creatore dell’Universo quando creò la luce. La si usa per invocare maggiori chiarimenti in questioni controverse, oscure, dibattute.

Fictio.
Finzione.

Fides scripturae est indivisibilis.
Una scrittura fa fede per intero. E quindi non si può darle credibilità solo su alcuni punti. 

Finis coronat opus.
La fine è quella che corona l'opera. Non sono le cose solo incominciate che riescono utili, ma quelle condotte a buon fine: con la tela di Penelope non si fanno vestiti.

Fluctuat nec mergitur.
Pur agitata dalle onde, non fa naufragio. Motto della città di Parigi che porta nello stemma una nave sballottata dalle onde. La frase ricorre per imprese che, anche se ostacolate e contrariate, si spera di poter condurre finalmente in porto.

Forma mentis.
Struttura mentale di un individuo, costituita dal complesso di elementi caratteriali individuali e dalle proprie acquisizioni ideologiche. (raggiungere una forma mentis ottimale)

Fortiter in re, suaviter in modo.
Forte nella sostanza dolce nel modo. Motto dei Padri Gesuiti

Fortuna cæca est .
La fortuna è cieca.

Fortuna fortes metuit, ignavos premit.
La fortuna teme i forti e opprime i deboli. Seneca

Frangar non flectar.
Mi spezzerò ma non mi piegherò. Orazio (Odi, III, 3)
Si usa per indicare il carattere di una persona inflessibile nei propri principi, coerente fino in fondo, non disposta a cedere a compromessi, pur di fronte a pericoli o minacce.

Frontis nulla fides.
Nessuna fiducia nell'aspetto esteriore. Giovenale

Fugit inreparabile tempus.
Fugge irreparabilmente il tempo. Virgilio (Georgiche, III, 284)

Fumus boni iuris.
«Parvenza del buon diritto». È un requisito necessario per ottenere l'ammissione a determinati benefici (ad esempio, il patrocinio a spese dello Stato) o la pronuncia di determinati provvedimenti del giudice (ad esempio, i cosiddetti provvedimenti cautelari).

Fumus persecutionis.
Termine collegato alle richieste di autorizzazione a procedere penalmente contro membri del Parlamento e indica il requisito necessario perché tale autorizzazione possa essere negata dalla Camera cui il parlamentare appartiene. Tale requisito si configura solo quando risulti o si ritenga sussistere un comportamento persecutorio e discriminatorio nei confronti dell'imputato, per il suo status di parlamentare e per le attività che a quello status si ricollegano.

Gens.
Gente, casato.

Gratis et amore (Dei).
Gratuitamente e per amore (di Dio). Locuzione usata nel linguaggio familiare, quando si dà o si riceve qualche cosa senza che l’acquirente sia legato da alcuna obbligazione verso il donatore. Si trova riportata al cap. XIV dei Promessi Sposi, detto da Renzo mentre mostrava un pane raccattato da terra dopo il saccheggio dei forni.

Gratis.
Per grazia.

Gutta cavat lapidem.
La goccia scava anche la pietra. Ovidio (Ex Ponto, III, 10)
Si usa per indicare che qualità come la costanza e la tenacia permettono di raggiungere risultati insperati.

Habemus Papam.
Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus papam.
In piazza san Pietro: vi annuncio una grande gioia: abbiamo il papa.

Hannibal ad portas!
Annibale è alle nostre porte. Cicerone (De finibus, IV, 9)
È il disperato grido dei Romani dopo la battaglia di Canne, quando s’ aspettavano di vedere il grande nemico alle porte della Città Eterna. Si usa ripetere in occasione d’ un grande pericolo imminente, o all’arrivo di qualche grande personaggio che ha intenzioni poco favorevoli. (Anche di Tito Livio, XXIII, 16).

Habeas corpus ad subiciendum.
Uno dei tasselli dello stato di diritto inglese moderno. Verso la metà del Seicento il re inglese per paura di una rivoluzione fece approvare dal Parlamento alcuni provvedimenti molto importanti come l'"habeas corpus ad subiciendum". Con questo principio si aboliva il carcere preventivo, si imponeva l'uso di un mandato di cattura emesso dalla magistratura ordinaria per l'arresto, ecc.

Hic et illic.
Qua e là, un po' ovunque.

Hic et nunc.
Immediatamente. Si usa per indicare che una cosa deve essere fatta subito. Lett. "qui e ora".

Hic manebimus optime.
Qui molto bene resteremo. Livio

Hic sunt leones.
Qui stanno i leoni. Si usa, per lo più in senso scherzoso, per indicare un possibile pericolo, insito in una situazione. Propr. l'espressione, nelle antiche carte geografiche, indicava le zone inesplorate dell'Africa.

Hinc et inde.
Da ambo i lati, «di qua e di là», da una parte e dall'altra. (es. la funzione della pronuncia giudiziale è quella di dirimere la lite nei limiti delle domande hinc et inde proposte).

Hoc opus, hic labor est.
Qui è la fatica, qui è la difficoltà. Virgilio

Hoc unum scio, me nihil scire.
So una sola cosa, di non saper nulla. Socrate

Hodie mihi, cras tibi.
Oggi a me domani a te. È il monito d’oltretomba che par di leggere su ogni lapide del Cimitero. Nel linguaggio ordinario, però, s’indirizza a persone che dovranno passare per le stesse difficoltà nelle quali qualcuno attualmente si trova. Si usa in senso ironico in occasione di onorificenze o ricompense straordinarie.

Homo faber fortunae suae.
L'uomo è artefice del proprio destino.

Homo homini lupus.
L'uomo è un lupo per l'altro uomo. Plauto (Asinaria, II, 4)
Cioè l’uomo è nemico dei suoi simili, fa loro del male.

Homo proponit sed Deus disponit.
L'uomo propone, ma Dio dispone. Tommaso di Kempis

Honoris causa.
Laurea Honoris causa.

Horresco referens.
Mi vengono i brividi a raccontarlo. Virgilio (Eneide, II, 204)
Si usa, per lo più scherzosamente, per introdurre un fatto che non fa piacere riferire. Lett. "inorridisco mentre lo racconto", dal secondo libro dell'Eneide.

Horribile visu.
Orribile a vedersi.

Hostis humani generis.
Nemico del genere umano. Eutropio (Breviario, VIII, 15)
È una specie di lapide d’infamia che lo storico appone alla memoria di L. Antonino Commodo, imperatore Romano, che in vita ed in morte si attirò, per i suoi vizi bestiali, l’esecrazione universale.

Humus.
Terreno, suolo.

Ibidem .
Nello stesso luogo.

Ibis redibis.
Un enigma. Si usa per indicare una frase sibillina, un discorso o un fatto ambigui. L'espressione deriva dalla profezia: ibis redibis non morieris in bello (andrai tornerai non morirai in guerra) data da un oracolo a un soldato che, accingendosi a partire per la guerra, voleva conoscere il proprio destino. La frase veniva citata a dimostrazione dell'ambiguità degli oracoli, perché assume due significati diversi a seconda che si faccia pausa prima del non (andrai tornerai, non morirai in guerra) o dopo il non (andrai, non tornerai, morirai in guerra).

Ictu oculi .
A colpo d'occhio.

Id est.
Ciò vuol dire, cioè.

Idem.
La stessa cosa, come sopra, lo stesso.

Ignorantia iuris nocet.
La legge non ammette ignoranza.

Ignorantia legis non excusat.
L'ignoranza delle leggi non scusa.

Ignoti nulla cupido:
Non si desidera ciò che non si conosce. Ovidio (Ars amat., III, 397)
In altre parole: non si desiderano che le cose che hanno fatto impressione sui nostri sensi. E' il principio su cui si basa il consumismo.

Ignoto militi.
Al milite ignoto. È la nota epigrafe incisa sulla tomba del Milite ignoto, simbolo dei 650.000 caduti italiani nella prima guerra mondiale. La salma di un combattente sconosciuto, nel novembre del 1921, fu trasportata da Aquileja a Roma e tumulata nel monumento a Vittorio Emanuele Il, sotto l’Altare della Patria.

Illico et immediate.
Immediatamente, subito. Si usa per lo più scherzosamente. Lett. "lì sul posto e immediatamente".

Imperium in imperio.
Uno Stato nello Stato. Locuzione antica per significare qualche ceto o classe di cittadini esenti dalle leggi di uno Stato nel quale si trovano.

Impotentia coeundi.     Impotentia generandi.
«Impotenza alla congiunzione», inettitudine al rapporto sessuale: contrariamente a quanto avveniva prima del 1975, cioè prima della riforma del diritto di famiglia, questa forma di impotenza, così come l'«impotentia generandi» (inettitudine alla procreazione, o sterilità) non è più causa di nullità del matrimonio, lo è solo se ignota all'altro coniuge al momento della celebrazione del matrimonio.

Imprimatur.
Formula di autorizzazione alla pubblicazione di un libro rilasciata dalla autorità ecclesiastica e, in passato, anche da quella civile. Si trova all'inizio o alla fine del libro.
Il Placet e l’Imprimatur.

In claris non fit iterpretatio.
Nelle cose chiare non si dà adito a interpretazione.

In dubio pro reo.
In caso di dubbio il presunto colpevole va assolto. Motto giuridico col quale si è soliti esprimere il principio secondo cui, ove sussista incertezza sulla volontà del fatto costituente reato, si deve decidere a favore del reo.

In dubis abstine.
Nelle situazioni ambigue astieniti.

In exitu Israel de Aegypto.
All'uscita di Israele dall'Egitto (Salmo CXIII). È il canto della liberazione dopo il passaggio del Mar Rosso, compiuto dagli Ebrei sotto la guida di Mosè. Nel linguaggio familiare equivale a cantar vittoria, ad aver, cioè, superata qualche difficoltà.

In extremis.
All'ultimo momento.

In fieri.
In corso di divenire.

In itinere.
«Nell'andare», strada facendo, durante il viaggio. Durante l’iter di un procedimento.

In ius vocatio.
Invito formale rivolto dall'attore al convenuto a presentarsi «in ius» (in giudizio) davanti al magistrato per la soluzione di una determinata controversia.

In limine litis.
«Sulla soglia della lite». Quando l'incompetenza del giudice può essere eccepita solo nella fase iniziale del processo, solo nei primissimi atti della causa. Per esempio, nel nuovo processo del lavoro l'eccezione di incompetenza territoriale può essere sollevata dal convenuto soltanto nel primo atto difensivo del giudizio di primo grado oppure rilevata d'ufficio dal giudice non oltre l'udienza di discussione.

In loco.
Sul posto.

In medio stat virtus.
La virtù sta nel mezzo. È una sentenza dei filosofi scolastici medievali, già espressa da Orazio, nella sua classica forma: Est modus in rebus.

In mente Dei.
Nella mente a Dio, di là da venire. Si usa per un progetto, idea, desiderio, che ci si augura accada ma che è lungi dal realizzarsi anche perché non dipende da noi.

In pectore.
In attesa di esser nominato.

In primis.
Fra varie cose quando se ne vuol mettere in evidenza una di particolare importanza; o, in un ragionamento, quando si mette un argomento come base di tutti gli altri.

In re.
Nella realtà delle cose, nei fatti.

In rebus dubis plurimum est audacia.
Nelle situazioni incerte vale moltissimo l'audacia.

In rerum natura.
Nella natura delle cose. Un fatto si verifica in rerum natura quando avviene secondo il consueto svolgersi degli avvenimenti, senza cioè alterare l’ordine delle cose naturali. Il motto è tanto comune, che lo adoperò anche il letterato don Ferrante, al cap. XXXVII dei Promessi Sposi.

In silvam non ligna feras insanius.
Non esser così insensato da portar legna in una foresta. Orazio (Satire, I, 10, 34)
Vuol dire non far cose inutili. In italiano abbiamo vari proverbi analoghi: "Portar pipistrelli ad Atene, portare vasi a Samo, portare acqua al mare ..."

In tristitia hilaris, in hilaritate tristis.
(Giordano Bruno).

Inter alios.
Tra altri; tra terzi (rispetto alle parti di un processo).

Interna Corporis Acta.
L’insindacabilità degli "Interna corporis acta": i regolamenti parlamentari non sono soggetti al sindacato di costituzionalità della Corte Costituzionale. Ciascun ramo del Partlamento italiano, per ben funzionare, dispone di un Regolamento interno – fonte primaria.

Intra vires.   Ultra vires.
Forma abbreviata dell'espressione «intra vires hereditatis», cioè «entro le forze dell'eredità», entro il valore dei beni pervenuti dall'eredità. Ultra vires è invece una forma abbreviata che sta per «ultra vires hereditatis» (oltre le forze dell'eredità) e si usa a proposito dell'accettazione di eredità, istituto giuridico in forza del quale si produce la cosiddetta confusione dei patrimoni, quello dell'erede e quello del «de cuius».

In utroque iure.
In entrambi i diritti. Dicesi dei Dottori laureati in Diritto Civile e in Diritto Canonico. Il motto vien spesso riportato negli Atti vescovili e curiali.

Inutiliter data.
Sentenza che non può spiegare effetti, che resta sterile, alla quale non può essere accordata alcuna efficacia, che è «data» - per l'appunto - «inutilmente».

Inventio thesauri.
«Scoperta (ritrovamento) del tesoro». Ai sensi dell'art. 932 c.c., il tesoro è qualunque cosa mobile, nascosta o sotterrata, di cui nessuno può provare di essere proprietario. Se la cosa viene scoperta per caso (cioè senza apposite ricerche), spetta per metà al ritrovatore e per metà al proprietario del fondo o del bene mobile sul quale era nascosta.

In vino veritas.
Sotto l'effetto del vino, viene fuori la verità.

In vitrio.
Sotto vetro, in provetta.

Incidis in Scyllam, cupiens vitare Charybdin.
Se cerchi di evitare Cariddi, cadrai in Scilla. Gualtier de Lille (Alessandreide, V, 5, 301). Scilla e Cariddi sono un vortice ed uno scoglio un tempo ritenuti pericolosissimi presso lo Stretto di Messina. La frase si applica a persone prese, come si suoi dire, fra due fuochi, che per evitar un male cadono in uno maggiore. Corrisponde al nostro proverbio: Dalla padella alla brace.

Incohatio delicti.
Inizio dell'esecuzione dell'attività criminosa.

Intelligenti pauca.
A chi sa capire bastano poche parole. Si usa per indicare che al saggio e all'intelligente basta poco per capire come stiano le cose.

Inter nos.
Tra di noi. Corrisponde in un certo senso al "in camera caritatis", (in tutta segretezza).

Ioci causa.
Per gioco o per scherzo.

Ipse dixit
L'ha detto lui in persona. Motto dei discepoli di Pitagora

Ipso facto.
Per il fatto medesimo - Nel medesimo istante.  Locuzione ecclesiastica molto in uso nel Codice di Diritto Canonico, nel quale vi sono diverse pene nelle quali si incorre "ipso facto", cioè nell’istante in cui si compie il reato, senza bisogno che intervenga il giudice o una sentenza di condanna.

Ipso iure.
I casi in cui un determinato atto giuridico acquista efficacia per il solo fatto dell'esistenza di alcune condizioni (espressamente previste e regolate dalla legge), senza che sia necessario alcun atto di volontà e senza che occorra alcuna particolare iniziativa. Ad es. quando si dice che la nullità di un negozio giuridico opera «ipso iure», significa che non si rende necessario proporre azione perché la nullità stessa venga dichiarata.

Is fecit cui prodest.
Ha commesso (il delitto) colui al quale (il delitto) è utile. Cicerone (Pro Milone). Spesso mette la Giustizia sulla vera pista per la ricerca del reo, ma va presa "cum granu salis".

Iter.

Iter legis.
Il cammino di una legge (procedimento) sino alla sua approvazione; Iter «cammino».

Iudicare ex aequo.
Giudicare secondo un criterio d'equità.

Iudicio.
Deliberatamente, a ragion veduta.

Iura in re aliena.
«Diritti su cosa altrui»; appartengono alla categoria dei diritti reali (Iura in re) e sono detti anche diritti reali limitati, per distinguerli dalla proprietà, che è un diritto più ampio. Essi si esercitano su cose di cui altri è proprietario: es. diritto di passare sul fondo altrui (servitù).

Iura in re.
«Diritti sulla cosa»; sono quelli che il nostro codice civile chiama diritti reali (da «res» cosa). Il diritto reale per eccellenza è il diritto di proprietà. Gli altri sono: il diritto di superficie, quello di enfiteusi, di usufrutto, di abitazione, di servitù.

Iura in re propria.
«Diritti sulla cosa propria»; si usa per designare il diritto di proprietà, il quale è, fra i diritti reali, quello che consente la più ampia sfera di facoltà che un soggetto possa esercitare su una cosa, un diritto potenzialmente illimitato ed esclusivo. Accanto ad esso ci sono altri diritti reali, di natura limitata rispetto alla proprietà.

Iure.
A ragione, a buon diritto, giustamente. E, Iure an iniuria: a ragione o a torto.

Jure imperii  e  Jure gestionis
Ad esempio, se uno Stato estero agisce in virtù della sua sovranità (jure imperii) oppure come titolare di un diritto privato, come un cittadino (jure gestionis).

Iuris dictio.
Atto del giudicare, giurisdizione.

Ius loci.
«Diritto di territorio», per il quale si considera italiano chi nasce in territorio italiano da genitori ignoti o apolidi.

Ius novorum.
Diritto di proporre in appello nuove domande ed eccezioni o nuovi mezzi di prova.

Ius poenitendi.
Diritto di liberarsi dagli obblighi assunti con un contratto, mediante una dichiarazione unilaterale (recesso) comunicata all'altra parte.

Ius possidendi.   Ius possessionis.
«Diritto di possedere» che spetta al proprietario quando questi, avendo perduto il possesso di una cosa, agisce in giudizio per rivendicarlo. Deve essere tenuto distinto dallo «ius possessionis», che è l'insieme dei vantaggi, peraltro importanti e numerosi, che derivano dal possesso. Ad es. il ladro ha il ius possessionis, ma non il ius possidendi.

Ius postulandi.
E’ la capacità di stare nel processo e compiere gli atti processuali relativi allo svolgimento dell'azione: capacità che, di regola, è negata alla parte ed affidata al difensore.

Ius praelationis.
Diritto, riconosciuto in alcuni casi a determinate persone, di essere preferite ad altre, di avere appunto una prelazione (una preferenza) rispetto ad altre.

Ius protimiseos.
Espressione tratta dal greco il cui significato è quello di «pactum praelationis».

Ius retentionis.
«Diritto di ritenzione». È il diritto concesso al creditore, in alcuni casi strettamente indicati dalla legge, o quando le parti lo convengano, di trattenere una cosa ch'egli avrebbe l'obbligo di restituire al proprietario, al fine di costringere quest'ultimo a soddisfare un suo debito. Es.: il possessore di buona fede ha diritto di ritenzione fino a che non gli siano corrisposte le indennità dovutegli per i miglioramenti (art. 1152 c.c.).

Ius sanguinis.
«Diritto di sangue». È il criterio in base al quale è considerato cittadino italiano chi nasce da padre italiano, o, se il padre è ignoto o apolide, da madre italiana.

Ius superveniens.
Fenomeno della successione nel tempo di una legge ad un'altra. Ad es. un rapporto giuridico si trovi in stato di pendenza, non si sia, cioè, del tutto esaurito sotto il vigore della legge antica. Occorre pertanto stabilire da quale legge quel rapporto debba essere regolato: se dalla vecchia normativa oppure dalla nuova legge, da quella sopraggiunta. Il principio accolto dal nostro ordinamento è quello per cui la legge antica continua, pur se abrogata, a disciplinare rapporti che, già sorti sotto di essa, producono ancora efficacia.

Labor omnia vincit improbus.
Una fatica tenace supera ogni difficoltà. Virgilio (Georgiche, I, 144)

Lapsus calami.
Errore di penna. Ossia commesso dallo scrivente per distrazione o per fretta quando si scrive "Currenti calamo"

Lapsus linguae.
Uno scivolone della lingua. Facile nelle persone distratte. Metastasio: "Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale; non si trattien lo strale quando dall’arco uscì".

Laticlavius.
Salire al laticlavio, il posto di laticlavio, laticlavio di senatore, diventare senatore.

Lato sensu.
In senso lato.

Laudatores tempore acti.
Nostalgico del tempo passato. Orazio (Arte poetica, 173)
Il poeta scrisse la frase parlando dei vecchi che, non potendo far retrocedere gli anni passati, vi ritornano volentieri con la memoria.

Lectio brevis.
Lettura, lezione breve.

Leges legum.
«Leggi delle leggi»: sono le fondamentali regole per l'interpretazione delle norme che si trovano nel codice civile e precisamente negli artt. 12, 13 e 14 delle «disposizioni sulla legge in generale» (dette anche «Preleggi»).

Lege uti.
Procedere legalmente.

Legibus solutus.
Sciolto dall'obbligo di osservare la legge.

Lepores duo qui insequitur, is neutrum capit.
Chi insegue due lepri, questi non prende né l'una né l'altra.

Lex fori.
Legge del luogo in cui si svolge il processo.

Lex fundamentalis.

Lex loci contractus.
Legge del luogo nel quale è stato concluso il contratto.

Lex primaria derogat legi subsidiariae.
Il principio della sussidiarietà, al quale si fa ricorso per risolvere le incertezze in tema di conflitto apparente di norme. Quando una legge ha carattere sussidiario rispetto ad un'altra (principale), l'applicabilità di questa esclude l'applicabilità di quella.

Lex specialis posterior derogat priori generali.
Esprime il principio secondo cui una legge posteriore può derogare ad una legge precedente, può cioè disciplinare in modo nuovo una parte della materia già regolata da altra legge di carattere generale.

Lex rei sitae.
Legge del luogo in cui si trova la cosa.

Libellum citationis.
Citazione, atto di citazione, libello introduttivo del giudizio.

Libertas convicii.
«Libertà di offesa»: libertà consentita alle parti o ai loro patrocinatori di ricorrere a scritti o frasi offensive nei procedimenti dinanzi all'autorità giudiziaria. È una causa di non punibilità prevista dal nostro codice penale (art.598), ma che non comprende le offese al giudice ed ha stretta relazione con l'oggetto della causa, sempre che abbia un contenuto di verità.

Litis contestatio.
Formuletta mutuata dal processo civile romano e che serve ad indicare la modifica eventuale di domande, eccezioni e conclusioni proposte dalle parti.

Longa manus.

Lucrum cessans.    Damnum emergens.
«Lucro cessante»: uno dei due elementi di cui consta la nozione di danno patrimoniale, il secondo essendo costituito dal «damnum emergens»; il danno emergente corrisponde alla perdita subita, alla diminuzione patrimoniale provocata dall'inadempimento e dal ritardo nell'esecuzione della prestazione, il lucro cessante è invece il mancato guadagno nel quale il danneggiato incorre in seguito al danno ricevuto.

Lupus in fabula.
Il lupo nella favola. Si usa per indicare qualcuno che sopraggiunge proprio mentre si sta parlando di lui. Lett. "lupo nel discorso", con allusione alla frequente presenza del lupo nelle favole.

Lux veritatis.
(La storia) è la luce di verità. Cicerone (De Oratore, II)
La Storia finisce sempre col mettere nella loro luce i meriti o demeriti degli uomini.

Machinatio.
Si usa generalmente indicare un raggiro di carattere truffaldino, che abbia tolto ad una parte la possibilità di difendersi in tempo utile.

Maiora premunt.
Urgono questioni più importanti. Lucano.  Si usa come invito a tralasciare un lavoro, un impegno per dedicarsi a qualcosa di più serio e pressante "premono cose maggiori".

Mala fides superveniens non nocet.
«La mala fede sopravvenuta non nuoce»; è il principio che ha ispirato la formulazione del'art. 1147 c.c., il quale regola l'ipotesi del possesso di buona fede. Secondo tale disposizione legislativa, perché possa aversi possesso in buona fede, basta che questa vi sia stata al tempo dell'acquisto; non occorre, cioè, che la buona fede perduri per tutta la durata del possesso, è sufficiente la buona fede originaria.

Mala tempora currunt.
Corrono brutti tempi. Si usa per lamentare la durezza o la corruzione del tempo in cui si vive. Talvolta si usa anche in senso scherzoso per indicare una situazione non particolarmente piacevole.

Malesuada fames.
La fame cattiva consigliera. Virgilio (Eneide, VI, 883)
Il poeta mette la fame fra i mostri che sorvegliano l’ingresso dell’ Inferno. Anche in italiano vi sono proverbi analoghi, per es.: "La fame caccia il lupo dal bosco".

Manu militari.
Con l'aiuto della forza militare. Ad es. un ordine del giudice che viene eseguito mediante l'intervento della forza pubblica.

Manus manum lavat.
Una mano lava l'altra. Seneca

Medio tempore.
Nel frattempo, nel periodo intermedio, nell'intervallo. Es.: dalle somme dovute a titolo di risarcimento danni al lavoratore illegittimamente licenziato si possono detrarre quelle «medio tempore» percepite da una nuova occupazione.

Medice cura te ipsum.
Medico cura te stesso. San Luca
È citata, questa frase, nel Vangelo di S. Luca, ma è di data più antica e di uso universale. Ricorre spontanea quando qualcuno vuol correggere negli altri i difetti di cui abbonda egli stesso, o vuol dar consigli, che dovrebbe metter egli in pratica per primo.

Medio tutissimus ibis.
Nel mezzo camminerai sicurissimo. Ovidio (Metamorfosi, II, 137)
È il consiglio dato da Febo a Fetonte, suo figlio, che si accingeva a guidar il carro del Sole. In senso più generale si intende che la via di mezzo, lontana da ogni estremo, è la più sicura, ma ovviamente il figlio ignorò il consiglio, con le conseguenze che tutti conoscono.

Melius est abundare quam deficere.
Meglio eccedere che scarseggiare. Si usa per giustificare la scelta di sovrabbondare in qualcosa.

Memento mori.
Ricordati che devi morire.

Mens agitat molem.
Lo spirito vivifica la materia Virgilio (Eneide, VI, 727)
Concezione panteistica secondo la quale l’universo sarebbe animato da un principio intrinseco che darebbe forma e moto agli enti. Oggi si adopera con significato diverso, per esprimere la supremazia e le vittorie dello spirito sulla materia bruta.

Mens sana in corpore sano.
La salute fisica è necessaria, anzi indispensabile per la salute morale e intellettuale, e viceversa. Giovenale (Satire, X, 356)  Lett. "mente sana in corpo sano".

Metus litis.
«Timore della lite»; è lo stato psichico soggettivo di chi, volendo porre fine ad una lite o anche soltanto prevenirla, e temendo i rischi e i disagi di un'azione giudiziaria, preferisce ricorrere ad una transazione, che è una forma di composizione stragiudiziale delle controversie giuridiche caratterizzata dall'elemento delle reciproche concessioni (art. 1965 c.c.).

Metus reverentialis.
E’ il timore riverenziale, cioè l'intenso rispetto che si nutre verso una persona a causa della potenza o dell'influenza o della ricchezza di questa o per la particolare relazione che intercorre con essa (i genitori, il datore di lavoro). A differenza della violenza morale, o «vis compulsiva», il timore riverenziale non costituisce vizio della volontà e, quindi, non produce l'annullabilità del negozio giuridico concluso (art. 1437 c.c.).

Mirabile dictu.
Mirabile a dirsi. Si usa, per lo più in senso scherzoso, per introdurre qualcosa di eccezionale.

Miserere!
Pietà!     Miserere. Abbi pietà.

Modus.
«Misura, limitazione». È la clausola di un negozio a titolo gratuito (es. donazione) con la quale si impone al beneficiario un certo comportamento.  La limitazione può consistere in obblighi di vario tipo.

Modus vivendi.
Modo di vivere. Andamento della vita familiare, il modo di sbarcare il lunario.

Mora.
Si dice che il debitore è «in mora» quando non adempie nel tempo stabilito; il verbo «morari» ha, infatti, il significato di «ritardare», far aspettare.

Mora credendi. (o accipiendi)
E’ la mora del creditore. Si ha quando il creditore, senza legittimo motivo, rifiuta di ricevere la prestazione offertagli dal debitore, oppure non compie quanto è necessario per poter mettere il debitore in condizioni di eseguire la sua prestazione (ad es. non mette a disposizione i locali in cui la merce deve essere collocata).

Mora debendi. (o solvendi)
E’ la mora del debitore. Si ha quando il debitore ritarda senza giustificato motivo l'adempimento della sua obbligazione. Perché si configuri la mora del debitore, non basta, di regola, il mancato adempimento alla scadenza prestabilita; occorre un fatto formale, che è la costituzione in mora, ossia la richiesta o intimazione scritta di adempiere rivolta dal creditore al debitore (art. 1219, Codice civile). Vi sono tuttavia dei casi in cui la mora del debitore si verifica anche senza tale richiesta.

More maiorum.
Alla maniera degli antichi. Si usa, anche in senso scherzoso, per indicare l'importanza del rispetto delle tradizioni, "secondo il costume degli avi".

More uxorio.
Convivere «more uxorio» significa, in pratica, convivere come se si fosse uniti in matrimonio, come se si fosse marito e moglie. Secondo una interpretazione ormai consolidata, le prestazioni tra conviventi «more uxorio» debbono ritenersi comprese tra quelle effettuate «affectionis vel benevolentiae causa».

Moriuntur cum persona.
Si usa per designare quei diritti personalissimi o assoluti (quali il diritto alla vita, all'integrità fisica, all'onore, ecc.) che sono indisponibili e intrasmissibili agli eredi; si acquistano con la nascita e si estinguono con la morte.

Mors omnia solvit.
La morte scioglie tutto. Giustiniano

Mors tua vita mea.
Morte tua vita mia.

Mortis causa.
«A causa di morte»; con questa espressione, di uso frequentissimo nel nostro diritto civile, si fa riferimento a quegli atti giuridici che producono effetti solo dal momento della morte del loro autore; atto «mortis causa» per eccellenza è il testamento. Atti Mortis causa ed atti Inter vivos.

Motu proprio.
Di propria iniziativa. Locuzione d’origine ecclesiastica: si dicono atti di "Motu proprio" del Papa, quei decreti, Bolle, ecc., che egli emana esclusivamente da parte sua, senza che siano suggeriti o presentati da cardinali, ecc. In seguito la frase passò nello stile popolare, ad indicare qualsiasi azione fatta di propria iniziativa, senza aver consultato altri in proposito.

Munus honorificum.
Si usa per designare il principio cui si ispira il sistema di gratuito patrocinio vigente nel nostro Paese: un principio secondo il quale la difesa dei non abbienti costituisce un obbligo gratuito, un «dovere onorifico» della classe forense.

Munus publicum.
«Ufficio pubblico», funzione di interesse pubblico. Si usa con riferimento a molte funzioni, tra cui, ad es. quella svolta dal tutore, che rappresenta il minore e ha cura della sua persona. Spesso il munus publicum è gratuito, come appunto nel caso del tutore (salvo quanto stabilisce l'art. 379 c.c.) e irrinunciabile, come nel caso dell'avvocato nominato d'ufficio per la difesa della
parte ammessa al beneficio del gratuito patrocinio.

Mutatio libelli.
Si riferisce al divieto, previsto dal nuovo processo civile di apportare modifiche radicali all'atto introduttivo del giudizio. Si ha mutatio libelli, vietata dalla legge, nei casi in cui la parte faccia valere nel corso del giudizio una nuova pretesa, diversa da quella originaria, che dia luogo ad una trasformazione obiettiva della controversia, con la conseguenza di disorientare la difesa predisposta dalla controparte.

Mutatis mutandis.
Cambiando ciò che si deve cambiare. Frase di largo uso sia nel linguaggio, legale, che in quello volgare e comune.

Nascimur uno modo, multis morimur.
Nasciamo in un solo modo, ma moriamo in molti. Cestio Pio

Nasciturus.
Colui che è stato concepito e al quale (pur non essendo ancora un uomo, ma soltanto una «spes hominis», una speranza d'uomo) vengono attribuiti alcuni diritti, in deroga al principio generale sancito dall'art. 1 del codice civile, secondo il quale la capacità giuridica si acquista solo dal momento della nascita.

Natura non facit saltus.
La natura non fa salti. Leibnitz (Nuovi Saggi, IV, 16)
Nella natura tutto è progressivo ed ordinato, e fra i vari generi e le varie specie non v’è un taglio netto e assoluto, ma vi è sempre un essere intermediario che forma come l’anello di congiunzione nella catena umana.

Naturaliter.
Naturalmente, secondo natura.

Ne alter sine altero gerat.
«Perché l'uno non agisca senza l'altro». Con questa espressione si fa normalmente riferimento ai casi di gestione congiuntiva, ossia a quei casi in cui due o più persone son tenute a non compiere atti giuridici l'una indipendentemente dalle altre.

Ne eat judex extra petita partium.
Il giudice non può decidere oltre i limiti della domanda.

Ne bis in idem.
Non due volte nel medesimo fatto. Divieto di rinnovare un esperimento giudiziale che sia sfociato in una sentenza passata in giudicato.

Ne sutor ultra crepidam.  oppure   Sutor ne ultra crepidam.
Non andare oltre: “ciabattino non (giudicare) oltre i sandali”; perché si dice che Apelle, un noto pittore greco, avesse interpellato un ciabattino su come disegnare i sandali e questo avesse poi cominciato a criticare tutto il dipinto dando lezione di dipinto all'attonito artista.

Nec plus ultra.
Non più avanti.  Iscrizione scolpita da Ercole, secondo la mitologia, sui monti Calpe ed Abila, creduti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Nell’uso comune la frase, modificata in "Non plus altra", indica il limite estremo, cioè il massimo, della perfezione, dell’arte con cui si è finito qualche lavoro.

Nec vi nec clam.
«Né con la violenza né di nascosto»; formuletta che indica uno dei requisiti essenziali della usucapione, cioè di quell'istituto giuridico che consente l'acquisto della proprietà mediante il possesso continuato nel tempo.

Necessitate cogente.
Sotto la spinta della necessità.

Nemine contradicente.
Se nessuno si oppone.

Nemo iudex sine actore.
«Nessun giudice senza attore». Nessuna autorità giudiziaria potrà emettere provvedimenti giurisdizionali se non ne sia proposta domanda da chi risulti titolare dell'azione che si pretende di far valere o da chi sia legittimato ad esercitarla.

Nemo locupletari potest cum aliena iactura.
«Nessuno può arricchirsi a scapito di altri». Vecchio brocardo con il quale si fa riferimento ad un principio generale del nostro ordinamento: quello secondo cui nessuno può aumentare il proprio patrimonio con pregiudizio di altri.

Nemo potest duobus dominis servire.
Nessuno può servire due padroni. Vangelo secondo Matteo

Nemo propheta in patria.
Nessuno è profeta nella sua patria.

Nemo sua sorte contentus.
Nessuno è mai soddisfatto della sua condizione. Orazio (Satire, I, 1)

Nervi belli pecunia.
Il denaro è il nerbo della guerra.

Nescit vox missa reverti.
La parola, una volta pronunciata, non si può più richiamare. Orazio (Ars poetica, 390)
Il Poeta consiglia lo scrittore a riflettere bene prima di inviare alle stampe le proprie opere. Ma generalmente si cita per indicare i danni d’una lingua incauta. 

Nihil admirari.
Meravigliarsi di niente. Orazio (Epist., I, 6, 1)
Massima che, secondo gli stoici, sarebbe la base della felicità.

Nihil morte certium.
Niente è più certo delle morte.

Nihil obstat.
«Nulla osta», niente si oppone, niente in contrario; è l'atto con cui si dichiara che non sussistono preclusioni o divieti al compimento di una certa azione.

Nihil sub sole novum.
(Non v'è) nulla di nuovo sotto il sole. (Ecclesiaste, cap. I, 10)
Cioè sulla terra tutte le vicende, liete o tristi, si ripetono. 

Nolite mittere margaritas ante porcos.
Non gettate perle davanti ai porci. San Matteo 7.6

Noluntas.
Indica, secondo Arthur Schopenhauer, la condizione della volontà liberata, non più cieca volontà di vivere, ma sua catarsi definitiva, non più propriamente "volontà", ma "non volontà".

Nomen est omen
Il nome già contiene un presagio. Plauto

Nomen iuris.
Qualificazione giuridica data dalle parti ad un determinato negozio giuridico da esse concluso. È regola generale che il giudice, nell'interpretazione della volontà delle parti, non è vincolato dal «nomen iuris» usato per qualificare il negozio.

Non aetate verum ingenio apiscitur sapientia.
Non con l’età ma con l’ingegno si raggiunge la sapienza. Plauto

Non causa pro causa.
Una non-causa spacciata per causa.

Non expedit.
Non lo si deve fare. (ad esempio, Papa Pio IX non riconobbe lo Stato italiano e vietò ai cattolici di fare politica sia attiva sia passiva (non expedit).

Non liquet.
Non è chiaro. Indica l'impossibilità di emettere un giudizio per mancanza di elementi.

Non multa sed multum.
Non molte cose, ma molto (bene). Quintiliano (Instit., X, I, 59)
Proverbio già conosciuto dagli antichi Romani, che in sostanza vuol dire non esser conveniente studiar molte cose, ma poche e bene. Il detto si estende in genere a tutte le azioni umane, nelle quali la perfezione non sta nel verbo fare, ma nell’ avverbio bene.

Non plus ultra.
Non più in là.

Non scholae sed vitae discimus.
Non impariamo per la scuola ma per la vita. Seneca (Epist., 106)
La frase si trova riportata spesso nel frontespizio di opere scolastiche.

Non transeunt in heredes.
Si usa a proposito delle sanzioni penali, che sono per loro natura personalissime, e che, appunto per questo, «non passano» (non sono trasferibili) «agli eredi».

Norma agendi.
E’ l'espressione tradizionalmente usata per designare il diritto oggettivo, inteso come complesso di norme che regolano i rapporti fra gli uomini

Notitia criminis.
«Notizia di reato»; rientrano nel concetto di notizia di reato quelle informazioni che vengono ricevute dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria riguardo a fatti che possono determinare l'inizio dell'azione penale o di indagini preliminari.

Notumque furens quid femina possit.
E' noto di che cosa sia capace una donna infuriata. Virgilio (Eneide, V, 5-6)
Anche gli antichi romani avevano i loro piccoli grattacapi.

Nulla executio sine titulo.
«Non c'è esecuzione senza titolo»; noto brocardo con cui si fa riferimento al titolo esecutivo, cioè a quel documento, disciplinato dall'art. 474 c.p.c., che, accertando o costituendo il diritto del creditore, rappresenta la condizione necessaria e sufficiente per dare inizio al processo esecutivo.

Nullum crimen sine poena, nulla poena sine lege
«Nessun reato senza una pena, nessuna pena senza una legge»; antico latinetto brocardico che ha ispirato la formulazione dell'art. 1 del vigente codice penale: «Nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato dalla legge».

Nulla quaestio.
Nessuna questione, nessun problema.

Nullius boni sine socio iucunda possessio est.
Nessuna cosa è bella da possedere se non si hanno amici con cui condividerla.  Seneca

Nullum magnum ingenium mixtura demientiae .
Non c'è mai grande ingegno senza una vena di pazzia.

Numerus clausus.
Si usa in varie occasioni e con diverse accezioni, ma, il più delle volte, per designare la categoria dei diritti reali (Iura in re), che costituisce un «numero chiuso», in quanto comprende diritti tipicamente previsti e regolati dalla legge.

Nummo uno.
«Per un soldo»; è il termine normalmente usato per indicare la vendita a prezzo di gran lunga inferiore al valore della cosa.

Numero Deus impare gaudet.
Dio ama i numeri dispari.  Virgilio (Egloghe, VIII, 75)
Credevano gli antichi che i numeri dispari avessero speciali virtù. Dante stesso non riuscì a sottrarsi a questa corrente del tempo, e strutturò la Divina Commedia sul numero tre e i suoi multipli: tre cantiche, tre fiere che gli sbarrano il passo, tutta l’opera in versi legati a tre a tre (terzine), il viaggio oltramondano suddiviso in tre regni, ecc.

Nuncius.
Colui che agisce in nome altrui quale semplice portavoce della volontà di un altro soggetto, è un messo che si limita a dichiarare in tutto e per tutto la volontà altrui.

Obiter dictum.   E gli obiter dicta
Considerazione incidentale, valutazione ed argomentazione che non è direttamente a fondamento della decisione resa; indica  un argomento esposto incidentalmente senza una specifica rilevanza per il caso deciso e ininfluente ai fini della decisione della controversia. Gli obiter dicta costituiscono un aspetto patologico anche delle sentenze della Corte di cassazione.

Obligatio.
Vincolo giuridico in forza del quale una persona (debitore) è tenuta ad un determinato comportamento (prestazione) a favore di un'altra persona (creditore).

Obtorto collo.
A forza, contro voglia.

Offendicula.
«Ostacoli», impedimenti, tutti quei mezzi (es. punte di ferro poste su cancelli, ecc.) di cui è lecito servirsi per la difesa di beni patrimoniali.

Omissis.   Omissis ceteris.
Forma abbreviata di «omissis ceteris», che significa «omesse le altre cose». Ricorre, specialmente nella trascrizione di testi e documenti, per indicare che ne vengono tralasciate parti non essenziali.

Omnia munda mundis.
Tutto è puro per quelli che sono puri. Alessandro Manzoni (Promessi Sposi, cap. VIII)
Si usa per condannare il moralismo e per indicare che la purezza dipende dall'integrità della coscienza. Lett. "tutto è puro per i puri", espressione derivata dall’Epistola di S. Paolo a Tito (I, 15), che deve la sua fortuna alla citazione di Manzoni nei Promessi Sposi (VIII, 78).

Omnia tempus habent.
Ogni cosa ha il suo tempo. (Ecclesiaste, III,I)
Tutte le azioni si devono eseguire nel tempo che, o le circostanze o il dovere, ci indicano come migliore per la buona riuscita.

Omnia vincit amor.
L'amore non conosce ostacoli. Virgilio (Egloghe, X, 69)
L'amore non conosce ostacoli. Si usa in riferimento all'onnipotenza dell'amore che supera ogni difficoltà. Lett. "l'amore vince ogni cosa".

Omnibus.

Omnium iudicio.
A comune giudizio, a detta di tutti.

Onus probandi incumbit ei qui dicit.
L'onere della prova spetta a chi afferma.

Ope legis.
In virtù di legge, per legge, in forza della legge.

Opinio dominii.
Espressione con cui si designa il possesso secondo buona fede, che si verifica quando appunto sussiste il ragionevole convincimento (opinio) di poter esercitare sulla cosa posseduta il diritto di proprietà (dominium), senza ledere la sfera altrui.

Opinio iuris ac necessitatis.
E’ la convinzione (opinio) che gli atti compiuti in forza di consuetudini o usi normativi (Consuetudo) siano giuridicamente obbligatori. Si parla di «opinio necessitatis» per indicare la necessità del convincimento che le regole di condotta osservate costituiscano dei precetti giuridici. La consuetudine (Consuetudo) deve avere sia l’Opinio iuris ac necessitatis , sia la Diuturnitas (Repetitio facti).

Optimo iure.
Con pieno diritto.

Ora et labora.
Prega e lavora! (dai frati benedettini).

Pacta adiecta.
Clausole convenzionali accessorie ad un contratto.

Pacta corvina.
Sono i patti dispositivi, cioè quelle convenzioni con cui una persona dispone dei diritti che potrebbero eventualmente derivarle dalla futura successione di un'altra persona.

Pacta sunt servanda.
I patti vanno rispettati, non ci si può liberare unilateralmente dagli obblighi assunti per contratto.

Pactum de non petendo.
Obbligazione comportante la temporanea rinuncia ad azionare in giudizio le pretese derivanti dal contratto.

Pactum praelationis.
«Patto di prelazione». È il patto in forza del quale il venditore si riserva, qualora il compratore decida di rivendere la cosa, di comprarla lui stesso, a parità di condizioni, con preferenza rispetto ad altri eventuali acquirenti.

Pactum sceleris.
Patto delittuoso.

Palam     Clam
Apertamente, palesemente, pubblicamente. «Palam est coram pluribus» diceva Ulpiano, cioè «in presenza di più persone»; e Terenzio usava l'espressione «palam est» per dire: «lo sanno tutti». Il contrario del vocabolo in esame è: «clam», che significa appunto: di nascosto, celatamente, e anche «all'insaputa di».

Panem et circenses.
Pane e feste. Giovenale (Satire (X, 81))
Si usa per indicare un atteggiamento popolare privo di aspettative ma, ancor più, gli allettamenti proposti, a fini demagogici, dai governi dispotici per assicurarsi il favore delle masse. Lett. "(il popolo ormai chiede due cose soltanto) pane e giochi del circo".

Panta rei.
Tutto scorre. Eraclito

Parce sepulto.
Lascia in pace chi è morto.  Virgilio (Eneide, III, 41)
Si usa come invito a non parlar male dei defunti, a non infierire su chi ha già avuto la propria pena e non è più in grado di nuocere. Lett. "perdona a chi è sepolto".

Par condicio.
Parità di trattamento, ad esempio in una campagna elettorale, ecc.

Par condicio creditorum.
Principio della parità di trattamento tra i creditori: questi hanno tutti un ugual diritto di soddisfarsi con il danaro ricavato dalla vendita dei beni del comune debitore.
 
Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus.
I monti partoriranno ma ne nascerà un topolino. Orazio (Ars poetica, 139)
Si usa con riferimento a ciò che si rivela assai inferiore alle aspettative. Espressione costruita su un'immagine tratta da una favola di Esopo.

Passim
«Qua e là, in ordine sparso». Nelle citazioni indica il riferimento a passi sparsi di un'opera. Per citare qualche personaggio o argomento di cui si tratta in più parti dell’opera e che sarebbe troppo lungo o laborioso recensire volta per volta.

Pater familias.

Pecunia non olet.
I soldi non puzzano. Con l'intento di aumentare gli introiti l' imperatore Vespasiano inventò quei piccoli monumenti che portano appunto il suo nome stabilendo una tassa per chi li usava ed una contravvenzione per chi non li usava. Al figlio Tito che protestava - puritano e pieno di scrupoli - mettendogli sotto il naso una manciata di sesterzi chiese: puzzano ?

Per aversionem.
Indica la «vendita in massa», che ha per oggetto un determinato gruppo di cose, non individuate mediante pesatura o misurazione.

Per aspera ad astra.
Solo con la fatica si ottiene il successo. La strada che conduce al successo, alla virtù e sim. è piena di difficoltà e di ostacoli. Lett. "attraverso le asperità (si arriva) alle stelle", l'espressione trae spunto dall'immagine mitologica dell'assunzione degli eroi, in particolare di Eracle, in cielo.

Per fas et nefas.
Con tutti i mezzi, leciti e illeciti,  "attraverso il giusto e l'ingiusto".

Per os.
Per bocca, ad es. un farmaco da assumersi oralmente nelle ricette mediche.

Per relationem.
Ad esempio una motivazione per relationem.

Per specimina.
Attraverso esempi.

Perperam.
Ingiustamente, inesattamente, erroneamente.

Perpetua causa.
E’ uno dei requisiti fondamentali della servitù che va inteso non nel senso che la servitù debba durare perpetua, ma solo nel senso che essa deve rispondere a una durevole utilità per il fondo dominante.

Petitum.  Causa Petendi.
La causa petendi: "fonte" del diritto vantato in giudizio; gli elementi obiettivi di identificazione dell’azione sono il petitum (la richiesta) e la causa petendi. Petere: chiedere per ottenere.

Placet et Exequatur regi.

Plerumque.
Per lo più, per la maggior parte dei casi, di solito, comunemente.

Pluralis modestiae.
Plurale di modestia. Indica l'uso della prima persona plurale in uno scritto o in un discorso per attenuare il valore personale delle proprie affermazioni o per rendere partecipi i lettori o gli ascoltatori delle proprie parole.

Pollicitatio.
«Promessa, profferta».

Possessio iuris.
Esercizio concreto di un diritto reale sulla cosa altrui; viene chiamato anche possesso dei diritti (o quasi possessio), e lo ha chi esercita sul bene un diritto reale di usufrutto, enfiteusi, servitù, ecc.

Post mortem.

Postmuneratio.
Regola del pagamento della retribuzione solo dopo il compimento della prestazione.

Praeceptum legis.    Sanctio legis.
Nel diritto penale viene chiamato precetto primario e che consiste nel comando di compiere una data azione o nel divieto di fare una determinata cosa; si distingue dalla sanzione (sanctio legis), o precetto secondario, che consiste nella conseguenza giuridica che deriva dalla violazione del precetto.

Prima facie.
Al primo aspetto, all'apparenza.

Primum facere, deinde philosophari.
Prima fa', poi filosofeggia.

Prior in tempore.    Potior in iure.
«Primo nel tempo, preferito nel diritto». Prima cronologicamente, più forte giuridicamente. Massima che rientra nelle Regulae iuris del Digesto. Principio in base al quale si tende, in via generale, a regolare i conflitti insorti tra persone che possano far valere un diritto sullo stesso oggetto.

Primum vivere, deinde philosophari.
In primo luogo bisogna vivere, poi fare filosofia.

Primus inter pares.
Primo tra uguali; lo è chi, in un gruppo di persone di pari grado e dignità, ha maggiore autorità e una più elevata posizione gerarchica; es. il primo ministro nel regime parlamentare.

Principiis obsta.
Non lasciare che la situazione diventi irreparabile. Ovidio (Remed. Amor, V, 91)
Si usa per genericamente come consiglio a non indugiare a prendere provvedimenti fin dall'inizio contro eventuali pericoli. Dalla frase di Ovidio principiis obsta sero medicina paratur, "opponiti fin dal principio, la medicina si prepara tardi"; la massima trae la sua origine da un criterio medico.

Probatio diabolica.
Indica tutti quei casi in cui riesce estremamente difficile, se non addirittura impossibile, fornire la prova di certi fatti o di certe situazioni.

Pro manibus.
A mano. Esempio di pacco consegnato di persona.

Pro rata temporis.
I lavoratori a tempo parziale sono computati nel complesso del numero dei lavoratori dipendenti in proporzione all'orario svolto, rapportato al tempo pieno (principio del pro rata temporis). 

Pro tempore.
Temporaneo, ad esempio, è solo una carica pro tempore.

Pro die.
Al giorno.

Pro domo sua.
Per i propri interessi.  Cicerone
Si usa in riferimento ad azioni compiute per utile personale, per proprio tornaconto. Lett. "a vantaggio della propria casa".

Prorogatio officii.
Istituto in virtù del quale i titolari degli organi amministrativi si considerano in carica (e comunque hanno l'obbligo di continuare a esercitare le funzioni) anche dopo la scadenza del tempo per cui furono nominati e fino alla loro sostituzione da parte dei successori. L’istituto della prorogatio, ad es. nel Parlamento, si distingue dalla proroga dei poteri.

Pro veritate habebitur.
Indica che ciò che è stato accertato in una sentenza passata in giudicato non può più formare oggetto di discussione o contestazione tra le parti rispetto a qualunque futuro processo.

Pulvis es et in pulverem reverteris.
Polvere sei e polvere tornerai.   Genesi

Quae nocent docent.
Le cose che nuocciono istruiscono (e rendono più furbi).

Qualis artifex pereo!
Quale artista muore con me.  Svetonio (Nerone, 44)
Furono le ultime parole pronunciate da Nerone quando, in seguito alla ribellione delle legioni di Galba, si suicidò. Egli era stato attore nei pubblici spettacoli, auriga e poeta da strapazzo, eppure rimpiangeva la grande perdita che il mondo faceva delle sue doti. Ironicamente si ripete la frase quando si ha qualche lieve insuccesso.

Qualis pater talis filius.
Quale è il padre, tale è il figlio.  Con questo detto popolare si vuole significare che i difetti dei genitori generalmente vengono ereditati dai figli.

Quantum satis.
Quanto basta.  Locuzione corrente nel gergo dei medici che nelle ricette indicando le dosi dei vari ingredienti, per qualche elemento scrivono q.s., cioè quantum satis, o quantum sufficit, ossia suggeriscono di mettervene la quantità sufficiente.

Qui autem invenit illuminvenit thesaurum.
Chi trova un amico trova un tesoro.  Siracide

Qui gladio ferit gladio perit.
Chi di spada ferisce di spada perisce.  Vangelo secondo Matteo

Qui habet aures audiendi, audia.
Chi ha orecchi per intendere, intenda. Frase ripetuta in vari passi dei Vangeli e che significa doversi approfittare dei consigli dati, cioè dover ciascuno trar profitto per sé di cose dette in generale.

Qui in iure suo utitur naeminem laedit.
Chi agisce nell'esercizio di un proprio diritto, non lede nessuno. 

Qui pro quo.
Falsa interpretazione.

Quia.
Il perché, il motivo, la causa, la ragione.

Quicumque turpi fraude semel innotuit, etiam si verum dicit, amittit fidem.
Chi è stato trovato bugiardo una volta, non è creduto anche se dice il vero.
Fedro
Sono i primi due versi della favola di Esopo: "Il Lupo e la Volpe al tribunale della Scimmia", dove la scimmia giudice dà torto ad entrambi, perché li sa bugiardi.

Quieta non movere.
Non smuovere le cose tranquille. Si usa come invito a non produrre guai andando a suscitare problemi che è meglio ignorare.

Quis custodiet ipsos custodes?
Chi sorveglierà i sorveglianti? Giovenale

Quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando?
Chi, che cosa, dove, con quali mezzi, perché, in qual modo, quando?
Esametro nel quale sono contenute le principali fonti alle quali si può attingere nello svolgimento di un tema; considerare cioè la persona che agisce (quis); l’azione che fa (quid); il luogo in cui la eseguisce (ubi); i mezzi che adopera nell’eseguirla (quibus auxiliis); lo scopo che si prefigge (cur); il modo con cui la fa (quomodo); il tempo che vi impiega e nel quale la compie (quando).

Qui tacet, consentire videtur.
Chi tace acconsente.

Quodammodo.
In certo modo, in qualche maniera.

Quo vadis?
Dove vai?

Quod erat demostrandum.
Come volevasi dimostrare. Euclide

Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini.
Quello che non fecero i barbari fecero i Barberini.

Quod scripsi scripsi.
Ciò che ho scritto ho scritto. San Giovanni, XIX, 22
Sono le parole con cui Pilato rispose ai capi dei sacerdoti ebrei che volevano fargli cambiare la scritta posta sulla croce:" Gesù Nazareno, Re dei Giudei". Per dire che una decisione presa è irrevocabile e che non le si vuol apportare alcun mutamento.

Quod sine die debetur, statim debetur.
Ciò che è dovuto senza una data è dovuto immediatamente. 

Quod tu es ego fui, quod ego sum et tu eris.
Quel che tu sei, anch'io lo fui, quel che io sono, anche tu lo sarai. Iscrizione di Fano

Quomodo.
In che modo, il modo in cui.  L’An e il Quomodo: se e in che modo.

Quorum.
Dei quali (abbreviazione dell'espressione 'quorum maxima pars' : la maggior parte dei quali).  Il «quorum» o numero legale può variare a seconda delle circostanze.

Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.
A quelli che vuole rovinare Giove toglie prima la ragione. Euripide
Motto usato quando si vede qualcuno far delle pazzie - come spese eccessive, o imbarcarsi in affari pericolosi - sull’orlo dell’abisso, vicino alla catastrofe finale.  

Quot capita tot sententiae.
Tanti uomini altrettante opinioni. Terenzio (Phormio, 454)
Si usa per affermare che ciascuno ha opinioni e gusti diversi che difficilmente possono accordarsi con quelli altrui. Lett. "quante teste, tanti pareri".

Quot servi, tot hostes.
Tanti servi, tanti nemici. Proverbio

Quousque tandem...?
Fino a quando...? Cicerone (Catilinaria, I)
La frase completa è:"Quousque tandem Catilina abutere patientia nostra?" Violente parole con le quali il grande oratore romano investì Catilina che osò presentarsi in senato dopo aver complottato contro Roma, e aver tentato di far uccidere lo stesso Cicerone che, della stessa, si riteneva il più ardente difensore. Si ripetono per smascherare l’ipocrisia di qualcuno, ma per lo più si usano in tono di scherzo.

Ratio legis.
Il criterio ispiratore di una legge, il principio al quale una legge si ispira, l'intenzione che ne sta alla base, lo spirito che la anima e la pervade. Anche: mens legis; intentio legis.

Ratione muneris.
Ad esempio, titolari di tali ruoli istituzionali ratione muneris, od anche spese processuali sostenute dal dipendente ratione muneris (in qualità di responsabile dell’ufficio, ecc.)

Rebus sic stantibus.
Stando così le cose. Si usa riferito a fatti che dipendono necessariamente da una situazione pre-esistente che si reputa di non poter cambiare. Espressione tratta dal linguaggio giuridico.

Rectius.
Più esattamente.

Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo.
Rendete a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio. (San Matteo, XXII, 21)  Corrisponde all’altra sentenza: "Unicuique suum" (A ciascuno ciò che è suo)

Reductio ad unum.
«Fusione o rifusione» di vari processi «in uno solo». L'espressione si usa generalmente in quei casi in cui davanti allo stesso giudice pendano due o più cause uguali (per identità di parti, di petitum e di causa petendi).

Reductio ad absurdum.
Riconduzione all'assurdità.

Reformatio in peius.
Si usa per indicare il divieto, esistente nel processo civile, di modificare in senso peggiorativo, nel giudizio di appello, la sentenza emanata nel giudizio di primo grado.

Relata refero.
Riferisco ciò che mi è stato detto; quando, riferendo una notizia appresa da altri, si vuole precisare che non vi si aggiunge niente di nostro o che non la si garantisce come vera.

Repetita iuvant.
Le cose ripetute giovano. In senso proprio si usa per sottolineare che è bene tornare sulle cose già dette per ribadirle e farle capire meglio. Talvolta, specialmente in senso scherzoso si usa per esprimere il desiderio di ripetere esperienze piacevoli.

Res magnae gestae sunt.
Grandi cose furono fatte.  Eutropio (Breviario, II, 19)
Si usa per la narrazione di grandi imprese di cui si è stati testimoni; ma per lo più si ripete in tono di scherzo, per dire che, volendo far troppo, non si è concluso nulla.

Res non verba.
Fatti, non parole.

Res nullius.
Cose di nessuno, senza padrone e quindi in balia di tutti.

Revisio per saltum.
Casi in cui è dato di impugnare la sentenza direttamente in cassazione senza passare per il grado di appello.

Ridendo dicere verum.
Scherzando dire la verità.

Risus abundat in ore stultorum.
Il riso è abbondante sulla bocca degli sciocchi.  Meandro

Ruit hora.
"Precipita l'ora", il tempo fugge. Lo scorrere veloce del tempo verso l'inevitabile fine.

Roma locuta est.
«Roma ha parlato».  Si ricorre in genere a questa espressione, che ricorda un poco il ben più noto ipse dixit, «l'ha detto lui», cioè il maestro (Pitagora).

Salus populi suprema lex esto.
La salvezza del popolo sia legge suprema. Cicerone, De legibus
Si usa come ammonimento a chi detiene il potere.

Senatores boni viri, Senatus mala bestia.
Senatori brave persone, Senato bestia cattiva.

Senatus Populusque Romanus
(anche Senatus Populusque Quiritium Romanorum o SPQR)
Il Senato ed il Popolo Romano.

Si hortum in bibliotheca habes, deerit nihil.
È una citazione dalle Epistulae ad familiares (9, 4) di Cicerone, e significa: "se hai un orto presso la Biblioteca non ti mancherà nulla".

Si parva licet componere magnis.
Se è lecito paragonare le piccole cose alle grandi.  Virgilio (Georgiche, IV, 176)
Si usa quando, in una argomentazione, si introduce un paragone sproporzionato istituendo un parallelo con qualcosa di livello superiore. L'espressione è tratta da un passo delle Georgiche dove il lavoro delle api è paragonato a quello dei Ciclopi che preparano i fulmini.

Si quis non vult operari, nec manducet. 
Se uno non vuol lavorare, non mangi. San Paolo

Si vis amari, ama.
Se vuoi essere amato, ama. Seneca

Si vis pacem para bellum.
Se vuoi la pace prepara la guerra. Vegezio
Si usa per affermare che il modo migliore per evitare la guerra è mostrarsi forti e capaci di difendersi, così da dissuadere chi abbia intenzione offensiva.

Sibi non cavere et aliis consilium dare stultum (est).
Non provvedere a sé stessi e pretendere di dare consigli agli altri è cosa stolta. Fedro
Morale della tavola: Il Passero e la Lepre. Il passero scherniva una lepre caduta fra gli artigli dell’aquila; ma, proprio in quell'istante, un avvoltoio lo afferrò e lo uccise.

Sic stantibus rebus.
Stando così le cose.

Sic transit gloria mundi.
Così passa la gloria del mondo. (Imitazione di G. C., I, 3, 6). Queste parole vengono ripetute al Papa all’atto della sua elezione al trono pontificio, per ricordargli la caducità e vanità di tutti gli sfarzi terreni. La sentenza è incisa come iscrizione anche su qualche tomba di uomini che in vita hanno avuto il loro quarto d’ ora di celebrità.

Sic et simpliciter.

Sic vos non vobis.
Voi, ma non per merito vostro. Si usa per indicare la frode di chi si appropria di meriti e compensi per un lavoro altrui. Lett. "così voi non per voi", parole ripetute all'inizio di quattro esametri che, secondo la tradizione, Virgilio compose per rivendicare la paternità di un distico encomiastico ad Augusto, che il poetucolo Batillo aveva spacciato per suo.

Sicut et in quantum.
Così è quanto. Si usa come formula limitativa di quanto è stato precedentemente espresso per avvertire che una cosa è vera solo quando si verifichino determinati fatti o condizioni.

Similia similibus curantur.
I simili si curano con i simili.

Simul stabunt aut simul cadent.
«Insieme staranno o insieme cadranno»; espressione alla quale si ricorre quando si vuole alludere ad un provvedimento legislativo le cui norme siano legate da un nesso di interdipendenza talmente stretto da far seriamente dubitare che il provvedimento stesso possa sopravvivere qualora una qualche sua parte dovesse venire a cadere.

Sine causa.
Senza motivo.

Sine Die.   Sine die (constituta). 
«Senza un giorno», «Senza un giorno stabilito», cioè senza fissare una data precisa, una scadenza determinata. Es.: rinviare «sine die».

Sint ut sunt aut non sint.
Siano come sono o non siano. Risposta del Padre Ricci, generale dei Gesuiti, a chi gli proponeva di cambiare la loro Costituzione. In altre parole voleva dire: i Gesuiti o rimangono come furono creati da Sant’Ignazio, oppure è meglio che cessino di esistere. L’energica frase divenne celebre e si usa ripetere per cose od argomenti nei quali non si vuol introdurre alcuna modifica.

Sit tibi terra levis.
Ti sia la terra leggera. Equivale al saluto cristiano:" Requiescas in pace".

Solarium.
Corrispettivo dovuto per il godimento del diritto di superficie (artt. 952 e segg. c.c.).

Sol omnibus lucet.
Il sole splende per tutti. Petronio
Nel senso figurato significa che tutti hanno diritto al loro raggio di Sole. Cioè che vi sono dei beni naturali comuni ad ogni individuo, dei quali non si può esser privati che con la prepotenza e l’ingiustizia.

Solutio.
Deriva dal verbo «solvere» (che significa sciogliere, liberare, dispensare) e corrisponde per antitesi a «obligatio» da «ligare» (che significa avvincere, vincolare, imporre un obbligo). Mentre quest'ultima origina il vincolo e dà vita al rapporto obbligatorio, l'adempimento (così è chiamata la «solutio» nel nostro codice) lo scioglie.

Solve et repete.
Paga e poi reclama. Principio per cui un accertamento fiscale non può essere attaccato davanti agli organi giudiziari, se non previo pagamento della somma accertata dal fisco.

Spes sibi quisque.
Ciascuno sia speranza a sé stesso.  Virgilio (Eneide, XI, 309)
Confidi ciascuno unicamente nelle proprie forze, nei propri mezzi.

Spes ultima dea.
La speranza è l'ultima a morire.

Spiritus ubi vult spirat.
Lo spirito spira ove vuole. Spiritus ubi vult spirat: Lo spirito spira ove vuole. Cioè l’ispirazione non è frutto degli sforzi dell’uomo, ma dono del Cielo. Lo conferma Orazio nell’ Ars poetica:"Tu nihil invita dices faciesve Minerva".

Sponte sua.
Di sua volontà.

Status.
Situazione soggettiva di una persona rispetto all'appartenenza a determinati gruppi sociali; può essere di diritto pubblico (es. stato di cittadino) e di diritto privato (stato di figlio, di coniuge).

Statu quo.
Forma abbreviata dell'espressione «in statu quo ante», che significa «nelle stesse condizioni di prima». Es.: lasciare tutto allo «statu quo».

Status civitatis.
Complesso di diritti e doveri spettanti alla persona in dipendenza della sua qualità di cittadino.

Studia adolescentiam alunt, senectutem oblectant.
Gli studi alimentano la giovinezza e rallegrano la vecchiaia Cicerone (Pro Archia, VII, 16).  Sentenza che, nella seconda parte, si può intendere in due modi: cioè sia che gli studi sono un conforto anche nell’età senile, sia che gli studi fatti in gioventù preparano una vecchiaia decorosa ed agiata.

Sub lege libertas.
Sotto la legge, la libertà. Proverbio antico. La libertà deve essere moderata dalle leggi dello Stato, per non degenerare in licenza.

Sub nomine iuris.
Sotto un profilo giuridico.

Successus ad perniciem multos devocat.
Il successo apre a molti la strada per la perdizione.  Fedro
È dimostrato con la favoletta di quel petulante che, tirato un sasso ad Esopo non solo si sentì rispondere "bravo" ma ebbe anche dallo stesso in premio una moneta. "Mi dispiace", aggiunse dispiaciuto il poeta, "di non aver altro, ma vedi quel ricco e potente signore che viene verso di noi? Tiragli una pietra e ne riceverai un premio". Infatti, a titolo di premio, quell'importuno venne crocifisso.

Sufficit diei malitia sua.
A ciascun giorno basta la sua pena.  San Matteo, VI, 34
Ossia non dobbiamo preoccuparci per gli eventuali mali futuri; basta rassegnarci a sopportare la croce quotidiana. In altre parole è l’antico nostro proverbio: "Non fasciarsi la testa prima d’averla rotta".

Summum ius, summa iniuria.
Eccesso di giustizia, eccesso d'ingiustizia. Cicerone (De off., I, 10, 33)
Quando l’applicazione delle leggi è eccessivamente severa, non si ha più un freno o un giusto castigo

Superiorem non recognoscens.
Non legittimato da un altro potere superiore. Ad esempio, ci sono organi superiorem non recognoscens (es.Sovranità, Parlamento). Lo Stato moderno è connesso indissolubilmente all’idea di sovranità. Nello Stato assoluto non sottoposta ad alcun potere superiore eccetto quello divino.

Superpartes.
«Sopra le parti»; sono super partes tutti quegli organi (come il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, gli organi di giurisdizione, ecc.) che agiscono in funzione «neutra», cioè disinteressata, a garanzia dell'ordinamento, al fine di assicurare l'osservanza delle leggi, a prescindere da qualsiasi interesse generale o particolare.

Supremum vale.
Addio per sempre. Ovidio (Metamorfosi, X, 62)
Il Poeta mette la frase in bocca di Orfeo che perde per la seconda volta, e questa volta per sempre, la sua diletta Euridice. Nell’uso comune si adopera col significato di rinunziare a qualche persona o a qualche cosa per sempre e completamente.

Sustine et abstine.
Sopporta ed astieniti. Epitteto

Sustineas tibi habitu esse similes, qui sint virtute impares.
Sopporta che ti siano pari nella dignità quelli che sono inferiori a te per valore.  Fedro
È una filosofia molto necessaria per la tranquillità della vita. Fedro la deriva dalla favoletta delle Capre che, avendo ottenuto da Giove "l’onor del mento", cioè la barba, provocarono la gelosia dei caproni ritenendosi sminuiti nelle loro prerogative mascoline. Viene a proposito il proverbio: La barba non fa il filosofo.

Suum cuique decus posteritas rependit.
I posteri rendono a ciascuno il proprio onore. Il tempo è buon giudice, e mette in chiaro i meriti o demeriti di tutti gli uomini.

Tabula rasa.
Tavola pulita, fare pulizia totale, ecc.

Talis pater, tali filius.
Tale il padre, tale il figlio.

Tanti est exercitus, quanti imperator.
Di tanto valore è l'esercito, di quanto il suo condottiero.

Tardiora sunt rimedia quam mala.
Sono più lenti i rimedi dei mali. Tacito

Taxatio.
Determinazione della somma fino alla concorrenza della quale può avere efficacia il cosiddetto giuramento estimatorio. Il giudice che ricorre a questo tipo di giuramento deve cioè determinare preventivamente fino a che limite numerico è disposto a prestar fede al giuramento stesso.

Telum imbelle sine ictu.
Freccia innocua e senza forza. Virgilio (Eneide, II, 544)
Il poeta lo dice a proposito della freccia scagliata dal vecchio Priamo a Pirro. Nel senso figurato, significa un attacco inutile, che lascia il tempo che trova. Si applica bene a certe critiche che dimostrano più il livore dell’attaccante che i difetti del criticato.   

Tempus edax rerum.
Il tempo che tutto divora. Ovidio (Metamorfosi, XV, 234)

Tempus regit actum.
Principio di carattere generale in base al quale una nuova disciplina legislativa al momento della sua entrata in vigore trova immediata applicazione anche rispetto ai giudizi pendenti.

Terminus a quo... Terminus ad quem.
Punto di partenza...Punto di arrivo. Si indicano cioè i due termini estremi in cui s’aggira qualche soggetto, e più frequentemente gli estremi tra i quali è contenuta una data che non si sa precisare del tutto.

Tertium non dator.
Il terzo non è concesso - i casi sono due.

Tertium non datur.
Non è concessa una terza possibilità. Si usa per dire che in una scelta tra due alternative contrastanti non esiste una terza possibilità. Nella logica aristotelica l'espressione indica che una posizione è vera o falsa senza nessuna possibile mediazione.

Testibus, non testimoniis creditur.
Si crede ai testimoni, non alla testimonianza.

Thema decidendum.
Usato con grande abbondanza nelle parti motive delle sentenze emesse dai giudici; significa «il tema da decidere», la questione da risolvere.

Thesaurus Linguae Latinae.
Opera fondamentale per lo studio della lingua e della letteratura latina.

Timeo Danaos et dona ferentes.
Bisogna diffidare dei nemici soprattutto quando si mostrano gentili e disponibili.
Virgilio (Eneide, II, 49).
 Si usa per esprimere sospetto e diffidenza verso chi si professa amico non essendolo. Lett. "temo i Danai (cioè i greci) anche quando offrono doni", parole pronunciate da Laocoonte, per dissuadere i troiani dall'accogliere nelle mura della città il cavallo di legno lasciato sulla spiaggia dai greci.

Timeo hominem unius libri
Temo l'uomo che ha letto un solo libro. San Tommaso d'Aquino
Sentenza con la quale l'Aquinate esprimeva la forza e la competenza che acquista in un dato argomento, in una data professione, chi si è coltivato profondamente, in essi.

Tot capita, tot sententiae.
Tante persone, tanti pareri

Totam aeque vitam miscet dolor et gaudiumì.
La vita è un giusto miscuglio di dolori e di gioie.  Fedro
Fedro nella favoletta da cui ricava tale massima dà questo consiglio: Bisogna moderarsi nel godere e frenarsi nelle lamentele.    

Toto cælo errare.
Fare un errore grande come il cielo.

Trahit sua quemque voluptas.
Ciascuno ha le proprie inclinazioni  Virgilio (Egloghe, II, 65)
E il Manzoni, al cap. VII dei Promessi Sposi, parlando del ragazzetto Menico, ce lo dipinge appunto per mezzo della sua inclinazione particolare: "Bisogna saper che Menico era bravissimo per fare a rimbalzello; e si sa che tutti, grandi e piccoli, facciam volentieri le cose alle quali abbiamo abilità: non dico quelle sole".

Tu quoque.
Anche tu!  Svetonio (Svetonio, Vita di Cesare (82).
Si usa per stigmatizzare il comportamento sorprendente di una persona, soprattutto se tradisce le aspettative di chi la credeva alleata e la trova ora avversaria. Dalle parole pronunciate da Cesare quando riconobbe Marco Bruto tra i suoi uccisori: tu quoque, Brute fili mi, "anche tu Bruto, figlio mio".

Ubi commode, ibi incommode.
Dove ci sono i vantaggi ci sono anche gli svantaggi.

Ubi lex voluit. Dixit. Ubi noluit. Tacuit. 
Dove la legge ha voluto, si è pronunciata, dove non ha voluto, non si è pronunciata.

Ubi maior, minor cessat.
Dove c'è il maggiore, il minore si fa da parte.

Ubi mel ibi fel.
Dove c'è il miele c'è il fiele.

Ubi societas, ibi ius.
Dove c'è una società, ivi c'è il diritto.
Ogni aggregazione umana, per assicurare una civile convivenza tra i membri che la compongono, non può prescindere dalla necessità di creare un complesso di norme idonee a disciplinare l'infinita serie di relazioni.

Ubi tu Gaius ego Gaia. 
Dove tu sei, li io sarò. Formula matrimoniale latina

Ultima ratio.
Ultima ragione (misura estrema).

Ultra petita.
Espressione comunemente usata per indicare il divieto di pronunciare «oltre le domande» proposte dalle parti.

Ultra vires.    Intra vires.
Forma abbreviata che sta per «ultra vires hereditatis» (oltre le forze dell'eredità) e si usa a proposito dell'accettazione di eredità, istituto giuridico in forza del quale si produce la cosiddetta confusione dei patrimoni, quello dell'erede e quello del «de cuius». Intra vires  è invece una forma abbreviata dell'espressione «intra vires hereditatis», cioè «entro le forze dell'eredità», entro il valore dei beni pervenuti dall'eredità.

Una tantum.
Solo una volta. Espressione che è solo parzialmente latina; infatti, «una» è ellissi di «una volta».

Unguibus et rostro.
Con le unghie e con il becco. Motto derivato dall'uso degli uccelli che normalmente si difendono in  tal modo. Nel linguaggio corrente significa difendersi con ogni mezzo.

Unicuique suum.
A ciascuno il suo. Espressione del diritto romano.

Universitas facti.  Uuniversitas iuris.
«Universalità di fatto» (art. 816 c.c.); è un insieme di cose mobili aventi le stesse caratteristiche e una destinazione unitaria voluta dal loro proprietario (una biblioteca, una collezione di quadri, un gregge). Si distingue dalla «universitas iuris» (universalità di diritto), che è costituita da una pluralità di rapporti giuridici attivi e passivi la cui destinazione unitaria è opera della legge (es. eredità).

Universitas rerum.
Termine normalmente usato per indicare le cose composte, cose che, pur restando separate tra loro e pur avendo una propria idonea funzione economica, risultano riunite in un complesso organico, per una diversa e più completa destinazione economica (es. i libri di una biblioteca).

Urbi et orbi.
Alla città di Roma ed al mondo. Intestazione di Bolle o altri Atti papali, o di benedizioni dirette al mondo intero. Nel linguaggio corrente, pubblicare una cosa Urbi et orbi è lo stesso che pubblicarla ai quattro venti.

Ut sementem feceris ita metes.
Mieterai a seconda di ciò che avrai seminato.  Cicerone

Utere temporibus.
Sfrutta il momento felice.  Ovidio

Uti cives.   Uti singuli.
Si usa questo termine quando si vuole fare riferimento a tutti i componenti la collettività, mentre si ricorre all'espressione «uti singuli» quando, al contrario, ci si intende riferire alle persone singole, individualmente considerate.

Vacatio legis.
Periodo di tempo che intercorre tra la pubblicazione di una legge e la sua entrata in vigore, ciò al fine di permettere a tutti i cittadini di apprendere l'esistenza e la portata di una nuova legge e dare tempo per l'apprestamento delle strutture tecniche necessarie a farla funzionare sin dall'inizio.

Vae victis.
Guai ai vinti! Tito Livio (Storie, V, 48)
Sono le storiche parole di Brenno ai Romani quando in seguito alle loro proteste per le bilance false adoperate per pesar l’oro del riscatto, gettò su un piatto delle medesime la sua pesante spada. Significa anche che il vinto è alla mercé del vincitore.

Vana est sine viribus ira
L'ira è inutile se non è accompagnata dalla forza.  Tito Livio

Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Tutto è vano. (Ecclesiaste, I, 2)
Si usa per indicare la vanità dei beni terreni e l'inutilità degli sforzi per conseguirli. Lett. "vanità delle vanità, e tutto è vanità", frase con cui inizia il libro dell’Ecclesiaste.

Vare, legiones redde.
O Varo, restituiscimi le legioni.  Svetonio (Augusto, XXIII)
È la celebre esclamazione di Augusto dopo la sconfitta e morte di Publio Quintilio Varo e l’annientamento delle sue tre legioni, assalite da Arminio nella foresta di Teutoburgo, l’anno 9 dell’era volgare. Nello stile familiare si cita la frase come per domandar conto a qualcuno del suo operato, o per chiedere la restituzione di qualche cosa non sua.

Vasa inania multum strepunt.
I vasi vuoti fanno un grande rumore.

Velut aegri somnia.
Come sogni di malato. Orazio (Ars poetica, 11), il Poeta paragona un libro mal organizzato, senza legame, sconclusionato, al delirio d’un malato assalito da forte febbre. La frase è d’uso molteplice per indicare cose vane, inconsistenti o castelli in aria.

Veni vidi vici.
Sono venuto, ho visto, ho vinto.  Plutarco (Detti di Cesare)
Storiche parole di Giulio Cesare con le quali annunciava al Senato la sua vittoria su  Farnace, re del Ponto; parole che si usano anche per esprimere un facile successo.

Verba volant, scripta manent.
Le parole volano, gli scritti rimangono.

Verbi gratia.
Per esempio.

Veritas laborat saepe, exstinguitur numquam.
La verità spesso si trova in pericolo, ma non muore mai.

Veritas odium parit.
La verità offende (o partorisce odio).  Terenzio (Andria)

Versus.  Vs.
Contro.

Vexata quaestio.
Questione ampiamente e lungamente dibattuta, caratterizzata da un forte conflitto tra tesi opposte.

Vicinitas.
La «vicinanza» (dei fondi): è, insieme alla «perpetua causa», uno dei requisiti tipici di tutte le servitù. La contiguità dei fondi servente e dominante può essere maggiore o minore a seconda dell'indole dell'utilità di un fondo ad un altro.

Video meliora proboque, deteriora sequor.
Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo quelle peggiori.
Ovidio (Metamorfosi, VII, 20)

Vincere scis, Hannibal, victoria uti nescis.
Tu sai vincere, Annibale, ma non sai sfruttare la vittoria.   Livio

Vindicatio potestatis.
Ad es. un conflitto che si configura non già nei termini di una mera vindicatio potestatis, bensì come contestazione di quel potere in concreto.

Vires acquirit eundo.
Acquista le forze camminando.

Viribus unitis.
Con L'unione delle forze.

Virtute duce, comite fortuna.
Con la virtù come guida e la fortuna come compagna.  Cicerone (Epist. fam., X, 3)

Vis abrogans.

Vis compulsiva.
Violenza psichica: minaccia esercitata su una persona con lo scopo di estorcerle il consenso alla conclusione di un determinato negozio giuridico.

Vis maior.
Forza maggiore.

Vivit sub pectore vulnus.
La ferita sanguina nell'intimo del cuore.

Vocatio.
Termine comunemente usato dai pratici in luogo della cosiddetta vocazione ereditaria, che è l'indicazione di colui che è chiamato all'eredità. In pratica, la «vocatio» è la designazione del successibile, cioè della persona a cui spettano il patrimonio ereditario o i singoli beni.

Vocatio in ius.
Citazione o chiamata in giudizio.

Volenti non fit iniuria.
A chi acconsente non si fa offesa. Principio di giurisprudenza che nega l’esistenza dell’offesa quando una persona ha consentito ad un’azione. Chi consente, non ha più diritto di lamentarsi.

Votum.
Voto, promessa, desiderio.

Vox clamantis in deserto.
Voce di uno che grida nel deserto.  (Dal Vangelo secondo Matteo (3, 1-3)

Vox populi, vox Dei.
Voce del popolo, voce di Dio.

Vulgare amici nomen, sed rara est fides.
Frequente il nome di amico, ma la fedeltà è rara.

Vulgus veritatis pessimus interpres.
Il popolo è il peggiore interprete della verità.  
Seneca

Vulnus.
Danno.

Vulpem pilum mutare, non mores.
La volpe cambia il pelo, non le abitudini.
Svetonio


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