Gruppo Pace

Comunità S.Angelo



Questo diceva la maestra di mio figlio venticinque anni fa', e poco mancava che non parlasse di sacri confini della patria. Ricordo che quando Matteo domandò se Dio avesse fatto passare il confino sotto il lago di Lugano, fu punito. Si doveva pur sacrificare qualcosa alla retorica delle patrie. Da allora abbiamo visto cosa è accaduto ai confini delle nazioni: sulle spoglie di un esercito ne sono nati due (ex Cecoslovacchia); 3/4 nella ex Jugoslavia, innumerevoli nell'ex URSS. Più le bande armate, più i cecchini in proprio. Viene lecito il dubbio: che valore hanno i confini? E' un diritto avere eserciti nominalmente adibiti alla difesa di questi confini verso possibili invasori, in realtà usati solo come repressione interna? Vedi l'esercito russo in Cecenia, quello britannico in Irlanda del Nord, gli eserciti delle fazioni mussulmani in Afghanistan. E poi gli eserciti delle dittature militari in Sudan, in Burundi, in Ghana etc. etc. e in Sud America il ruolo degli eserciti nelle dittature, per fortuna non più tali, di Cile, Brasile, Argentina. Che io ricordi negli ultimi quarant'anni l'unico esercito chiamato a difendere la patria è stato quello britannico. Ma la patria difesa erano le isole Malvinas, scusate le Falkland, colonie nell'emisfero opposto. Di qui la domanda: vale la pena di avere un esercito? Malgrado l'esperienza dica di no, si continua a volerlo come mezzo di difesa e dissuasione nei confronti di possibili aggressori. E' stato così per USA, URSS, Francia,