Gruppo Pace

Comunità S.Angelo



Dice il sufi Mendel: "Non si interpreta il Corano per le generazioni future. Né siamo tenuti a interpretarlo come lo facevano le generazioni passate". Come non ripensare alla preghiera ecumenica per la pace di poche ore prima, in S. Angelo, con i rappresentanti di tante denominazioni cristiane schierati sull'altare. Forse, se nei secoli scorsi chi ci ha preceduto si fosse accontentato di interpretare la propria fede senza ipotecare il futuro, oggi non ci sarebbero "i rappresentati", forse ci sarebbe stato sull'altare un gruppo di amici e nessuno avrebbe saputo dire se Carlo era di discendenza vetero- cattolica o Mario anglicano o Pietro cattolico. Non è ancora così, e allora ringraziamo il Signore che ci fossero i rappresentanti di tante chiese che si sono uniti nell'impartire una benedizione a tutto il popolo, che si sono abbracciati scambiandosi un segno di pace. E' comunque un avvenimento importante, questa celebrazione in ricordo dell'incontro di Assisi in cui il Papa ha pregato per la pace con le maggiori cariche di religioni cristiane e non. Celebrazione che per tradizione ormai viene fatta nella chiesa di Sant'Angelo. E' un ritrovarsi e un pregare assieme. Ed è cosa importantissima, anche se forse andrebbe accompagnata da un esame dei passi che si sono fatti perché la parola "pace" proclamata in Assisi diventi realtà in tante parti del mondo. Un richiamo come questo dovrebbe riempire non solo la chiesa, ma le piazze. Siamo contenti tuttavia che la nostra chiesa fosse quasi piena. Siamo contenti per avere pregato assieme a tanti che non conoscevamo. E di averlo fatto senza domandare: "Ma di chi sei tu?" Abbiamo pregato. Abbiamo ascoltato il coro, il nostro coro di S. Angelo, cantare preghiere con trasporto e perizia di grande effetto, specialmente su di noi stonati. E abbiamo dato un segno di fraternità dando da mangiare a tutti coloro che sono scesi nei sotterranei del convento. Qualche anno fa' avevo creduto alla moltiplicazione dei pani e dai pesci per dar cibo a quanti erano scesi. E il miracolo si era avverato. Questa volta no, ma non perché chi è sceso non sia stato sfamato o dissetato, ma perché, nel racconto evangelico, avanzarono due canestri di pesci e non ricordo quanto pane. Da noi, niente. Neppure una mollichina. Ma nessuno si è trovato a non avere abbastanza. Il ricordo di Assisi non si accontenta della preghiera assieme e della convivialità. A Sant'Angelo chiama anche voci diverse ad esporre storie, esperienze, spaccati di vita secondo le proprie tradizioni e le proprie religioni. Negli ultimi anni l'appuntamento era con testimoni delle tre fedi del Libro, un ebreo, un cristiano, un mussulmano. Quest'anno l'orizzonte si è allargato ad un Lama buddista. Che era in chiesa durante la preghiera. L'argomento che avrebbero affrontato era 'Pellegrini di pace'. Il sufi (ci hanno spiegato che sufi significa mistico. ma la definizione di misticismo data dal vocabolario Garzanti attaeggiamento di chi si pone con la divinità in rapporto diretto escludente qualsiasi processo razionale proprio non si adattava al prof. Mendel che con estrema razionalità, dopo aver salutato con la formula del Corano 'la pace sia con voi', ha puntigliosamente proclamato che la parola pace appare 35 volte nel Corano. Pace che è l'essenza del Paradiso. Pace che è su Gesù nel Corano stesso. E dice che il Signore avesse voluto, avrebbe imposto a tutti gli uomini un'unica religione, ma così non è, e verremo giudicati non per la religione che professiamo, per le azioni che abbiamo commesso. Queste religioni che sono i frammenti di un unico specchio. Poi il prof Mendel ha citato parole di sufi dal nono secolo ad oggi, e sono parole di conciliazione e di pace. In cui l'apertura alle molte religioni viene da questo Dio, principio unico. Del pericolo che chi si arrocca nella propria religione finisca col perdere di vista Dio. che è contenuto solo nel cuore del proprio fedele. Per vie diverse, si tende ad un'unica meta, ma questa meta non appartiene a nessuno. E il sufi re d'Algeria, nel 18mo secolo diceva: Noi crediamo in ciò che ci è stato rivelato. Rivelato a noi e a voi, ebrei, cristiani e ognuno l'accoglie in modo diverso. Si può dire che ci sono tante religioni quanti sono gli esseri umani. Termina il sufi Mendel ricordando la sete di page dell'uomo d'oggi, che deve essere in pace con se stesso, con Dio e con la natura. Vuole raggiungere l'equilibrio dell'armonia. Il lama parte dalla domanda: cosa vuole dire pellegrino di pace? E' risalito all'etimologia delle due parole e ha trovato che risale a contratto, patto. Mentre pellegrino deriva dal sanscrito straniero. Quindi "straniero che deve stabilire dei patti". Nella pratica buddista si lascia la casa. Cioè si abbandonano non solo le comodità il non soddisfa cimento delle quali provoca ansia e dolore, ma anche le piccole certezze. andare raminghi, abbandonare le piccole certezze. Andare raminghi, abbandonare le nostre tendenze. E tutti noi diventiamo pellegrini se lasciamo la casa. Dobbiamo perciò Dar una regola, cercare la pace dentro a noi stessi. Bisogna sapere rinunciare ai veleni dell'esistenza. Bisogna mettere in relazioni gli altri con la nostra pace interiore. Ricercare il pellegrino che è in noi per incontrare altri pellegrini. Dialogare con lo sguardo, aprire la dimensione della pace nella reciprocità. L'io in pace può dare molto. Difficile rispettare i cinque precetti buddisti. Ma aiutano a stabilire un rapporto sulla reciprocità. E si potrà donare il tempo, le cose, il dialogo. Pronti a condividere, e se abbiamo ottenuto la pace interiore, insegnare agli altri come ottenerla. Il discorso di Olivero è di travolgente entusiasmo. Ampiamente autobiografico, mette in risalto l'intervento di Dio nella sua storia, ma così deve essere nella storia di ognuno di noi. Olivero ha sempre creduto in Dio, e pertanto non gli è difficile pregare, avere un colloquio continuo con un Dio che si fa' chiamare Abbà, paparino. Ha detto a Gesù, se Tu esisti, prendimi. E da qual momento ha visto le cose in modo diverso. L'impossibile non ha più senso. Quando un marocchino gli ha chiesto "dove vai a dormire stasera" perché lui non aveva tetto, ha provato a vivere la vita di chi non ha niente, e di lì la spinta che ha fatto aprire l'Arsenale di Torino, la più grande costruzione militare d'Europa, all'accoglienza. Sei settecentomila persone sono passate il 13 anni nell'Arsenale, c'è un centro medico con 65 dottori che anno avuto in cura 65.OOO pazienti. Signore, usaci. Nel silenzio del cuore, preghiamo. Moriamo a noi stessi. Poi, da persona a contatto quotidianamente coi giovani, dice in tono profetico che i grandi della terra devono scusarsi coi giovani. I giovani sono i veri poveri dell'oggi, I giovani che all'85% vivono nella paura. Giovani che - secondo una carta scritta per loro - hanno diritto a un lavoro, a sviluppare i talenti, a non essere manipolati, ad impegnare la propria responsabilità Mentre per loro è un dovere impegnarsi nella vita pubblica per l'interesse degli altri, dovere praticare il perdono, dovere salvaguardare il creato, dovere professare la verità, dovere è essere, non apparire. La pace è un viaggio durante il quale si deve essere speranza per chi ha bisogno. Tre modi per essere pellegrini di pace. Tre modi per trasferire la sapienza del cuore. Tre modi di ascoltarsi l'un l'altro. E noi, il giorno dopo?