SOPRANNOMI A CASTELLAMMARE DEL GOLFO
La presente raccolta di
“soprannomi” trae origine da una ricerca accurata eseguita dagli alunni del
modulo IV A – IV B del plesso “G. Verga” di Castellammare del Golfo,
guidati dall’insegnante Anna Maria Lo Monaco, attingendo in parte alla
pubblicazione “Miscellanea” di Silvio Garofalo, vieppiù approfondita
attingendo ulteriormente alla memoria dei soggetti anziani castellammaresi che
ricordano come anticamente le famiglie erano riconosciute, non in base al
cognome vero, ma, in base alla “nciuria”, cioè al soprannome.
Il soprannome potrebbe
definirsi il blasone della plebe per distinguere i vari “casati”. Questa
usanza ormai si è estinta, tuttavia, ancora qualcuno a Castellammare viene
chiamato con l’antico soprannome dato a qualche antenato. La ricerca è stata
eseguita per tenere vivi nella memoria dei castellammaresi usi e costumi
dell’antichità, poiché come dice il poeta siciliano Ignazio Buttitta: “A
un populu livatici a tavola unni mancia e u lettu unni dormi, è ancora riccu:
un populu diventa poviru e servu si ci arrobbanu a lingua addutata di’ patri.
‘A perdi pi sempri”.
Abate: Soprannome dato (dicono alcuni dal padre) a Giuseppe Buffa Coco (1841-1934)
Abballallummira: (Balla nell’ombra) Leonardo (1908) e Giuseppe (1913) Gervasi Fundarò,
discendenti dalla “civile” famiglia di Gervasio dei gervasi
Abbuccavarchi: Pietro Lombardo
Acchiappamuschi:
Acquazzina: Nino Lo Giudice
Addazzu: (Gallo grosso). Gli Aiello, pescatori
Adduzzu: (Galletto) Antonino Buccellato Gallo (1916-1981)
Afflittu: Vito Buccellato
Affucasardi: (Strozza sardine) Salvatore Asaro Messina (n.1912), figlio di Vincenzo Asaro
Buscemi (1858-1940) a sua volta detto “simana niura”, cioè settimana nera o scarsa
Agneddu: “Nardu l’Agneddu” Leonardo La Rocca Mancusu (1834-1873), marito di una Elisabetta Galante
Alati: (Don Ancilinu Alati), cioè Michelangelo Marcantonio Galati (1856-1937), dal Cognome della madre, rimasta vedova con 5 figli, per il colera del 1867
(1895-1962). Alesi è un cognome diffuso ad Alcamo e che un tempo, anche se limitato, esisteva a Castellammare
Alluccutu: (Imbambolato). I Coppola
Ammarra la chiazza: (Che crea confusione in piazza). Si riferisce a qualche D’Aguanno carrettiere
Ammazza ammazza: Un tale Giovanni Fontana
Ammazzafimmini: (Che
uccide le donne). Un Sarcona
Ammazzafrati: Giacomo Plaia Navarra (1914-1980) che uccise il fratellino Giuseppe (1920-1932)
Amureu: Si riferiva ad Antonino Russo Amodeo (1892-1972) titolare del caffè che il padre aveva ereditato dal suocero Gioacchino Amodeo
Arginteri: (Con l’argento o che lavorano l’argento) Camillo Garofalo Di Gregorio (1852-1924)
Aricchiedda: (Piccole orecchie). Riferimento a qualche Bongiorno
Armaleddi: (Piccoli animali). Gli Stabile del Baglio Stabile di Balata di Baida
Armisanti: (Anime Sante). Giuseppe Asaro Giordano (1878-1964) e figli
Attammriaca: (Gatta ubrica).
Attaredda: (Piccola gatta). Pietro Urbano
Baccalaru: (Baccala’). Un Vito Buccellato e qualche Di Liberti
Baccalareddu: (Piccolo baccalà), qualche Buccellato
Bacchiaredda: Giuseppe Fundarò Bosco (1878-1951), falegname scapolo appartenente ad un ramo dei “Porcelli”
Badoglio: Qualche Scarcella
Baggianu: (Che ama fare cose diverse che siano notate ed ammirate per lo sfarzo specialmente), Camillo Garofalo Vultaggio (1855-1920) carrettiere detto così per la bellezza del carro e per lo sfarzoso abbigliamento del cavallo. Detto anche “Carta favusa”
Bannera: (Bandiera). Si riferisce a Fiordilino Antonino
Bardascia: (Di infimo ordine sociale e morale). Erano così soprannominati, talvolta con superficialità, elementi di dverse famiglie, tra loro imparentate o legate da interessi comuni. Alcuni Buccellato
Baruneddi: (Piccoli Baroni). Tutte le famiglie Barone, discendenti da Domenico, vissuto nel settecento, il quale fu detto “Baruneddu” per essere distinto dal fratello Antonio, padre di Francesco Maria (1757-1840), che essendo uno dei più grossi proprietari terrieri dell’epoca, era il Sig. Barone
Bascuni: Un Palazzolo, fabbro ferraio
Bastianeddu: Un macellaio dei Russo
Bicchiruni: Qualcuno dei Lentini
Bigi-bigi: Luigi D’Anna Furco (1858-1929) e figli
Birritta: Francesco Palmeri
Bismark: Giacomo Borruso, detto anche “Strazza cappeddi”
Bizzarru:
Brasuzzu: Drago, fratello di “Sparti la ficu”
Brocculu cruru:
Bruccularu: (Che vende o produce cavolfiori). Leonardo Galante Ingoglia (1877-1956) ed il figlio Antonino (1918-1980)
Bucciuni: Vito Tartamella
Buffaru: Un Di Stefano
Bumma: Un Di Maria
Burdillaru: Qualcuno dei Buccellato e qualche Palazzolo
Burganinu: Giovanni Sciacchitano
Burruseddi: (Piccoli Borruso). Ramo dei Borruso, che si collega a quello dei Borruso-Sardina, e meno benestante di questi
Cacalacarta: Avv. Giuseppe Lombardo Di Blasi (1845-1925), appartenente ai Lombardello; sindaco 1897-99
Cacamaia:
Cacaredda: Si riferisce a qualche Bussa, pescivendolo
Cacatu: Giuseppe Di Simone Romano (1907-1982). Qualche Saccheri
Cacavroru: Qualcuno dei Di Bona
Caddemi: Un ramo dei Catanzaro, trasferitisi a Roma
Calindariu: “Pippinu Calindariu” detto anche “Lu Santu”
Cammicetta: “Pippino Cammicetta”, Giuseppe Di Bona
Campanazza: (Grossa campana). Sono così chiamati tutti gli Ingoglia, e sono la maggioranza, che si rifanno all’antenato Vito, marito di Anna Pennolino (1774-1831). La “nciuria” può derivare dal cognome detto anche Pendolino, per esagerazione o perché qualcuno della famiglia si dondolava come una grossa campana
Cani mutu: Alcuni Valenti
Cannatedda: Diego Ruggeri
Cannola (La): Benedetta Saracino, vissuta nella seconda metà del settecento, madre di Michele Grasso (1774-1834), a sua volta suocero del notaio Andrea Di Blasi
Cantaranu: (Antico mobile e riferimento a qualche sanitario). Giacomo Agugliaro Gioia (nato nel 1923)
Cappiddazzu: (Cappellaccio), qualche Ciaravino
Capu di cazzu: Giuseppe Ciaravino
Cara ciccia (La): Francesca Navarra, sorella di Vito “Lu latriceddu”, sposata con Di Donato
Carciarera: (Custodi del carcere), Scuderi
Cardiddu: (Cardellino), Leonardo Errigo Puma (1859-1943) ed un Mione di famiglia marinara
Carnizzedda: Giuseppe De Felice Borruso (1906)
Carrubba: I Cascio discendenti da Giovanni C. Saraceno (1819-1884) e da Rosalia Ferrantelli, e Salvatore Giordano D’Angelo (1905-1972), come pure Gaetano Di Giorgio Puma (morto nel 1866)
Carta favusa: (Carta falsa). Camillo Garofalo detto anche “Baggianu”
Carvunaru: (Carbonaio), Girolamo Fontana Di Stefano (1887-1950) e Gaetano Chiarenza D’Angelo (1884-1962)
Carvunareddu: (Piccolo carbonaio), Matteo Fontana Oliveri (nato nel 1900)
Casacavura: (Casa calda), fra i Mistretta e i Como
Castidduzzu: (Castelletto), i Di Salvo (e talvolta Salvo) discendenti da Giuseppe e da Antonia Ganci (1772-1857). Di questi si ricorda il poeta dialettale Michele (1889-1987)
Catalanu: Buccellato discendenti da Nicolò Buccellato Caleca (1850-1924) coniugato con Maria Catalano
Cataronna Vito: Vito Valenti
Catonzu: Giacinto Di Filippi Ditta (1905-1986), caratteristica figura paesana, già consigliere comunale e candidato senatore per l’U.S.C.U.S.
Cavaddedda: (Che ha attinenza al cavallo). Sono così soprannominati i Borruso che nel settecento facevano capo a Girolamo e a Castrenza Buccellato
Cavallo: Giovanni Galante Urbano (1915-1984)
Cazzuni: Alcuni Zanca
Centesimo: Antonio Buffa Coco (1866-1938), fratello dello “Abate”
Cercamariti:
Chianciulinu o Picchiusu: (Che si lamenta spesso e piange sempre miseria) Camillo Garofalo Vultaggio (1854-1934)
Chiappinu: Desimone Antonino
Chiavuni: (Grossa chiave), un Lorenzo Galante, di famiglia marinara
Chiova: Una
tale Bussa
Chiovu: Soprannome dato ad alcuni Buffa discendenti di Antonio e Vincenza Fontana
Chiusalora: Camilla Mercadante Saraceno (1819-1898), moglie di un Pizzo, abitante del quartiere della Chiusa
Chiuvaru: Giuseppe Galante Di Gregorio (1828-1898), marinaio
Ciavulu: I
D’Aguanno, marinai
Ciccia la bedda: Francesca Navarra Gennaci (1856-1937), moglie di Antonio Ferrantelli
Cicirri: Tutti i Poma di Balata di Baida
Cicoria: Vito Longo
Cinniredda: (Piccola cenere). Un Di Maria
Cioccalenta: Un Calabrò
Cipudda:
Cirinara:
Citrolo: Francesco Galante Guardì (nato nel 1877), già tabaccaio, morto in Argentina, appartenente allo stesso ceppo dei “Manappa”
Cocciu di camula: (Tarlo). Il figlio di tale Maria Bono
Coddu longu: (Collo lungo). Vito Di Bona
Conti (Lu): Tale Adragna
Contino: Antonio Buffa Borruso(1870-1922) ed il figlio Antonino, gioielliere a Palermo
Coppu di fumu: Giuseppe Scibilia
Coscibianchi: Così è stata registrata, alla metà dell’ottocento, nei registri dello stato civile, la madre di un defunto
Cotrongu: I figli di Gaspare Nicotri Sceusa (1872-1936) segretario comunale
Crastunaru: Un Nicolò Di Girolamo
Crispi: Giacomo Borruso Bologna (1893-1967), vissuto a Trieste
Cucca: Un ramo dei Bongiorno, discendenti da Giuseppe Bongiorno Ligotti (1839-1923)
Cucchiarina: Era la moglie di Domenico Navarra Galante, ambedue nati verso il 1840
Cuffetta: Un Salvatore Grimaldi
Cunigghiu: Alcuni
Camarda
Curidda: (Piccolo fiore). Fra gli Sclafani provenienti dal cognome Fiorello
Cursiddu: Uno dei Randazzo
Cutidduzzu: I Lombardo, abbastanza numerosi, discendenti di Onofrio Lombardo Sangiorgio (1778-1824)
Cuttuni: I Ligotti discendenti da Maria Cottone, moglie di Mariano Ligotti Bologna (1778-1866)
Diavulu: Angelo Morana e dei Fundarò
Don pesta ch’è lariu: (O peste quanto è brutto) Ignazio Marcantonio Galante (1864-1920) ed uno dei Palermo
Don si si: Il Geom. D’Anna
Dutturicchiu: (Piccolo dottore, dottore di poco conto). Domenico Tartamella
Faccia di culo: Avv. Giuseppe Andrea Lombardo Gallo (1881-1921), appartenente ai “Lumbardeddi”
Falananna: I discendenti di Girolamo Camarda Raspante (1818-1902)
Fammilustru: Un ramo di Vivona, carrettieri
Fanara: I discendenti di Silvestre Scandarato Fanara (1774-1851), trisnonno di Slvio Garofalo, nato a Calatafimi e venuto a Castellammare nel 1808
Fanfaricchiu: Diego Buccellato Buccellato (1884-1957), tabaccaio
Faraci: Come Fanara è un soprannome matronimico. Difatti viene dato alla maggior parte dei Di Stefano che si rifanno a Francesco (1785-1852) e a Stefano (1787-1853), figli di Leonardo e di Rosaria Faraci
Farfallinu: Giovanni Russo Macaluso (nato nel 1907), nativo di Balestrate, abitante per diversi anni a Castellammare ove faceva l’autista, e poi trasferitosi a Tivoli
Fezza: (Feccia). “Roccu fezza”, l’insegnante Rocco Galatioto, così chiamato perché faceva parte di una famiglia di bottai
Filippuni: Qualche Navarra, ortolano
Fimminedda: Soprannome affibbiato a due caratteristici personaggi paesani: Bernardo Russo Fontana (1897-1957), già stagnino, e Alberto Buffa Giordano (1895-1968), per la caratteristica voce effeminata
Frisca: Ignazio Navarra Russo (nato nel 1895) emigrato in USA e fino al 1986 risultava vivente
Fumeri: (Letame) Francesco Caiozzo Russo (1904-1984)
Funcia: (Labbra grosse e sporgenti). Fra i Di Filippi
Funcidda: (Piccole e graziosa bocca). L’ins. Pietro Giordano Bonomo (nato nel 1916). Come pure il padre.
Funnacara (la): (Proprietaria di un fondaco). La moglie di Tartamella, nonché madre di Diego Tartamella.
Garibaldi: Per la sua barba e per l’atteggiamento fiero il bottaio Paolo Fontana Marchese (1861-1941), poi i figli e qualche nipote
Giallongu: Diego Buccellato Spadaro (1878-1944), insegnante elementare
Giura:
Guerci: (Orbi). I Plaia possidenti, discendenti da Diego Plaia Messina (1785-1826)
Innareddu: Antonino Padovano
Ioccu: Alcuni D’Angelo
Jacarreddu: (Piccolo Giacomo). Giuseppe Galante Vasile (1836.1907); poi i figli ed i nipoti
Laccheri: Giuseppe Asaro Lombardo (1839-1894) e discendenti
La Mastra: (1) Così era detta una Vita, moglie di Ignazio Monticciolo, capostipite di bottai commercianti e proprietari (cav. Giovanni 1869-1969).
(2) Soprannome anche di Vincenzo Galante Pipitone (nato nel 1928), per la madre che teneva “mastra” di taglio e cucito
Lamia: Santo Bongiorno
Latriceddu: (Piccolo ladro). Un tale Vito Navarra, fratello della “Cara Ciccia”
La Vecchia: Vincenzo Di Filppi Gervasi (nato nel 1925)
La Vurpi: Tutti i Di Maria facenti capo a Leonardo Maria Ruffino (1864-1936), nativo di Cinisi
La Zorba: Caterina Buccellato, moglie di Giovanni Canzoneri Scarcella (1780-1842)
Li babbi: Alcuni
Di Girolamo
Libbrinu: Francesco Ferrantelli Neglia (nato nel 1925) emigrato n USA, a causa del labbro inferiore solcato da una incavatura, simile a quella delle lepri
Lignu: Fra i Bono; in particolare una Maria, madre di “Cocciu di Camula”
Lu Cangecu: Giovanni Battista Bologna (nato nel 1923). Qualche Battiata
Lu chianciulinu: (Che piange spesso). “Santu lu chianciulinu”, Santo Sanfilippo, padre dei “Tracchi”
Lu Corvu: Un Vito Caleca
Lu crivaru: Un Vaccaro proveniente da Sciacca
Lumbardeddu: I Lombardo “Civili”, professionisti, “sindaci”, avvocati e militari (questi ultimi divenuti duchi di Cumia, per eredità di un ramo dei Fardella di Torrearsa
Lu Monacu: Michele Galante Calabrò (1889-1983)
Lu Nonnaru: Giuseppe
Ligotti Catalano (nato nel 1910)
Lupu affamatu: Un
Arena, figlio di “Piritu abbuttatu”
Lu re di l’aceddi:
Diego Messina
Lu scursuni: Vito
Curatolo
Lu Voi: Diego Romano
Marchese (nato nel 1921), per la sua forza
Maccarruni:
(Maccheroni). Buona parte dei Domingo
Mafuni: Leonardo
Portuesi Bongiorno (1888-1966), bottaio
Magaddineddu:
(Piccolo Magaddino). Giuseppe Magaddino Bussa (nato nel 1929), perito agrario
Malomu: (Uomo
cattivo). Giuseppe Russo Licatesi (1882-1958)
Malu maritu: Dei Colomba
Mammanu: I Bongiorno,
figli di Giuseppe Bongiorno Di Stefano (1865-1942) e di tre delle quattro mogli.
Mammana significa levatrice e quindi ostetrica
Manappa: I discendenti di Gaetano Galante Abulone (1840-1915)
Manazza: (Mano grossa). Un fratello di Francesco Ficalora “Scagghidda”
Mandulinara: Alcuni Amato
Manecchia: Un D’Angelo, macellaio
Mangiaficu: (Mangia fico). Un Nanà Piccione
Mangia varcoca: (Che mangia albicocche). Qualche Caleca
Mannarò: Antonino Di Salvo
Marceca: Damiano Buffa Coco (1846-1904), fratello dell”Abate” e di “Centesimo”, murifabbro, che nel 1903 iniziò la costruzione del moletto ai piedi del castello
Martineddi: Alcuni Di Benedetto
Martidduzzi:
Marunnella: Così sono detti i Bongiovanni venuti da Salemi nella prima metà del’ottocento. Si dice che sembravano delle “madonnelle” o piccole madonne, due donne della famiglia, molto devote e pie
Mascaru: Antonino Borruso Caruso (1906-1980). Mascaru in dialetto vuol dire una specie di pirotecnico; infatti il Borruso, nei giorni di festa, era addetto a sparare i mortaretti
Matrenga: Gaspare Ciaravino
Mattu: I
D’Angelo di Balata di Baida
Meana: Michelangelo Gioia
Menna: Soprannome di alcuni appartenenti alla famiglia Altese, o Artese, derivato dal nome proprio Menna Francesco, vissuto nel sette-ottocento, capostipite di tutti gli Altese
Merda sicca: Stefano Provenzano
Mezza lira: Un
Palazzolo
Mezzannotte: Uno dei Lombardo
Miapà: (Mio
papà). Un Arena
Mimì del Golfo: Domenico Sabella Scalera (1903-1988) per la sua passata attività nel campo dello spettacolo teatrale
Minchia ch’è duci: Un Antonino Mulè
Minnamì: Michele Bosco Parisi (1871-1961)
Miseria: Così era soprannominato l’arciprete Antonino Navarra Giglio (1876-1950), perché faceva mangiare ai nipoti il latte con la forchetta
Miuzzi: Due sorelle Foderà delle quali una sposata con Scibilia
Monacacchiuna: Marie Verderame Ferrantelli (1883-1967)
Muddicuni: (Grossa mollica). Fra gli Amato
Muffuletta: (Forma schiacciata e molle di pane che si fa per San Martino). Soprannome ereditario fra tutti i Di Girolamo
Muffutu: (Delatore,
spia). Alcuni Mangiarotti
Mummia: Nella famiglia dei Renda
Munachedda: Una dei Volta
Musacchio: Un Sanfilippo
Mussulordu: Nicola Ancona
Nardu lu siccu: (Leonardo il magro). Leonardo Galante
Naschilordi: Qualche Lume
Nasca: (Naso appiattito e grosso). “Roccu Nasca” o Rocco Colomba Sceusa (1868-1942) appartenente ai “Piscipalummu”
Ncarcabaddi: (Inchioda Palle). Un maestro Curatolo di Palermo, vissuto nell’ottocento e che per diversi anni insegnò a Castellammare
Nella: Pippino Rotolo
Nespula duci: Alcuni Cusumano
Ngrasciatu (Lu): Tale Giuseppe Borruso
Nicchi: Gli Adragna, consanguinei dei “Tammurinara”
Ninicchia:
Ninu di l’opira: Longo, fratello di “Occhi grossi”
Ninu ammazza fimmini: Un Sarcona
Nziti nculu: Giacomo Catalano
Occhi airi: Vito Internicola
Occhiamatu: Vincenzo Aleccia (1798-1893)
Occhibianchi: Giuseppe Galante Cannone (nato nel 1912), come pure il padre
Occhi d’aremi: (Occhi d’oro). Salvatore Scandariato Puma (1897-1958) e figli, discendenti da uno dei “Fanara”
Occhirossi: (Occhi grandi e rossi). Gli Aleccia dscendenti da “Occhiamatu”. Longo Arcangelo
Pacchiola: Francesco Zangara Buccellato (1897, morto a Roma), fratello del Sac. Leonardo “Tonaca Lorda”
Pagliaccio: Michele Buffa Coco (1854-1936), fratello dei precedenti “Abate”, “Centesimo” e “Marceca”, lo stesso figlio Michele ed i nipoti
Paiolu: (Sempliciotto). Giuseppe Buffa Borruso (1878-1940), detto anche “Pinna di struzzo”
Paleddu: Un abitante di Balata di Baida
Palla: Soprannome matronimico dato ai Bosco, fabbri ferrai, discendenti da Andrea Bosco Pampalone (1796-1846) e dalla seconda moglie Maria Palla
Palluni: (Pallone gonfiato). Giuseppe Di Gregorio Buccellato (1831-1906) e discendenti. Il detto Giuseppe, nel settembre del 1850, qual possidente, ottenne dal Sac. Girolamo Galatioto, non ancora arciprete, un prestito di circa 72 onze (atto notaio A. Di Blasi) che con gli interessi doveva iniziare a restituire a rate a partire dal gennaio 1851; cosa che non avvenne, per cui vi furono cause in conciliazione per il primo mese, ed in Pretura per gli altri
Palummu: “Nanà Palummu” è Leonardo Ferrante
Pampinedda: (Fogliolina). Francesco Di Benedetto Parisi (1900-1975) e figli
Panillaru: (Chi fa le panelle). I Lo Verde
Pannalora: (Scarafaggio).
Pannaricchu: (Piccolo panniere). Carlo Galioto Bonventre (nato nel 1909) per la panneria o negozio di tessuti della madre
Panzazza: Quel ramo di… Como, ove esiste il nome proprio di Ignazio
Pappagghiuni: Girolamo Russo detto anche “Mommu russeddu”
Pappalleru: Un Salvatore Buscemi
Paracqua: (Ombrello da pioggia). Matteo Messina Galante (1883-1966) il figlio Giuseppe (1913-2000) e il nipote
Paranza: Nino Navarra, ortolano
Paranzedda: (Piccola paranza). Qualche Randazzo
Parra-Parra: (Che è molto loquace). Qualche Di Bartolo
Passatempu: Dei Picciurro
Pasta cu’ l’agghia: (Pasta con l’aglio). Un Turano sposato con Ferrantelli
Pastareddu: (Piccolo
pastaio). Gli Altesi
Patera: Santo Galatioto Cecinelli (1847-1937), bottaio
Patorfa: La madre di Vito Valenti “Cataronna”
Patratra: Leonardo Mangiarotti Pilara (1875-1952)
Peri di chiummu: (Piedi di piombo). Tale Garofalo Giuseppe
Peripinnusi:
Picciuna: Un Piccione
Picaralisci: Un Sarcona
Piluseddu: Vincenzo Adragna
Pinna di struzzu: (Penna di struzzo). Giuseppe Buffa Borruso (1878-1940), detto anche “Paiolu”
Pippuni: Giuseppe
Pirica: Gaspare Foderà Ilardi (1870-1934) e figlia Caterina, defunta, già “magara”
Piritu abbuttatu: (Scorreggio rumoroso). Uno degli Arena, pasre di “Lupu affamatu”
Pirsuasu: Camillo Scibilia Bonventre (1866-1941), cioè “convinto”, di certi fatti
Pisciabrocculi: (Che orina sui cavolfiori). Un Cusumano, ortolano
Pisci Palummu: (Pesce Palumbo). Antonino Colomba Sarcona (1829-1883) e discendenti
Pititti: Dei Mione
Piu: “Mommu Piu”, un Girolamo Di Filippi e figli
Pontino: Mariano Palmeri Catalano (1885-1948), dal cognome della moglie
Popò: (U zù turi popò). Salvatore Tranchina Messina da Scopello (1881-…)
Porcu: Giuseppe Maria
Fundarò (1833-1913), naturale di Pietro (1788-1860), dei “purceddi” o
“porcelli”
Portafogghiu vacanti: Giuseppe Presti
Pracitanu: Clemente
Francesco
Pra-Pra: Giuseppe
Galante Minore (1906-1968)
Prospera: Vita
Prospera, cioè Vita Ditta Vultaggio (1786-1876), moglie di Domenico Messina
Giammanco (1796-1871), detta così dal nome del nonno Prospero Vultaggio, in
quanto questo nome era in famiglia molto diffuso
Pucia: Alcuni
appartenenti alla famiglia Ciaravino, vaccari
Puddicini: Dei Turano
Purceddi: (Porcelli).
I Fundarò discendenti da Giuseppe Fundarò Camarda (1774-1824)
Purchiceddu: Giuseppe
Fundarò
Quagghiariddari: Uno
dei Bongiorno
Quararara: La
moglie di Scandariato, sarta
Quinsiquensi:
(Conseguenze). La moglie di Tommaso Scolaro
Rau: Giuseppe
Mattarella Denaro (1865-1949) e figli
Runcuneddu: (Piccola
roncola). Fra i Gervasi
Runcuni: (Rancola). Fra gli Aluzzo
Russeddu: “Mommu russeddu”, cioè Girolamo Russo Barone (1916-…) dal colore dei capelli
Ruvina: (Rovina). La moglie di Giacomo Navarra impresario edile
Sampaiolu: Francesco Scudera Sangiorgi (nato nel 1956), figlio di Giuseppe (1920-1977) e nipoti
Santaru: (Che ha dimestichezza coi Santi). Un Matteo Barbera e qualche Barbara
Santu (lu): Peppino “Lu Santu” detto anche “Pippinu Calendariu”
Scafisafanchi: (Che rimescola nel fango). L’Ing. Ignazio Carollo Mattarella (1853-1932), chiamato così a causa della sua eccessiva litigiosità coi parenti e con tutti
Scagghiazza: (Denti grossi). Nicolò Di Bartolo, ciabattino
Scagghidda: (Piccola scaglia, oppure pochissima quantità). Fra i Ficalora
Scagghiuna: (Con denti grossi e sporgenti). Una Angela, l’innamorata di “Franciscu” alla quale è stato dedicata un sonetto: “Angilina chi ssì ammuttanti quannu t’afferra lu nzù nzù. / Levatillu di la menti chi Franciscu ‘un ti voli cchiù.”
Scaledda: (Scaletta). Qualche Mirtifoglio
Scarpareddu: (Piccolo calzolaio o ciabattino). Tutti i Di Bartolo
Scarpuni: (Grossa Scarpa). Vincenzo Gerbino Vitale (1896-1979) e figli
Scartellatu: (Che ha un occhio squinternato). Un Antonio Galante, defunto da diversi anni
Scazziddu: (Tipo di lumaca). Giuseppe Quagliata Borruso (1930-1983)
Scecca prena: (Asina pregna). Filippo Sabella
Sciabbà: Fra i Di Lorenzo
Sciccareddu:
Scimia: (Scimmia). Giuseppe Bologna Russo (1873-1943)
Scippatesti: Un Puma ed uno Zanca
Sciusciammucca: (Soffia in bocca). Pietro Romano, pescivendolo
Scricchia: (Che spacca). Un Ferrantelli
Scupara (La): Una dei Di Stefano
Scurciuni: Un Asaro
Scurzuni: Un Curatolo
Secretu: Giuseppe Mulè Mulè(nato nel 1914)
Settaceddi: Alcuni dei Furco
Setticula: Paolino Barone Pezzella (nato nel 1922), un Ferrantelli e Girolamo Caleca
Settisoldi: Gaspare Galante Palazzolo (1881-1967)
Sfardaquasetti: (Straccia calze). Uno Scuderi
Sfasciavutti: (Che rompe le botti). Tale Di Gregorio.
Sfrazzetta: (Splendido, con le mani bucate). Camillo Garofalo Vallone (1858-1942), nonno dell’autore di “Miscellanea”, Silvio Garofalo
Sicarredda: Chiamati così sono alcuni Navarra Sarcona, discendenti da Leonardo Navarra Sarcona (1808-1863)
Siddunaru: ( ). Un Giannola ed uno Sciascia
Signuruzza: Zà Pitrina, zia di Luca Navarra
Signuruzzu: Un Camarda
Simana niura: (Settimana nera). Altro soprannome di “Affucasardi”
Smarunaturi: Prof. Giuseppe Asaro (Morto novembre 2000)
Sparagghiuni: Pietro Buccellato Ciaravino (nato nel 1915)
Spartilaficu: (Che divide a metà un frutto, per bilancare il peso). Uno dei Drago
Spirdatu:
Sputasiccu:
Squatru: Un Diego Curatolo pescivendolo
Stancaiurici: (stanca i giudici) Una Di Salvo
Sticchiunazzu: Un Navarra
Straviapirciali: (Che sparge pietrisco). Un Ancona ed un Cannella
Strazzacappeddi: (Straccia cappelli). Vito Borruso Borruso (1886-1946)
Strincia:
Strunzu: Pietro Mistretta Palmeri (1910-1983) ed uno dei D’Aguanno
Suca minni: (Succhia mammelle). Uno dei Corso
Suca simmula: (Succhia la semola).
Surciddu: (Piccolo topo). I Galante discendenti da Leonardo Galante e da Sebastiana Sangiorgio, genitori di Nicolò (1766-1834) e di Giuseppe (1762-1868), il quale ultimo nel registro di morte viene definito “sorcillo”
Tabbaranu: Giuseppe Marcantonio Galante (1875-1923), fratello di “Don pesta che lariu”
Taliana: Tale Palazzolo Maria, figlia di Mariano
Tammurinara: (Suonano il tamburo nelle sagre paesane). Gli Adragna, consanguinei dei “Nicchi”
Tammurinu di venniri santu: (Tamburo del Venerdì Santo). Bartolo Vivona
Terremotu: Leonardo Borruso Borruso (1870-1943), fratello di “Strazzacappeddi”
Testarossa: (Testa grossa). Un Di Gregorio
Testasicca: (Testa piccola). Giuseppe Ficalora
Tic-tac: Uno Stabile
Tic
tic: Antonino…
Tignusu: Tale Giovanni Gioia
Tonaca lorda: (Tonaca sporca). Il sacerdote don Leonardo Zancara, fratello di “Pacchiola”
Tracchiu: I Sanfilippo
Tre Parmi: (Tre palme). Vito Navarra Aluzzo (nato nel 1901), emigrato in USA
Trimulina: Uno dei Longo
Ugghiareddu:
Vacanti: (Vuoto). Un Borruso ed un Marraccino
Vacca Peppe: Giuseppe Di Bartolo costruttore edile
Vastaseddu: Benedetto Basiricò (1862-1906), trovatello; per il mestiere di facchino e di becchino (vastasu dal greco bastazu)
Vavusu: (Che si sbava). In un ramo degli Adragna
Vedova allegra: Una tale sposata con Gioia
Vergine ncinta: Una dei Buccellato
Vitu lu babbu: Vito Asaro
Zabbarunu: (Vorrebbe significare un tipo troppo rude). Ogni Plaia del ramo dei Calzolai, facenti capo a Giuseppe Plaia Buccellato (1782-1862), calzolaio
Zabbarazza: (Da zabbara o agave). Michelangelo Russo Bongiovanni (1861-1941)
Zena: I discendenti di Vincenzo Foderà Scuderi (1774-1828)
Zuccareddu: Un ramo dei Portuesi
Zurru: I Russo, discendenti da Antonino Russo Catalano (1818-1898)