Opere
per chitarra e orchestra
|
© 1998-2001
Fabio Rizza
|
|
Sérénade
op. 118
- I. Quasi
Minuetto
- II. Quasi
Romanza. Andantino dolce e tranquillo ma scorrevole
- III.
Quasi Scherzo. Vivace e leggero
- IV. Quasi
Marcia. Gaio e ritmico
Data
di composizione: 1943
Dedica: Andrés Segovia
Editore: Schott, Mainz 1956 (rev. Siegfried Behrend)
Organico: chitarra e orchestra da camera (flauto, oboe, 2 clarinetti,
fagotto, corno, timpani, percussioni e archi)
Discografia:
- MICHAEL TRÖSTER, Conciertos para Guitarra, Warschauer
Sinfonieorchester, direttore Janusz Przy-bylski, Thorofon CTH 2171
A soli quattro
anni dalla composizione del Concerto n.
1, e pur non avendo ancora avuto occasione di sentirne il risultato
fonico, Castelnuovo-Tedesco torna a scrivere per chitarra e orchestra;
questa volta si tratta di un serenata concertante in quattro movimenti
la cui orchestrazione si fa finissima e che in alcuni punti (come nel
secondo movimento) evoca spunti impressionistici, quasi "alla Debussy".
I quattro
movimenti sono contrassegnati da altrettanti "quasi" ("Quasi Minuetto",
"Quasi Romanza", "Quasi Scherzo", "Quasi Marcia") quasi (scusate l'eccesso...)
a sottolineare un carattere timido e ritroso che percorre l'opera. Infatti
il primo tempo non brilla certo di quel carattere affermativo che altre
opere di Castelnuovo-Tedesco per chitarra e orchestra posseggono, ma
è evidente che qui siamo su una lunghezza d'onda diversa e che dobbiamo
assolutamente sintonizzarci su di essa per apprezzare questo lavoro
raffinatissimo (orchestrazione finissima e magistrale: quanto era bravo
il nostro Mario!) ma non certo di immediata fruibilità. L'opera prosegue
su binari di dolcezza mai stucchevole fino allo Scherzo ed alla Marcia,
pagine invece ricche di gioia e di vivacità. (1)
Già nel primo
movimento che possiede una grazia mozartiana l'esposizione
dei temi rimbalza da uno strumento all'altro e quando la chitarra finalmente
inizia a suonare si trova improvvisamente abbandonata a sé stessa in una
lunga cadenza solistica, terminata la quale il dialogo tra lo strumento
solista e l'orchestra riprende pressoché senza interruzioni fino alla
fine. La finissima orchestrazione del secondo movimento evoca paesaggi
bucolici soprattutto per il frequente utilizzo dei legni; proprio al flauto
solo è infatti affidata l'esposizione del tema in 9/8 basato su una scala
modale. Cadenze solistiche della chitarra fanno capolino in tutti e quattro
i tempi della Sérénade ma l'impegno più severo è richie-sto al solista
nei pirotecnici passaggi di agilità degli ultimi due movimenti. Di tutte
le opere di Castelnuovo-Tedesco per chitarra, questa è una di quelle che
più immeritatamente hanno avuto scarsa (se non nulla) diffusione. Solo
recentemente, infatti, la Sérénade ha avuto l'onore di un'incisione
discografica.
(1) FRANCESCO
BIRAGHI, recensione del disco di Michael Tröster (vedi discografia),
in il Fronimo n. 91, aprile
1995, p. 64.
|