Il dialetto Castelvetrese
Il dialetto di Castelvetere in Val Fortore
(BN) nell'ambito dei dialetti centro-meridionali rappresenta un'area
non indagata epperò interessante per certe peculiarità non riscontrate
altrove. Tali caratteri dipendono essenzialmente dalla situazione in
passato di notevole isolamento, che in certa misura si protrae a causa
della distanza dai centri maggiori in condizione di insufficiente
viabilità.
Il
variare del flusso migratorio e della situazione stanziale, accanto ai
cambiamenti socioculturali degli ultimi decenni e all'innalzamento del
livello d'istruzione, hanno inciso sul piano culturale con il
conseguente evolversi del dialetto.
Il
lessico delle generazioni più recenti è infarcito di italianismi,
regionalismi vari e di una molteplicità di polimorfismi del tutto
estranei al dialetto castelvetrese. La diffusione di tali cambiamenti
in passato, come è ovvio, procedeva assai più lentamente.
Dunque
se la cadenza e le strutture sintattiche in genere permangono, tuttavia
quello che non esiste più è un patrimonio lessicale comune, che
esisteva ancora negli anni '60. Nel passato la distinzione del diverso
livello di linguaggio familiare avveniva nell'ambito dello stesso
patrimonio dialettale. Così ad esempio, per indicare la "lisca" o
l’"arista" una famiglia usava la voce lìstrë, un'altra pùchë;
oppure, per "spegnere", "smorzare" l'una diceva ammurtà,
l'altra stutà, ecc. Residui di tale fenomeno si rilevano anche
oggi.
L'aspetto
‘conservativo’ del dialetto castelvetrese si presenta oggi soltanto nel
parlato di persone di età avanzata e scarsamente integrate. Tra vecchie
e nuove generazioni si parla ormai con linguaggi differenti, fino a
turbare talvolta la comunicazione stessa.
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