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Presentazione del volume
«[...] Salvatore Tambascia è uno studioso che grazie alla sua
formazione antropologico-culturale e alle connesse competenze
linguistiche è riuscito a realizzare un’opera di notevole valore,
proprio in chiave etnolinguistica: ecco l’attenzione ai proverbi, ai
detti
e ai modi di dire tradizionali; il rilievo alla terminologia "tecnica"
non soltanto del lavoro degli artigiani ma dei mille particolari della
vita di tutti i giorni; le indicazioni socio-antropologiche che
corredano le "voci" del vocabolario e ce le rendono vive ed attuali (si
veda ad es. zappatórë, con la "costellazione" di massàrë, tërrazzànë
e naturalmente sëgnórë; o,
per altro verso, siamo nel Beneventano!, nócë, con
notevoli indicazioni di medicina "popolare", del tutto inconsuete nelle
raccolte lessicografiche – anche per il geloso riserbo con cui venivano
di norma trasmesse; e così via).
Si tratta di un’opera rigorosa, in ogni sua fase (come ho
potuto constatare personalmente nei non pochi anni che è durata
l’elaborazione della Grammatica e lessico del dialetto
castelvetrese), dall’identificazione degli informatori e loro
interviste anche a più riprese e "di controllo", all’elaborazione di
una coerente ortografia scientificamente adeguata (ma allo stesso tempo
non impervia o addirittura incomprensibile ai "non addetti ai lavori"),
alla stesura delle singole voci, sempre con il riscontro ed il conforto
dei migliori vocabolari, italiani e dialettali. L’apparato iconografico
(pur nella sua brevità determinata da esigenze editoriali) che l’autore
presenta non è una mera documentazione d’appendice; la sua esperienza
anche nell’antropologia visuale lo ha portato ad un rigore nella stessa
documentazione fotografica.
Insomma,
un lavoro importante, di notevole utilità per i linguisti con le sue
varie migliaia di lemmi anche assai arcaici (e diversi fenomeni di
notevole interesse, sui quali l’autore ha voluto soffermarsi in una
premessa grammaticale dedicata alla descrizione del proprio dialetto,
volutamente concisa ma rigorosa: si pensi, fra l’altro, alla
testimonianza della "metafonesi dislocata" nelle forme della 2ª persona
del singolare del presente indicativo di verbi come murì (mùrë
ma naturalmente mòrë alla 1ª e alla 3ª) o sërvì (sìrvë
e risp. sèrvë), e addirittura (perché della I coniug.) pënzà
(pìnzë e risp. pènzë).
Ma
la destinazione della fatica di S. Tambascia, nelle sue intenzioni, non
è stata riservata agli studiosi; del tutto correttamente, la sua ottica
sin dall’inizio è stata quella del "monumento" in omaggio e al servizio
della sua "piccola Patria": una testimonianza il più possibile fedele,
e per così dire "dall’interno", del patrimonio linguistico e culturale
di Castelvetere, da consegnare ai propri
concittadini, ed in particolare ai giovani, perché sempre maggiormente
e sempre più coscientemente lo tutelino, lo difendano e, sin dove
possibile, lo promuovano, come quel "bene culturale" primario quale
davvero è.
Un
impegno quindi di spiccato interesse sociale e civile (comune a molti,
tanti "appassionati" di ieri e di oggi) che il nostro autore ha saputo
assolvere con un rigore di indagine e di realizzazione spinto sino al
minimo dettaglio (con una puntigliosità tutta "sannita"), e di cui
dobbiamo essergli davvero grati; come dobbiamo essere grati alle
Autorità comunali ed agli altri Enti che hanno patrocinato la
pubblicazione del volume; ed un ringraziamento tutto particolare, da
parte di chi scrive, va al Direttore della "Biblioteca di ricerche
linguistiche e filologiche", il prof. Walter Belardi, che ha voluto
accogliere quest’opera nella sua Collana di alti studi e contributi
glottologici e linguistici, quale testimonianza dell’interesse e della
simpatia per gli studi dialettologici».
Ugo Vignuzzi
*Professore ordinario di Linguistica Italiana (Dialettologia italiana)
nell'università di Roma "La Sapienza".
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