ALCUNE PREMESSE ALLA CATECHESI O ISTRUZIONE RELIGIOSA

1 FEDE E RAGIONE

A - La fede non è un cieco assenso, ma un razionale ossequio a Cristo Dio e alle verità rivelate dal Signore. La Chiesa non ti dice di chiudere gli occhi e di credere, ma ti ripete: "Apri gli occhi, rifletti, prega e crederai". La ragione è capace di salire dalle cose create al Creatore (cf. Rom. 1,20) . L’intelligenza ci conduce alle soglie della fede, ci fa conoscere i motivi di credibilità: esistenza di Dio, storicità di Gesù, autenticità e verità dei Vangeli, ecc.; poi, essa, insieme alla volontà, ci accompagna nell’atto di fede e ci aiuta ad approfondirla.

Quindi, possiamo definire la fede: "L’adesione dell’intelletto - sotto l’azione della grazia divina - alle verità rivelate da Dio, non per ragione d’intrinseca evidenza, ma in forza dell’autorità di Colui che le ha rivelate" (Card. Parente).

B - La razionalità della fede cristiana si basa soprattutto sulle prove sicure della storicità, autenticità e verità dei Vangeli.

Occorre premettere che i manoscritti originali di qualsiasi libro dell’antichità non esistono; ma ci sono delle trascrizioni antiche.

Ora, di antiche trascrizioni dei libri non cristiani, in codici interi o in frammenti di codici, ce ne sono pochissime (con l’unica eccezione del "De officiis" di Cicerone, di cui se ne conservano 400).

Mentre, di antiche trascrizioni dei Vangeli, in codici interi, ce ne sono 2.500, e di quelle in frammenti di codici se ne contano oltre 4.200.

Inoltre, dei Vangeli ci sono più di 35.000 manoscritti delle antiche versioni, fatte in molte lingue fin dai primi secoli del cristianesimo.

Si conservano pure moltissime citazioni antiche dei Vangeli. Per esempio, Ireneo (130-202 dopo Cristo) cita i Vangeli e le lettere di S. Paolo 1.819 volte, Tertulliano (160-243 dopo Cristo) cita i Vangeli 7.528 volte, Origene (180-254 dopo Cristo) li cita 17.992 volte, ecc. (cf. Martinetti, Perché la vita è meravigliosa, 4ª ed., Elle Di Ci; Rivista del Clero, Apr. 1959, pag. 226; scritti del biblista Mons. Ravasi; ecc.).

Nelle innumerevoli antiche trascrizioni e citazioni dei Vangeli, le varianti sono quasi tutte di minima entità. Le poche varianti sostanziali non riguardano mai verità essenziali.

Dunque, tra tutti i libri antichi, i Vangeli sono, in grado altissimo, i più storici e i più scientificamente controllati del mondo.

Inoltre si può gridare con Pascal: "Io credo agli storici che si lasciano uccidere per affermare che è vero quanto hanno scritto". Ebbene, mentre nessuno si è lasciato uccidere per affermare le verità dell’"Eneide", del "De bello gallico", del "De officiis" e di altri libri antichi non cristiani, tutti gli scrittori dei Vangeli e delle Lettere apostoliche e tutti gli Apostoli che hanno predicato le verità ivi contenute, tutti si sono lasciati uccidere (S. Giovanni evangelista - afferma Tertulliano - si è lasciato gettare in un calderone di olio bollente) per testimoniare che era vero quanto predicavano e quanto avevano scritto.

2 FEDE, RIVELAZIONE, ISPIRAZIONE

RIVELAZIONE. La fede consiste nel vedere con gli occhi di Dio, nel lasciarsi condurre per mano dal Signore, il quale ci ha parlato, ci ha rivelato i suoi segreti, il suo amore, la via del Paradiso.

Il Concilio Vaticano II afferma: "Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito santo, hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione, Dio invisibile, nel suo grande amore, parla agli uomini come ad amici... Cristo è la pienezza di tutta la rivelazione" (Dei verbum, 2).

Lo Spirito Santo ci ricorda: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri, per mezzo dei profeti..., ha parlato a noi per mezzo del Figlio Gesù" (Ebrei, 1,1-2).

Ove si trova la Rivelazione? Nella Bibbia e nella Tradizione.

La Bibbia è la parola di Dio scritta. Si compone di 46 libri dell’Antico Testamento o Antica Alleanza e di 27 libri del Nuovo Testamento o Nuova Alleanza, firmata col sangue di Cristo Dio.

La Tradizione è la parola di Dio trasmessa a voce. Molte verità dell’Antico Testamento, prima di essere scritte, furono trasmesse di padre in figlio. Nei primi anni della Chiesa, non è stato scritto nessun libro e le verità insegnate da Gesù erano contenute solo nella Tradizione.

ISPIRAZIONE significa uno speciale influsso esercitato da Dio sugli scrittori dei libri biblici. Attenzione: il Signore ha ispirato solo le verità necessarie all’uomo per la sua salvezza, e non quelle storiche, scientifiche, ecc.

S. Paolo afferma: "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia perfetto e addestrato ad ogni opera buona" (2 Timoteo, 3,16s.).

Gesù medesimo considerava la Bibbia dell’Antico Testamento come ispirata da Dio, la leggeva nella Sinagoga e l’ha citata molte volte (cf. Vangelo di Matteo).

Il Concilio Vaticano II proclama: "Tutti i libri, sia del Vecchio come del Nuovo Testamento, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte... Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana..., si deve tener conto, tra l’altro, anche dei generi letterari allora in uso, (generi) storici o profetici o poetici (ecc.), e dei modi d’intendere, di esprimersi, di raccontare... (Inoltre) la Scrittura è sottoposta al giudizio della Chiesa, la quale adempie il mandato e il Ministero di conservare e interpretare la parola di Dio" (Dei verbum 11-12). Gli Apostoli, poi, affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, affidando ad essi il proprio posto di maestri (cf. Ireneo, Adv. Haer. III), e ammonirono i fedeli di attenersi alle tradizioni che avevano appreso sia a voce che per lettera (cf. 2 Tessal. 2,15 e Dei verbum 7 e 8).

3 FEDE E TRASMISSIONE INFALLIBILE DELLE VERITA’ RIVELATE

Gesù ha ordinato agli Apostoli e ai loro successori (Papa, Vescovi, Sacerdoti) di annunciare le verità evangeliche e ha dichiarato che chi non le crede andrà alla dannazione eterna. Ecco le sue parole: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Marco 16,16).

Ora, è impossibile che Cristo Dio costringa a credere a delle menzogne sotto pena di dannazione. Dunque, è impossibile che non abbia assicurato, alla Rivelazione, la sicura difesa da ogni errore mediante la trasmissione infallibile, lungo tutti i tempi, delle verità rivelate. Quindi è assurdo che la Chiesa Cattolica, che per molti secoli è stata l’unica Chiesa di Cristo, abbia errato, nella sua catechesi - come dicono gli avversari - per quasi mille anni, fino al sorgere del protestantesimo. Se ciò fosse avvenuto, Gesù non sarebbe né buono, né sapiente, né onnipotente, non sarebbe Dio e la Rivelazione e l’Incarnazione sarebbero una crudele falsità.

Qual è l’infallibilità da Gesù stabilita per la trasmissione delle verità?

a) Non certamente l’infallibilità per tutte le singole persone, o ispirazione privata, da parte dello Spirito Santo, come sostiene Lutero. Infatti la Bibbia dice: "Nessuna Scrittura va soggetta a privata spiegazione" (2 Pietro 1,20), poiché ognuno potrebbe prendere per ispirazione dello Spirito il proprio capriccio. Infatti, lo stesso Lutero, amareggiato, lamentava: "Vi sono (nel mondo protestante) tante Sette e tanti Credo quante sono le teste: un tizio non vuole saperne del Battesimo; un altro nega i Sacramenti; altri insegnano che Cristo non Dio; altri dicono questo, altri quello" (Grisar, Luther pag. 386-407). E’ per questo motivo che le religioni protestanti sono centinaia e centinaia e nessuna crede a tutte le verità a cui crede l’altra. Orbene, i filosofi e teologi insegnano che chi offende Gesù con il negare anche una sola delle sue verità, l’offende come se le negasse tutte, poiché lo riterrebbe menzognero ("qui in unum offendit, in omnibus offendit").

b) Gesù ha affidato la spiegazione o interpretazione pubblica della Sacra Scrittura, assicurandone l’infallibilità, alla madre Chiesa e, specificatamente, a coloro che ha costituito come Pastori del suo gregge, ossia a Pietro, agli Apostoli ed ai loro successori, che sono il Papa e i Vescovi. Infatti, a costoro Gesù ha detto: "Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo" (Matteo 28,29). Pietro e gli Apostoli naturalmente potevano vivere sino alla fine del mondo soltanto nei loro successori: Papa e Vescovi. Inoltre, Gesù promise e mandò loro lo Spirito Santo dicendo: "Egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Giov. 16,13).

Quindi, se i Vescovi insieme al Papa sbagliassero nel trasmettere le verità bibliche, sarebbe Cristo, rimasto con loro, a sbagliare; errerebbe lo Spirito Santo, mandato a loro per insegnare ogni verità. Ora, tutto questo è inconcepibile. Perciò rimane verità certissima l’infallibilità del Papa, in certe rare e determinate condizioni, e l’infallibilità dei Vescovi quando sono concordi col Papa nell’insegnamento delle verità eterne (come potrai leggere più avanti: pag. 143-147).

Resta vero, quindi, quanto afferma un insigne fratello protestante o evangelico, Sabatier: "O accettare la Chiesa infallibile o rinunciare ad ogni dogma (o verità). Un dogma indiscutibile suppone una Chiesa infallibile" (Sertillanges, Il catechismo degl’increduli).

Il Concilio Vaticano II dichiara: "L’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo... (Essa), per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, attentamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e, da questo unico deposito della fede, attinge ciò che propone da credere come rivelato da Dio" (Dei verbum, 10).