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Questo breve brano tratto da un’opera di Michail Bulgakov , scrittore russo (1891 – 1940) può felicemente condensare le varie trovate della Scuola Critica per negare l’esistenza storica di Gesù.
Nonostante oggi la ricerca storica abbia provato oltre ogni dubbio che non è possibile affermare che Gesù non sia mai esistito, possiamo dare un’occhiata (divertita) alle stravaganti teorie che, in alcuni paesi e in determinati periodi (e sotto determinati regimi...), furono considerate all’avanguardia.

IL MAESTRO E MARGHERITA

… a poco a poco, si calmò, si fece vento col fazzoletto e, dopo un vivace:
« Be’, insomma », riprese la conversazione interrotta dalla gassosa di albicocca.
Come si seppe in seguito, quella conversazione verteva su Gesù Cristo. Il direttore aveva ordinato al poeta per il prossimo numero della rivista un grande poema antireligioso che Ivàn Nikolàevié aveva composto rapidamente senza purtroppo accontentano. Bezdomnyj aveva tratteggiato il personaggio principale, ossia Gesù, a tinte molto fosche e tuttavia, a parere di Berlioz, il poema andava rifatto. Il direttore stava appunto tenendo una specie di conferenza su Gesù
per far capire al poeta il suo errore di fondo.
Non è facile dire che cosa avesse tradito Ivàn Nikolàevic se il vigore della sua fantasia oppure la totale ignoranza del soggetto; sta di fatto, comunque, che il suo Gesù era risultato proprio vivo e vero, un Gesù dotato dei soli tratti negativi, ma storicamente reale.
Berlioz intendeva invece dimostrare al poeta che il punto essenziale non era quello della bontà o della malvagità di Gesù, ma il fatto che, come individuo concreto, egli non era mai esistito e che tutti i racconti intorno a lui erano semplici invenzioni, volgarissimi miti.
Occorre tener presente che il direttore era un uomo assai colto e sapeva abilmente inserire nel suo discorso accenni a certi storiografi antichi, come il celebre Filone d’Alessandria o il dottissimo Giuseppe Flavio, che non avevano mai fatto parola di Gesù

Ivàn Nikolàevic, a cui i ragguagli del direttore giungevano nuovi, ascoltava Michafl Aleksàndrovic con estrema attenzione, tenendo fissi su di lui i suoi vivaci occhi verdi; solo di tanto in tanto si lasciava scappare un singhiozzo, imprecando sottovoce alla bibita di albicocca.
Non esiste quasi nessuna religione orientale, — diceva Berlioz, — in cui una vergine immacolata non metta al mondo un dio. Creando il loro Gesù, che non è mai esistito, i cristiani non hanno dunque inventato niente di nuovo.
Era questo il punto sul quale bisognava maggiormente calcare...
La voce tenorile di Berlioz risuonava alta nel viale deserto e, man mano che Michail Aleksàndrovic si addentrava in quel dedalo di problemi in cui solo un uomo molto colto può penetrare senza correre il rischio di rompersi il collo, il poeta imparava una quantità di cose utili ed interessanti sull’egizio Osiride, dio benevolo, figlio del Cielo e della Terra, sul dio fenicio Tammuz, su Marduk e perfino sui meno noto e terribile Uitzi-Putzli, divinità venerata dagli Aztechi del Messico.
Proprio mentre Michail Aleksàndrovic stava spiegando al poeta il metodo con cui gli Aztechi solevano modellare con pasta di farina la figurina di Uitzi-Putzli, comparve finalmente un uomo nel viale.
Passando accanto alla panca sulla quale sedevano il direttore e il poeta, lo straniero li osservò di sbieco, si fermò e sedette improvvisamente su una panca vicina, a due passi dai due amici.
« Tedesco... », pensò Berlioz. « Inglese... », pensò Bezdomnyj, « e non ha caldo con quei guanti ... »

Tu, per esempio, Ivan, — diceva Berlioz, — hai dato
 un’ottima rappresentazione satirica della nascita di Gesù
  figlio di Dio, ma il sugo sta proprio nel fatto che, ancora prima di Gesù, di figli di Dio come, diciamo, l’Adone
fenicio, l’Attis frigio, il Mitra persiano, ne era nata una serqua! In realtà, nessuno di costoro nacque e nessuno
esistette realmente, incluso Gesù, e bisognava che tu, invece della natività o, supponiamo, dell’arrivo dei magi,
presentassi tutte le ridicole dicerie intorno a questi eventi. Stando al tuo racconto invece sembra che lui sia
veramente nato!

 Questo estratto dalla scena iniziale del romanzo esprime abbastanza chiaramente le posizioni della scuola mitica.
Un piccolo particolare: il misterioso personaggio che sopraggiunge e si ferma a parlare con i due studiosi, dando anche il suo contributo alla discussione, altri non è che il Diavolo in persona che, di lì a poco, metterà a soqquadro le loro esistenze e la vita di molti altri cittadini moscoviti...