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        CLAVICEMBALI & SALTERI-RESTAURO FORTEPIANI

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UN PREZIOSO FORTEPIANO TEDESCO A TORINO

 

    La mia attività di costruttore e restauratore mi porta, talvolta, ad imbattermi in strumenti di particolare valore organologico.
Ho avuto modo di studiare e restaurare un fortepiano tedesco costruito a Dresda nel 1791 dai fratelli Johann Gottfried e Johann Wilhelm GRAEBNER, costruttori dell'Elettore di Sassonia. Questo strumento, facente parte a tutt'oggi di una collezione privata torinese, pare essere giunto in Piemonte non molto tempo dopo la sua costruzione se è vero che si trovava nel castello di Cherasco nel 1796 quando Napoleone firmò l'armistizio con Vittorio Amedeo III di Savoia.

    L'importanza organologica di questo strumento dipende essenzialmente da tre fattori:
-il ruolo determinante della Sassonia nell'evoluzione del pianoforte;
-l'esiguità del numero di fortepiani tedeschi del '700 sopravvissuti;
-l'ottimo stato di conservazione dello strumento stesso.

    L'invenzione del pianoforte è senz'ombra di dubbio dovuta all'italiano Bartolomeo Cristofori che, già alla fine del XVII secolo, aveva costruito per la Corte fiorentina di Ferdinando de' Medici, un "Arpicimbalo....che fa il piano e il forte" adattando una meccanica a martelli ad una struttura simile a quella di un clavicembalo italiano.
Di questa invenzione dà notizia il letterato Scipione Maffei nel V volume del "Giornale dei Letterati d'Italia", pubblicato a Venezia nel 1711, descrivendo accuratamente la meccanica a martelli.
L'idea del Cristofori non ebbe seguito in Italia ma venne sviluppata e perfezionata proprio in Sassonia e in particolare alla Corte di Dresda.
Questa città ebbe, nella prima metà del '700, un ruolo determinante nella cultura musicale europea: qui gli artisti erano pagati meglio che altrove, tanto da considerarla il "paradiso dei musicisti". Lo stesso J.S.Bach ebbe spesso contatti con Dresda e con l'Elettore Augusto III dal quale ottenne anche la nomina di compositore di Corte.

    Nel 1717 l'organista Christoph Gottlieb Schroeter presentava alla corte di Dresda due modelli di meccanica a martelli. Lo Schroeter ammise di essere stato ispirato in questa sua invenzione dal virtuoso di Hackbrett (salterio a corde percosse di origine asiatica) Pantaleo Hebenstreit. Questo musicista, dopo molti successi ottenuti in tutta Europa, si stabilirà nel 1708 a Dresda e avrà numerosi allievi.
Un'altra particolare coincidenza favorirà Dresda nel suo primato: il compositore veneto Antonio Lotti si recò a Dresda nel 1717 per rappresentare alcuni melodrammi, e vi rimase fino al 1719. Questi era amico intimo di Apostolo Zeno che, con il Maffei e il Vallisnieri, aveva fondato a Venezia il "Giornale dei Letterati d'Italia". E' molto probabile che egli stesso abbia portato la notizia dell' invenzione del Cristofori in Germania, ispirando lo Schroeter che gli fu segretario durante tutta la sua permanenza a Dresda.
    Nel 1725 la rivista tedesca "Critica Musica" di Mattheson pubblicò una fedele traduzione dell'articolo del Maffei. Questa fu certamente letta dal noto organaro Gottfried Silbermann, operante anch' egli a Dresda, che costruì il suo primo fortepiano nel 1726 con meccanica Cristofori.
In questo ambiente musicale ricco e stimolante affonda le sue radici la dinastia dei Graebner.

    Costruttori di organi, clavicembali e clavicordi fin dalla fine del XVII secolo, i Graebner divengono, nella seconda metà del '700, costruttori di fortepiani. Il successo di questo strumento in Germania fu tale che solo a Dresda, in questo periodo, si potevano contare ben 14 botteghe!
Di tutta la loro copiosa produzione( solo il laboratorio dei Fratelli Graebner era in grado di ultimare un fortepiano ogni 3 settimane) rimangono solamente 4 fortepiani a coda costruiti proprio dagli stessi Graebner.

    L'esemplare custodito a Torino è il più antico dei quattro, il meglio conservato e l'unico che non ha subito profonde manomissioni.
Gli altri tre strumenti sono così datati e numerati:
-1793 n. 128  collezione privata(Connecticut USA); sono stati sostituiti la tavola armonica e il somiere;
-1793? n.140 Nationalmuseum di Norimberga inv.n.MINe 1106; sono stati sostituiti la tavola armonica e il somiere;
-1794 n.162 Haendel-Haus di Halle inv.n. MS-31; il ponte è stato spessorato e la tavola armonica ha subito ingenti danni. Restauro conservativo ma non funzionale.

Graebner
    Il Graebner di Torino, datato 1791, porta il numero 94. Sobrio ed elegante, il mobile è interamente in noce, lastronato sulla cassa e massello per gambe e coperchio. Una semplice finitura a cera contrasta con  il frontale sopra la tastiera, unica parte decorata ad intarsio e verniciata a spirito. La lastra frontale all'interno delle guancette sono ricoperte in radica di olmo bordata da filetti in acero e strisce di pero; al centro del frontale è inserita una placca in acero riportante la dicitura " Les Frères Graebner, Maitres d'instruments de Son Alt.Ser.l'Electeur de Saxe, à Dresde, dans la rue nommée Salzgasse. 1791 n.94" e , al centro, lo stemma dell'Elettore.

    La tastiera estesa poco più di 5 ottave, da fa0 a sol5, ha i naturali coperti in ebano e i diesis in pero ebanizzato, sormontati da placchette in osso. Vi sono in questo fortepiano alcune analogie con il clavicembalo: lo spessore della tavola armonica, la coda curva, i diametri delle corde assai sottili riportati ad inchiostro sul capotasto, l'ottone rosso rilevato nei bassi che, con ogni probabilità, è risultato essere originale.
La meccanica, simile a quella viennese, ha martelli collegati al tasto per mezzo di capsule in legno, e scappamenti posteriori mobili. Le teste dei martelli sono ricoperte da un unico strato di pelle bianca risultata originale. Lo strumento è dotato di due corde per nota su tutta la sua estensione. Due ginocchiere azionano l'alzasmorzi e il moderatore che sono giunti a noi miracolosamente integri.

    Si può veramente dire che l'azione più devastante su questo strumento non possa essere imputata, come di solito accade, a restauratori poco accorti, bensì all'opera distruttiva degli insetti xilofagi.
Consapevole dell'importanza organologica di questo strumento, ho effettuato il restauro nel pieno rispetto di tutte le parti originali, cosa che mi ha permesso di rimettere comunque il fortepiano in condizione di suonare.
Una indagine endoscopica all'interno della cassa mi ha permesso inoltre di verificarne la buona conservazione e di rilevare la struttura interna e la posizione delle catene sotto la tavola armonica.

    E' con emozione e con gioia che ancora oggi possiamo ascoltare la voce di questo strumento unico, così come doveva essere più di 200 anni fa.

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