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Veduta di Cavoleto.

In primo piano una delle opere di "Cavoleto 95"

 

 

...l'artista che passa non può non rimanere rapito da tanta natura, e allora un sasso, un arbusto, una bottiglia di plastica abbandonata dal turista distratto diventano colore, tela, marmo, scalpello, nelle mani dell'artefice...

 

 

I sotterranei della chiesa divengono teatro di una scena familiare

 

 

Il mattino in piazza per dedicarsi alla forma fisica.

Aria pulita e tranquillità non fanno avvertire anche ai più sportivi la mancanza delle palestre delle fumose città con le loro bizzarre macchine da tortura, tute firmate e scarpe di marca.

 

 

Il nucleo familiare, grazie alla cui ostinatezza e perseveranza Cavoleto, come la Fenice, è risorto dalle proprie ceneri e prosegue fiero nella propria marcia a ritroso, alla ricerca delle proprie radici...

...e non stiamo qui parlando dell'ipocrisia di certi ambienti che dietro la voce "recupero" compiono devastazioni e scempi col solo scopo di accaparrarsi stanziamenti statali o europei per poi realizzare "osservatori" o "centri studi"... non si sa ancora bene di cosa, e comunque, nel migliore dei casi, uccidendo ed imbalsamando per sempre quei muri che, se fino a cent'anni fa accoglievano persone vive, assorbivano odori di cibi saporiti, assistevano discreti a mille atti di amore, ora invece sono divenuti grige fucine di teste vuote, assurde aule deserte, accolta di schedari e "angoli computer".

 

 

La prima cittadina di Cavoleto, nonchè webmaster di questo sito

 

"L'ultima dimora"

Immersi nella natura il tempo sembra fermarsi...

...e anche morire appare più dolce ed accettabile... più naturale.

Riposare in un campo di fiori ove lapidi irregolari e croci sbilenche paiono continuare il modus vivendi inalienato del paese, è senz'altro più gradevole che giacere stipati in scaffalature in cemento armato blindate da coperchi di granito simili a banconi da macelleria.

 

 

 

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