VALVA E LA SUA VILLA SETTECENTESCA

Sabino Manganelli

Fra le grandi dimore e giardini storici d'Italia, in particolare in provincia di Salerno, è da evidenziare il bellissimo e singolare parco della villa d'Ayala a Valva, piccolo paese a 510 m. d'altezza a ridosso delle pendici del monte Marzano (m. 1530). La villa d'Ayala e l'annesso parco, gioielli tardo settecenteschi di architettura e di botanica, sita al centro del paese, è citata fra le più interessanti rarità storiche, culturali e ambientali italiane. Il parco, di for ma irregolare, è esteso circa 17 ettari degradanti fino a 600 m. slm. ed è circondato da mura e torri delle quali è possibile identificarne ancora tre. Nel parco vi sono due eleganti giardini all'italiana, viali alberati arricchiti da statue, fontane e zone boscose ricche di alberi, anche rari e secolari, e di sottobosco arbustivo.

A memoria storica il feudo di Valva, nel cui stemma campeggiavano nove corvi neri, risale alla fine dell'XI sec. quando Roberto il Guiscardo lo donò al suo condottiero Gozzolino detto il Normanno. A lui si deve la costruzione difensiva della torre quando questi si insediarono in quelle terre. Nel 1130 vi era già un piccolo ca stello, eretto da Orso conte di Conza, con a capo Gradalone di Valva.

La stirpe dei Valva, di probabili origini normanne, vesti l'abito del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta nel 1611 con fra' Ottaviano Valva, castellano dei Cavalieri di S. Giovanni in Rodi, ed ebbe il marchesato di Valva nel 1654 con Prospero Valva seguito nel 1658 da Girolamo Valva. L'ultimo della stirpe fu il marchese Giuseppe Maria Valva, nato nel 1752, ideatore del parco e della villa. Alla sua morte nel 1831 villa e parco, per vincoli nobili matrimoniali, passarono alla famiglia d'Ayala di Taranto, di origine spagnola, ricchi proprietari terrieri nel salernitano e in Puglia, e legata strettamente al Sovrano Ordine Militare dei Cavalieri di Malta, con il marchese Francesco Saverio d'Ayala, che fece parte dell'Ordine nel 1834, e che por tò a termine l'opera di costruzione della villa e del parco. Nel 1959, alla morte del l'ultimo dei d'Ayala, il marchese Giuseppe, che rimase scapolo e senza eredi, la villa fu donata al citato Ordine di Malta al quale tutt'oggi appartiene.

La villa d'Ayala ed il suo parco, quindi, furono ideati dal marchese Giuseppe Maria Valva verso la fine del XVIII sec. come luogo di villeggiatura, come villa di delizia, nel cui impianto formale ed architettonico volle recuperare stilemi tratti dalla grande stagione italiana fra Manierismo e Barocco. Non si conosce chi fu l'architetto che progettò villa e castello, nè le maestranze che lo costruirono.

Negli Annali del Giustiniani del 1795 è riportata la fama della villa nella regione di cui si decantavano le qualità dei frutteti e la bellezza delle peschiere, dei lunghi viali alberati e delle decorazioni, fra cui numerose statue neoclassiche e busti, molte sparse fra l'intenso verde, alcune opera dello scultore e intagliatore fiorentino Donatello Gabrielli di scuola toscana minore, fra il XVIII e il XX sec., fra cui quelle dell'emiciclo di fronte al castello che rappresentano le cinque Belle Arti: la musica, la danza, il canto, la pittura, la scultura. La villa è importante per la ricchezza e varietà di essenze botaniche, talune anche rare e secolari, quali abeti (bianco e rosso), pini (domestico e d'aleppo), lecci, roverelle, castagni, platani, querce, cipressi, magnolie, frassini, cedri, thuje, olea fragrans, siepi di bosco, e sottobosco con pungitopo, lauro, elleboro, viburno, edera e ciclamino.

Il giardino, di forma rettangolare, è formato da viali sinuosi e bordato, che disegnano vagamente un'arpa, con al centro una vasca rotonda decorata con puttini e pesci. L'area è coronata lateralmente da una fila di busti marmorei raffiguranti personaggi dell'antichità classica e/o antenati di famiglia; e, sparse fra il verde, altre statue fra cui Ebe coppiera, Afrodite, Ganimede.

Salendo in alto, al centro di un lungo viale trasversale alberato, sembra di entrare in uno spazio senza tempo nel vedere il teatrino di verzura, un'esedra, grande anfiteatro arboreo semicircolare a gradoni di pietra e siepi di bosso, di impianto ottocentesco, ove occhieggiano, simmetrici, nelle fasce di bordura degradanti. numerosi busti di vari personaggi maschili e femminili a singolare figurazione scenografica, di grande effetto ed impatte visivo, di un immaginario pubblico pietri ficato dal tempo che osserva, e che ascolta le misteriose voci del bosco. Di fronte vi sono strutture in legno che fungono da palco e da platea per gli spettacoli teatrali.

Scendendo per un altro vialetto visione delle misteriose e singolari, basse grotte, dette dei mostri, con alcune sculture umane all'interno, che destano sconcerto fra cui un Vulcano forgiatore. Difatti vi era nel parco un sistema di cunicoli e grotte che servivano ad incanalare le acque sorgive per il consumo civile ed agricolo. Proseguendo si accede ad un vasto spazio aperto a prato, con altre alte grotte e con suggestivo belvedere. Là reperti d'epoca romana attestano che la zona erigià anticamente abitata ed adibita poi a luogo di culto.

Alfine, per poter cogliere altre meraviglie. segreti e misteri, bisognerebbe immergei si a lungo nella magica atmosfera del parco, nel suo silenzio e nel suo spazio senza tempo.