PIETRO ARETINO E LA CRITICA D'ARTE

Gerardo Pecci

Il primo critico d'arte in senso moderno è attivo nella prima metà del XVI secolo, a Venezia. E' il noto scrittore toscano Pietro Aretino (1492-l556). Si tratta di un autore eclettico. Ha scritto opere che abbracciano generi letterari diversi, dal teatro a trattati erotici, da scritture religiose a lettere a personaggi illustri del proprio tempo.

Il lessico delle opere dell'Aretino è spesso aulico e ricercato, ma assume anche caratteri plebei e triviali, soprattutto nei Sonetti lussuriosi (1524) che sono un vero e proprio monumento al lessico pornografico italiano di tutti i tempi. La propria concezione di sé, estremamente egocentrica, pone questo intellettuale spesso in contrasto con gli uomini di cultura coi quali viene a contatto. Egli ritiene la propria prosa, e l'uso che ne fa della lingua, come un monumento di perfezione linguistico-formale, da non temere confronti: all'età di trentadue anni si autodefinisce il divino... La formazione artistica e culturale di Pietro Aretino è romana, a contatto con artisti del calibro di Michelangelo e Raffaello. Egli incomincia ben presto a ricoprire un ruolo, certamente non secondario, di mediatore tra artisti e collezionisti e forse ricava "da questa attività guadagni non trascurabili" (Kultermann). Nel 1527 Pietro Aretino lascia Roma e si trasferisce definitivamente a Venezia.

Egli è amico di Giorgio Vasari, gli fornisce materiali per la redazione delle celeberrime Vite e ammira soprattutto Tiziano e Tintoretto per la loro immediatezza nel trattare il colore e per l'efficacia dell'intuizione dell'espressione artistica. Pietro Aretino è il primo intellettuale che si rende conto della presenza dell'inconscio nell'atto della creazione artistica: gli artisti creano le proprie opere, ma non ne sanno spiegare la genesi, i motivi profondi che hanno dato vita a forme e soggetti. Questo intellettuale ci offre una lettura moderna di se stesso, è vicinissimo alla sensibilità del critico d'arte militante dei nostri tempi perché osserva le opere d'arte, dialoga e interloquisce con gli artisti, cerca di capirne il loro linguaggio e di proninoverne l'immagine nei confronti della committenza. Egli è, in questo senso, il primo critico d'arte ante litterarn. E' anche un buon collezionista se, come emerge da alcune lettere, si permette di richiedere più volte disegni di Michelangelo Buonarroti. Gli sarebbero bastati solo due segni di carboncino in un foglio... (lettera scritta nel 1544). A tale richiesta Michelangelo non risponde.

Nel 1545 il risentimento personale di Pietro Aretino nei confronti di Michelangelo diventa violento, tanto da accusarlo di aver scandalisticamente dipinto nude le Figure di Santi, Sante ed Angeli del Giudizio Univerersale nella Cappella Sistina, al punto da provocare la reazione di alcuni esponenti della Chiesa e far temere la distruzione del dipinto a fresco. Per ironia della sorte l'attacco al Giudizio michelangiolesco arriva proprio da un intelIettuale che in fatto di moralità non è uno stinco di santo (visti i precedenti letterari dell'Aretino). Ma il 1545 è anche l'anno in cui si apre il Concilio di Trento e inizia il controllo stretto della Chiesa sulla produzione artistica.