IL MONASTERO DI SAN LIBERATORE

Antonio Schiano di Cola

Secondo una leggenda sembra che le prime ad abitare quel luogo siano state delle nobildonne salernitane verso la fine del IX secolo. Esse, durante una delle tante incursioni saracene sulle nostre coste, si rifugiarono sul colle e, per mantenere fede ad un voto, costruirono un altare dedicato a San Benedetto. Successivamente, passato il pericolo, diedero inizio anche alla costruzione di un piccolo tempio che, per il beneficio ricevuto, intitolarono al "Santo Salvatore". Furono costruite delle cellette al piano inferiore e le nobildonne si ritirarono a vita solitaria, benedette dal Vescovo, che le accompagnò con la sua approvazione. Le scorrerie, però, non erano finite anzi si ripetevano con sempre maggiore frequenza. Così, un giorno del X secolo le orde barbariche, credendo che nel piccolo romitorio fossero stati nascosti oro e suppellettili preziose, decisero di raggiungerlo. I Saraceni misero a soqquadro la chiesetta, le celle ed ogni angolo ma senza trovare nulla ed allora, con inaudita ferocia, uccisero tutte le monache tagliando loro la testa e portandola come trofeo sulla punta delle spade lungo le strade dell'allora piccola città di Salerno. Da allora, per molti secoli, il romitorio di San Liberatore non vide anima viva.
Questa è la leggenda del San Liberatore.

La storia, invece, avvalendosi di provate fonti documentarie, ci rivela che verso la fine del X secolo vi fu nella zona di Salerno una fioritura di monasteri benedettini femminili, tra cui anche quello di San Liberatore. Il primo documento che parla di una Chiesa di San Liberatore è del 979 ma probabilmente la chiesa in onore di Gesù Cristo, Liberatore dell'umanità, era preesistente e forse fondata da monaci basiliani. In quell'anno, dunque, il Vescovo di Salerno, Giovanni, consegna a tale Susanna la "Chiesa dedicata a San Liberatore e San Vito", situata su un monte vicino al mare, non lontano dalla città", con tutti i beni per costituire un monastero femminile e con facoltà di eleggere la badessa. E Susanna fu la prima badessa del monastero, soggetto direttamente al Vescovo fino all'anno 1338. In seguito,dal 1338 al 1589, notizie se non che nel 1933 sarebbero stati eseguiti dei preliminari lavori di restauro testimoniati da una data incisa sull'arco di ingresso e che nel 1943, dopo lo sbarco di Salerno, il complesso fu occupato ed utilizzato per qualche giorno dalle truppe alleate.

Oggi il Monastero di San Liberatore, ben visibile dalla Lungomare di Salerno perchè collocato su un costone dell'omonimo monte che domina la città, è individuabile anche di sera per la grande croce luminosa posta sulla sommità del monte negli anni '50. Testimone di tanti accadimenti storici, sembra voler vigilare dall'alto la città di Salerno, la Piana del Sele e la Costiera Amalfitana ma aspetta paziente che qualcuno pensi seriamente ad un suo urgente restauro, visto che attualmente si presenta fatiscente e in certi punti pericolante Nelle due immagini, dall'alto in basso, San Liberatore visto dalla Lungomare di Salerno (foto 1) e l'aspefto di oggi della fascinosa costruzione(foto 2). fu soggetto al Monastero di S.Sofia di Salerno, ove le monache si trasferivano periodicamente per non rimanere troppo isolate ed esposte ai mille pericoli dovuti a scorrerie, guerre, carestie, etc. Nel 1589, dopo l'emanazione di specifiche direttive apostoliche, furono soppressi alcuni monasteri. Le monache di San Liberatore vennero trasferite al Monastero di San Giorgio, mantenendo però il possesso della Chiesa e dei locali mentre la montagna divenne proprietà del Monastero. Dei secoli seguenti non ci sono notizie precise sul Monastero di San Liberatore ma certamente dovette perdere la sua primitiva importanza e rimase soggetto al Monastero di San Giorgio che, al contrario, ebbe un ruolo di primo piano nei secoli XVII e XVIII. Da un racconto dello storico Cesare Malpica, si è saputo che nel 1829 viveva nel romitorio di San Liberatore un solo frate eremita, segno che, già a quel tempo, l'edificio era quasi del tutto abbandonato.
Nel nostro secolo non si hanno particolari