Rubato il grande quadro dell'immacolata

di Carmine Ciarla
Eboli: Lo scempio continua

Un inventano del 1849 dell'Oratorio della Confraternita Maria SS. Immacolata di Eboli, firmato dal suo priore Francesco Elefante annotava di possedere all'altare di legno della sacrestia "un quadro grande sopra tela coll'immagine di Maria SS.ma Immacolata, con corona d'argento, nel medesimo ai laterali vi sono dipinti li nostri Protettori Vito e Berniero". Senza ombra di dubbio si tratta della tela a olio trafugata da circa un mese tagliandola dalla cornice come ci riferisce don Lazzaro Benincasa depositata proprio nell'Oratorio dell'immacolata. Un altro duro colpo alla nostra indifesa civiltà. 55-1.jpg

La tela era di enorme dimensione e raffigurava l'Eterno Padre benedicente col globo, la Vergine Immacolata con ai piedi i santi "ebolitani" Vito e Berniero circondata dai simboli dei titoli della Tota Pulcra con i relativi cartigli in latino. L'immacolata era dipinta su sfondo dorato in posizione frontale con le mani giunte sul petto e con i piedi sopra la falce lunare sotto cui vi erano le sette teste del drago rosso (Ap.,12). Forse successivamente fu aggiunta la corona testimoniata anche dai due fori nella tela che si intravedono sopra il capo di Maria. Il San Vito, che abbandona l'aspetto tradizionale del giovinetto, dipinto in età più matura, è riconoscibile dalla palma del martirio e dal cane. S.Berniero invece, reso meno vecchio, regge il bastone del pellegrino e si accompagna alla figura dello spiritato, chiaro riferimento al bassorilievo nella cripta di S.Pietro Apostolo di Eboli.

Questi ultimi elementi ci indirizzano verso una committenza locale che è difficile pensare non proveniente' dalla stessa Confraternita. Fondata nel 1613, si riuniva in due locali della Collegiata di S.Maria della Pietà. Nel 1760, per consentire i lavori di ricostruzione della chiesa, il quadro e i confrati si trasferirono nella cappella di S.Rocco, li restarono fino al 1782 allorché ebbero dai capitolari l'assegnazione degli ambienti soprastanti la sacrestia realizzati proprio per l'Oratorio dell'Immacolata, distrutto dai bombardamenti del 1943. Si salvarono miracolosamente l'antica statua e la tela ora rubata. Ricostruito, l'Oratorio è andato progressivamente perdendo la sua importanza ricca di circa quattro secoli di storia. Di cultura antichissima, l'opera si ispirava ad un consolidato modello di pittura dell'ottocento napoletana che aveva avuto un campione, tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, in Fabrizio Santafede dopo le Immacolate di Dirk Hendricksz.


Nota a margine

Una ragguardevole parte del patrimonio d'arte del nostro territorio è finito.negli ultimi venti anni.nelle mani di ladruncoli e di mercanti senza scrupoli! furti nelle nostre indifese chiese si sono succeduti senza tregua e senza soverchie disperazioni da parte delle autorità costituite. Il benemerito nucleo specializzato dei carabinieri per il recupero delle opere d'arte, ha fatto quello che ha potuto che, per il nostro territorio, non è stato molto. Ma ci siamo mai chiesto che fine fanno le opere d'arte trafugate nelle chiese? Perché un fatto è evidente: se avvengono i furti vuoi dire che c'è un mercato, una richiesta di questa merce particolarissima: si tratta di quadri. statue, marmi (paliotti,decorazioni a commesso), richiestissime teste d'angelo in marmo o in legno. Bambini Gesù, cani di san Vito, confessionali, candelieri, calici, ostensori, particelle di tabernacoli... Dunque,dove va a finire questa "merce"? Il mercato è fiorente nell'opulento Nord: noi stessi andammo a riconoscere un particolare di un quadro rubato a Montecorvino Rovella presso il Tribunale di Pesaro.
E chi sono gli acquirenti?
Riccastri scemi e collezionisti pazzi! Bisogna essere proprio scemi per decorare la testiera del letto con angeli rubati e trasformare pregiati candelabri del '700 in luci da saloffo. E i grandi quadri? Hanno poco mercato, per cui vengono sezionati e da uno se ne fanno tre o quaffro: una testa di santo, un angioletto, una piccola natura morta, un volto di Madonna. Una volta incorniciati in false cornici d'epoca, vengono proposti a quella particolare fauna incolta ma ben fornita di danaro che pensa di darsi una patina di cultura con "opere d'arte autentiche", cercando, così, di togliersi di dosso il puzzo del salame o dei polli d'allevamento.
E badate bene che il mercato non è nemmeno tanto sotterraneo: in ben forniti negozi di antiquariato nella Svizzera si trova di tufto, dal pezzo di archeologia al quadro di grande maestro...

(G.Paraggio)