L'ANNO DEDICATO AI BORBONI

di Antonella Cestaro

L'anno dedicato ai sovrani che per 130 anni regnarono sull'Italia meridionale è quasi agli sgoccioli e l'onda delle manifestazioni dedicate al loro regno rientrerè solo nell'aprile del 2001, quando anche le ultime esposizioni dell'associazione culturale napoletana Campania 2000, spegneranno gli echi della "querelle" che per diversi mesi ci ha diviso tra teorici riabilitatori del regno borbonico e difensori dell'Italia unita.

Anche se politicamente furono abbastanza discutibili, non si può negare l'apporto notevole di opere architettoniche, di tecnologie per quell'epoca azzardate ma innovative, dei tecnici che furono stimolati a creare luoghi che ancora oggi ammiriamo in tutto il loro splendore.

Il Teatro San Carlo di Napoli, il Palazzo Reale, la Scuola Militare della Nunziatella, un collegio Gesuita trasformato in scuola militare nel 1787 ed ancora funzionante, Villa Floridiana, residenza estiva della duchessa di Floridia, seconda moglie di Ferdinando Il, l'Albergo dei Poveri, il Cimitero delle 366 Fosse, sulla collina di Poggioreale, che mostra l'interesse dei Borbone verso i più sfortunati, dove i morti che non avevano soldi per comprarsi un fosso in un luogo sacro (allòra c'era l'usanza di deporre i morti nelle chiese), venivano sepolti non in fosse comuni ma sotto grandi lastre, una per ogni giorno dell'anno.

L'elenco non si estingue alla cittè di Napoli, appena fuori c'è il Casino del Fusaro, un gioiellino vanvitelliano che tutti ci invidiano e fa pane dei ricordi della nostra infanzia: era la casa della Fata Turchina nel "Pinocchio" del regista Comericini! La Reggia di Caserta, invece, è per antonomasia il monumento ai Borbone e Vanvitelli iniziò a progettarla nel 1752.

Poco lontano da Caserta c'e l'antica seteria di San Leucio dove gli operai vivevano come in una comune socialista, si gestivano il lavoro, avevano un ordinamento proprio che disciplinava mansioni e regole, come l'istruzione obbligatoria dei bambini.

Non dimentichiamo poi Pietrarsa, sede delle acciaierie che sfornarono le locomotive della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, nata appunto sotto l'epoca dei Borbone.

In un immaginario viaggio all'interno delle terre dei Borbone troviamo nella nostra Persano la famosa razza di cavalli ancora oggi allevata, che riforniva tutta la cavalleria borbonica, e che dire delle origini della stessa Battipaglia? La legge borbonica sulle bonifiche del 1855 investì anche questa cittè ed il barone Giacomo Savarese, con l'ausilio di altre famiglie di imprenditori agricoli, attuò la progettazione, l'ubicazione, la realizzazione stessa della "colonia agricola" di Battipaglia.

I colori dei gonfaloni borbonici erano il blu, il rosso, il giallo, colori che evocavano le tre cose di cui erano ricche le loro terre: di mare, di fiori, di grano:

  • il grano della Puglia, le saline di Barletta, dove per difendere gli abitanti dalle esalazioni venefiche li trasferirono in una nuova cittè poco lontano, autentico esempio di urbanistica borbonica: San Ferdinando di Puglia.
  • Il mare di Ponza e di Santo Stefano, isole riscoperte e popolate grazie ai Borboni, il mare di Gaeta, l'ultima spiaggia dei borbonici coritro i piemontesi, il mare di Palermo la seconda capitale del regno, dove Ferdinando lI trovò rifugio durante la Repubblica Partenopea.
  • Il rosso dei fiori, della fantastica vegetazione che a tratti dipinge le nostre terre, il colore del sangue versato dai sostenitori e dai rivoluzionari.

Molto si è dibattuto e si parlerè ancora dei Borboni, dei rivoluzionari, delle loro gesta, dei luoghi che hanno abitato ma al di lè di ogni considerazione politica, di ogni mera giustificazione storica, guardiamo ad ogni sfaccettatura ed inquadriamoli semplicemente nella loro sostanza: sovrani illuminati ma non perfetti.

 
Alcune realizzazioni dei Borboni:

Particolare del Parco della Reggia di Caserta: 55-4.jpg
La Casina del Fusero55-5.jpg
Lo scalone del Palazzo Reale.55-6.jpg