Ausilia Riggi Pignata

Oltre il Nulla

con prefazione di Adriana Valerio

postfazione di Odile van Deth (Emmanuelle Marie)

colloqui con Ines Damilano

Il Segno dei Gabrielli (VR)

pagg. 380  € 22,00

 

Un libro da dare in mano alle religiose senza esitazione. E a chiunque voglia ripercorrere le tappe della propria vita, per scorgere nei momenti più bui il segno e l'annunzio della liberazione spirituale.

Gli spunti di riflessione che esso offre sono tanti. Non ultimo quello di cogliere l'essenzialità, il quid della sequela di Cristo, ma senza l'illusione di poter tornare alle pure origini del cristianesimo.

Questo libro si inserisce nella ricerca storica femminista, la quale, come dice la Valerio nella sua Premessa, sta portando alla luce alcuni tra gli innumerevoli casi nei quali emerge la conflittualità tra l'arbitrio dell'autorità che chiede negazione e dipendenza dell'io e la ricerca da parte delle donne del proprio "esserci"…

La Riggi, nel narrare il suo iter spirituale, dimostra come nella vita religiosa si possano ottenere imprevedibili, preziose opportunità, proprio grazie all'educazione all'interiore svuotamento delle apparenze mondane. Quasi in amichevole contrasto con la psicologa, Ines Damilano, lei si mostra consapevole della grande ricchezza che le è venuta dai suoi quindici anni trascorsi in Istituto. D'altra parte, afferma, le occasioni che l'hanno fatto crescere sono analoghe a molte altre, proprie di ogni stato di vita.

Sia la sua, sia le altre trentasette testimonianze riportate nella terza parte, riproducono - in via generale - lo stesso standard di vita religiosa: un mondo a sé, davvero altro, e non tanto in virtù del distacco spirituale dal mondo, quanto per la preminenza che viene attribuita alla Regola e a tutto ciò che si muove nelle comunità di persone affiliate, prive o quasi di autonomia, perfino nell'intimo della coscienza.

Ma che cosa è il Nulla, che l'autrice ha voluto evocare come traguardo non voluto né cercato, oltre il quale le si schiuderanno orizzonti di Luce?

In una pagina del libro ("Attraversando il Nulla"), così lei si esprime: "resto ancor più sola a sopportare il peso del nulla, a vagare nel buio, priva del senso di me". Questa mancanza di senso di sé (tutt'altra cosa dalla spoliazione cristiana) non è forse una fase in cui molti inciampano? Del Nulla non si può parlare, né la mente lo può concepire. Eppure esso, quando non riesce a logorare le energie fisiche psichiche spirituali della persona, è la nube scura dietro la quale si nasconde il Dio dell'Amore. La filosofia è impotente a spiegare il mistero. Solo l'esperienza diretta può lasciare una traccia preziosa, inseguendo la quale si può trovare un orientamento nel silenzio della fede, quando essa non ha risposte.

La proposta della Riggi di tradurre il vocabolario della vita consacrata in un linguaggio più evangelico, parlando, ad esempio solo di discepolato impegnato, va nella direzione opposta a quella di una letteratura religiosa che esalta virtù eroiche ed eccezionali opere di bene, proprio grazie all'addio dato al mondo. Senza negare i frutti di bene operati da tante di coloro che ci hanno preceduto, lei segue una pista diversa: vuol suonare un'altra campana, come dicono le parole finali del libro.

I fatti narrati spiegano meglio di ogni teoria che la sequela dentro le strutture istituzionali può nascondere delle insidie, e perciò esige modifiche strutturali di fondo. I sacri voti, che nella narrazione unanime delle testimoni sarebbero da considerare come la summa del programma delle persone consacrate, andrebbero ridimensionati per dare largo spazio alla parzialità, propria di tutto ciò che è umano, in modo tale che parole come servizio consacrazione radicalità umiltà eccetera, siano davvero incarnate nella realtà: cosa facile a dirsi, non a farsi.

Il mezzo narrativo ha una sua "innocenza": si presta alla ricerca appassionata di chi non vuole enunciare verità, tanto meno pretendere di fare generalizzazioni. Eppure il monito sotteso, senza la pretesa di imporlo, è questo: è ora di caricarci, tutti e tutte, della responsabilità di seguaci di Cristo, senza demandarla ad icone costruite su misura di una santità sacrale, benefica, elargitrice di mediazione presso Dio.

Un libro che non "fa letteratura ascetica", ma nemmeno "fa romanzo". Anche se il raccontare serio può suscitare, oltre che sentimenti, pensiero. E, nel nostro caso, pensiero teologico.

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L'Autrice, Ausilia Riggi, siciliana, ormai alla soglia dei settant'anni, ha una lunga esperienza di vita religiosa. I suoi studi abbracciano l'ambito antropologico del rapporto DONNA-SACRO. Da poco le è mancato il marito, Giacomo Pignata, col quale ha condiviso gli ultimi tre decenni della sua vita, senza smarrire gli ideali che anche lui, parroco per lunghi anni, ha continuato a coltivare con impegno, soprattutto nei luoghi in cui spira ancora la brezza rigeneratrice del Vaticano II.