I preti sposati oggi

(dalla presentazione del movimento VOCATIO)

Chi sono i preti sposati

Alcuni sacerdoti cattolici validamente ordinati scelgono per svariati motivi (problemi affettivi, vocazionali, di fede o per scelta attiva personale) di sposarsi. Il loro ministero è però vincolato dal Diritto Canonico al celibato e la loro decisione fa scattare da parte della Chiesa Cattolica, o meglio della sua gerarchia, tutta una serie di sanzioni e di atti tendenti a punire nel modo più duro possibile questa scelta. Anche i comuni fedeli sono soliti giudicare negativamente il matrimonio dei sacerdoti, soprattutto nei paesi latini, quasi fosse una scelta moralmente negativa o di rinuncia. Un prete sposato è allontanato perciò dal suo ministero e deve ricominciare da capo la sua vita, cercando casa e lavoro, bandito dalle comunità ecclesiali o a malapena tollerato ai suoi margini. La Chiesa perde un enorme potenziale di fede e di aiuto alle sue comunità.

Ma qualcosa sta cambiando e i preti sposati per primi hanno preso coscienza che la loro scelta è positiva, conforme alla Sacra Scrittura e alla Tradizione della Chiesa Cattolica. Il matrimonio è inoltre uno dei diritti fondamentali dell'uomo e nessuno per nessun motivo può impedirne l'esercizio.

È iniziato perciò un cammino di rinnovamento per proporre una nuova immagine di prete il quale, sposandosi, cerca solamente di realizzare la sua vocazione di uomo e di appagare il bisogno di amore che sente, dono di Dio all'umanità, per essere più sereno e maturo nella sua affettività, mostrando che il matrimonio non è assolutamente in contrasto con il servizio alla comunità.

Non viene in nessun modo disprezzato il celibato, solo si ricorda che è un dono che Dio fa ad alcuni uomini, non una imposizione per esercitare il ministero sacerdotale.

Cosa comporta per il sacerdote sposarsi

Il matrimonio secondo l'odierno Codice di Diritto Canonico della Chiesa Cattolica non è mai ammesso per i sacerdoti La conseguenza per chi decide di sposarsi senza aver ricevuto la necessaria dispensa dalla Santa Sede è la scomunica, applicata automaticamente, senza bisogno di processi o condanne personali, e naturalmente senza dispensa il matrimonio è possibile solo civilmente.

La dispensa

La dispensa che permette al sacerdote di sposarsi "legalmente" può essere concessa solamente dalla Santa Sede romana, cioè dal Papa. La nota dolente è costituita dal fatto che questa dispensa è difficilissima da ottenere e spesso il prezzo da pagare è molto alto, senza contare i tempi di attesa estremamente lunghi. Paolo VI concedeva in fretta e senza difficoltà la dispensa ai sacerdoti che la chiedevano, ma con la salita al soglio di Pietro di Giovanni Paolo II le cose sono cambiate e da buon Papa politico, per frenare l'emorragia di sacerdoti dalla Chiesa, ha imposto regole severissime per l'ottenimento della dispensa. Anzi, contro le indicazioni del Concilio Vaticano II il Papa ha introdotto una sacralizzazione del celibato sacerdotale: un sacerdote ordinato validamente lo è per sempre, ma la gerarchia cattolica è andata ben oltre e ha deciso che ordinazione sacerdotale e celibato siano inscindibilmente uniti ed eterni, è stato cioè aggiunto il celibato come proprietà ineliminabile del sacerdozio, perciò non esiste più il sacramento dell'ordine, ma dal 1979 abbiamo il sacramento dell'ordine-celibatario. La dispensa oggi viene concessa solo se è possibile dimostrare che prima dell'ordinazione esisteva un qualche impedimento grave, oppure vi era costrizione, altre motivazioni non sono prese in considerazione, non esiste nessuna possibilità di ripensamento.

Tradizione della Chiesa e Sacra Scrittura

Il celibato non dovrebbe essere un obbligo legato al sacerdozio, tanto è vero che fino all'anno 1100 circa sacerdoti e vescovi potevano sposarsi regolarmente. Furono motivi molto "terreni" che portarono al celibato: non si volevano suddividere con le eredità i beni ecclesiastici che allora erano ingenti.

Le prassi del matrimonio dei preti continua ancora oggi nella Chiesa Cattolica Orientale (Maroniti del Libano, Melchiti ecc).

Negli ultimi anni alcuni sacerdoti anglicani convertiti al cattolicesimo hanno potuto continuare ad esercitare il ministero pur essendo sposati e con figli, creando un precedente nella Chiesa Cattolica Occidentale e dimostrando così la non obbligatorietà del celibato per il sacerdozio.

È importante ricordare che gli apostoli erano sposati e hanno continuato ad esserlo: nella seconda lettera ai Corinzi San Paolo si lamenta e parla di Pietro e degli altri apostoli che vanno ad evangelizzare portandosi appresso la moglie, mentre lui è sempre solo: "Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? Anche se per altri non sono apostolo, per voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore. Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano. Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?" (1 Cor 9,1-5; traduzione CEI). La versione CEI traduce la parola greca "gunaika" con "donna" invece che con "moglie", altro significato della parola, ma nella traduzione interconfessionale ABU, che pur ha l'approvazione della CEI, questa è tradotta con "moglie".

Anche nelle lettere pastorali di San Paolo si trovano continue indicazioni al merito: "È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?". (1Tm 3,1-5). Qui addirittura si parla di un criterio per discernere un valido vescovo basato sul modo di governare la famiglia e se è riportato dalla Scrittura perché non viene applicato oggi?

Libertà di scelta?

Il celibato è dunque solo una legge interna, un capitolo del regolamento della chiesa Cattolica Occidentale di recente istituzione e non ha nessuna caratteristica di assolutezza. Il celibato è un valore, lo dice il Vangelo, ma solo se vissuto liberamente.

La gerarchia però dice che il sacerdote ha scelto liberamente di vivere nel celibato, quindi doveva valutare meglio la cosa per vedere se ne era veramente capace e soprattutto una volta accertato che la scelta è stata libera e consapevole non c'è possibilità di ritorno.

In realtà non si capisce perché riguardo al celibato non ci possano essere ripensamenti, ancora San Paolo scrive: "Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere".(1 Cor 7,8-9), inoltre chi pur avendo professato dei voti all'interno della Chiesa, senza essere sacerdote, decide di venir meno alla loro osservanza, viene facilmente dispensato dalla Santa sede.

Inoltre molti preti forse non sono veramente liberi nella loro scelta. Forse nessuno li ha aiutati a cercare veramente la loro vocazione, ma sono stati delicatamente e abilmente manipolati per giungere a credere che il celibato fosse un dono che Dio ha fatto loro, ma come può essere un dono di Dio se non ce la fanno a viverlo? Quando un giovane si sente chiamato a fare qualcosa di più per il Vangelo viene inevitabilmente dirottato verso la scelta del celibato, perché qualsiasi altra possibilità è ritenuta inadeguata. Inizia allora da parte dei formatori, pur in buona fede, un lungo lavoro di condizionamento della persona, che sente naturalmente una repulsione verso la solitudine, per convincerla ad accettare il celibato come unica e vera necessità, appoggiandosi per sostenere il tutto su un sottile ricatto: se non accetti il celibato non ami Dio, non credi veramente in Gesù Cristo. Ma non si può reprimere la propria vocazione all'amore e all'affetto, grandissimi doni di Dio anche questi, e quando il tempo ha affievolito lo slancio iniziale, riaffiora prepotentemente quello che si era represso. Tensioni e insoddisfazione condizionano il ministero stesso, e mentre alcuni le superano chiudendosi in se stessi o sublimando queste spinte in altre direzioni, altri cedono, o meglio sarebbe dire, hanno il coraggio di seguire la loro vera vocazione.

Perché quindi non prendere in considerazione da parte della gerarchia cattolica il ministero di preti sposati per valorizzare queste vocazioni?

Atteggiamento della gerarchia

La gerarchia preferisce e tollera il rapporto nascosto tra un sacerdote e una donna piuttosto che vedere un suo prete sposato. Infatti sono ormai sempre di più i sacerdoti che hanno una relazione segreta. Anche questo è un segno della crisi profonda che accompagna la figura del sacerdote oggi, ma la Chiesa invece di affrontare alla base il problema preferisce far finta che non esista. Infatti l'arma scelta è il silenzio.

Quali possibili soluzioni

Ci sono tre livelli successivi di possibile soluzione riguardo al problema dei preti sposati.

1. Prioritario è chiedere che sia concessa facilmente ai sacerdoti che vogliono sposarsi la dispensa senza umiliazioni e tempi biblici di attesa. Questo in nome del rispetto dei diritti umani e della carità evangelica.

2. In un secondo momento è necessario considerare seriamente la possibilità per la Chiesa Cattolica di ammettere sia dei preti sposati a svolgere il ministero sacerdotale (i preti sposati sono coloro che si sposano dopo essere stati ordinati), sia far sì che degli sposati possano diventare sacerdoti. Questa scelta andrebbe fatta in nome della Tradizione cattolica e della Scrittura, nonché per motivi pastorali, cioè il grande bisogno di sacerdoti che c'è oggi.

3. Il discorso si amplia in vista della necessità del rinnovamento della Chiesa Cattolica la quale, dopo il fulgore del Vaticano II, sembra arenata in riflussi storici e in un inarrestabile declino soprattutto nei paesi occidentali. È necessario chiarire il ruolo del sacerdote nella società di oggi in base alle nuove esigenze della società, con una maggiore aderenza al dato scritturistico e recuperando i modelli della Chiesa primitiva apostolica.

In questo discorso rientrano le problematiche del ruolo della donna nella Chiesa, della democratizzazione della gestione della Chiesa con un sostanziale decentramento operativo, del problema dei divorziati, degli omosessuali e di altri importanti impegni nei quali è in gioco la credibilità della Chiesa.

Vocatio

Il movimento Vocatio vuole sensibilizzare la Chiesa e la società riguardo al problema dei preti sposati e si pone, in un atteggiamento di pieno rispetto di opinioni diverse, come promotore di nuove proposte ecclesiali. Vocatio, grazie alla possibilità che internet permette di esprimere liberamente le proprie opinioni, vuole farsi conoscere e rendere note le proprie finalità, cercando di raggiungere quante più persone sia possibile per sensibilizzarle sul problema dei preti sposati nella Chiesa Cattolica.

San Pietro e sua moglie.
Una icona di

Eileen Mc Cabe