Guarda, ascolta, odora
di Rosarita Berardi
 
Guarda,
               casa di pietra
               finestre d’erba
               muschio alla scala
               foglie secche per porta
               una betulla bianca
               che sussurra e spettegola.
Ascolta,
               quattro cantoni
               di spigoli vivi
               prato di parole
               aiuole di mani
               garrulo di voci il boschetto
               che osteggia l’intruso.
Odora,
               profumo nauseante
               chi è pigiato contuso
               cerca riposo e riparo
un poco di soffice luce
e un sonno impietoso
dall’affanno inseguito.
Una rosa di sangue, in boccio,
palpita qui, solo per ora.

 

Per Rosarita Berardi - scrittrice e poetessa ‘del vissuto’ come oggi è d’uso definire quel tipo di letteratura esperienziale che non si riesce a far rientrare in altra categoria, - scrivere è un incontro, un appuntamento con se stessa e con gli altri. «Scrivo – asserisce la poetessa – perché credo nel potere della parola, nella sua carezza consolatrice, nella sua seduttiva capacità di improvvise alchimie, nel suo tocco risanatore ed evocativo. Scrivo per giocare, per sperimentare, per sognare, per meglio vivere!».