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Leggendario dell’Etna, una delle opere del poliedrico scrittore di Linguaglossa Santo Calì, con la presentazione di Senzio Mazza (a cura del Comune di Linguaglossa, prov. di Catania)

 

Linguaglossa è il paese che ha dato i natali ad uno dei più grandi artisti italiani contemporanei: Francesco Messina. Linguaglossa, nella provincia di Catania, ha dato spesso un valido e forte input culturale alla Sicilia, e non solo, con personaggi di elevata cultura: uno dei tanti è stato Santo Calì, nato nel 1918 e morto nel 1972, docente di lettere, cultore di studi classici, ma anche appassionato conoscitore di tradizioni popolari. Il “Leggendario dell’Etna” (pubblicato di recente a cura dell’amministra-zione comunale) raccoglie alcune delle leggende più note collegate al grande vulcano siciliano, che fin dall’antichità ha stimolato non soltanto la fantasia dei poeti ma soprattutto quella della gente comune. Le più note leggende sono quelle della regina Elisabetta che, trasportata dai diavoli, prima di essere scaraventata nel vulcano, perde una sua pantofola proprio ai piedi dell’Etna, oppure le numerose leggende di re Artù che si addentra tra il fuoco in un misto quasi tra leggenda, storia, fantasia e superstizione popolare, oppure ancora le mitiche gesta del ciclope Polifemo che si innamora di una stupenda fanciulla, Galatea. I miti sono ovviamente ricostruiti dall’autore, il quale raggiunge momenti di pathos sublimi. Il libro va letto non solo per la trama delle vicende narrate che avvincono e appassionano, ma soprattutto per lo stile piano e coinvolgente dell’autore, il quale utilizza un linguaggio ibrido, con molte inflessioni ed espressioni dialettali adattate alla lingua italiana. «Sono parole e frasi fatte, raccolte dalle voci degli epigoni di un linguaggio oramai morente e Santo Calì, che aveva intuito la fine di quel linguaggio, giustamente si chiede quante sono le persone rimaste per capirlo» scrive nella nota introduttiva Senzio Mazza, anch’egli un linguaglossese Doc, che conserva il proprio paese nel cuore, ma che per forza maggiore lo ha dovuto lasciare.

Angelo Manitta