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Jacques Canut e la poesia lirica di Stigmates e Le jarden d’en face (Carnets confidentiels – Maine et Loire – Francia, 2001)

I due volumetti di poesia di Jacques Canut sono agili e leggibili. Si tratta di due sillogi, di cui una, “Le jardine d’en face”, ha la traduzione portoghese a fronte a cura di Irineu Volpato, mentre le copertine sono curate da Acacio Puig. La poesia lirica di Canut è elegante e raffinata, piena di luce che illumina l’anima e il corpo. Parole ricorrenti sono infatti silence, clair, étoilles, lunaire, blanc, ciel, éternité. Ad esse fanno quasi da contrasto parole con valore semantico negativo: angoisse, ténèbre, mort. Ma la delicatezza espressiva non evidenzia alcun pessimismo, bensì contrappone la luce alla tenebra quasi come un effetto contingente del male che si contrappone al bene. L’elevatezza lirica porta ad una poesia pura ed intimistica, quasi ad un misticismo che permette di contemplare la nudità del cielo, in un limpido riflesso del giorno che con lo sguardo emerge dalla bruma di un ricordo. Affiora dal ricordo l’eternità dell’essere, il silenzio che incanta: «Sous l’aile du silence, / le clapotis (l’ondeggiare) du clair de lune flotte (fluttua) / dans l’ombre des cabanes (capanne) de pêcheur (pescatore)». Da questa visione astrale e mistica scaturisce l’azzurro del cielo, quasi “fascinante enigma”, quasi melodia di pioggia che unisce il cielo al mare.

Angelo Manitta