Improvviso lo strappo
di Franco Gatti
 
Improvviso lo strappo
del mio essere si consuma,
se dal di fuori m’osservo
ignoro se l’altro è a parte
ancora di me o se questo
è come un dolce morire.
È più grave il tornare
alle quotidiane vesti,
rientrare nel me dei giorni
consueti, al peso pesante
di tutti gli abbandoni,
alle accensioni brevi come
della cera l’effimera fiamma.
È più grave il tornare
a via che l’abitudine frequenta,
all’inestricabile dedalo
dei nostri dialetti oscuri,
alle confidenze respinte
come indesiderati figli,
alle siepi fitte di rovi
invalicabili, ai desideri
vaghi come albe nebbiose.
È più grave il tornare
a certezze appena toccate
e subito smarrite
sul sentiero d’una memoria
recalcitrante, tornare
al velo dei crepuscoli
che come lieve pioggia
violetta su questi prati
s’adagiano così verdi
una volta nel suono
cadenzato dei jembè
a rammentare gli occhi
della tua diligente indifferenza.