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La poesia di Emilio Vega Gómez tra passato, presente e futuro (Dejad paso a la luz que nos despierta, Mar de Tanis, Malaga 2000)

 

Emilio Vega Gómez, nato a Villar de Santiago, in Spagna, è un grande animatore culturale e un assiduo collaboratore di riviste e radio. Ha pubblicato numerosi volumi. L’ultimo in ordine di tempo è “Dejad paso a la luz que nos despierta”. Si tratta di una silloge di poesie divisa in 5 parti: Intimidades, Memorial de ausencias, Torbellino de sombras, Tras las huellas de Dios, La serena inquietud del desarraigo. Si tratta di una poesia elevata e ispirata che si espande in momenti lirici. «Cabalgamos unidos en las crines del viento / hacia el jardin de Oniria, tierra de lo impossible, donde el hombre hace suyas distintas realidades». Stupenda l’immagine dell’uomo che cavalca sui crini del vento verso il giardino del sogno, quasi fosse una terra impossibile. Il sogno e l’immaginario hanno una parte determinate nell’intera silloge. Anche il verso è particolare, classico ed epico, come bene evidenzia nella prefazione José Paz Campos, benché «la poesia no es lógica matematica. Se rige más bien, por inexactas reglas subjectivas, dejando que cada cual juzgue a su manera». La poesia è una espressione soggettiva, e sul soggettivismo va Emilio Vega Gómez, giungendo alla simbolizzazione della nostra epoca piena di violenza, di solitudine, di paure, di scioperi, di indifferenza, radicati nell’egoismo umano e che pongono l’accento più sull’individualismo che sul sociale. La silloge, ho detto, è divisa in cinque parti. Nella prima viene magistralmente espresso dal poeta l’amore per la sua donna, quasi in un velo di sogno: «Sei giunta a me con mani di colomba, proprio come giunge la pioggia, all’improvviso». Nella seconda il ricordo ha il sopravvento: gli eventi coperti dalla patina del tempo generano malinconia. Nella terza la ragione cammina attraverso il nulla: «Vivere è quasi un andare morendo».  Nella quarta parte il poeta scava nel proprio intimo religioso: va alla ricerca di Dio, ma scopre che Dio è solo silenzio. Infine nell’ultima parte l’impeto affettivo sembra discendere, giungere alla conclusione. Il passato e il presente si trovano allora l’uno di fronte all’altro, quasi contrapposti: «Para qué preocuparse del porvenir lejano, si el hombre es sólo un punto luminoso?». La poesia di Emilio Vega è poesia metaforica, agile, profonda e, pur nell’apparente prosaicità, altamente lirica.

Angelo Manitta