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Franco Dino Lalli: Parole sulla riva di un fiume. (Libroitaliano - Editrice Letteraria Internazionale, Ragusa 2001) 

Diversificazione dei temi e della forma nell’ultimo lavoro di Franco Dino Lalli “Parole sulla riva di un fiume” rispetto alla sua opera prima “Immagini del silenzio”, ma molteplici i “punti d’incontro”, come sostiene anche il prefatore Enrico Marco Cipollini nell’invito alla lettura. E proprio da qui vorrei partire citando ancora dalla prefazione: «...parlare d’amore è parlare totalmente del nostro essere più intimo... - dice Cipollini - ... è, in nuce, l’amore forza rivoluzionaria che non si conforma alla routine quotidiana, è mettere in discussione se stessi...». Ecco, in quest’affermazione ritengo sia racchiuso l’intero succo del nuovo dolcissimo frutto del nostro poeta. Lalli parla d’amore ma di quello con la ‘A’ maiuscola, quello che scorre come un fiume «nella valle della vita», quello che «consuma / dolcemente le rive / con la sua voce di sogni / e le sue mani infini­te». Quello mitico, misterico che gli fa dire: «Non so da dove ha origine l’amore, / da quale vena o sorgente sconosciuta», che consolida le sue supposizioni «forse dal viso pallido e fugace / della rugiada sui fiori», e infine le eleva a certezze assolute: «Capisco perché sono così profondi i suoi colori... / ...comprendo perché c’è musica infinita...». E a proposito di musica e di canto, in “Orfeo”: «II mio canto sarà rugiada e sarà polline / nell’aria leggera del mattino / e sarà sole e fiore che nasce / dal confine del tempo e del nulla», la invocazione a lui, al Dio del canto, «ascolta / ascolta ancora il mio canto d’amore», sono versi carichi, coinvolgenti. II canto è il cuore della Poesia, Rilke insegna che così può scorrere come il sangue e farci vivere. Ne sono testimonianza liriche come “Ti condurrò”, poesia musicalissima, pervasa da un’armonia crescente fino alla dolcissima chiusa, “Il sorriso”, dove 1’acqua è «sillaba d’emozione tra i sassi». Il patto, sancito dall’arcobaleno «tra la terra / e il cielo», il cigno e la rosa dove la melodia si amplifica nell’altissima, inconfondibile religiosità della quartina finale. Mettiamoci in ascolto, allora. «Ascoltiamo, rapiti», come dice il poeta, questa «pioggia che cade su ogni creatura che vive» e nuova, la notte, si aprirà, sul futuro del giorno.

Sandro Angelucci