Rosalba Masone Beltrame, nata a Scarpanto in Grecia, abita a Milano. Pittrice e poetessa, ha riscosso ampi consensi di pubblico e di critica, vincendo anche numerosissimi e importanti premi. Ha tenuto mostre personali e collettive sempre con ottimo successo. La sua pittura, che muove dall’espressionismo per giungere ad una transavanguardia, smaterializza quasi le immagini e le traspone in una visione surrealistica e immaginifica. Gli ambienti naturali mostrano una partecipazione intima ed esprimono un senso di pace e di quiete, mentre le figure umane, descritte nella loro quotidianità, manifestano profondità di sentimenti. La poesia della Masone va sulla stessa scia. Scrive in “Sogno”: «Sogno / Silenzio / Confuse idee / tra lancinanti attimi // È / ciò che resta: / un confuso dentro il già confuso // La vita / nuota / al confine // Sogno / Silenzio / Confuse idee».

Enrico Calogero Di Puma, pittore, grafico e acquarellista, è nato a Racalmuto in provincia di Agrigento. Dipinge prevalentemente nature morte, fiori e paesaggi. Le pennellate dei suoi quadri sono tenui e leggere. I colori offrono una gentilezza di stile e una profonda capacità interpretativa. Ha tenuto molte mostre, la prima delle quali nel 1984 è stata inaugurata alla presenza di Leonardo Sciascia. Numerosi critici si sono interessanti di lui. «Di Puma ricerca la natura quale armonia di tante luci e di colori che danno origine ad una meditazione lirica in grado di costituire l’anima più fertile di una diffusa abitudine pittorica» (Tamara Paternoster). In lui «c’è la vivacità mediterranea della Magna Grecia, tipicamente della Sicilia» (Antonino De Bono) che potremmo «definire accento lirico per fruire di una armoniosa e poetica concezione musicale e pittorica» (Giorgio Falossi). Di Puma «è un pittore che interpreta l’arte con quella gentilezza che ogni Poeta fa sua con l’entusiasmo di chi ama la purezza della vita e la vaghezza lirica della natura» (Valerio Utri).

Elsa Emmy, pittrice, scrittrice, scenografa, vive e lavora a Catania. Ha allestito scene e costumi in vari teatri, ha pubblicato nove saggi, ha fondato associazioni per promuovere la cultura e l’arte. La sua pittura, che corre tra l’astrazione e il simbolico, è tutta calata nelle transavanguardie. A colori vivaci e caldi si alternano colori freddi. È però un alto impeto verso l’infinito e verso l’ignoto che scaturisce dalle sue tele. «Ho volato alto con Icaro finché le ali non si sono liquefatte coi bagliori del tramonto delle utopie, degli ideali, dei sogni, delle aspettative» scrive. E sono proprio gli ideali, i sogni e le aspettative ad emergere non solo dalla sua pittura ma pure dalla sua opera narrativa, che a volte sembra sfidare l’universo e certo scruta l’ignoto come nel grazioso ed originale volumentto dal titolo “Missione impossibile”. Fantascienza, fantasia e poesia si fondono tra di loro quasi in un impeto interiore.

Il pittore Antonio Zanghì opera a Messina, dove ha esordito nel 1965. Da allora si sono susseguite numerose mostre, personali e collettive, che hanno messo in evidenza il suo talento creativo attraverso l’analisi approfondita ed espressiva della figura umana, vista nei suoi più vari atteggiamenti. I colori sfumati, la grazia e la naturalezza delle immagini, le descrizioni forti e vivaci degli ambienti naturali che caratterizzano alcuni quadri, hanno spinto molti critici ad interessarsi di lui. La sua pittura è quasi «materia cromatica chiara, calda e luminosa, in un ricco amalgama di un armonioso lirismo intenso, incisivo e profondo che si concretizza in segni formali di sicura forza espressiva» (C. Ciolino). «Dalle sottili armonie di luci affiorano trasparenze di acque, nuvole, rami in segreti giardini, geroglifici di una natura come segno e come sigilli di simboli» (E. Natoli). In Zanghì «vi è sempre una fiabesca sintesi dei sentimenti» (M. Passeri) e «un gioco armonioso di forme eleganti e sobrie, e di colori gradevoli e musicali» (P.Farina).

Antonio Conserva nasce il 29 aprile 1964 a Ceglie Messapica in provincia di Brindisi, dove risiede e opera. Si avvicina all’arte da autodidatta e pubblica nel 1999 una silloge di poesie dal titolo “Semplice pathos”. Approda nel 1997 alla pittura e alla scultura, dando una personale impronta alla pietra, al ferro battuto, al vetro e al legno. Attraverso le sue tele, fatte d’immagini e poesia, con ampia libertà di soggetti vengono trasmessi messaggi per l’umanità. Ha partecipato a numerose manifestazioni artistiche e culturali, riscuotendo successo con premiazioni e riconoscimenti di notevole rilievo. Di lui hanno scritto numerosi quotidiani e riviste periodiche.

Flavia Vizzari, Carme di colori,
olio su tela (cm 60x50)

Dalla tela di Flavia Vizzari emerge una personale prospettiva che porta ad un desiderio di infinito, quasi l’uomo volesse affacciarci sul mare, simbolo di forza, ma pure di fascino e di mistero.

 

Giusi Frisone, L’uomo,
olio su tela (cm 50x40)

Quasi scoglio che emerge dal mare, la figura umana assume in Giusi Frisone un significato emblematico di quiete e di pace.