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Velato ottimismo nella poesia di Fedel Franco Quasimodo (Il giardino dei pensieri, Edizioni Movimento Salvemini)

Fedel Franco Quasimodo ha una sua personale concezione poetica confacente alla connotazione ideologica e morale. Lo si potrebbe definire un attento cronista dei nostri tempi, poiché egli focalizza argomenti e situazioni che sono abitudinari, ma che trovano in lui elementi di ponderazione e di attenta analisi. “Il giardino dei pensieri” ne è una riprova! In questa silloge Fedel Franco Quasimodo ha analizzato una miriade di argomenti che lo hanno impegnato con creazioni del tutto istintive, realistiche, di facile accesso, prive di quel cerebralismo oggi di gran moda. La silloge cavalca emozioni, rimembranze, storicità, crudo realismo, ma anche velato ottimismo, auspicante un mondo migliore, meno materialistico, più aperto alle urgenze dei meno fortunati. Non mancano citazioni epitafiali, brevi considerazioni che consentano un nesso ricco di contenuti, ostile ad ogni forma di corruzione, o di intrallazzo, ritenuti, questi ultimi, male sociale. L’autore non si è limitato a constatare, ma ha anche inserito le sue concezioni sociali e politiche, scagliandosi contro le dittature, condannando ogni forma di violenza, relegando nel più squallido dimenticatoio gli eventi nefasti ed i biechi personaggi che li hanno provocati. La poesia di Quasimodo fa anche appello ai sentimenti, quelli più intimi, e li sciorina sapientemente, risciacquati da ogni bruttura, proponendoli nella veste più candida e trasparente. Non disdegna riflessioni personali, profonde considerazioni di psicologia umana, non sempre giustamente considerata.

Nella silloge vi figurano anche squarci di lirismo e di accennato romanticismo, sono questi spunti che impreziosiscono la ispirazione, conferendo alla raccolta quella gradevolezza accattivante, oggi non molto diffusa. Egli non ha neppure trascurato alcuni riferimenti all’etica sociale, specie quando si cimenta in “Ricco”, in cui dà una precisa connotazione di chi è veramente ricco, ossia «perché doni / i beni terreni / rimanendo comunque padrone» e più oltre «quando le tue opere di fede, di carità / non ostentate, ma silenti, / costituiranno / un importante / peculio celeste». Leggere “Il giardino dei pensieri” è come fare un bagno ristoratore, una cura ricostituente per i sentimenti, uno squarcio di ottimismo per il futuro. Quasimodo ha voluto, con questa silloge, darci una ulteriore conferma della sua indiscussa valenza poetica, proponendosi come personalità aperta al dialogo con il lettore che non può non condividere la sue argomentazioni. La dovizia di riconoscimenti conseguiti nella sua carriera, trova piena giustificazione anche in questa circostanza.

Pacifico Topa